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Autore: Warlock_Vampire    06/05/2017    2 recensioni
"Io, che ho conosciuto molto presto cosa fossero dolore e odio e che solo dopo molto tempo ho compreso l'amore; io, che ho imparato ad uccidere prima ancora di saper vivere; io, che ho vissuto per secoli nella profonda convinzione che ognuno può ottenere ciò che vuole, sempre e comunque, sacrificando tutto, se necessario; dopo così tanto ho davvero bisogno di mettere nero su bianco i fatti."
In queste memorie Katherine Pierce si racconta, dalla sua fragile umanità alla trasformazione in Vampiro, ripercorrendo tutte le tappe più significative della sua lunga esistenza.
AVVERTENZA: La lettura di questa storia è un contributo, una spin off, di The last challenge (il nostro crossover). Pertanto, consigliamo la lettura di The last challenge, anche se non è essenziale.
Inoltre, essendo la "nostra" Katherine, le vicende in cui è coinvolta sono frutto dell'immaginazione degli autori e nulla hanno a che vedere con la Katherine di The Vampire Diaries, pur ricalcandone l'aspetto e il carattere.
Precisato questo, buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Firenze - 1522

Passate le mie peripezie nel Nuovo Continente, torno in Europa decisamente più ricca di prima. In tutti i sensi.
Mi sono nutrita molto bene laggiù, ho visto luoghi meravigliosi e civiltà sorprendenti e misteriose, ho combattuto contro un Giaguaro mannaro maledettamente sexy, ho conosciuto il famigerato Conquistatore e inoltre, ho un Diamante Oscuro in mio possesso.
Chi l’avrebbe mai detto, che la mia pazza idea di partire per l’America avrebbe dato questi frutti? Sì, sono incredibilmente soddisfatta di me stessa.
Voglio trovare Rose, adesso. L’ultima sua lettera risale a quasi quattro anni fa e all’epoca era a Milano. Confido che non si sia mossa di lì senza prima avvisarmi. Io, del resto, non le ho detto di essere andata in America. Rose avrebbe di certo voluto seguirmi oppure persuadermi a restare in Europa ed evitare di correre “rischi inutili”, come li avrebbe definiti.
Ho deciso di fermarmi a Firenze per qualche settimana e da qui rintracciare Rose e riunirmi a lei. Ho scelto Firenze perché è il luogo in cui sono stata felice, il luogo in cui il mio amato Lorenzo è stato sepolto, nella Sagrestia Vecchia della Basilica di San Lorenzo.
Ho sentito dire che a Michelangelo è stata ordinata la progettazione di un nuovo luogo di sepoltura per Lorenzo e suo fratello Giuliano, più degno del loro nome.
La cosa mi rallegra e intristisce al tempo stesso; non credo che a Lorenzo sarebbero piaciuti tutti questi sfarzi. In ogni caso, ho voluto fargli visita prima che venga rimosso dalla Sagrestia Vecchia.
È stata la prima volta, per me. La prima volta che visito una tomba e avverto quel nodo alla gola che preannuncia le lacrime. Del resto, non ho mai avuto cari da poter piangere; chissà dove finì il corpo di mio padre dopo la guerra, e chissà dove quello di mia madre, uccisa dai turchi, o quello dei miei fratelli e del mio patrigno.
Ma davanti alla sepoltura di Lorenzo ho pianto. L’ho amato molto, in quei pochi anni trascorsi assieme, più di quanto avessi voluto o creduto possibile fare. Ho rivisto nella mia mente il suo volto aperto e bello, i suoi occhi color del ghiaccio, la sua parlata amabile e la spiccata intelligenza che traspariva da lui ad ogni parola.
È stato un attimo; il tempo di snebbiare la vista offuscata dalle lacrime, e qualcuno mi ha presa alle spalle e scaraventata lontano. Un Vampiro, certamente. Forse più di uno.
Mi hanno colta di sorpresa, ma mi sono riavuta in fretta. Ho captato almeno due Vampiri nella Sagrestia Vecchia e mi sono preparata all’assalto. Cosa vogliano da me, ancora non lo so, ma lo capirò presto.
«Vogliamo giocare a nascondino?» li ho provocati, stizzita. Si nascondevano infatti dietro le statue di marmo e mi studiavano da lontano, aspettando il momento giusto per agire.
Hanno attaccato nello stesso attimo e mi sono ritrovata bloccata contro la parete fredda dell’edificio, tenuta ferma da uno dei due.
Due Vampiri piuttosto ordinari, mai visti prima, neanche troppo attraenti e sicuramente più giovani, più inesperti e meno liberi di me. È chiaro infatti che sono stati mandati da qualcun altro. Nikolaj? No, non credo.
«Dov’è il Diamante, Katerina Petrova?» hanno sibilato al mio orecchio.
Come facevano a sapere del Diamante? Come facevano a sapere che ce lo avevo io? Come conoscevano il mio nome?
Avevo messo in conto la possibilità di essere in pericolo, avendo in possesso un oggetto oscuro di quel calibro, ma non pensavo che la voce si sarebbe sparsa così in fretta. Avevo taciuto a chiunque, persino alla mia fidata Rose, il mio viaggio in America; allora come potevano tutti sapere già la storia?
«Diamante? Quale Diamante?» ho replicato con sguardo fintamente sorpreso.
Con tutta la fatica che ho fatto per recuperarlo! Non lo avrei ceduto tanto facilmente.
C’è voluto un attimo per ribaltare la situazione, rompere il collo a uno dei due e strappare il cuore all’altro. Mi dispiace solo che ciò sia accaduto in una chiesa e vicino alla tomba di Lorenzo per giunta, tutto qui.
Ho sorriso davanti al suo sarcofago, ripensando a tutte le volte in cui Lorenzo mi pregava di mostrargli la mia forza e restava poi affascinato a guardarmi correre da un angolo all’altro delle sale a velocità vampiro. Sarebbe rimasto affascinato anche di questo scontro avuto con i due Vampiri sconosciuti.
Ho riassettato il mio abito, mi sono pulita le mani sporche di sangue e sono uscita dalla chiesa come nulla fosse. Proprio fuori ho trovato il custode e l’ho soggiogato perché si occupi dei Vampiri. Quello a cui ho spezzato il collo probabilmente ora si sarà già risvegliato dentro una bara e avrà dovuto scavare un bel po’ nella terra per riemergere dal mondo dei morti. Poco male, mi sembra la minima punizione per quello che ha tentato di fare.
 
Stamane ho individuato un impiegato delle poste fiorentine e mi sono servita di lui per contattare Rose. Non posso perdere un minuto di più ora che so di essere in imminente pericolo per via del Diamante.
Passeggiavo per la città con sguardo vigile e ho visto quest’uomo piuttosto carino scendere da cavallo ed entrare all’ufficio postale con un plico di lettere sottobraccio. Ho pensato che di certo si trattasse di un messaggero, uno di quelli che macinano chilometri a cavallo portando lettere e missive da una città all’altra. L’uomo perfetto per me.
Ho aspettato che uscisse dall’ufficio e, mentre sbrigliava il cavallo, mi sono avvicinata a lui.
«Lavorate per le poste, mio signore?» gli ho domandato.
«Sì, mia signora» ha risposto, chinando il capo con deferenza. D’altronde, ho “preso in prestito” questo magnifico abito blu notte dalla ricca signora di Firenze presso cui soggiorno, e tutto in esso sa di lussi e agi. Il messaggero avrà creduto di certo di avere davanti una nobildonna.
«Potreste consegnare questa lettera per me?» ho detto allora, fissandolo dritto negli occhi. Probabilmente la compulsione non sarebbe stata nemmeno necessaria; era così palesemente attratto da me che lo avrei piegato al mio volere solo con un sorriso. Tuttavia non posso correre rischi e devo fare in modo che Rose abbia questa lettera il più in fretta possibile.
«Io, veramente…» ha attaccato. Certo, voleva dirmi che dovrei dare la busta alle poste, aspettare i loro tempi infiniti, pagare, mettere chissà quali sigilli e poi aspettare e pregare che la mia lettera non vada perduta nel viaggio. No, non ho tempo per tutto questo.
«Monterete a cavallo e andrete a Milano, dove chiederete della signorina Rose Foster. Darete questa lettera a lei, e lei soltanto. Avete capito?
Ah, dimenticavo. Galopperete il più in fretta possibile e vi fermerete solo quando strettamente necessario. Difenderete questa lettera con la vita se necessario e non la perderete durante il tragitto. Tutto chiaro?».
Mi ha fissato come inebetito per circa un minuto, poi ha preso la lettera e il borsellino di monete che gli ho donato. È montato in sella ed è partito.
Ecco la mia lettera per Rose:
 
Rose,
ho molte cose di cui parlarti e desidero vederti. Sono passati quattro anni dalle ultime nostre lettere e credo sia tempo per noi di riunirci. Ti prego di venire in Piazza del Duomo, a Milano, alle 15 del 20 settembre di quest’anno.
Ti invito inoltre a stare attenta; per motivi che ti spiegherò siamo in pericolo, Rose, e non potrò proteggerti fino a quando non arriverò a Milano, cosa che avverrà, come ti ho detto, il 20 settembre, secondo i miei calcoli.
A presto, dunque.
Katerina
 
Partirò per Milano domani. Fino ad allora, ho tempo per godere del panorama di Firenze, di crogiolarmi nel ricordo di Lorenzo e di giocherellare con il leggendario Diamante Oscuro, che è proprio nelle mie mani.
  
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