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Autore: MrsShepherd    04/05/2017    3 recensioni
Spezzoni di vita della famiglia Rizzoli...
Jane e Maura hanno deciso di amarsi e costruire una famiglia insieme. I drammi, le liti e le preoccupazioni di due donne forti, che si amano nonostante la distanza, nonostante le loro diversità, nonostante TUTTO.
Brevi episodi della vita di Jane e Maura collegati da un sottile filo rosso, una bambina dagli occhi color Zaffiro che spero vi conquisterà.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Jane Rizzoli, Maura Isles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18. Maura: Sono già là
 
La macchina attaccata al corpo immobile di mia moglie sibila ed emette un rumore regolare, che accompagna quello del suo lieve respiro. La flebo che le hanno somministrato ormai ha ripulito tutto il suo organismo dalla droga pesante che Alcatraz le ha iniettato nel braccio, eppure lei non si sveglia. Giace così profondamente che qualche volta appoggio il mio specchietto per truccarmi, sotto il suo naso, per controllare che respiri ancora; oppure in preda al panico qualche volta, mentre stringo la sua mano, cerco di captarne il battito, per paura che non sia viva, nonostante le pesanti macchine mi dicano che non si può negare l’evidenza: Jane è viva e si riprenderà.
Molte persone sono passate a trovarla e hanno lasciato pensierini di pronta guarigione: alcune di loro hanno anche affrontato lunghi viaggi in aereo, come Tommy o Korsak per esempio, che adesso vivono dall’altra parte del paese. Segno inconfutabile che lei non è sola e che potrà contare sull’aiuto di tutti.
Rispondo al telefono che vibra impaziente nella mia mano libera da quella calda e statica di Jane. È Frankie.
- Ciao Maura.-
- Ciao Frankie.-
- Come sta? Si è svegliata?-
- Non ancora, ma accadrà in questi giorni, se tutto va bene.-
- I dottori hanno detto qualcosa di nuovo?-
- Soliti responsi: non ha subito danni interni, ma la quantità di droga correlata con l’affaticamento generale e lo stupro hanno minato molto il suo organismo, debilitandolo. Quando sarà pronta si sveglierà, ma non escludono danni cerebrali.-
- Io lo ammazzo quel figlio di puttana.-
- Ci ha già pensato Gabriel. Da quel che so ha inviato tempestivamente la sua squadra che è arrivata pochi minuti dopo il ritrovamento di Jane, è riuscita a prelevare Alcatraz e a fissare un fermo.- abbasso la voce quasi per paura che qualcuno sentisse queste informazioni strettamente confidenziali:- Dalle prove che Jane ha recuperato sono riusciti ad incriminarlo per una innumerevole serie di capi d’accusa e a breve inizierà il processo.-
- E come hanno fatto ad ottenere un mandato d’irruzione e un fermo così in fretta?-
- Non ne ho idea, forse non ne avevano uno…o forse sono semplicemente il Governo.- queste parole mi suonano amare in bocca e un’idea mi balena nel cervello; finalmente tutto mi è chiaro. Jane era solamente un esca: tutto in quest’ultima missione era stato pianificato a puntino al fine di incastrare Alcatraz una volta per tutte, e in tutto ciò, Jane recitava ignara la parte del “cavallo di Troia” fino a che non è diventata una vittima. E quindi le cose si sono decisamente complicate.
- Insabbieranno tutto non è vero?- sentenzia Frankie Rizzoli amareggiato.
- Non lo permetteremo.- affermo convinta: - Charlotte come sta?-
- Bene. Silenziosa e perspicace come sempre. Chiede di te e di Jane.-
- Non ne avevo dubbi.-
- Che le dico?-
- Non dirle nulla. Per ora. Devo prima consultarmi con Jane, quando si sveglierà. Dille che sono andata a Washington per trovare la mamma e che non so quanto starò via. La chiamerò stasera per sentire come sta.-
- Spero sia sufficiente…-
- Non lo è. Ma per una volta spero che capisca e lasci perdere. E probabilmente capirà.-
- Io l’ho sempre detto: ha il cuore buono dei Rizzoli!-
Sorrido malinconica, non mi può vedere ma sa che la sua battuta mi ha fatto ridere. – Grazie Frankie per tutto quello che tu e Nina state facendo per noi. Ti sono eternamente grata.-
- Scherzi!? Siamo in famiglia! Tu piuttosto, sistema le cose e tienici aggiornati su quando si sveglierà. Siamo tutti preoccupati.-
- Lo farò.-
Non faccio tempo a chiudere la chiamata che sento bussare alla porta della camera.
- Chi è?- chiedo gentilmente.
- Sono Cameron. Ho bisogno di parlarti.-
Un po’ risentita lo invito ad entrare, nonostante non approvi come abbia gestito l’intera operazione. Ma Jane non è una mia proprietà e se lui vuole vedere la sua amica non posso fare altrimenti.
- Non posso entrare. Per favore esci tu.-  mi dice lui da dietro la porta. con immenso rammarico mi allontano da Jane ed esco dalla stanza. Mi fermo davanti all’uscio che piantonerò fino a quando non se ne sarà andato.
- Cameron.-
- Maura. Come sta Jane?-
- Stazionaria. Sei finalmente passato a visitarla? Sai, non ti ho ancora visto al suo capezzale, da quando l’hai portata qui quasi senza vita.- dico sprezzante.
Lui sospira pazientemente: - Sono passato per dirti che ho fatto aprire un’indagine interna. Gabriel sarà indagato ed io come suo supervisore sono tra le persone da interrogare. Per questo non possiamo vederla: finche non veniamo scagionati entrambi non possiamo parlare con lei per non influenzare il testimone.-
- Con il termine “ Testimone” intendi lei?-
- Sì. Jane sarà chiamata in aula per due processi: quello di Alcatraz e quello di Gabriel.-
Espiro pensierosa: - Sarà un duro colpo per lei. Nonostante tutti questi ultimi trascorsi erano rimasti in buoni rapporti.-
- Sì, ma Gabriel ha decisamente passato il segno in questi anni. E io avrei dovuto fermarlo prima.-
- Può darsi.- rispondo sinceramente.
- Si riprenderà?-
- Non lo so. Ma il problema non sono le ferite…è quello che verrà dopo.-
- Ha abortito? Cioè, c’è il rischio che sia…-
- No. I dottori hanno detto che ciò che le hanno iniettato ha impedito a qualsiasi cellula di impiantarsi nel suo corpo, tanto è vero che anche le difese immunitarie sono state compromesse. Inoltre il suo corpo era talmente debilitato che non avrebbe potuto sostenere una gravidanza.-
- Oh Maura. Sono profondamente costernato. Come ho potuto mettervi in una situazione del genere!-
- Non lo so. Ma siamo immersi fino al collo.-
- E Charlotte, come l’ha presa?-
- Nostra figlia ha bisogno di sua madre come lei ne ha di noi.- concludo secca.
- Se posso fare qualcosa…-
- Jane avrà bisogno di riprendersi, ma non potrà farlo se sarà costretta a viaggiare da Boston a Washington tutti i weekend. Ti chiedo di “congelare” la sua mansione di insegnante a Quantico e aspettare che lei sia pronta per ritornare.-
- Ah, ma questo è già stato fatto.-
- Da chi?- rispondo sorpresa.
- Proprio da Jane. Settimane fa. Mi disse che per lei era giunto il momento di ritornare sui suoi passi. Che aveva deciso di pensare di più alla famiglia e di lasciar perdere la carriera. Mi spiegò che già in passato aveva sacrificato l’amore per il successo e non avrebbe più commesso questo errore.-
- Non mi ha detto nulla.-
- Doveva essere una sorpresa. Vedi, è questa la differenza tra noi e un bravo agente come Jane: la capacità di comprendere quando farsi da parte, senza considerarlo un fallimento.-
Sorrido dolcemente pensando a lei: - Quindi aveva deciso di tornare a casa…-
- La sua testa era già a Boston. Il suo cuore non si è mai allontanato da lì.-
- Ma-Maura?-
I miei occhi si illuminano di gioia, dopo aver udito la sua voce.
- Va da lei.- mi dice lui sollevato.
Ma io sono già dentro.
 
 
 
- Come ti chiami?- chiede il dottore passandole una luce abbagliante vicino agli occhi. Lei li strizza infastidita.
- Jane Clementine Rizzoli.- controlla con la coda dell’occhio se sto ridendo per il suo buffo secondo nome. Cerco di trattenere le risate, ma non posso evitare di sorridere. Lei storce la bocca.
- Si tocchi i pollici con le altre quattro dita.-
Lei lo fa senza esitare: - Va bene così?- dice ripetendo il gesto più volte.
- Benissimo. Ora mi dica tre cose che non so.-
- Uhm…vediamo…mi piace il baseball, ho studiato danza classica da bambina e da piccola ho avuto un cane che si chiamava Gatto.-
- Gatto?- dice il dottore sorpreso.
- L’ha scelto Tommy. Voleva fargli venire una crisi d’identità, ma non ha avuto successo.-
- E’ vero?- ridacchia il dottore rivolgendosi a me.
- Purtroppo è la verità.- rido di rimando.
- Beh, allora direi che le funzioni cognitive sembrano intatte. Tornerò più tardi per controllare le ferite, ma nel complesso sento di dire che potrà solo migliorare.-
Appena il dottore esce dalla stanza l’espressione di Jane si fa più seria, ma cerca di mantenere un lieve sorriso sul volto segnato e smunnto. – Allora, siamo qua…-
- Già. Come ti senti?-
- A pezzi. Letteralmente. Avrai saputo cosa è successo.-
- Sì, l’ho saputo e mi dispiace tantissimo, ma sappi che ti starò vicina. Io e Charlotte, ti sosterremo passo dopo passo.-
Jane si sdraia e si tira su la coperta fino al mento: - E’ strano- mi dice: - L’ultima volta che io e te siamo state in ospedale io avevo appena perso mio figlio, ed ora ci ritroviamo qui e io sono stata violentata e sto ancora peggio di prima…mi sembra che tutto stia andando per il verso sbagliato e che le cose possano solo peggiorare.-
- Sai una cosa? Credo che tu ti stia sbagliando.- mi avvicino e la prendo per mano: - Vedi laggiù? Quelli sono tutti regali che ti hanno fatto chi ti vuole bene. Tommy, Korsak, Kiki, Cailin, Hope, Cavanaugh, Tasha…-
- Korsak? E Tasha? Ma hanno fatto tanta strada per venire fino a qui.- dice Jane commossa.
- Già, ma sono venuti lo stesso. Perché ti vogliono bene e nonostante tu creda che la vita riservi sempre dei dispiaceri io penso che ciò che hai intorno, ciò che hai costruito grazie alle tue buone qualità valga molto di più di ciò che quell’uomo ti ha fatto. La tua debolezza non ti rende più vulnerabile ed insicura, ti rende più vera…-
- Più facile da amare.- sorride malinconica lei.
- Senti- le chiedo portandomi la sua mano alla bocca e stampando un dolce bacio sulle sue dita ossute.- Cosa facciamo con Charlotte? La facciamo venire qui?-
- No.- dice Jane pensosa: - Non voglio che mi veda in questo stato. Sarebbe troppo duro per lei e ne ha già passate tante…appena mi riprenderò passerò un po’ di tempo con lei. Va bene?-
- Fa come ti senti. Però non mi congegna lasciarla all’oscuro…-
- Neanche a me, ma non voglio che si preoccupi più del necessario. E poi sarò in piedi tra pochi giorni, no?-
Faccio un’espressione poco convinta e lei se ne accorge:- Vuoi rimanere qui vicino a me per un po’?- si sposta e mi lascia spazio su un lato del letto, mi fa cenno di avvicinarmi. Obbedisco titubante e mi adagio supina di fianco a lei. Mi abbraccia e mi accarezza il viso. Vorrei baciarla, ma ho paura. Non voglio forzarla quindi aspetto le lo faccia lei. Dolorante cerca di farmi più spazio, la sento gemere di dolore.
- Jane forse non dovrei restare qui, ti fa male, lo sento.-
- ti prego non lasciarmi.- mi sussurra disperata.
- No, no. Sono qui con te. Non me ne vado.-
Mi stringe più forte appoggiando la sua testa fasciata sul mio cuore. Il mio battito cadenzato sembra calmarla.
- E così lascerai l’FBI.-
- Doveva essere una sorpresa e invece…-
- Perché hai deciso di abbandonare la tua carriera?-
- Perché non avrebbe senso avere successo se poi quando ritorno a casa non ho nessuno con cui condividere la mia gioia. Voi siete la cosa più importante per me e ho rischiato di perdervi, molte volte. Non voglio provare questa sensazione mai più. Non lo sopporterei. Perciò la mia non è una rinuncia, è un’opportunità per ricominciare.-
Calde lacrime si fanno strada sul mio viso, allungo la mano e la appoggio sul fianco di Jane, lei non si ritrae: - Questo è il regalo migliore che abbia mai ricevuto. Ma la cosa più importante e che tu stia bene e sia viva. E se per te stare bene significa restare con noi non potrei essere più appagata. -
- Sei contenta? Davvero?- mi chiede lei
- E tu? Sei convinta della tua scelta?-
- Se tu sei felice, lo sono anche io. Tutto il resto verrà da sé.-
   
 
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