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Autore: beat    09/06/2009    1 recensioni
Le labbra di Neji si tirarono in un teso sorriso. Sfogare la propria rabbia sulle cose forse gli avrebbe fatto bene.
Sentiva che se avesse accumulato anche solo una minima quantità di nervosismo in più, sarebbe esploso. E allora, non avrebbe voluto essere nei panni di chi gli fosse stato vicino in quel momento.

{Dedicata a Shurei, per il suo compleanno! ^_^}
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Neji Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Nota prima di leggere: Questa storia è ambientata durante l'esame per la selezione dei chunin, e nello specifico il giorno dopo i primi scontri diretti (per capirci: Neji contro Hinata, Lee contro Gaara, etc).
Ricordo anche che in quel frangente, il team della Sabbia stava complottando per attaccare Konoha.

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Avviso: Questa fiction è dedicata con tantissimo affetto a Shurei, per il suo compleanno!
Spero proprio che ti piaccia!
E mi raccomando: non farti abbattere da niente e da nessuno!
Tanti auguri Mary! ^__^

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Wrath and Puppets


Era una magnifica giornata a Konoha.
Il sole brillava alto in un cielo incredibilmente azzurro e senza una sola nube.
Gli uccellini cinguettavano allegri sui rami, e Neji Hyuga stava procedendo per strada con sguardo furente.
Camminava quasi a passo di marcia, scostando malamente tutti quelli che avevano la sfortuna di incrociare il suo cammino.
Era terribilmente nervoso quella mattina, e neanche quella giornata praticamente perfetta sembrava essere in grado di placare il suo animo. Anzi, con la sua sfacciata allegria, era come se lo rendesse ancor più irascibile di quanto già non lo fosse di suo.
Quel senso di irritazione che aveva accumulato dal giorno prima era via via cresciuto con il proseguire delle ore.
E tutto questo era stato a causa di quel maledetto esame per la selezione dei chunin a cui stava partecipando.

Il giorno precedente aveva avuto luogo la terza parte dell'esame. Scontri diretti.
Aveva sperato di sfogare un po' dalla frustrazione che provava quotidianamente.
E se, in un primo momento, era stato effettivamente così, alla fine si era reso conto che il suo nervosismo non aveva fatto che peggiorare, raggiungendo il livello più alto che il ragazzo avesse mai provato in tutta la sua vita. E questo perché non solo aveva dovuto combattere contro madamigella Hinata, la sua odiata cugina della Casata Principale.
No, oltre a quello era anche stato messo in ridicolo con tutti i jonin, e solo perché aveva combattuto senza riguardi. D'altra parte, non era certo colpa sua se Hinata non era in grado di combattere al suo livello.

E oltre quello scontro, tremendamente irritante e ridicolo, aveva dovuto anche assistere alla sconfitta dei suoi due compagni di squadra.
Tenten aveva miserabilmente perso contro la ragazza di Suna, in un incontro davvero squallido. Non era riuscita a mettere a segno nemmeno un colpo.
Lee invece si era fatto massacrare da quel Gaara, il piccoletto psicopatico.

Non che gli importasse particolarmente della sua sconfitta.
Si era però sentito profondamente preso in giro quando aveva scoperto che Lee era in grado di tirare fuori quella forza. Non lo aveva mai sospettato: durante gli allenamenti non aveva mai mostrato una potenza così spropositata.

E, ciliegina sulla torta, provava una profonda irritazione anche nei confronti di Gai-sensei.
Per una serie di motivi, il maestro era stato profondamente scorretto nei suoi confronti. Era chiaro, palese praticamente, che Gai avesse una predilezione per Lee. Ma questo non doveva significare che un allievo avesse un trattamento di favore rispetto agli altri.
A lui Gai non aveva nemmeno provato ad insegnare quella strana tecnica che il compagno aveva usato. Anzi, a dirla tutta, non gli aveva mai nemmeno insegnato nulla che già non sapesse. Faceva allenamenti speciali solo a Lee.

E anche in quel momento, Gai-sensei era da Lee.
Neji era andato a trovarlo in ospedale, quella mattina, sicuro che avrebbe trovato lì il suo maestro. E come era prevedibile, era al capezzale del suo pupillo, gli occhi lucidi e il tono lacrimoso. Neji aveva sperato in un allenamento speciale, visto che era l'unico della squadra in grado di muoversi, ma Gai lo aveva liquidato con un “Prenditi anche tu un giorno di pausa. Tanto hai ancora un mese di tempo per la finale!” ed era tornato immediatamente a rivolgere la sua più completa attenzione al suo allievo preferito.

Neji aveva stretto i pugni e se ne era andato dalla stanza con nervosismo e anche una punta di disgusto.
In quel momento stava odiando tutto e tutti.

Lee, Gai, Tenten.
E poi Gaara e Temari, che avevano fatto tutto quel casino.

Se solo quei due imbranati dei suoi compagni non fossero stati così deboli, ora lui avrebbe potuto allenarsi come doveva.
E invece no! Doveva per forza aspettare i comodi del suo troppo sentimentale maestro.

Neji digrignò i denti, talmente forte da sentirli scricchiolare.
Prese a calci un sassolino che ebbe la sventura di finigli davanti ai piedi.
La piccola pietra volò per almeno una ventina di metri, tanto era stato potente il calcio che l'aveva colpito.
Finì contro un albero che costeggiava il viale, la cui corteggia venne addirittura scheggiata.
Un nugolo di passeri si alzò in volo, spaventati dal colpo improvviso.

Le labbra di Neji si tirarono in un teso sorriso. Sfogare la propria rabbia sulle cose forse gli avrebbe fatto bene.
Sentiva che se avesse accumulato anche solo una minima quantità di nervosismo in più, sarebbe esploso. E allora, non avrebbe voluto essere nei panni di chi gli fosse stato vicino in quel momento.
Per evitare di danneggiare ulteriormente il Villaggio, decise di spostarsi verso i campi di addestramento. Lì almeno poteva sfogarsi quanto gli pareva, e danneggiare tutto quello che voleva senza problemi.

Percorse la strada correndo. Saltava da un ramo all'altro con agilità, quasi senza toccare veramente le piante, da tanto andava veloce.
Corse, cercando di non pensare a nulla.
Doveva svuotare la mente.
Cercò di focalizzare il suo pensiero solo sul suo respiro e sul ritmo cadenzato dei passi.
Andò avanti per un po', superando i campi di addestramento più vicini al Villaggio. Aveva intenzione di stare da solo, dirigendosi verso quelli più lontani, di solito non utilizzati da nessuno.
Corse per quasi venti minuti. Quando finalmente intravide il campo che aveva in mente, rallentò. Come d'abitudine, attivò il Byakugan, per assicurarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze.

Fu con somma delusione che si accorse che il campo d'addestramento prescelto era già occupato.
Ma alla delusione seguì presto la rabbia, e subito dopo una folle eccitazione. Un sorriso storto gli piegò le labbra sottili.

Uno scontro era quello che ci voleva.

E l'intruso che aveva individuato sarebbe stato un ottimo pretesto per un incontro immotivato.
Una perfetta valvola di sfogo.

Riprendendo parte della sua consueta razionalità, il ragazzo si appostò tra gli alberi, cominciando a studiare il suo avversario.
Ne seguì i movimenti per lunghi minuti, confrontando quello che stava vedendo con quello che aveva notato il giorno prima.
Era bravo, ma aveva una serie di difetti che in una sfida lo avrebbero di certo portato alla sconfitto. Specialmente contro di lui.

Inoltre, nemmeno Neji sapeva perché, ma quel ragazzo gli dava sui nervi. E non era a causa del suo particolare stato d'animo. Anche il giorno prima – in cui era stato decisamente più calmo – aveva provato una particolare irritazione nei confronti di quel ninja.

– Perfetto – pensò a quel punto.

Non poteva davvero chiedere di meglio per sfogarsi.
Quando ebbe la certezza che sarebbe riuscito a vincere senza troppe difficoltà, Neji si alzò dal ramo su cui si era appollaiato e, con passi felpati, si diresse verso il suo ancora inconsapevole avversario.
Solo quando fu a poche decine di metri di distanza si palesò.
Saltò giù dagli alberi, atterrando con un leggero tonfo alle spalle del suo avversario.
Neji vide il ragazzo in questione irrigidire istintivamente le spalle, per poi voltarsi di scatto, fronteggiandolo con l'aria più intimidatoria che gli riuscì.
In effetti, constatò Neji tra sé e sé, con quella faccia tutta imbrattata di bianco con le strisciate viola, quel ragazzo non ispirava certo fiducia.
Ma Neji sapeva che in realtà si stava solo nascondendo. Dietro quella mascherata da duro probabilmente si nascondeva un codardo della peggior specie.
Neji ghignò.
Gli avrebbe fatto rimpiangere di essersi allontanato da Suna.

“Che vuoi?” chiese Kankuro , diretto e senza alcun cenno di cortesia nella voce.

Neji non rispose. Si limitò a squadrarlo con maggior insistenza.
Percepì chiaramente i muscoli dell'avversario irrigidirsi di nuovo. Gli sembrò quasi di vederlo tremare sotto il pesante sguardo indagatore dei suoi Occhi Bianchi.

“Ehi, sei sordo? Che diavolo vuoi? Questo campo è occupato, se sei qui per allenarti!”

Le labbra di Neji si piegarono in uno strano sorrido. Quasi sadico.
Senza aver dato un minimo avviso al suo avversario, Neji partì all'attacco.
In due balzi fu addosso a Kankuro. Il quale, nonostante la sorpresa dell'attacco improvviso, non si trovò completamente impreparato. Aveva scorto qualche cosa di strano nello sguardo nebuloso del ninja della Foglia, e non aveva mai abbassato la guardia da quando gli si era palesato.

Purtroppo però, il colpo che gli era stato portato era stato così veloce e potente che lo aveva costretto ad arretrare di parecchi passi per incassarlo limitando i danni.
Saltando via nel tentativo di evitare un secondo attacco, Kankuro sciolse i legacci di Karasu, liberando la marionetta dalla sua custodia.
Attaccò immediatamente i fili di chakra alla sua marionetta, irrigidendo poi le dita, pronto a farla scattare in caso di ulteriore attacco.

Attacco che non arrivò.

Neji infatti non aveva calcolato che quel Kankuro potesse disimpegnarsi così abilmente dal suo attacco.
Certo, lo aveva colpito e poteva vedere bene il filo di sangue che gli colava da un angolo della bocca. Ma di certo non si sarebbe mai aspettato che il ragazzo riuscisse a limitare in maniera così sorprendente i danni. E soprattutto non credeva che avrebbe reagito in maniera così pronta.
Neji sapeva bene che i marionettisti mettono tutte le loro speranze di vittoria nella propria arma – in quel caso un'inquietante figura, vagamente antropomorfa, con due paia di braccia – e che nella maggioranza dei casi non se la cavano bene nel corpo a corpo.
Aveva sperato di riuscire a colpirlo abbastanza duramente prima che lui riuscisse a tirare fuori la sua bambola di legno.
Sarebbe stato più facile vincere se avesse colpito il burattinaio.
Ma ora, aveva di fronte a sé un avversario pronto a combattere, nel pieno delle sue capacità.
Forse aveva fatto male i suoi conti.
Neji scacciò subito via quel pensiero. Era stato lui ad attaccare. Aveva voglia di uno scontro che lo facesse sfogare, e se il suo avversario era ad un buon livello, la cosa sarebbe stata molto più interessante.

I due ragazzi si stavano squadrando da un paio di minuti ormai.
Ognuno era chiuso nei propri pensieri, senza però perdere un secondo di vista chi gli stava di fronte.
Kankuro fissava perplesso il ragazzo che lo aveva attaccato. Ricordava che si chiamava Neji Hyuuga, e che il giorno prima lo aveva visto combattere contro quella ragazzina titubante che portava lo stesso cognome. Aveva seguito con interesse l'incontro, visto il genere di tecniche così inusuali che avevano sfoggiato.
Anche se si era trovato a pensare che quel ragazzo, per quanto forte, aveva di certo qualche rotella fuori posto. E il fatto che lo avesse appena attaccato senza alcuna ragione evidente, ne era la conferma.
Kankuro si spostò leggermente a destra, per avere una visuale migliore dell'avversario.
Con cautela, gli rivolse la parola.

“Si può sapere che diavolo ti è preso?”

Neji continuò a non rispondere.

“Allora? Sei pure muto per caso? O semplicemente pazzo?”

Neji fece una strana smorfia a quella domanda, ma ancora non si degnò di rispondere. Si limitò semplicemente a spostarsi anche lui leggermente, seguendo i movimenti del suo avversario. Stava cercando la maniera migliore di attaccarlo senza finire tra le grinfie della marionetta.

“Non so che cosa tu sia venuto a fare, e non mi interessa. Ma se hai intenzione di attaccare di nuovo, ti dico subito che sarà peggio per te!”

Neji emise un verso, a metà tra uno sbuffo e una risata.
Evidentemente non riteneva possibile quello che il ragazzo aveva appena minacciato.
Kankuro ghignò a sua volta.

“Non mi ritieni capace di farlo?!”

“Proprio no. Non sei certo al mio livello!”

“Oh, che onore, ti sei deciso a rivolgermi la parola!”

Neji arricciò di nuovo il naso, infastidito da qualche cosa che Kankuro non colse. Anche se in verità, la cosa non gli interessava poi molto.
Voleva solo togliersi da quella situazione.
Non poteva permettersi di finire in mezzo ai casini.
Non con quello che c'era in ballo.
Anche se era pur vero che non era certo stato lui a crearli, i casini. Almeno per una volta!

“Senti, o mi dici che diavolo vuoi da me, o ti levi dalle palle!”

Neji strinse le labbra, continuando a guardarlo fisso.
Kankuro si stava spazientendo. Non era un tipo imperturbabile come il fratello, o calcolatore come la sorella. No, se c'era da reagire lui reagiva. E al diavolo le conseguenze!

Fortunatamente – se così si poteva dire – Neji si decise a partire all'attacco.
Cercò di superare lo sbarramento di Karasu, ma la marionetta era decisamente più agile di lui nello spostarsi, e per tre volte di seguito bloccò il passo del ninja della Foglia, permettendo così a Kankuro di spostarsi il più lontano possibile dall'avversario.
Avrebbe avuto la peggio in un scontro corpo a corpo, ma sulla distanza poteva batterlo.
Dovette usare tutte le capacità di cui disponeva per mantenere la velocità dello Hyuuga.
Quel maledetto pazzo era dannatamente veloce!
Più di una volta Karasu aveva rischiato di venire colpito da un colpo di Juken.
Fortunatamente Kankuro era riuscito a prevedere tutti gli attacchi, e i danni che la marionetta aveva subito erano davvero esigui.

Lo scontro proseguì per alcuni interminabili minuti.

Kankuro aveva cercato di allontanarsi da Neji, nascondendosi nel fitto del bosco. Ma il ragazzo, con la sua vista miracolosa, lo scovava sempre. Per cui decise che era meglio evitare di nascondersi e di restare più vicino, in modo da vedere più chiaramente e così poter guidare in maniera più precisa possibile Karasu.
La sfida pareva essere infinita.

Per ogni danno che Neji infliggeva a Karasu, la marionetta riusciva comunque a contrattaccare. Quel dannato pezzo di legno aveva un'infinità di armi nascoste, che sbucavano quando meno se lo aspettava. E nemmeno con il suo Byakugan poteva anticipare quello che sarebbe successo di lì a pochissimo. E soprattutto, non riusciva in alcun modo ad avvicinarsi al marionettista.
Aveva provato a distruggere in un colpo solo la marionetta, sia con la Rotazione Suprema che con le Sessantaquattro Chiusure. Ma ogni volta che ci aveva provato, quel maledetto Kankuro aveva posto la sua marionetta in salvo, semplicemente sollevandola in aria, fuori dalla sua portata.

Si stava innervosendo.

Quello scontro non stava andando come aveva ipotizzato.
Aveva previsto di vincere con relativa facilità. E invece erano almeno venti minuti che giravano in tondo, a vuoto.
Non fosse stato così Hyuuga, avrebbe detto che erano alla pari.
La cosa lo stava facendo innervosire immensamente.
Gli stavano letteralmente saltando i nervi!
La tensione che si era accumulata aveva ormai superato il limite.
Facendo un salto in avanti, Neji si buttò a capofitto contro Karasu, il palmo teso davanti a sé, pronto a mandare in pezzi quella maledetta marionetta.
Ma agì con troppa foga, e si accorse solo all'ultimo di una piccola lama spuntata da una delle braccia. Deviò il colpo, ma si ferì lo stesso di striscio al ventre.
Nulla di preoccupante, per cui ignorò il bruciore e si concentrò nell'attacco che sperava essere quello finale.
La marionetta fece uno scatto all'indietro, ma Neji era riuscito lo stesso a colpirla, seppur non in pieno. Sentì chiaramente il legno del torace scricchiolare sinistramente sotto il suo palmo.

Ghignando di soddisfazione, si preparò a sferrare il colpo successivo, quando improvvisamente si trovò a terra, in ginocchio, stroncato da un lancinante dolore che partiva dal ventre e si stava ora spandendo per tutte le membra.
Confuso, guardò la ferita che gli era appena stata inferta, e fu con sommo stupore che vide i bordi del taglio macchiati di una strana sostanza oleosa.

“Veleno..!” soffiò tra i denti.

“Esatto” gli venne confermato dall'avversario.

Neji provò a rimettersi in piedi, ma fu colto da un pauroso capogiro, che lo costrinse di nuovo a terra.
Con una mano andò a tamponare la ferita, cercando per quanto possibile di pulirla dal veleno.

“Inutile.”

Kankuro era a pochi metri da lui.
Ora che Neji era a terra, non temeva più di avvicinarsi. Per quanto potesse essere abile come ninja, il corpo umano era quello che era, e nessuno poteva resistere al suo veleno.
Certo, aveva accuratamente scelto di utilizzare un veleno non mortale -  non poteva ancora permettersi di attaccare a viso aperto i ninja della Foglia – ma quello che aveva utilizzato era terribilmente debilitante e, soprattutto, estremamente veloce nell'agire.
Erano bastati pochi secondi e Neji era finito a terra, lacerato da spasmi di dolore. Non sarebbe riuscito a mettersi in piedi se non prima di molte d'ore.
Kankuro si permise di sorridere per la vittoria appena conseguita.

“Allora? Non fai più tanto lo spavaldo, eh?”

Per tutta risposta, Neji si limitò a grugnire qualche cosa di poco chiaro e anche poco educato nei confronti dell'avversario.

“Can che abbaia non morde!” lo canzonò Kankuro.

La rabbia di Neji, per nulla placata, si ingigantì.
Lo invase con talmente tanta potenza che per un attimo riuscì addirittura a sovrastare il dolore provocato dal veleno.
Con la sola forza della furia, riuscì a scattare in piedi, e a sferrare un pugno in faccia a Kankuro.
Il ragazzo non si sarebbe mai aspettato che qualcuno si riuscisse ad alzare in quelle condizioni, per cui fu preso totalmente in contropiede da quell'attacco inaspettato.
Incassò il pugno, che lo fece arretrare di un paio di passi.
Capì che il labbro inferiore gli si era spaccato dal fiotto di sangue che gli invase subitaneamente la bocca.
Digrignando i denti, Kankuro ripristinò la distanza che li separava e sferrò a sua volta un pugno alla bocca dello stomaco di Neji, che nel frattempo era stato di nuovo colpito dal dolore del veleno, ed era di nuovo in ginocchio. Il pugno di Kankuro lo mandò definitivamente al tappeto.
Ansimante, il ragazzo continuò a premersi la ferita, senza che però questo gesto gli portasse alcun sollievo.

“Idiota!” lo apostrofò Kankuro.

Neji non aveva nemmeno la forza di rispondere. Tutte le sue energie erano concentrate nello sforzo di non gridare per il dolore.
Con la coda dell'occhio, percepì che Kankuro si stava spostando, in modo da entrare nella sua visuale.
Con cautela – decisamente non si fidava di quel pazzo – si piegò sulle ginocchia, in modo da essere più vicino a Neji.

“Allora, hai finito di fare lo spavaldo?!” chiese, senza apparente scherno nella voce.

Era terribilmente serio.
Neji di nuovo non rispose. Si limitava a gemere sottovoce di tanto in tanto, quando gli spasmi erano più dolorosi.
Kankuro rimase a fissarlo per un po'.

“E quindi? Per caso volevi vendicare i tuoi compagni per ieri?” azzardò Kankuro.

E per tutta risposta, si beccò un'occhiataccia dall'altro ragazzo.

“È così o no?”

“Vai al diavolo!”

“Oh, certo. Molto educato da parte tua!”

Neji imprecò di nuovo.
Kankuro però, a quel punto, era troppo curioso di sapere come stavano le cose. Per cui si armò di pazienza e, ignorando gli improperi che gli venivano rivolti, continuò a domandare a Neji il motivo del suo comportamento.
Alla fine, forse esasperato dall'eccessiva insistenza dell'altro, Neji gli sputò addosso la tanta agognata risposta.

“Perché ti detesto! Te e i tuoi maledetti compagni di squadra! Avete mandato a monte tutto! E...e detesto te!” rimarcò, ansimando poi per lo sforzo di aver parlato ad alta voce.

Kankuro sollevò perplesso un sopracciglio.
Che ragazzo decisamente strano.

“Beh, mi dispiace, ma non posso farci niente se i miei fratelli sono così forti. O meglio, non è colpa mia se i tuoi amici sono stati così deboli!”

Kankuro si beccò un'occhiataccia a quell'affermazione, ma la ignorò diplomaticamente.

“Però, vedi, proprio non capisco perché tu ce l'abbia con me!”

Neji tentò di rialzarsi, ma non gli riuscì nemmeno di spostarsi di molto dalla posizione in cui stava.
Boccheggiando, si strinse le braccia con ancora più forza attorno la pancia.

“Male...maledetto marionettista!” bofonchiò, con incredibile disprezzo Neji.

Kankuro sollevò di nuovo il sopracciglio.

“È perché sono un marionettista? Ce l'hai con me per questo motivo?!” domandò, decisamente stupito, prima di lasciarsi andare ad una risata.

Neji strinse gli occhi, cercando di concentrarsi. Quel maledetto dolore non gli lasciava un attimo di tregua.
Quando Kankuro si ebbe ripreso dall'attacco di risa, tornò a rivolgersi all'altro ragazzo.

“Allora? È davvero per questo motivo?”

Neji non rispose, per cui Kankuro lo prese per un assenso.

“Questa me la devi proprio spiegare! Non si è mai sentito che qualcuno odiasse un marionettista solo per quello che è!”

E prima che Neji potesse fare qualunque cosa, Kankuro prese una siringa dal suo porta oggetti. Con una lieve pressione iniettò il liquido nel braccio di Neji.
Il ragazzo sentì subito un dolce sollievo sfiorargli le membra.

“L'antidoto” spiegò Kankuro, indicando con un cenno della testa la siringa “Ci mette un po' da agire, per cui non sperare di riuscire ad attaccarmi di nuovo.”

“Per...perché?” chiese Neji, quasi infastidito. E senza la benché minima intenzione di ringraziare.

“Perché voglio che tu mi dica la motivazione del tuo odio nei miei confronti. E visto che ti era difficoltoso parlare nella situazione di prima, ho dovuto per forza darti l'antidoto”

Gli occhi di Neji erano ancora ostili e Kankuro colse distintamente un lampo d'ira in quegli strani occhi perlacei.

“E non ti venga in mente di fare scena muta!” lo minacciò, anche se c'era una punta di divertimento nella sua voce “Se non parli ti avveleno di nuovo!” e gli sorrise sadicamente.

Neji aveva una gran voglia di mandarlo a quel paese, ma la prospettiva di rimanere per chissà quanto tempo a contorcersi dal dolore, senza che nessuno sapesse dove trovarlo, non era certo una prospettiva molto allettante.
Neji strinse le labbra, ma Kankuro era sicuro di avere letto chiaramente sul suo volto un cenno di arrendevolezza.

“Bene, vedo che hai capito. Allora, mi vuoi per favore dire perché ce l'hai a morte con i marionettisti?!”

Neji distolse lo sguardo.
In verità non sapeva bene nemmeno lui il perché.
Sapeva solo che li odiava.
Lo aveva capito il giorno prima, quando aveva visto Kankuro combattere.
Man mano che lo scontro proseguiva, aveva sentito crescere dentro di lui un fastidio sempre maggiore.

“Ti odio perché pretendi di controllare il resto!”

“Il resto? Intendi Karasu? Caro mio, mi sa che tu hai una visione un po' confusa del mio mestiere. Karasu è fatto apposta per essere controllato da me!”

“Odio chi cerca di controllare gli altri!” sputò lui, senza più freni ormai.

“Ma mi ascolti?! È fatto per questo!”

“Ti odio e basta!”

Kankuro stette zitto.
Quel ragazzo doveva avere molti, molti più problemi di quanto non desse a vedere.
E forse riusciva anche a capire che cosa c'era dietro.
Il giorno prima aveva sentito di sfuggita quello che i jonin avevano detto riguardo la costituzione del clan Hyuuga. Non aveva capito i dettagli, ma aveva chiaramente intuito che quel ragazzo – geniale – non avrebbe mai potuto avere una posizione di rilievo nella sua famiglia. Era nato schiavo e schiavo sarebbe rimasto per tutta la vita.
Per sempre controllato dalla Casata Principale.

E improvvisamente, Kankuro seppe cosa stava frullando così disperatamente nell'animo del tormentato Neji.
Fu una specie di intuizione, ma gli sembrò che riuscisse a spiegare il suo comportamento così strampalato.
Con un gesto secco delle dita, fece avvicinare Karasu a loro.
Vide Neji irrigidirsi impercettibilmente alla vista della marionetta.
Kankuro fissò prima lui, poi Karasu. Quando ritornò con lo sguardo su Neji, tagliò con un colpo netto i fili di chakra.
Karasu si afflosciò a terra, privo di vita.
Neji mandò uno sguardo interrogativo a Kankuro.

“Senza i fili di chakra, Karasu non è che un mucchio inutile di legno.”

Neji lo fissò interrogativo. Non capiva dove voleva andare a parare.

“Se non ci fosse la Casata Principale a muovere i tuoi fili, tu cadresti a terra come una bambola rotta?”

Neji spalancò gli occhi, stupito.
Cosa stava cercando di dirgli?

“Tu non sei una marionetta, Neji Hyuuga. Sei una persona. Anche se sei stato così sfigato da finire nella Casata Cadetta, rimani comunque una persona. E come tale, puoi decidere te stesso della tua vita. Non occorre che qualcuno ti dica che cosa fare!”

Neji rimuginò per un attimo su quelle parole.
Spostò lo sguardo su Karasu, così immobile e senza anima.

“Non è così semplice...” borbottò alla fine.

Kankuro gli tirò una pacca sulla testa.
Se Neji non fosse stato praticamente immobilizzato, avrebbe di certo cavato un occhio a Kankuro per quel gesto.

“Ovvio che non è così semplice, Hyuuga! Che credi? La vita non è mica tutta rose e fiori!”

“E allora..?!”

“E allora comincia a non farti mettere i piedi in testa.”

Neji distolse lo sguardo.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma quell'idiota ci aveva preso. Quello strano sconosciuto era riuscito a comprenderlo meglio di chiunque altro fino ad allora.
Lo aveva compreso anche meglio di se stesso.

“Bene, qui abbiamo finito!” Kankuro si rimise in piede, stiracchiandosi le gambe, per poi andare a raccogliere Karasu.

La ispezionò velocemente, borbottando a mezza voce che ci avrebbe messo almeno una settimana per rimetterla a nuovo. Quando ebbe stimato tutti i danni, la rimise con cautela nella sua custodia.
Conclusa anche quella operazione, se la caricò in spalla, per poi dirigersi verso il Villaggio. Era ora di rientrare. Temari lo avrebbe rimproverato se fosse stato fuori ancora.

“Ehi, ha intenzione di lasciarmi qui così?” domandò Neji al suo indirizzo.

Kankuro si voltò verso il ragazzo a terra, sorridendogli in maniera ambigua.

“Ovvio, Hyuuga. Devi pur pagarmela per avermi attaccato in quel modo!”

Neji cercò una risposta adeguata a quell'affermazione, ma non ne trovò alcuna.
Per cui si limitò a stare zitto, mentre sentiva la risata di Kankuro spegnersi in lontananza.





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Angolo dell'Autrice:

In realtà avevo sperato di fare una cosa comica.
Purtroppo però, non sono riuscita a trovare altro modo per far interagire Neji (il personaggio preferito di Shurei) e Kankuro (il mio preferito).
Ma a dirla tutta non mi dispiace come è uscita questa storia..! ^^"
Spero proprio che anche chi l'ha letta la pensi così.





E di nuovo: Buon Compleanno Mary!


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



   
 
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