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Autore: Bruiburiburi    03/05/2017    0 recensioni
Perché Revolution? Per la SwanQueen? No. Una fanfiction che vuole essere molto più di questo, che vuole essere una storia, il racconto di come la sceneggiatura
sarebbe dovuta essere se non fosse stata curata da autori con poca voglia di dare coerenza, di rispondere a domande che loro stessi hanno posto. Più che una fanfiction
una protesta, contro coloro i quali sono stati pagati per scrivere un racconto, per poi limitarsi a risposte come "non lo abbiamo fatto apposta". Perché Revolution?
Perché non avete mai seguito una coerenza, perché non pare esservi mai importato nulla della storia in se, perché non avete amor di racconto ma solo di portafogli.
Revolution e nemmeno troppo, perché questa è la storia come sarebbe dovuta essere. Come sarebbe stata. Perché tutto quello che io sto scrivendo lo sto basando su
cose scritte e attuate nel telefilm stesso. Darò io le risposte che voi non avete dato. Risponderò io la dove voi avete solo saputo alzare le mani senza nemmeno
fare un miserabile "Mea culpa". Peccato che io, come molti altri ragazzi talentuosi al mondo, non sarò pagata.
Ebbene questa è la mia risposta al vostro appoggiarvi mollemente sugli allori. Dimostrarvi che anche una nessuno da molto
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3


Da Mary Margaret

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Henry non avrebbe saputo dire come, ne quando, avevano abbandonato quell'incrocio, quell'angolo di pura sofferenza. Tutto quello capitato subito dopo il saluto di Zelena era stata una macchia confusa di voci, colori, mani che lo sfioravano, occhi addolorati che lo fissavano. E lui non si sarebbe mai ricordato, in futuro, come fosse giunto li, nel bagno della casa di Mary Margaret.
Prese un altro paio di respiri fondi, immergendo le mani sotto il getto di acqua gelida. Le mise a coppa, riempiendole di liquido ghiacciato, e poi se la schiaffò in viso senza troppi complimenti. Si guardò allo specchio. Stava facendo un vano tentativo di decongestionare il suo volto violentemente arrossato. Ma qualche capillare doveva essere saltato, e sotto il pallore, diversi puntini rossi gli costellavano il viso, e i suoi occhi chiari erano gonfi come se lo avessero appena preso a pugni. Dalla cucina sentiva le voci sommesse di tutti gli altri. Probabilmente avrebbero organizzato un piano, e se lui stava provando a riprendersi era solo e soltanto per potervi partecipare attivamente. Non avrebbe lasciato le cose come stavano, non avrebbe accettato la morte di sua madre. Non così. Non a mani basse. Non a caso, l'unica cosa che ricordava distintamente, di quello straziante momento a terra con la mano sporca del sangue di sua madre, era l'abbraccio di Emma, l'altra sua mamma, e la sua voce rotta che gli sussurrava
< La riprenderemo...noi la riprenderemo...non è finita così...io non lo permetterò. Te lo prometto Henry...te lo prometto >.
Un ultimo sospiro, il ragazzo si passò una mano fra i capelli, per cercare di dargli un senso, in realtà non fece altro che arruffarli ancora di più. Fece una smorfia, salvo poi avvertire una fitta allo stomaco. I suoi capelli erano sempre andati a posto sotto il tocco di Regina, che riusciva a domarli in un sol gesto. Si voltò di scatto, deciso più che mai e andò verso gli altri, in cucina. Aprì la porta, apparendo sulla soglia, e subito le voci si spensero e gli sguardi si posarono su di lui. Emma era in piedi, posata al muro, accanto alla porta, Killian era nella stessa posizione, poco più in la, entrambi con le braccia incrociate. David era posato al tavolo e Mary Margaret era l'unica seduta.
< Henry, tesoro > lo apostrofò la nonna, ma non ebbe il coraggio di andare avanti, e chiedergli come stesse. Henry si sforzò e le rivolse un flebile sorriso. Tuttavia, erano un altro paio di occhi, quelli che il ragazzo andò cercando. Quelli verdi, di sua madre. I loro sguardi volarono attraverso la stanza, incontrandosi e legandosi a doppio filo, in un legame muto e indissolubile.
< Come la riprendiamo? > domandò solo il ragazzo. Emma non rispose subito, si prese il tempo per studiare il viso del figlio. Il dolore muto, che lei stessa sentiva dentro ma che nascondeva, al contrario del ragazzo, e quella determinazione bruciante, inarrestabile. Quella ardeva in egual misura nei loro occhi simili. Tutti gli altri, per il momento, non si intromisero.
< Innanzi tutto, dobbiamo partire da quello che ha detto Zelena > cominciò Emma, senza distogliere lo sguardo da Henry, il capo leggermente inclinato. < E abbiamo sentito tutti, dove vuole portare Regina > continuò la Salvatrice.
< E se avesse mentito? > proruppe David. Emma lo guardò, sospirò e poi si staccò dal muro, con un colpetto delle spalle, senza sciogliere l'incrocio delle braccia.

< E a che pro, mentirci? > domandò. David fece spallucce
< Attirarci in una trappola nell'Ade? > propose ancora l'uomo. Emma lasciò vagare lo sguardo chiaro, riflettendo.

< No...non credo sia così > mormorò < Abbiamo visto cosa ha fatto, il corpo di Regina... > una fitta dolorosa a quel ricordo e i suoi occhi si socchiusero in maniera impercettibile. < Non era un illusione. E se non voleva portarla nell'Ade perché ucciderla? Inoltre ci ha dato una spiegazione più che plausibile, non è la prima volta che Zelena si batte, per il suo concetto di "Famiglia" > un moto di ribrezzo e fastidio l'attraversò < Non ci avrebbe dato tanti dettagli, e non avrebbe ucciso sua sorella, solo per attirare noi in una trappola. Avrebbe cercato un altro modo. Avrebbe trovato un altro modo > fece una pausa, sollevando gli occhi sul padre, che nel frattempo annuiva piano < Tantopiù ora, che è diventata la signora oscura > concluse. David sospirò piano, concordando silenziosamente con sua figlia. Fu Henry poi, a intervenire
< Quindi? Scenderemo nell'Ade? > domandò, vagamente impaziente. Emma posò di nuovo i suoi occhi su di lui, raddolcendosi. A passi lenti si avvicinò al figlio, sciogliendo l'incrocio delle braccia solo una volta chiuse le distanze col ragazzo. Allungò le mani, chiudendole attorno alle spalle di Henry che restituì il suo sguardo intenso. < Non chiedermi di restare indietro > l'anticipò il ragazzo. Ma Emma scosse piano il capo

< Non è quello che ho intenzione di fare, ragazzino > cominciò la donna. Piantò i suoi occhi in quelli del figlio, con più insistenza. < Ma quello che vogliamo fare, non è da poco. Abbiamo già conosciuto quel posto e i suoi pericoli. Ho bisogno di sapere che non ti stai solo buttando a testa bassa in un'impresa folle. Ho bisogno di sapere che non sei spinto solo dalla disperazione e che quindi starai davvero il più attento possibile > fece una breve pausa, senza lasciare la presa salda sulle spalle del figlio < Voglio che pensi a questa cosa il più lucidamente possibile. E solo dopo tu risponda a questa domanda. Sei pronto? > domandò la Salvatrice. Henry si prese qualche secondo. Faceva male, guardarsi dentro. Era incredibilmente difficile, sollevare il velo di determinazione furiosa, e scoprire il dolore. Ma fu efficace, perché sua madre, immersa nei suoi occhi, poté osservare l'intera operazione. Un piccolo squarcio di luce, dentro di lui e Henry trovò la consapevolezza. Quella di stare per affrontare un'impresa al limite della follia, la paura e, accanto, la sicurezza che nonostante tutto, fosse giusto così. Quando rialzò gli occhi su Emma, il suo sguardo era diverso. Rimase serio, sicuro, senza lasciarsi fagocitare da rabbia e disperazione

< Si mamma, sono pronto > disse solo, la voce ferma, irremovibile. Emma, lentamente, gli sorrise, mentre il suo sguardo si raddolciva e coi pollici lasciava quelche carezza sulle spalle del figlio.

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Poi un rumore ruppe quel momento, un sospiro, profondo, proveniente da Killian. L'uomo posò il capo al muro, chiudendo gli occhi solo per un secondo, prima di rialzare il capo. Riaprendo il suo penetrante sguardo azzurro poi, trovò gli occhi di tutti puntati su di lui, interrogativi. Inclinò appena il capo
< Io...stavo solo riflettendo > replciò l'uomo a quegli sguardi. Mary Margaret gli sorrise appena.

< Cosa stavi pensando, dicci > lo invogliò la donna, immancabilmente gentile con tutti. Killian la guardò, per poi spostare gli occhi, lasciandoli vagare
< Non abbiamo preso in considerazione quello che potrebbe essere il punto di vista di Regina > cominciò. Quasi tutti si accigliarono, Henry, dietro Emma, prese ad irrigidirsi.

< Cosa intendi, Killian, che punto di vista? > fu Emma stavolta a parlare, dubbiosa, vagamente cauta. Killian la guardò, esitò, neanche fosse indeciso se parlare o meno, poi si decise. Scrollò appena le spalle, raddrizzandole e puntando gli occhi nel vuoto, dritti davanti a se, fermi e sicuri

< Hai ragione Emma, dobbiamo partire da quello che ha detto Zelena... > fece una breve pausa < Ma Zelena non ha solo detto dove avrebbe portato Regina e perché > un sospiro breve, mentre l'uomo sfiorava la figura di tutti i presenti con gli occhi. Quasi sperava che capissero da loro, cosa voleva dire, come avrebbe continuato, ma così non fu. Tutti seguitavano a guardarlo ammutoliti. < Ci ha anche dato qualcosa in cambio, per non seguirla > concluse. La voce di Zelena parve echeggiare nei muri, mentre un'unica frase rimbombava nei ricordi dei presenti

" Io ora scendo nell'Ade, riunisco la mia famiglia e, in cambio, se non mi seguirete, e non mi metterete più i bastoni fra le ruote, io vi concederò il vostro lieto fine ".

< Ci ha dato un motivo che non possiamo ignorare del tutto, come se non avesse parlato affatto > concluse Killian, per il momento. Non era un discorso stupido, e nemmeno folle o crudele. Era giusto considerare e soppesare ogni singola parola che Zelena aveva detto. Era giusto soffermarsi su ogni singolo e minimo punto di vista, senza lasciare nulla in sospeso, nulla di non detto. La pace, per sempre, non era cosa da poco, non era possibile snobbarla così. Per quanto Killian non volesse, in alcun modo, remare contro il destino di Regina, sapeva che avrebbe fatto bene anche alla consapevolezza di tutti, ricordarsi non solo cosa volevano recuperare, ma anche quello che avrebbero perso, andando fino in fondo. Tuttavia, per quanto il pirata non volesse intendere nulla di crudele, le orecchie e a seguito l'animo di Henry non la presero così. Il ragazzo, sempre più rigido, oltrepassò la figura di Emma, che, come gli altri, per il momento, continuava a fissare Killian muta. Gli occhi chiari di Henry si fissarono sul pirata, i muscoli del collo tesi, i pugni serrati lungo i fianchi.

< Stai forse suggerendo di lasciare mia madre a marcire nell'Ade? > domandò, la voce più bassa del solito, il tono altalenante sotto una rabbia che il giovane stava trattenendo a stento. Killian lo guardò, vagamente dispiaciuto.

< Non è quello che ho detto, Henry > replicò il pirata, il tono gentile. Henry fece un passo avanti, senza rilassare un singolo muscolo

< E allora cos'è, che stavi dicendo? > incalzò ancora, facendo un nuovo passo avanti. Killian sospirò forte.

< Nemmeno io voglio lasciare Regina li, ma avete pensato a cosa potrebbe dirci, se fosse qui? > lo sguardo di Killian prese a vagare, su tutti, come a cercare sostegno da qualcuno di loro. < Pensate veramente che non ci direbbe perlomeno di valutare le parole di Zelena? > si voltò verso Henry, indicandolo poi appena con la mano < Pensi davvero che non ti chiederebbe di non rischiare la vita per lei, che non si sacrificherebbe per la tua felicità eterna? > queste parole furono tutte rivolte al ragazzo che Killian ora guardava, sinceramente Accorato. Ma ebbero l'effetto opposto a quello desiderato. Gli occhi di Henry erano ancora pieni della straziante vista di sua madre morta, ogni volta che il ragazzo chiudeva gli occhi sulla parte interna delle palpebre continuava a rivedere il viso pallido di Regina. Per Henry, in quel momento, la frase "felicità eterna" non solo non aveva senso: era un insulto. E a quell'ennesima rigirata di coltello, nella sua ferita fresca, il ragazzo perse il controllo. La sua anima, distrutta, in pezzi, non era abbastanza forte. In fondo era sempre e comunque un ragazzo che aveva appena perso sua madre. Scattò in avanti, veloce, afferrò Killian per il bavero della giacca, che si posò con più forza al muro per via di quel contatto, e lo costrinse, trattenendolo, a guardarlo in faccia, a osservare i suoi occhi.

< TI SEMBRO "FELICE" KILLIAN?! > chiese, strillando nonostante fosse a pochi centimetri dal viso dell'altro. Dietro la furia, nei suoi occhi chiari, Killian vide. Vide il vuoto, quell'enorme cratere, lasciato dentro Henry dalla morte di Regina. E capì, capì che forse aveva sbagliato momento.

< Henry... > cominciò, provando a spiegarsi. Ma il ragazzo era ormai sprofondato in quell'oblio di rabbia.

< TACI! > proruppe, stringendo la presa tanto che le nocche sbiancarono di botto < Cosa suggerisci, in alternativa? Qual'è il tuo brillante piano alternativo, per tenerci al sicuro?! > La domanda, quella domanda che già gli ronzava in mente, al ricordo di quell'oscurità, del sacrificio che, una volta di più, aveva dovuto compiere Emma, mentre lui e Robin stavano a guardare, come due inermi e inutili bambocci.

" Emma, ti prego, no! Non farlo "

Quel ricordo tornò alla sua mente, alimentando la sua furia. < La verità è che non ti importa > si spezzò la sua voce, nonostante il suo tono rimanesse alto, alterato < Non ti importa nulla di mia madre, non ti importa di nessuno che non sia te stesso > le sue mani, strette, presero a tremare, tanta la forza < Non vuoi scendere nell'Ade per salvare la mia mamma, quando per te, per te siamo scesi! Per te LEI è scesa, si è messa in pericolo > I suoi occhi si fecero lucidi. < Sei solo un'egoista > un'ultima sentenza. Un ultimo sguardo, poi Henry lasciò bruscamente la presa. Si scostò da Killian, dirigendosi alla porta li accanto. Ma quando mise una mano sulla maniglia, Killian prese il suo braccio, cercando di fermarlo.

< Henry, aspetta. Mi dispiace, non intendevo dire questo > cominciò il pirata. Henry, in tutta risposta, fece per divincolarsi, Ma Killian rinforzò la presa, attirando ulteriormente l'attenzione del ragazzo. < Ascoltami! Quando io ero nell'Ade, è questo che avrei voluto dirvi, vi avrei detto di non scendere, di stare al sicuro. Quando io ero laggiù non vi avrei voluto mettere in pericolo. Io che ci sono stato volevo che qualcuno potesse dar voce anche a quello che potrebbe dirvi Regina > cercò di spiegarsi, di far capire. Ma Henry, di nuovo, strattonò forte, liberandosi dalla presa di Killian. Lo guardò, gelido come un iceberg.

< Vuoi sapere cosa ha suggerito lei, quando era al tuo posto? Ha detto solo "Andiamo a riprenderlo" > e, dopo quella fredda replica secca, fece di nuovo per andarsene. Killian provò a fermarlo un'altra volta, ma Henry si scostò e lo guardò ancora col gelo negli occhi. < Sta lontano da me. Pirata > e, sferzando forte quell'ultima parola, si voltò, aprì e uscì, sbattendo la porta dietro di se tanto forte da far tremare i muri e il lampadario. Tanto forte da far tremare quasi tutti loro.

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Killian chiuse gli occhi, un sospiro forte fuoriuscì dalle sue labbra e si lasciò cadere di nuovo, poggiato contro il muro, dove battè piano il capo, all'indietro, imprecando sottovoce. Si sarebbe aspettato che qualcuno dicesse qualcosa, di avvertire magari il tocco gentile di Emma, sulla spalla o sul viso. In un gesto di comprensione, di vicinanza. Ma così non fu. Così aprì gli occhi. Tutto lo stavano fissando, gli sguardi indecifrabili, quasi interdetti. Fece per parlare, ma Emma lo anticipò. Un passo in avanti e lo sguardo che andava indurendosi, la Salvatrice era ben lontana dalla comprensione

< Ma sei impazzito per caso? > domandò, secca. Killian si accigliò

< Cosa? Credevo tu avessi capito. Andiamo Emma, lo sai che non stavo suggerendo di lasciare Regina laggiù! > replicò il pirata, quasi pestando i piedi per la frustrazione. Ma Emma non si intenerì. Indicò la porta, dalla quale era appena uscito Henry, con veemenza

< Hai visto in che condizioni è Henry?! Come ti salta in mente di fare un ragionamento simile, davanti a lui?! > esclamò, contrariata. Killian espirò pesantemente, la sua mascella squadrata pulsò una sola volta, nervosa.

< Non mi ha voluto ascoltare! Ha capito solo quello che voleva lui! > replicò il pirata a tono. Emma esplose

< È FERITO! > strillò < Come diavolo ti aspettavi reagisse?! > una pausa, mentre la Salvatrice tentava di abbassare i suoi battiti accelerati < E tu non hai fatto che girare il coltello nella piaga > aggiunse, fredda e lapidaria. Killian la guardò per un pò, a bocca aperta, poi scosse il capo alzando le braccia e lasciandole ricadere, in un gesto frustrato

< Non è possibile > espirò. Emma s'innervosì ulteriormente, a quella risposta. Serrò i pugni, andando verso la porta

< Se l'idea ti pesa tanto, Killian, forse non dovresti venire con noi > replicò fredda. Lo sguardo del pirata si ammansì, facendosi dispiaciuto.

< Non ho mai nemmeno pensato una cosa simile > rispose, sincero. Emma posò una mano sulla maniglia, voltandosi prima di uscire verso tutti quanti.

< Io vado a prepararmi. Chiunque non sia d'accordo è libero di stare comodo > e, detto questo, uscì, senza dare il tempo a nessuno di replicare. In cuor suo per nulla pentita. Killian, anche se innavertitamente, aveva ferito suo figlio, in un momento in cui, meno che mai, aveva bisogno di ulteriori sofferenze. Notò che Henry non era nemmeno più in casa, probabilmente uscito a sbollire la rabbia. Decise che sarebbe andata a cercarlo, ma prima si sarebbe preparata, a dimostrazione del fatto che non importava cosa Killian o chiunque altro potesse dire. Loro sarebbero scesi nell'Ade, a salvare Regina. Perché una promessa è una promessa. Perché era giusto così.

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Raga ecchice, scusatemi è stata Pasqua anche per me. Ringrazio tutti quelli che stanno seguendo mettendo fra i preferiti etc. Un ringraziamento particolare a DistressAndComa, eepfanfictionfan e anonima31 che hanno lasciato tre bellissime recensioni <3 non siate timidi e lasciatene una anche voi! Vi ricordo come al solito la pagina twitter @Amordiscrittura @Love of Writing. oppure, come sempre, seguite su instagram (e anche su twitter) gli hastag #Jointhewar #OnceREVOLUTION! <3 bye!

   
 
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