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Autore: Bruiburiburi    15/04/2017    3 recensioni
Perché Revolution? Per la SwanQueen? No. Una fanfiction che vuole essere molto più di questo, che vuole essere una storia, il racconto di come la sceneggiatura
sarebbe dovuta essere se non fosse stata curata da autori con poca voglia di dare coerenza, di rispondere a domande che loro stessi hanno posto. Più che una fanfiction
una protesta, contro coloro i quali sono stati pagati per scrivere un racconto, per poi limitarsi a risposte come "non lo abbiamo fatto apposta". Perché Revolution?
Perché non avete mai seguito una coerenza, perché non pare esservi mai importato nulla della storia in se, perché non avete amor di racconto ma solo di portafogli.
Revolution e nemmeno troppo, perché questa è la storia come sarebbe dovuta essere. Come sarebbe stata. Perché tutto quello che io sto scrivendo lo sto basando su
cose scritte e attuate nel telefilm stesso. Darò io le risposte che voi non avete dato. Risponderò io la dove voi avete solo saputo alzare le mani senza nemmeno
fare un miserabile "Mea culpa". Peccato che io, come molti altri ragazzi talentuosi al mondo, non sarò pagata.
Ebbene questa è la mia risposta al vostro appoggiarvi mollemente sugli allori. Dimostrarvi che anche una nessuno da molto
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2


Casa Mills

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Il vialetto della vasta casa Mills, si aprì ai loro occhi, e Henry lo attraversò quasi di corsa. Il selciato scrocchiava secco sotto i suoi passi affrettati, non aiutando per nulla il suo umore già sinistro. Emma seguiva a ruota il figlio, lasciando dardeggiare i suoi occhi chiari qua e la, come sperando di veder sbucare Regina da dietro una siepe. In poche falcate il ragazzo fu davanti all'uscio bianco. Bussò una sola volta, sonoramente, a pugno chiuso, poi girò il pomello ed entrò.
< Mamma! Sono io! > strillò, sicuro che la madre potesse senza problemi riconoscere la sua voce. Un silenzio orribile fu l'unica risposta che ottenne. Si bloccò, mentre un nuovo brivido freddo gli saliva su per la schiena. La madre lo raggiunse poco dopo

< Regina? > chiamò a sua volta. Di nuovo quel silenzio. Henry si guardò attorno. Il vasto ingresso sembrava deserto. Emma si riscosse
< Va' di sopra, io controllo qua giù > disse secca la salvatrice, decisa, immersa nel suo istinto. Già, il problema era che l'istinto non le stava suggerendo nulla di buono. Tentò di ignorarlo. Henry deglutì di nuovo, annuendo e salì di sopra. Fece le scale, piano, scannerizzando ogni dettaglio.
< Mamma? > chiamò ancora, una volta arrivato al piano superiore. Entrò in camera sua, in quella della madre, quella degli ospiti e in tutti i bagni. Nulla. Solo silenzio, e l'agghiacciante eco della sua voce e quella di Emma che ispezionava il piano inferiore. Henry si ritrovò a indietreggiare, di nuovo vicino alle scale, gli occhi azzurri sgranati, il fiato sempre più corto. Non c'era. Sua madre non era lì, era sparita.
< Ragazzino > la voce di Emma si slanciò su per le scale, raggiungendo il figlio. Henry si voltò, affacciandosi dal parapetto e inquadrando la figura della madre nell'ingresso di sotto. < Scendi, non è qui. Regina non è a casa > disse Emma, la voce sempre più incolore. Il ragazzino prese a scendere le scale, sentendo le gambe vagamente meno stabili di quando era salito.
< Ma...allora dov'è? È sparita! E se la regina cattiva... > il suo tono saliva di ottava in ottava, preda della paura, ma sua madre lo bloccò con un cenno della mano. Con l'altra indicò l'appendiabiti all'ingresso
< Potrebbe essere uscita. La sua giacca non c'è, hai visto se era di sopra? > domandò ancora Emma. Il ragazzo si fermò sull'ultimo scalino, voltandosi a guardare da dove era sceso, facendo mente locale. Riprese a girarsi, lentamente
< No. No, non l'ho vista da nessuna parte > replicò. Emma annuì
< Andiamo allora, cerchiamo fuori. La troveremo > concluse la salvatrice, andando verso la porta. La decisione della sua voce, dei suoi gesti, la sua fermezza. Emma ci si stava aggrappando con tutte le sue forze. Per non crollare, per non arrendersi a quella sensazione. Per Henry. Per se stessa. Il ragazzo la seguì verso l'uscio, ma la sua convinzione scemava passo dopo passo.
< Ma se non è in casa, perché ha lasciato la porta aperta? > insistette, uscendo dalla porta bianca subito dietro sua madre. Emma sospirò appena
< Non lo so Henry, scopriamolo > replicò solo la donna, camminando a falcate lunghe. La salvatrice aveva intenzione di perlustrare tutte le strade, avesse dovuto guidare per tutta Storybrooke, ma avrebbe ritrovato Regina. Ad ogni costo. Strinse sensibilmente i pugni, nervosa. Ma purtroppo non ebbero bisogno nemmeno di salire a bordo del maggiolino giallo di Emma. Mentre la donna posava la mano sulla maniglia, Henry guardò la strada davanti a loro. Poco lontano, all'incrocio delle strade, sull'asfalto duro e sporco sostava qualcosa, abbandonato a terra. Henry afferrò subito il braccio della madre
< Mamma, aspetta. Guarda lì, per terra > esalò il ragazzo. Emma seguì lo sguardo del figlio fino a quel fagotto a terra. In simultanea, madre e figlio si scambiarono un'occhiata, prima di precipitarsi verso l'incrocio. Fu Emma la prima ad arrivare. Era già da qualche passo che aveva ormai messo a fuoco quel fagotto di tessuto abbandonato, ma non ci voleva credere, non ci poteva credere, non finché non lo avesse avuto sottomano. Si abbassò e affondò la mano in quello che era un giaccone nero, pesante, sperando quasi che il suo arto ci passasse attraverso, come fosse solo un'ologramma, un'allucinazione. Ma così non fu. Sollevò di qualche centimetro la giacca, proprio mentre Henry giungeva alle spalle della madre. I suoi occhi si dilatarono, un battito del cuore saltò, salvo poi iniziare a martellare forte
< E' la sua giacca...è la giacca della mamma > fu l'unica cosa che riuscì a dire, prima che un vago senso di nausea lo pervadesse. Taquero. Emma si sollevò, la giacca ancora stretta fra le mani, un groppo in gola. E la cosa non migliorò, quando avvertì la mano sinistra inumidirsi. La donna raggelò. Senza spostare il tessuto pesante, strisciò le dita l'una sull'altra, per saggiare la consistenza di quello che aveva sulla mano. Era vischioso e denso. Era sangue. Ringraziò la sua prontezza, nel non aver esposto la mano alla luce, così che Henry non potesse vedere. Lei stessa, forse, non voleva vedere. Poté quasi avvertire il suo battito rallentare, fino quasi a fermarsi. Cercò di controllarsi, di non lasciar trasparire nulla dai suoi occhi. Doveva essere forte per Henry. Ma dentro tremava così forte da tenersi unita a stento, mentre la sua mente urlava sempre la stessa cosa, la stessa parola, sempre lo stesso nome. "Regina, Regina! REGINA". Si riscosse, mentre Henry, a fianco, sembrava caduto in stasi. La salvatrice afferrò il telefono con la mano pulita, fece partire velocemente una chiamata, che non tardò ad ottenere risposta.
< Mamma. Venite subito qui. C'è qualcosa che non va > dall'altro capo del telefono, Mary Margaret raggelò a sua volta.

L'incrocio del destino

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Il tempo sembrava bloccato. Come se quel grande orologio, che sovrastava la città, si fosse di nuovo fermato. Emma ed Henry non erano più riusciti a parlare, in attesa degli altri, e sostavano uno davanti all'altro, gli occhi spalancati, fissi su quel fagotto di vestiti inanimati.
< Emma! > la voce di Mary Margaret ruppe il silenzio. La salvatrice si voltò, inquadrando la figura della madre, che quasi correva verso di lei. Al suo fianco David, e subito dietro Killian. Mary Margaret arrivò per prima, afferrando la figlia per le braccia < Che succede, che cosa sta succedendo? > domandò la donna, la voce apprensiva. Ma quando trovò gli occhi della figlia, ci trovò dentro quel tumulto, ci lesse lo shock statico, e quell'azzurro-verde che sembrava quasi tremare. Le pupille di Mary Margaret si dilatarono. < Dov'è Regina? > di nuovo la stessa domanda, nel giro di così poco tempo. Emma fece uno sforzo immane per non crollare, ora che aveva trovato il rifugio sicuro dello sguardo materno. Sollevò appena la giacca, mostrandola alla madre, rifiutandosi di parlare, per paura di sentire la sua voce tremare. Non voleva sentirla, non voleva sentirsi. La madre fece dardeggiare gli occhi su quell'oggetto, fece per toccarlo, ma in quel momento, Emma fece scivolare fuori appena quella mano, lorda di sangue, lasciandola vedere all'altra donna e a lei soltanto. Mary Margaret trasalì, bruscamente, bloccandosi. Rialzò lo sguardo, ma prima che riuscisse a parlare, David, che era andato da Henry, tornò da loro, col ragazzino accanto. Emma nascose di nuovo la mano, voltandosi. Anche Killian fu da loro, affiancando Emma e stringendola appena, preoccupato per quegli occhi così vitrei.
< Che cosa succede? > domandò il pirata preoccupato. Emma lo guardò, trovò coraggio, dunque si rivolse a tutti
< Regina lei...non è qui. Questa è la sua giacca noi...l'abbiamo trovata qua...a terra > ogni sillaba le costava sforzo. Il controllo della voce le vacillava, ma riuscì a mantenerla salda. Killian si accigliò, mentre tutti gli altri impallidirono. A Henry sembrava di guardarli tutti da una bolla, sentiva quasi le voci ovattate. Non gli importava delle loro parole. Una sola domanda gli continuava a rimbombare fra le pareti del cranio, facendogli quasi male, una domanda alla quale diede voce.
< Dov'è la mia mamma? > disse infine. Tutti lo guardarono. Fu in quel momento che qualcosa accadde. Un rumore secco, come di qualcosa che viene strappato violentemente. Tutti si voltarono, al centro dell'incrocio una piccola nuvola di denso fumo verde smeraldo. Il fumo prese a diradarsi, svelando un abito nero, magnificamente modellato, un sorriso bianco, abbagliante e malevolo e un paio di penetranti occhi color ghiaccio. Zelena era davanti a loro.

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Tutti quanti scattarono, in allerta, i muscoli serrati, le gambe piegate come molle cariche. Zelena lasciò fuoriuscire una risata breve, secca, crudele.
< Oh...salve. Credo di avere io, quello che state cercando > disse, la voce freddamente divertita. Gesticolò elegantemente con la mano. Un bagliore si spostò da dietro le sue spalle. Una figura, priva di vita, che fluttuava a pochi centimetri da terra, avvolta da un incantesimo che la manteneva dritta e in piedi.
Quell'istante. Quel momento. Fu uno di quelli che sembra durare un'eternità, come se il tessuto stesso di tempo e spazio si lacerasse, interrompendone il normale flusso. Gli occhi di Henry scivolarono lenti, in quell'istante senza fine, trovando prima quelle scarpe, dal tacco non troppo alto, staccate dal suolo, le gambe, nude fino al ginocchio, e poi racchiuse e fasciate in una gonna a tubino. Il resto, il ragazzo lo inquadrò tutto in una volta. La camicetta grigia, zuppa di sangue fresco, che lasciava cadere qualche goccia fino a terra, e il volto di sua madre. Smorto, esangue, colorato solo dal pallore della morte.


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Un fischio sordo gli inondò le orecchie, fisso, fortissimo, inesorabile. E Henry smise. Smise di respirare, di sentire, di vedere. Smise quasi di esistere in quel posto, in quel momento. Estraniandosi. Fu talmente risucchiato fuori, che non poté sentire il suo stesso urlo, che fuoriuscì straziato, potente, come se non provenisse dai suoi polmoni, ma dalla sua anima pugnalata, ferendogli la gola, tanto era forte, strappandogli le corde vocali. Ma lui non si sentì. Così come non avvertì le braccia della nonna, mentre le sue ginocchia cedevano di schianto, rischiando di farlo rovinare al suolo, che si chiudevano attorno a lui, cingendolo all'altezza dello stomaco, e comprendendo anche le sue braccia, mentre lui si piegava in due, in avanti, sotto l'impeto di quell'urlo, come se lui stesso fosse stato accoltellato. Non si rese conto, mentre il suo viso era ormai rivolto verso l'asfalto, che l'unica cosa che lo stava tenendo in piedi erano quelle braccia, attorno al suo corpo tremante. Le sue ginocchia erano molli, le sue orecchie ancora piene di quel fischio sordo, perfino la vista si era offuscata e quasi spenta. Fu una seconda voce a ridestarlo. A riuscire a riprenderlo e tirarlo fuori da quel buio oblio in cui era caduto anima e corpo. La voce della madre, di Emma.

END MUTE http://i67.tinypic.com/2a9qyd4.jpg

< PERCHÉ?!! > e anche lei aveva lasciato che quella singola parola uscisse straziata, in un'alternanza di rabbia e disperazione. Henry riuscì a mettere a fuoco l'asfalto davanti a lui. Si sentiva il volto bollente, era paonazzo,e le sue guance erano inondate di lacrime calde, che erano scese fino al suo mento, bagnandogli i vestiti. Qualche goccia era perfino giunta a terra, e ora i suoi occhi chiari erano fissi su quelle lacrime sull'asfalto, che continuavano a moltiplicarsi. Alzò il capo, a fatica, ancora chiuso dall'abbraccio della nonna. Inquadrò la figura di Emma. Come lui, la donna aveva il volto arrossato, le lacrime che calavano, inesorabili, come scuri. Ma diversamente dal ragazzo, la salvatrice era un groviglio di nervi, tesi allo spasmo, che si potevano veder guizzare chiaramente, attraverso la sua pelle chiara. Era trattenuta per un braccio da Killian, e per l'altro da David, il busto in avanti, rivolta verso Zelena, che, indifferente, continuava a guardarli, beffarda. < PERCHÉ LO HAI FATTO?! > Un nuovo urlo, una nuova cascata di dolore puro e rabbia cieca, che fecero vibrare visibilmente la figura della salvatrice da capo a piedi. Onde di male, che continuavano a scuotere Emma, e lei seppe che solamente la furia la stava tenendo in piedi. Zelena inarcò un sopracciglio chiaro, lasciando scivolare il suo sguardo ghiacciato su tutti loro, per nulla preoccupata per le loro reazioni. Sfarfallò elegantemente con la mano di nuovo, sorridendo appena.
< Il motivo è molto semplice > cominciò, rilassata. Il suo sguardo s'indurì poi, repentino < Mi riprendo ciò che è mio >. Emma si dibatté nella stretta di Killian e David, emettendo un verso che parve quasi un ruggito basso, proveniente dal suo petto. Ma prima che potesse replicare, Zelena l'anticipò. < Sta' calma, Salvatrice. Che io l'apprezzi o meno, Regina fa parte della mia famiglia. E io riavrò la mia famiglia unita > i suoi occhi ghiacciati luccicarono, accompagnati da quello stesso sorriso malevolo. < Ad ogni costo > concluse. Emma scattò di nuovo, e Killian e David dovettero stringerla tanto da rendersi le mani esangui.
< TU NON SEI LA SUA FAMIGLIA! > di nuovo, la voce le uscì così forte da graffiarle le pareti della laringe. < NOI LO SIAMO! > fece una pausa, cercando a vuoto un minimo controllo, mentre nuove lacrime bollenti le tagliavano le guance come rasoi. < HENRY LO È. E non importa cosa tu farai, non importa quante magie userai, Zelena. Questa cosa non cambierà. MAI > Quell'ultima sillaba, un manrovescio in pieno stile, indirizzato verso il viso, ora immobile, della rossa.
< Non importa. Non sono in cerca dell'amore di mia sorella > Un angolo del suo labbro superiore si issò, in un riflesso di disprezzo. < Tutto quello che voglio è riunire la mia famiglia > replicò, gelida come un iceberg.
< Vuoi riunire la tua famiglia ma uccidi tua sorella?! > fu la volta di Mary Margaret di farsi sentire, mentre ancora tratteneva un Henry straziato fra le braccia. < Non ha alcun senso! > anche lei aveva i chiari occhi lucidi, colmi di lacrime che non voleva far scendere, per fare forza ad Henry e Emma. Zelena la guardò, lasciando indugiare i suoi occhi anche sul ragazzo, un sorrisetto increspò il suo viso
< La risposta è molto semplice. Confido voi sappiate bene, dove mia madre è confinata > L'Ade. Gli sguardi di tutti si dilatarono di comprensione.
< Bene! > proruppe Killian, alterato < Dunque dovrai raggiungerla in un degno modo! Perché non lasci a noi l'onore di accompagnartici > Esclamò velenoso, in una stoccata che intendeva la necessaria morte di Zelena. Tuttavia, la donna a quelle parole, rise. Fu una risata lunga, echeggiante in quel silenzio tombale, crudele e fredda.
< Oh pirata, non sei tanto sveglio quanto bello > replicò, mettendo a tacere brutalmente l'altro. < Ho usato un'arma molto speciale, per porre fine alla vita di mia sorella > La sua mano affusolata s'infilò in una piega del suo magnifico vestito nero, e fu di nuovo allarme generale. Con lentezza studiata, Zelena estrasse un pugnale < Immagino conosciate bene quest'oggetto > Una lama ondulata , affilata e mortale, delle incisioni nere ed eleganti ad adornarla. Il pugnale dell'oscuro. Con calma la donna voltò la lama. Mostrando solo la scritta incisa sopra. "Zelena".
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La donna sorrise più apertamente < La signora oscura non ha bisogno della vostra miserabile morte, per raggiungere gli inferi > soggiunse, soddisfatta. < Ora, col vostro permesso > cominciò. Ma Emma si dibatté di nuovo, violentemente.
< Dove credi di andare! > esclamò. Zelena si voltò lentamente. Prese fiato, poi fece una breve pausa, alzando una mano.
< Facciamo così. Io ora scendo nell'Ade, riunisco la mia famiglia, e, in cambio, se non mi seguirete e non mi metterete più i bastoni fra le ruote, io vi concederò il vostro lieto fine > il suo sguardo color ghiaccio puro s'intensificò, sfiorando ognuno di loro < Il signore oscuro, o meglio la signora oscura, non sarà mai più un vostro problema, e voi potrete vivere il resto delle vostre insignificanti vite, in pace > detto ciò non attese molto, schioccò le dita. < Addio > soffiò, e con l'ennesima risata diabolica si dissolse in una nube verde smeraldo, scomparendo, assieme al corpo di Regina.
Henry non aveva parlato, per tutto il tempo, sull'orlo di uno svenimento continuo. Ma in quel momento, mentre il corpo di sua madre svaniva, trovò l'ultimo briciolo di forza residua. Si dibatté nell'abbraccio della nonna, liberandosi, ma le forze non gli bastavano per distribuirle su tutto il corpo. Le gambe, ancora molli, risposero a malapena, mentre lui cercava di camminare in avanti. Incespicò, posando la mano al suolo, per aiutarsi a non cadere, mentre nuove lacrime lo sfregiavano e le sue spalle cominciavano a tremare sempre più violentemente. In qualche modo riuscì ad arrivare, fino al punto in cui il corpo della sua mamma adottiva si era dissolto. Si lasciò cadere in ginocchio, sporcandosi i jeans. E poi. E poi lo shock lasciò il posto al dolore. Un dolore lancinante, straziante, insopportabile. Henry si piegò, scosso da capo a piedi dai singhiozzi sempre più forti e violenti. Posò le mani sull'asfalto macchiato di rosso, toccando quel sangue. Rimase così, accucciato, fino quasi a posare la fronte a terra, dondolando flebilmente e ripetendo sempre la stessa parola, in un sussurro, come un mantra singhiozzante
< Mamma...mamma....mamma >.
Emma, mentre la rabbia scemava, sentì ogni singola parte del suo cuore andare in frantumi. Libera dalla vista di Zelena, la rabbia non aveva più un bersaglio fisso su cui concentrarsi, e aveva così lasciato il posto a quel'angoscia mista a disperazione, che lei sentiva già cadergli a cascata sulle membra. Diede un ennesimo strattone, più deciso che mai, liberandosi finalmente dai due uomini che la trattenevano, e corse avanti, verso la figura di suo figlio a terra. Lo raggiunse, lasciandosi cadere a sua volta sulle ginocchia. Strinse Henry più forte che poteva, abbassandosi con lui, cercando di placare fisicamente i suoi singhiozzi, nonostante lei stessa stesse piangendo. Incapace di smettere, si limitò a posare la sua mano, a palmo aperto, sopra quella del figlio, che era a sua volta posata sul sangue ormai secco di Regina al suolo. E poi basta. Si concessero quel momento di puro e semplice dolore, senza nient'altro in testa. Vicini, tremanti, in lacrime. Mentre gli altri li guardavano, dispiaciuti e addolorati. Nemmeno Mary Margaret osò intromettersi, limitandosi a trovare le braccia di David e lasciandosi stringere, mentre qualche lacrima silenziosa sfiorava anche il suo volto tondeggiante, e i suoi occhi si posavano su sua figlia e il suo amato nipotino distrutto. Rimasero così i due. Per qualche istante forse. O qualche minuto. O per l'eternità.
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angolo off: Raga so che è un capitolo molto forte. Ma abbiate fede. Non avrei fatto accadere una cosa simile al secondo capitolo se avessi voluto lasciare le cose così. So trust me ;) ricordatevi che a volte, bisogna bruciare forte, per poter rinascere più forti dalle proprie ceneri. Enjoi it!
PS: vi ricordo di nuovo il mio account Twitter (@Love of Writing - @Amordiscrittura) o instagram con gli hastag #jointhewar #OnceREVOLUTION <3














   
 
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