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Autore: Evilcassy    08/06/2009    5 recensioni
Kagome Higurashi è una studentessa di archeologia ormai prossima alla laurea, che si trova, con altri suoi colleghi, a studiare un'antica civiltà scomparsa, tra le rovine affascinanti di una città perduta. Ossessionata da sempre da sogni a cui non riesce a dare un significato e che sembrano più dei ricordi che frutto della propria immaginazione, la ragazza scoprirà ben presto di non essere finita lì per caso...
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Lost Kingdom

 

10.  The Heart of Darkness

 

“KAGOME, TORNA QUI!”

“KAGOME! FERMATI!!!”

“ASPETTAMI!!”

Ma la ragazza continuò a correre più veloce che poteva, l’arco stretto tra le dita di una mano e la faretra con le ultime tre frecce nell’altra.

Saltò un tronco a terra, per poco non sdrucciolò sui rametti, con lo sguardo sempre fisso sul bagliore violetto nell’immenso corpo d’aracnide. I latrati inferociti di Sesshomaru si confondevano con i rumori di rocce frantumate, di alberi abbattuti e di colpi che finivano al terreno. Naraku era in difficoltà, questo le era chiaro anche a lei, ma finché nel corpo aveva la sfera degli Shikon non poteva essere battuto; e, questo Kagome lo avvertiva non aveva ancora sfoderato la sua vera potenza.

Una delle acuminate zampe affondò nel ventre del gigantesco Cane, facendolo arretrare di qualche passo, e uggiolare di dolore per un istante. Pur sputando sangue, Sesshomaru non aveva intenzione di demordere: con una zampata spezzò l’arto nemico che lo aveva ferito, preparandosi poi per attaccarlo.

Naraku, inaspettatamente, sogghignò, agitando il moncherino della zampa. Una sostanza vischiosa e verde ne fuoriuscì, e la ragazza temette per un istante di ritrovarsi di fronte ad un altro esercito di morti viventi. Ma invece, il liquido sembrò solidificarsi immediatamente e prendere forma, ritrasformandosi nella zampa mancante.

Sesshomaru, la tua rabbia ceca mi stupisce: dove è finito il guerriero freddo, che non sbagliava un colpo, tecnicamente perfetto?”

Il Re degli Youkai ringhiò dallo scorno attaccando nuovamente. Questa volta furono tre le zampe che lo misero a tappeto, perforandolo. Kagome si coprì la bocca inorridita, prima di incoccare la freccia: il bagliore ora era molto fioco, svanito dietro una parte del corpo protetta del demone. Si rese conto di avere solo un colpo a sua disposizione: se Naraku si fosse accorto di lei sarebbe stata spacciata. Cercò dunque di mirare alla vaga luce. “Dannazione, così colpirò alla cieca.” Pensò, mordendosi il labbro inferiore sino a sentire il sapore del sangue. Il Ragno, continuando a tenere il corpo canino del Re ancorato a terra, nonostante gli sforzi di quest’ultimo per liberarsi, gli si stava avvicinando, continuando a ridere ferocemente.  

Kagome non aveva molto tempo. “Non posso attendere oltre” si convinse, tendendo l’arco.

“CICATRICE DEL VENTO!”

E un lampo che squarciava il vento e le zampe di Naraku. Il liquido verdastro si propagò tutto intorno, colpendo anche Kagome, facendola sbilanciare e cadere a terra.

Quella sostanza vischiosa puzzava di marcio e bruciava sulla sua pelle. Se la tolse di dosso urlando, togliendosi anche la maglietta per pulirsi le mani e la faccia.

Alla semioscurità non vedeva realmente il danno che le aveva provocato, ma poteva giurare che avrebbe trovato dei segni di ustioni sulle sue mani e sul collo.

Riprese in mano l’arco e la freccia, tornando a guardare la scena.

Inuyasha si parava contro Naraku, Tessaiga luminosa e carica di energia come non mai, gli occhi d’oro fissi e pericolosi e le zanne spianate. Alle sue spalle, Sesshomaru stava perdendo la forma canina, tornando istante dopo istante ad una umanoide.

Con un urlo che non sembrava neppure uscito dal suo corpo, Inuyasha si lanciò contro Naraku, menando fendenti con la spada.

Il demone schivava gli attacchi deridendolo, stuzzicandolo con attacchi rapidi. Inuyasha richiamò nuovamente a sé la cicatrice del vento, riuscendo a farlo arretrare.

Kagome riuscì ad individuare nuovamente la sfera. Cambiò, posizione, aggirando il demone per portarsi in una posizione più favorevole.

Re Sesshomaru era riuscito a rialzarsi. “Vattene, Inuyasha, qui basto io a farlo fuori.” Ringhiò al fratello, scostandolo.

Tsk! Non starai mica scherzando, vero? Quel dannato a dentro di sé la sfera degli Shikon. Non puoi fare nulla contro di lui da solo.”

Il fratello gli rivolse uno sguardo folle d’ira. “Come ha potuto prendere la sfera dal collo di mia figlia?” Afferrò Inuyasha per il collo, stringendolo. “Ti avevo detto di difenderla, questo era il tuo compito.”

Per liberarsi il mezzo demone fu costretto ad affondare gli artigli nel polso più che poté, sotto la risata divertita di Naraku.

“Sono stato imprigionato tanto quanto te, Sesshomaru. E non ho potuto fare nulla per impedire la morte di Kikyio e della Principessa.” Inuyasha sfilò il fodero di Tenseiga dalla cintura e lo porse al fratello. “Se vuoi fare fuori il diretto responsabile, allora prendi la tua spada e prenditela con Naraku, razza di un imbecille.

Il Re gli puntò nuovamente gli artigli alla gola. “Con te farò i conti dopo.” Sibilò, prima di strappargli il fodero dalla mano e di estrarne la lama, guardandola con un moto di ripugnanza. “Inutile, sciocca lama spuntata…” mormorò. “Cosa diamine me ne faccio di questa spada ammazzamorti, se quell’essere è ancora vivo?”

Inuyasha spostò lo sguardo sul demone mostruoso, che si stava già preparando ad attaccare, con il sogghigno solito sulle labbra livide. “Naraku non è ne morto né vivo. E’ un ammasso di cadaveri, tenuto in vita dalla sfera degli Shikon e dagli spettri maligni che lo formano. Per questo sia la mia spada che la tua possono colpirlo. Quindi, con la tua inutile, sciocca e spuntata lama puoi fare la cosa più utile in questo momento: farlo a pezzi.”

Non fece in tempo a finire la frase che il Re si era già lanciato verso l’avversario, menando un fendente che l’altro parò con una zampa alzata, per poi colpirlo e farlo precipitare a terra con un’altra. Stessa sorte toccò ad Inuyasha, nella parte opposta. Il mezzo demone si rialzò, tossicchiando e sputando un dente, cercando con lo sguardo il volto di Kagome, nascosto tra i tronchi spezzati, intenta ad attendere il momento propizio per scoccare la freccia.

“E muoviti…” borbottò, rialzandosi in piedi, pronto ad un altro attacco.

Sesshomaru rotolò per la pianura, riuscendo a fermarsi puntando la lama al terreno. Si rialzò, la vista annebbiata, scostandosi i capelli candidi dal volto. Sentiva  le guancie bagnate, se ne toccò una e si guardò la mano. Le dita, alla fredda luce che persisteva tra i resti dell’accampamento, erano rosse. Sangue.

E non solo il suo.

 

Teneva premuta quella ferita con la mano, senza smettere di fissarla negli occhi di fuoco, che si spegnevano istante dopo istante.

Un rivolo di sangue le scendeva dalle labbra, percorrendo la guancia pallida e gocciolando nel terreno.

“Non osare andartene Kagura” sibilò. La voce gli fremeva dalla rabbia. Era capitato tutto sotto i suoi occhi, e non era riuscito ad impedirlo. Come poteva credersi il più potente tra gli Youkai, se non era riuscito nemmeno ad impedire la morte della propria Regina. “Stai tranquilla. Adesso il sangue smetterà di uscire, non preoccuparti.”disse, più per convincere sé stesso che la donna che aveva tra le braccia.

Le dita di Kagura stavano già perdendo calore, quando si alzarono, tremanti ed incerte, verso la sua guancia. Gli sfiorò il volto, deglutendo il proprio sangue, il capo che non ne voleva sapere di star sollevato.

Un fiotto di sangue uscì più copioso dalla ferita slabbrata, ma il suo volto non si increspò in nessuna smorfia di dolore. “Ho solo freddo.” Mormorò. “Mi scaldi, Sesshomaru?”

Il Re la strinse delicatamente a sé, accarezzando la testa castana, abbandonata sulla sua spalla. “Dal vento sono nata, e dal vento io ritorno, Sesshomaru. Io non vi lascio… io vi sarò sempre intorno…!”

Annuì, cercando di trovare conforto nelle sue parole, stringendo le labbra nonostante le tante cose da dirle. Il respiro della donna si fece flebile, e poi scomparve, insieme al battito del suo cuore, e la mano che continuava a sfiorare il volto del Re cadde.

 

La mano si strinse a pugno, e gli artigli conficcati nel palmo fece uscire altro sangue. I petali gialli di un fiore a lui famigliare si mossero nella polvere ai suoi piedi, attirando la sua attenzione.

Fece per prenderne uno, ma gli sfuggì tra le dita, e fu sospinto più lontano. Dal vento. Sesshomaru seguì con lo sguardo i petali.

Una bambina umana, tra i resti di una capanna, che si proteggeva inutilmente con uno dei sostegni di legno ancora piantati a terra. Lo fissava, con gli occhi castani sgranati e le labbra pallide dalla paura.

I loro occhi si incontrarono per un lungo istante. Doveva esserci un perché quei petali erano volati nella sua direzione. Quella bambina avrà avuto più o meno una decina d’anni, e nonostante la battaglia, i colpi e gli urli, era rimasta a fissare. Perché?

Che fosse…?

No, impossibile. Sua figlia era una Youkai, ed era appena nata.

O forse erano passati anni? o secoli?

Infastidito dalle sue stesse domande, il Re degli Youkai tolse violentemente lo sguardo dalla bambina. “E’ meglio che tu te ne vada” le disse, prima di correre nuovamente verso il nemico.

Rin rimase ancora a guardarlo incantanta. “Padre…” mormorò, nella lingua Youkai, sorprendendosi nel pronunciare quella parola. Miroku le corse incontro, sollevandola da terra. “Ti abbiamo cercato dappertutto!” la rimproverò, scappando con lei in spalla.

La bambina non rispose, era cosi assorta dalla contemplazione del Re che quasi non se ne era accorta.

 

Inuyasha si trovò nuovamente a terra, una delle zampe conficcata nella spalla, che si muoveva dolorosamente. Il mezzo demone poteva sentire le proprie ossa frantumarsi, e non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un grido di dolore. Ma quanto ci metteva quella stupida a lanciare quella maledettissima freccia?

Il lampo bianco che troncò la zampa conficcata nella sua spalla annunciò il nuovo attacco di Sesshomaru. Il mezzo demone si alzò faticosamente, togliendosi il resto putrefatto dell’arto nemico, ringraziando il fratello, che non lo degnò di uno sguardo.

Il Re puntò la spada verso il demone, poi saltò velocemente verso di lui, seguito da Inuyasha. Le lame affondarono nelle disgustose carni, le tagliarono, le amputarono, ma inutilmente: Ogni ferita che si apriva si richiudeva immediatamente, e le zampe e le braccia di Naraku continuavano a crescere. Per impedire che Sesshomaru venisse colpito alle spalle, Inuyasha si trovò bloccato nuovamente a terra

Una delle zampe stava giusto puntando al suo petto, quando venne staccata di netto da una scia luminosa.

La freccia si conficcò a terra, senza aver causato ulteriori danni al demone.

Naraku si voltò verso il punto in cui era partita la freccia, il volto attraversato dallo stupore. La zampa sembrava non dover ricrescere, il demone l’agitava sopra la testa di Inuyasha, che approfittò del momento per divincolarsi, tentando di liberarsi.

Kagome aveva già incoccato la freccia, e la puntava verso il demone. Era stata costretta a scagliare la prima per salvare Inuyasha, ma ora vedeva chiaramente il punto da colpire. Strinse i denti, tendendo l’arco. Il demone intuì le sue intenzioni e gridò di rabbia, muovendo il gigantesco corpo, un raggio luminoso che gli usciva dalla bocca e puntava verso la ragazza. Il calcio di Sesshomaru arrivò diretto ed implacabile sul volto, facendo spostare la testa di Naraku quanto bastava per impedire che Kagome venisse travolta dall’energia maligna.

La ragazza si sbilanciò, la corda dell’arco gli sfuggì di lato, e la freccia partì, sfiorando a malapena il corpo del demone.

Inuyasha riuscì a liberarasi, recuperando Tessaiga, per affondarla nel ventre di Naraku. La lama di Tenseiga fece lo stesso sul collo.

Entrambe le spade vennero sbalzate all’esterno, come se avessero colpito uno spesso muro di gomma, e i contendenti volarono in direzioni opposte, riuscendo comunque ad atterrare in piedi e a lanciarsi nuovamente all’attacco.

Kagome imprecò per l’occasione persa, e recuperò la faretra. L’ultima freccia. Se fosse stata credente, avrebbe pregato. Ma era atea, anticlericale e non sapeva neppure a quale divinità fare ricorso in momenti del genere. Raccolse tutta la sua concentrazione e incoccò la freccia.

Il bagliore violaceo. La sfera che pulsava la sua potenza.

Mirò.

Tese l’arco, approfittando che Naraku era distratto da Sesshomaru e Inuyasha.

Il demone le gettò un’occhiata. E una zampata si diresse implacabile verso di lei.

Non c’era tempo. Kagome scoccò la freccia: “VAI!!”

La zampa la colpì dritta in un fianco, falciandola. Quasi non sentì il dolore delle ossa che si spezzavano. La sua attenzione era rivolta alla freccia.

“Vai, ti prego, vai” mormorò, intuendo che non avrebbe mai colpito. La traiettoria era sbagliata.

Di poco, ma sbagliata.

Sarebbe bastato un colpo di vento per indirizzarla nella giusta direzione.

E il Vento arrivò. Un alito, lieve, evanescente come la figura che lo guidava, poco più che un velo di fumo che attraversò la freccia, spostandolo di quel poco…

Naraku fece in tempo a gridare. Inuyasha a lanciarsi su di lei.

Il dardo colpì la sfera degli Shikon.

E tutto divenne d’un bianco accecante.

 

 

I miei ritardi si fanno sempre più disastrosi!!!!!!

Chiedo davvero scusa….T.T perdonatemi!!!

Siamo ormai alla fine di questa avventura, grazie per avermi accompagnato, supportato e commentato!!!

Grazie davvero a tutte!!! Continuate a farlo!

E.C.

 

 

 

   
 
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