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Autore: Mei91    07/05/2017    4 recensioni
per la casata reale demoniaca è un giorno di festa. il principe dei demoni Sesshomaru è tornato a casa per succedere al trono al posto del padre concedendo, così, al genitore e alla sua neo consorte Izayoi e il figlio Inuyasha, un pò di meritato riposo, ma per far ciò le leggi obbligano Sesshomaru a prendere moglie demone per poter diventare Re.
La principessa degli umani Rin Setsuna è la figlia del re degli umani Takemaru Setsuna fratello della principessa Izayoi. Rin odia i demoni, ma per liberare l'amata zia è disposta a sacrificare se stessa per recarsi al castello demoniaco e vendicarsi di Inu No Taisho, Sesshomaru e i loro demoni seguaci così da trarre in salvo la propria zia e riportarla a casa.
Riuscirà Rin a sedurre Sesshomaru senza innamorarsi del glaciale principe demoniaco.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: inu taisho, Inuyasha, izayoi, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6

 

Inuyasha istintivamente si portò un ditino alla bocca, sbadigliando teneramente, poi prese a succhiarselo mentre gli occhietti ambrati assonnati osservavano Rin con fare curioso e indagatore.

“Sei proprio bellino tu!” sussurrò istintivamente la ragazza a Inuyasha e lui si tolse il ditino dalla bocca e le fece la pernacchia.

“Ehi!” protestò Rin ridendo per poi dare un buffetto con l’indice sul piccolo nasino del cucciolo che rise. Non sapeva come, ma per Rin quello era il momento più bello di tutta quella assurda giornata, pareva infatti che l’unico a capirla davvero fosse un neonato. La fanciulla prese a giocare con i capelli corti del piccolo e tale movimento pareva piacere al mezzo demone che ridacchiò, poi il suo pancino brontolò e l’espressione felice e rilassata si contrasse in una smorfia.

“Rin…” la chiamò Izayoi intenerita osservando la nipote cullare e giocare con suo figlio e non appena lei sollevò appena il viso per guardare la zia, Izayoi sospirò afflitta.

“Mi dispiace…non volevo dirti quelle cose Rin…io…”

Rin scosse la testa in segno di negazione chiudendo gli occhi e sospirando per poi avvicinarsi al letto della zia e sedersi al suo fianco.

“Penso che entrambe abbiamo reagito in modo un po’ esagerato a tutto quello che sta succedendo.” Dichiarò mite Rin mettendo un dito sulle labbra di Inuyasha.

Il brontolio della pancia di Inuyasha la interruppe, e non appena prese a mordicchiare il dito di Rin, la giovane lo tolse di scatto. Seppur Inuyasha non avesse ancora i denti, la sua prese era abbastanza forte, poi il pianto dilaniato del piccolo riempì la stanza attirando l’attenzione di Rin che lo cullò.

Inuyasha però non si quietò e Rin inarcò un sopracciglio e allontanò da sé il cucciolo per guardarlo a debita distanza.

“E ora perché piangi marmocchio?” brontolò la ragazza più confusa che mai osservando Inuyasha con fare inquisitorio. Amava i bambini ma le risultava giusto un tantino difficile comprenderli dato anche che era figlia unica.

Izayoi ridacchiò.

“Credo che abbia solo fame tesoro!” esclamò Izayoi allungando le braccia verso Rin per prendere il figlio tra le braccia.

Appena Izayoi ebbe Inuyasha in braccio e si scoprì il seno, la nipote annaspò notando il capezzolo della zia essere pieno di lividi.

“Zia!”

“Shh, non dirlo a Inu No Taisho, se no quello è capace di non farmi dare più da mangiare a mio figlio e prendere una nutrice!”

“Ma…”

“E’ normale Rin! A volte capita anche alle donne umane con bambini umani avere lividi al seno a causa delle poppate e noi dobbiamo considerare che Inuyasha è sempre un mezzo demone, seppur piccolo è sempre più forte di un bambino umano normale!” sussurrò Izayoi continuando a guardare il figlio con estremo amore mentre mangiava.

“Ah sì?” sussurrò Rin imbarazzata.

Izayoi annuì.

“Ma perché non ne parli con il Re Dei Demoni?”

Izayoi inarcò un sopracciglio.

“Perché dovrei parlarne con Sesshomaru?”

Rin arrossì.

“Ehm intendevo l’Ex Re Dei demoni!”

“Rin, puoi chiamarlo semplicemente Inu No Taisho, non si offenderà se lo chiami per nome!”

“Ehm…no.” Esclamò la ragazza facendo ridacchiare la zia.

“Perché no? Forse perché hai avuto il sentore che Inu No Taisho in realtà non è cattivo e che per altro con te si è comportato come una sorta di padre comprensivo?” ridacchiò l’Ex regina decisa a provocare la nipote e costringerla ad ammettere che in realtà al cospetto di suo marito lei si sentiva al sicuro.

“Zia, possiamo parlare d’altro? Magari quello per cui sono venuta qui?” dichiarò la nipote con tono solenne. Rin era molto brava ad evitare i discorsi che non voleva affrontare.

Izayoi sussultò. Finalmente la nipote l’aveva richiamata con l’appellativo di zia ma ciò non eludeva il fatto che lei non volesse quindi sapere la verità, allora le sorrise e annuì.

. Rin era rimasta estasiata quando la zia l’aveva provocata parlando di suo marito e lei aveva notato una luce meravigliosa sul volto di Izayoi quando parlava di Inu No Taisho che non le aveva mai visto.  Aveva l’impressione che in quel momento, in quel luogo, insieme a quel demone la zia fosse davvero felice, aveva tutto quello che poteva desiderare: un marito che l’amava immensamente, una figlio, e lei che anche se involontariamente l’aveva già perdonata, anzi più la vedeva così felice più la voglia di farla ritornare a casa con lei diminuiva.

 La vide accarezzare la testolina del figlio con amore e dedizione, poi la sfregare un dito sul pancino di Inuyasha e il piccolo mezzo demone ridacchiò sul seno della madre per poi afferrarle e il polso e stringerselo al petto.  Era lampante, quel bambino amava da morire sua madre come sua madre amava lui.

“Zia, perché non mi hai fatto sapere che eri viva? Perché ti sei dimenticata di me? Sei come una madre per me e senza di te sto male! E perché mi hai lasciata sola? Perché non mi hai più cercata? “Sussurrò la ragazza trattenendo a stento le lacrime.

Izayoi sussultò e alzò di scatto la testa per fissare la nipote che invece se ne stava a capo chino e con gli occhi nascosti dalla frangia dei suoi capelli. Izayoi si alzò dal letto sistemando meglio Inuyasha fa le braccia, poi facendo il giorno dell’enorme materasso, abbracciò stretta Rin e appena si staccò, si inginocchiò davanti la ragazza e scosse la testa in segno di negazione.

“No Rin, non ti ho mai dimenticata e di certo non ti avrei mai lasciata da sola. Avrei trovato un modo per venirti a prendere. Il problema è stato che io sono qui da due anni. L’anno scorso abbiamo dovuto aumentare le difese perché pareva che Takemaru avesse scoperto l’ubicazione della barriera demoniaca che in quel momento era molto fragile e tesoro io ero e la moglie del Re dei Demoni allora e non potevo certo lasciare mio marito da solo e sotto attacco per giunta oppure chiedergli se apriva un varco nella barriera. Ti immagini me dirgli: “Ehi amore mio, apri la barriera, prendo Rin e torno, in questo frangente chissà quanti nostri sudditi sarebbero morti. Poi però appena le acque si sono chetate, ovvero l’anno scorso, e quindi eravamo di nuovo al sicuro, io sono rimasta incinta e cribbio se è difficile anche solo pensare con un bambino mezzo demone dentro, praticamente senti tutto, sia lui, che quello che succede fuori. Inoltre la gestazione di un mezzo demone è di dodici mesi! Penso alle donne umane che si lamentano di dover portare in grembo un bimbo per nove mesi, e io che dovrei dire visto che ho portato Inuyasha dentro di me per un anno intero!  Lo amo immensamente, ma la gravidanza demoniaca pesa un botto!” spiegò calma Izayoi cominciando ad accarezzare una gamba della nipote per tentare in qualche modo di consolarla. Rin tirò su con il naso e continuò ad ascoltare la zia senza aprire bocca.

“Inoltre Rin…non solo gli umani stanno soffrendo per questa guerra, credimi. Anche i demoni sono stanchi. I demoni vorrebbero la pace, è degli umani che dubito. Poi appena ho partorito e mi stavo preparando psicologicamente per venirti a prendere e chiedere a mio marito d’aiutarmi, si presenta Inu No Taisho e mi dice: Izayoi voglio abdicare al trono in favore di Sesshomaru, e poi Sesshomaru: ne sposerò una a caso, l’amore non serve a nulla…e bla bla via dicendo.

Rin annaspò.

“Scherzi?” esordì la nipote.

“No, non scherzo! Non ho avuto tempo di organizzarmi, e poi puff sei sputata tu qua così’ dal nulla e cribbio eri la moglie di Sesshomaru. Ti giuro Rin mi sono sentita un idiota impotente in quel momento, e poi tu hai reagito male, hai insultato mio marito per cui darei la vita, e mio figlio per la quale ho faticato e sputato sangue per averlo per un anno, che be… anf…Lui è mio figlio Rin! Ho sbagliato a dirti che non ti voglio bene, ti voglio bene Rin, ma Inuyasha lo amo di un amore infinito e solo quando anche tu sarai madre potrai comprendere a pieno questo mio sentimento.  Ti voglio un mondo di bene. Mi dispiace averti fatto intendere diversamente!” sussurrò Izayoi.

“Una a caso? Davvero?” ringhiò Rin stringendo i pugni. Izayoi scoppiò a ridere

“No, cioè, io ho fatto un lungo discorso su tutto quello che è successo in questi due anni e tu ti sei fermata al fatto che Sesshomaru ha detto che “Ne sposerà una a caso?” ridacchiò l’ex regina.

Rin annuì ringhiando.

“Quel maledetto spilungone, prima dice che non sceglie mai a caso, e poi scopro che mi ha scelta a caso! Maledetto bastardo di un demone, te la farò pagare!” ringhiò Rin. Izayoi rise di cuore.

“Rin, lascia perdere, ti serve del tempo per decifrare Sesshomaru, ancora è presto!”

“Gliela farò pagare, giuro!” esordì Rin.

“Niente, è partita per il paese di vendettilandia! Temo le sorti del mio povero figlio acquisito” scherzò Izayoi facendo ridacchiare insieme a lei anche la nipote, poi Izayoi torno seria.

“Però hai sentito la mia spiegazione? Mi comprendi? Mi capisci tesoro?” chiese Izayoi speranzosa. Rin annuì e sorrise leggermente.

“Capisco.

Izayoi sorrise mite e carezzò i capelli di Inuyasha che gongolò a quelle carezze. La giovane si trovò a pensare che quel mezzo demone era davvero dolcissimo e tutto da spupazzare. Scosse la testa con violenza per allontanare quei pensieri e concentrarsi sulla zia.

“Non amo l’idea di essere sposata a quello lì, a maggior ragione ora che so che mi ha scelto tanto per!” sbottò Rin infine.

“Con quello lì, intendi Sesshomaru?” chiese Izayoi con l’ombra di un sorriso.

“Si, è freddo più del ghiaccio e pure bugiardo.” esclamò Rin annuendo con vigore.

“Ma tu ami il ghiaccio e in quanto al bugiardo, io nutrirei qualche dubbio!” esordì Izayoi

“E che c’entra? Non si può negare che anche lui sia un bel maschio, che sia ben fatto, ma sta di fatto che mi ha scelta solo perché doveva sposarsi per diventare re!

“Può darsi, però se lo conoscessi meglio, potresti anche innamorarti di…”

“Direi proprio di no, zia! Di qua ad innamorarmi di lui, ne deve passare di acqua sotto i ponti!” sbuffò Rin incrociandole braccia al petto e stampandosi in volto un’espressione schifata.  Izayoi sollevò il viso e la osservò per poi ridacchiare.

“Prova a conoscerlo!”

“Manco morta!”

“Hai paura di innamorarti di lui?”

Rin rabbrividì da capo a piedi. L’idea di innamorarsi le faceva accapponare la pelle e a maggior ragione la disgustava l’idea di innamorarsi di un demone anche se era bello. Lei non era Izayoi. Lei non cedeva così facilmente ai sentimentalismi. Lei non si sarebbe mai innamorata di nessuno, men che meno di un demone, men che meno del re dei Demoni, Sesshomaru.

“Mai! Non se ne parla proprio! Zia, mi conosci. Sai che…”

“Non ti innamori mai di nessuno. Il tuo secondo soprannome è perfettamente azzeccato, Lady di Ghiaccio, ma ti do un consiglio, la vita è prevedibile quanto imprevedibile.” Ridacchiò Izayoi.

“Imprevedibile? Direi più che è beffarda, meschina. L’amore e l’affetto portano solo dolore. Lontano da me certi sentimenti idioti!” esclamò Rin gelando la zia con lo sguardo. Izayoi sussultò poi sospirò.

Izayoi rise

“Tu e Sesshomaru siete sulla stessa lunghezza d’onda. La pensate allo stesso modo!”

“Non credo! Io non andrò d’accordo con ghiacciolo ambulante!” sbuffò Rin

“Ha parlato Miss Fuoco e fiamme!” ridacchiò Izayoi e parve che anche Inuyasha, attaccato al suo seno, avesse ridacchiato

“Parliamo di cose serie ora.  Quello lì, mi ha detto che sei un elementare e che papà voleva ucciderti “chiese Rin con fare accusatorio ma si pentì all’istante di quella domanda e del tono usato. Infatti vide l’espressione tranquilla, divertita e rilassata della zia irrigidirsi e sbiancare e infine stringere convulsamente il suo cucciolo al petto.

“Sesshomaru ti ha davvero detto questo? Sesshomaru ti ha parlato di questo?” sussurrò Izayoi a capo chino per poi sollevare appena il viso.

“Si”

“E’ vero Rin! Takemaru ha tentato più e più volte di uccidermi!”

Rin annaspò.

“Più e più volte?”

Izayoi annuì cheta.

“Perché?”

“Nel regno umano un’elementare è considerata al pari di una strega e tuo padre ha deciso di liberare il mondo di tutte quelle creature che non sono umani, demoni ed elementari compresi!”

Rin s’irrigidì.

“Perché? E come ti ha scoperta? Io non ne sapevo nulla!”

Izayoi s’irrigidì da capo a piedi e tale irrigidimento causò il disappunto di Inuyasha che tirò i capelli della madre.

“Scusami amore mio!” sussurrò Izayoi cercando di rilassarsi per concedere al figlio la possibilità di nutrirsi tranquillamente. Rin comprese che per la zia non era facile raccontare e soprattutto raccontarle quegli avvenimenti, quindi sospirò.

“Zia, per favore raccontami, ho bisogno di capire!” esclamò Rin con un tono di voce più gentile e allungando una mano per prendere quella della zia che era poggiata sul corpicino di Inuyasha. Vide la zia rilassarsi e accennare un sospirò.

“Da quanto tempo lo sa papà che sei un elementare?” insistette Rin

Izayoi strinse i denti e prese un profondo respiro.

 

“Rin, ricordi come ti chiamavano al villaggio? Con quale soprannome?”

“Ruby Red?” rispose Rin.

“E Ti sei mai chiesta perché il tuo soprannome è anche Ruby Red?”

“Veramente no, tu mi hai sempre chiamata cosi e io pensavo fosse un semplice soprannome”

Izayoi alzò di scatto il viso e lo puntò su quello della nipote.

“Io? Non sono stata io a darti quel soprannome, io l’ho solo confermato e continuato a chiamarti cosi negli anni successivi.”

Rin annuì

“Allora chi me lo ha dato?”

“Ah no, questo non me lo estorcerai nemmeno sotto tortura, non devo essere io a dirtelo!”

“Zia!”

“No!”

“Uffa!” sbuffò Rin mettendo il broncio.

“Ah, piccola mia, anche tu, come me, sei un elementare e sei l’elementare del…”

“Ghiaccio, lo so: Sesshomaru me lo ha appurato!”

Izayoi sgranò gli occhi.

“Del ghiaccio? Possiedi anche l’elemento del ghiaccio? E che vuol dire che Sesshomaru lo ha appurato?”

“Posseggo solo quello come elemento e Sesshomaru lo ha appurato attaccandomi e costringendomi ad utilizzarlo!”

Izayoi annaspò.

“Cos’è che avrebbe fatto quel cane petulante!” ringhiò Izayoi facendo ridacchiare Rin.

“Tranquilla ho bloccato il suo attacco!”

“Hai bl…bloccato il suo attacco? Ma come ci sei riuscita?” esclamò Izayoi incredula.

Rin arrossì da capo a piedi.

“Non ha importanza, mi stavi dicendo?” la esortò Rin. Izayoi sospirò.

“Non possiedi solo l’elemento del ghiaccio Rin, ma possiedi anche un altro elemento.”

“Che elemento?”

“Il Fuoco!”

Rin annaspò. Lei odiava il fuoco, lo odiava con tutte le sue forze. Ricordi vaghi di una figura che si accasciava davanti a se ricoperto di frecce infiammate e imbevute di sostanze inibitrici le si scagliarono nella mente, poi il ricordo di un possente calore che le partiva dal cuore, raggiungeva le mani, gli occhi, e infine ogni parte del suo corpo prese possesso di lei con immagini relativi di alberi in fiamme, il villaggio in fiamme e quella figura che poi prima si era accasciata a terra e che lei percepiva come un caro amico, prese anche lui fuoco, a quella vista lei era scappata dopo il buio totale. Odiava il fuoco.

“No…no…non è possibile!”

“Ricordi l’incendio al villaggio di cinque anni fa?” chiese Izayoi tremante.

“Vagamente, i demoni ci hanno attaccato e …”

“E’ quello che ha voluto farti credere tuo padre, ma le cose non sono andate così. Rin quell’ incendio lo hai scatenato tu. Quella sera ti eri arrabbiata terribilmente con tuo padre perché ti aveva scoperto, ti arrabbiasti e corresti a casa non rendendoti conto che mentre correvi stavi dando fuoco al tutto il villaggio. Per fortuna in quel momento al villaggio non c’era nessuno perché tutti erano impegnati sul fronte di guerra e li allora intervenni io, coprendo e camuffando le fiamme con la terra. In quel momento però comparve Takemaru scoprendo i miei poteri. Mi picchiò e mi massacrò a lungo lasciandomi con una minaccia. Mi disse: troverò il modo di ucciderti strega, troverò il modo di liberarmi di te senza infangare il mio nome, fino ad allora ti renderò la vita un inferno. Farò di te quello che voglio, ti farò sposare agli uomini più crudeli che conosco. Uh…ci sono! Ti darò in moglie a Mogumo!” dichiarò Izayoi ripetendo le stesse parole con cui Takemaru l’aveva minacciata.

“Che cosa!” annaspò Rin.

“Mio padre ti ha…ti ha…” Iniziò Rin balbettando e appena vide la zia a capo chino il respiro le si mozzò in gola.

“Oh miei Kami, non è possibile. Mio Dio, zia!” esclamò Rin tuffandosi tra le braccia della zia e abbracciandola stretta. “Che cosa aveva scoperto mio padre su mi me?”

“Ci ha provato, ha provato a rendermi come tutte le donne del villaggio, stupide e sottomesse ai loro uomini, ma con me non ci è riuscito. Mi ha picchiata a sangue, questo sì, ma non è riuscito a piegare la mia volontà o a sottomettermi al suo volere. Era il re, ma io ero una principessa e perciò…per quanto riguarda il resto…non penso che debba essere io a dirtelo” concluse Izayoi sospirando e chiudendo gli occhi.

“Parla!”

Izayoi sospirò

“Rin?”

“Zia!” protestò la ragazza e l’ex regina dei demoni sospirò rassegnata.

“Non è la prima volta che tu e Sesshomaru vi incontrate Rin.”

“Cosa?!”

“Il motivo che scatenò la tua furia, risvegliando l’elemento del fuoco, fu il fatto che tuo padre aveva scoperto la tua amicizia con Sesshomaru. Eri poco più che una bambina eppure ti fidavi di Sesshomaru più che di tuo padre, confidavi a lui i segreti di tuo padre e avevi più che ragione a farlo, ma quando Takemaru lo scoprì ordinò ai suoi guerrieri di uccidere Sesshomaru davanti i tuoi occhi in modo tale che tu comprendessi che la tua amicizia con lui aveva portato il villaggio alla morte. I suoi guerrieri quindi lo hanno ricoperto di frecce davanti i tuoi occhi e lui cadde a terra. Tu credendolo morto e sentendoti in colpa per quello che a causa tua i guerrieri di tuo padre avevano fatto a Sesshomaru fuggisti per il bosco urlando e piangendo, niente riusciva a consolarti.  Sapere che tuo padre aveva ucciso il tuo migliore amico è stato per te un vero e proprio trauma e li risvegliasti i tuoi poteri dando fuoco a tutto. Quando quella sera poi tornai in camera tua, dopo che riuscii a fuggire dalle grinfie Takemaru, tu eri svenuta, priva di forze, la stanza era in fiamme ma il fuoco pareva non toccarti, anzi pareva che esso fosse generato da te. Utilizzai nuovamente i miei poteri per sopprimere i tuoi, che dato che eri svenuta erano molto deboli. Purtroppo quando la mattina dopo ti svegliasti, non ricordavi più nulla. Né i tuoi poteri, né la tua amicizia con Sesshomaru, ma prima di sparire alcuni soldati hanno giurato di sentire il ringhio di Sesshomaru e il suo rispettivo urlo era: tornerò a prenderti Ruby Red. Ti salverò. Purtroppo quando l’anno dopo lui tornò tu non ti ricordavi più di lui, anzi lo attaccasti…a quel punto io però non potevo più restare al castello, sarei finita sposata a Mogumo e alla merce di Takemaru…fuggii e non sapevo nemmeno dove ero diretta e quando alla barriera incontrai Inu No Taisho, ebbi paura, questo sì, ma era meglio andare con lui piuttosto che tornare da mio fratello. Non ero più al sicuro con Takemaru, sapendo cos’ero avrebbe fatto di tutto per togliermi di mezzo” sussurrò Izayoi cheta

“No…no…Non è vero…papà non può essere così crudele! Ricordi male! E poi…se davvero dici che ho già conosciuto Sesshomaru, mi sarei ricordata di lui vedendolo ora.”

“No di certo, quando quella volta lo vedesti lui era nella sua vera forma demoniaca e nel tuo sguardo c’era odio per lui, quel giorno Sesshomaru sparì, e sparì per cinque anni. Sei libera di credermi o meno su ciò che mi è successo…” Iniziò Izayoi per poi slacciarsi il Kimono “Ma non penso che queste cicatrici possa esserle fatte da sola!” concluse Izayoi e quando vide le labbra della nipote aprirsi in una protesta, la fulminò.

“Non osare dire che è stato mio marito a farmi queste cicatrici perché non sei stupida e capisci benissimo che il modo perfetto in cui si sono cicatrizzate non è certo opera dei medici umani. Fu proprio mio marito, con la sua saliva ad aiutarmi a guarire e senza conseguenze umane e per quanto riguarda Sesshomaru, lui non è un tipo che agisce senza riflettere, Rin. Non c’è essere sulla terra che io conosca razionale quanto Sesshomaru!” concluse seria Izayoi.

“Oh miei Kami…ma allora forse quando Sesshomaru mi ha detto che non sceglie mai a caso…”

“E’ esattamente perché lui non sceglie mai a caso! Non esiste creatura più ponderata e razionale di Sesshomaru stesso Rin!”

“Oh Kami, zia mi dispiace, non so perché ho detto che non ti credo, non ho alcuna prova che mi dice che quello che mi stai dicendo è vero, ma sento che è tutto vero, me lo sento nella pancia.  Sento che di te mi posso fidare ciecamente anche se sei sposata a quel…quel demone e credo che mio padre mi ha sempre ingannata. “Singhiozzò Rin e Izayoi allungò la mano non impegnata a tenere Inuyasha per stringere la nipote in un abbraccio consolatore.

“Su, su Rin, con il tempo avrai tutto più chiaro, l’importante ora è che siamo di nuovo insieme!” esclamò Izayoi stringendola mentre Rin annuiva mestamente.

“Perché non ricordo lui…” sospirò Rin.

Izayoi scosse la testa.

“Non lo so Rin, ma è successa un'altra cosa, quando ti dimenticasti di Sesshomaru, dimenticasti anche cosa significava la parola amore, la tua anima era diventata fredda come il ghiaccio, priva di sentimenti. E ora mi sorge una teoria, credo che nella stessa notte in cui risvegliasti il potere del fuoco, risvegliasti anche quello del ghiaccio intrappolando in esso il tuo ricordo di Sesshomaru e i tuoi sentimenti.” sospirò Izayoi allentando la presa per permettere a Rin di staccarsi da lei.

Rin annaspò e sbiancò.

“Mi dispiace, non dovevo essere io a dirti queste cose…io…” iniziò Izayoi ma si bloccò quando sentì il figlio Inuyasha staccarsi da lei, scivolare sul letto e rotolare vicino a Rin, poi prese a mordicchiare un dito.

Quel gesto Rin lo intese con una semplice frase da parte di InuYasha: non è mai troppo tardi. Mamma è qua, fratellone pure…io pure…recupera. Infine come un gattino, Inuyasha si arrampicò su Rin per affondare in nasino freddo nel collo di Rin. Rin singhiozzò, strinse Inuyasha in un abbraccio e scoppiò a piangere a dirotto mentre Izayoi faticava a trattenere le lacrime e strinse al suo petto sia Rin in lacrime, che Inuyasha che con la manina piccola carezzava il collo della nipote.

 

Due ore dopo Rin finalmente chetò il suo pianto e insieme a Izayoi e Inuyasha uscirono dalla stanza trovando, appoggiati al muro, davanti la porta, Sesshomaru e Inu no Taisho, poi Sesshomaru aprì gli occhi gelidi.

Izayoi fulminò il marito.

“Inu no Taisho, è novità quella di origliare?” dichiarò Izayoi seria. L’ex Re alzò le mani in segno di resa e guardò di sott’occhi Sesshomaru.

Rin deglutì, poi si rivolse a Sesshomaru.

“Dobbiamo parlare!

Sesshomaru si staccò dalla muro e non la degnò di risposta poi sparì.

 

Sesshomaru si rifugiò in giardino e lentamente sollevò il viso verso il cielo. Non credeva che origliare la conversazione tra Izayoi e Rin lo avrebbe condotto a ricordare ricordi che avrebbe preferito dimenticare.

Il ricordo di lui ferito gravemente dalle nuove armi anti demoni degli umani lo invase, ma con esso fece capolino anche il ricordo di una giovane ragazza umana, Rin.

“Un demone?” aveva sussurrato la giovane che poteva avere non più di quindi anni e senza un briciolo di paura nello sguardo.

“Sparisci se non vuoi morire!” aveva detto lui, gelido e freddo, sprezzante e odioso persino a se stesso, ma la risata della ragazza lo sorprese.

Rin aveva sorriso con una luce negli occhi che l’aveva fatto sussultare. Occhi buoni erano i suoi.

Si era avvicinata a lui l’aveva fulminata con lo sguardo ma lei senza alcun timore si era inginocchiata affianco a lui per poi estrarre dalla borsa alcune pezzuole e alcuni liquidi. Non appena fece per avvicinarsi alle sue ferite, ringhiò.

“Non osare toccarmi, insulsa umana!”

Lei lo fulminò e gli afferrò di scatto il braccio. Lui era rallentato dalle ferite e dalla moltitudine di frecce che aveva piantonate nel corpo che rilasciavano nel suo corpo una sostanza inibitoria e che lo rendevano un pappamolle di demone. Quei dannati sacerdoti umani erano riusciti a creare delle armi che mettevano in difficoltà i demoni, persino lui.

“Sta un po’ fermo! Non voglio farti del male!” dichiarò per poi mettergli sulla ferita una pezzuola imbevuta di un erba disinfettante: lo riconobbe dall’odore.

Sesshomaru la gelò con lo sguardo e scostò violentemente il braccio.

“Amo tutto ciò che è freddo quindi la tua occhiataccia non può che farmi piacere ma, se vuoi crepare, crepa, ma non davanti i miei occhi! Sta fermo!” dichiarò solenne lei. Sesshomaru più la osservava più si accorgeva che gli occhi di quella ragazza erano davvero buoni, puri, limpidi e gli infondevano un senso di fiducia profonda nei suoi confronti.

In quel momento lui non aveva le forze per opporsi a quel rimprovero e pareva che negli occhi della ragazza brillasse una luce rossa paragonabile alle fiamme del fuoco. I suoi occhi sembravano due rubini infiammati.

Lo curò a lungo, e senza fiatare, con fare scrupoloso e attento e ogni tanto versava del liquido sulle sue ferite, ogni qualvolta lo liberava da una freccia piantata nel suo corpo. Sesshomaru ebbe l’impressione che mentre lo curava lo coccolasse come a chiedergli scusa di quello che gli aveva fatto la sua gente. Non appena finì, lei si alzò e fece per allontanarsi, ma la sua voce, che lui stesso non riconobbe perché gli parve fin troppo calda e rilassata, la bloccò irrigidendola.

“Perché mi hai aiutato?”

“Perché non sono d’accordo con questa insulsa guerra ingaggiata tra demoni e umani!” sospirò piano lei.

“Come ti chiami?” si udì chiedere e tale domanda lo shoccò. Lui, Sesshomaru che si abbassava a dialogare con un umana e che pareva essere fredda forse quanto lui.

La ragazza aveva sorriso e lui si corresse, fredda quanto lui forse no, ma al punto giusto sì.

“Tu come vuoi chiamarmi?”

“Ruby Red!” aveva risposto sorprendendosi. Era persino arrivato a dare un soprannome a una ragazza umana che non conosceva.

Quel giorno, il grande Sesshomaru si era bevuto il cervello fidandosi di un umana.

“Bene, quello sarà il mio nome per te!” poi la ragazza sparì e lui ebbe un nuovo motivo per sorprendersi: lo aveva aiutato senza sapere chi lui fosse e non lo aveva voluto sapere.  Da quel giorno, ogni fine settimana, o ogni quando poteva, Sesshomaru andava in quel luogo dove per la prima volta aveva incontrato Ruby Red e con sua grande sorpresa ogni volta anche lei tornava, cominciando così ad essergli amica, a sorridergli, a parlargli, a confidarsi e a confidargli i segreti delle armate umane. Per lui Ruby Red era diventata davvero una sua preziosa alleata, almeno fino a quel fatidico giorno in cui gli umani lo avevano privato anche della sua migliore amica.

 

A quel tempo Sesshomaru non aveva capito perché Rin non gli avesse voluto dire il suo vero nome, ma con il senno di poi e sapendo che lei era la figlia del loro acerrimo nemico, aveva fatto più che bene a non dirglielo se no lui l’avrebbe uccisa.

Sesshomaru sospirò impercettibilmente poi sospirò.

“Ricordami Ruby Red!” sussurrò infine alla luna. Il rumore della porta del giardino che si apriva lo costrinse a girare la testa di scatto, specchiandosi in un paio di occhi castani con sfumature rosse.

“Sesshomaru!” lo salutò Rin con tono indifferente.

“Rin!” le fece eco.

 

 

Lontano dal castello del regno demoniaco, precisamente nel regno umano, Takemaru batté violentemente il pugno sul tavolo di frassino, infuriato. Il capitano delle guardie deglutì piano e fece un leggero passo indietro. Fino a quel momento aveva temuto terribilmente la reazione del suo re quando gli avrebbe portato la notizia che la figlia non si trovava nelle sue stanze e che pareva essere scomparsa da più di dodici ore. Non aveva di certo preso bene la notizia della scomparsa delle figlia, e Sumuro sapeva bene che era meglio attendere che si fosse calmato per dargli il resto delle notizie.

Takemaru afferrò il calice con il vino e lo scolò tutto d’un fiato, poi prese un profondo respiro.

“Che diavolo significa che mia figlia è scomparsa? Avete idea di che catastrofe è questa?” urlò Takemaru.

“Me ne rendo conto sire e me ne dispiaccio, ma c’è dell’altro.”

“Parla!”

“Pare che vostra figlia sia stata avvistata per l’ultima volta, prima della sua scomparsa, ai confini della barriere demoniaca, poco prima che essa si richiudesse e scomparisse!” concluse il capitano della guardia.

“Che cosa! Quei dannati demoni, non solo due anni fa hanno preso mia sorella impedendo la realizzazione dei miei piani, adesso anche mia figlia! Me la pagheranno! Sumuro, Rin ha ricordato?” chiese il re degli umani.

“Cosa sire?”

Lo sguardo eloquente del re fece deglutire nuovamente il suo capitano.

“Non mi pare. Sembra che Rin sia scomparsa dietro la barriera, ma il suo unico obiettivo pareva essere salvare la principessa Izayoi!”

“Quindi non è troppo tardi! Se Rin non ricorda quel maledetto demone che anni fa le era amico, forse possiamo ancora salvarla e riportarla a casa? Preparate tutto, dobbiamo trovare un modo per penetrare quella maledetta barriera demoniaca e riprendermi mia figlia!” ringhiò Takemaru.

“E la principessa Izayoi?”

Takemaru ghignò, poi sorrise malefico.

“Se la troviamo dovete fare una cosa per me, mio buon amico!”

Sumuro scattò sull’attenti.

“Dite!”

“Dovrete uccidere Izayoi!”

“Ma sire la principessa…”

“Uccidetela!” urlò furioso. “Mi avete capito bene? Se la trovate e non avrò la sua testa su un piatto d’argento, Sumuro, vorrò la vostra testa, mi sono spiegato!”

Sumuro sbiancò.

“Agli ordini sire!” esordi infine cheto ma al contempo spaventato.

 

 

Rin deglutì a fatica. Non si era minimamente aspettata di trovarsi davanti suo marito e l’Ex Re Dei Demoni e soprattutto non le andava giù che entrambi avessero origliato la sua conversazione con la zia e a maggior ragione l’avessero sentita e vista con le lacrime agli occhi. In quel momento la ragazza temette che, dato il suo sfogo, adesso quei demoni la reputassero una debole piagnona, cosa che lei non era affatto. Però, la zia le era mancata terribilmente, fino a qualche giorno prima aveva temuto che fosse prigioniera dei demoni e che l’avessero sottoposta a chissà quali torture e invece qualche giorno dopo si era ritrovata davanti la zia, che invece di essere sciupata e torturata era più raggiante che mai, si era ritrovata sposata a un demone, che per quanto bello e familiare, si, perché Sesshomaru le dava una grande impressione di familiarità, era pur sempre un demone, spietato, freddo, crudele, che godeva a infliggere dolore alle persone, e nonostante la zia le avesse spiegato che i demoni non erano quello che gli umani credevano, Rin aveva dentro di sé una sorta di sentore che le diceva di essere prudente,  e la sua mente le gridava di non fidarsi, ma nonostante ciò però il suo cuore aveva agito diversamente e dando voce alla sua bocca chiedendo a Sesshomaru di parlare.

Dopo che Sesshomaru era sparito, la ragazza aveva avvertito dentro di sé come un senso di colpa, come se l’origliare la loro conversazione avesse risvegliato qualcosa di doloroso dentro il demone. Lui infatti era sparito come faceva di solito, ma quella volta negli occhi freddi del nuovo Re Dei Demoni aveva intravisto un lampo di sofferenza e così di scatto si era rivolta alla zia per chiedere se per caso lei sapesse dove fosse andato suo marito, ma la zia non fece in tempo a risponderle che a prendere parola fu un Inu no Taisho fin troppo serio.

“Forse è meglio che lo lasci stare oggi!” dichiarò Inu no Taisho con tono inespressivo.

“Perché?”  Chiese la ragazza deglutendo. Qualcosa le dette sentore che in quel preciso momento Inu no Taisho stesse proteggendo il figlio da lei.

“Origliare non è stata una delle migliori pensate di mio figlio”

“Perché?”

“Rin, lascialo in pace oggi è meglio!” concluse serio Inu No Taisho.

“Inu No Taisho…”

L’occhiataccia che l’Ex Re Dei Demoni lanciò alla moglie fece rabbrividire Rin.

“Ho esagerato vero?” chiese Izayoi mite.

“Direi proprio di sì! Ti aveva chiesto di non parlare di lui e del suo passato con lei a Rin, Izayoi, tu hai fatto esattamente il contrario di quello che Sesshomaru ti aveva chiesto come favore personale.  Si era rivolto a te come a una madre confidando nella tua discrezione, e tu...” iniziò Inu No Taisho facendo abbassare la testa alla moglie con fare colpevole e farle sussurrare uno “scusami” singhiozzante.

“La prego signore, non se la prenda con la zia, io ho davvero bisogno di parlare con Sesshomaru. Di capire!” esclamò la ragazza venendo in soccorso della zia e tentando di far capire al suo nuovo” zio” quanto per lei fosse importante parlare con Sesshomaru. Inu No Taisho sospirò.

“Cosa ti serve parlare con lui?”

“Ho davvero bisogno di recuperare i vuoti della mia memoria e se le parole delle zia sono fondate, penso che il soprannome di Ruby Red me lo abbia dato proprio Sesshomaru e quindi solo lui possa aiutarmi a ricordare! A recuperare la mia memoria.”

“Izayoi! Anche questo le hai detto!” ringhiò piano Inu No Taisho.

“Scusa, scusa amore mio, ma non le ho mai detto che il soprannome glielo aveva dato lui, ma Rin ha la capacità di estorcermi informazione senza che nemmeno io me ne renda conto. “Sussurrò Izayoi stringendo maggiormente Inuyasha, poi si rivolse alla nipote.

“Come hai capito che il soprannome te lo aveva dato proprio Sesshomaru?”

Rin alzò le spalle.

“Diventi intransigente quando si tratta di proteggere la famiglia zia, e quando ti ho chiesto chi mi avesse dato il soprannome di Ruby Red, tu mi hai risposto che non ti avrei estorto questa informazione e quindi ho fatto due più due. Se a me che sono parte della tua famiglia, non mi hai voluto rivelare nulla, rimanevano solo gli altri due membri della tua famiglia e che “non odi” quindi erano indecisa se a darmi quel soprannome fosse stato il signor Inu No Taisho o Sesshomaru visto che Inuyasha è troppo piccolo per aver un segreto. A questo mio dubbio amletico è stato risolto dal diretto interessato e a seguire dal signor Inu No Taisho stesso, che ti ha rimproverato sul fatto che Sesshomaru ti avesse chiesto di non parlarmi di lui e del suo passato. Siccome stupida non sono, ho dedotto che Sesshomaru fosse la persona del mistero, azzeccandoci in pieno! Ecco il mio ragionamento!” spiegò Rin mite.

Inu No Taisho per la prima volta in vita sua si trovò a rimanere a bocca aperta. Lui stesso, il possente Ex Re Dei Demoni aveva tradito suo figlio. Rin ridacchiò e fece qualche passo verso di lui, si mise in punta di piedi e alzò una mano per poggiarla sotto il mento del ex Re.

“Chiuda la bocca se no entrano i moscherini!” esclamò Rin con sguardo e tono dolce. La ragazza aveva intuito i pensiero del ex Re.

“Non lo ha tradito Signore, io però sono abituata a leggere fra le righe. Con un padre come il mio, che non mi dice mai nulla, o leggi fra le righe o campi nell’ignoranza!” esclamò Rin dolcemente.

“Rin…” iniziò Inu No Taisho.

“Ora per favore, mi dica dove è suo figlio, quello sguardo…era così triste. Devo parlare con lui!”

“Non è il caso Rin!”

Rin gelò lo sguardo, drizzò le spalle e affrontò fiera l’ex Re dei demoni.

“Quello è mio marito, signore! Ho tutto il diritto di capire perché mio marito è triste! Mi dica dov’è!” esclamò Rin fiera scatenando un sorriso da parte di Izayoi. 

Inu No Taisho sgranò gli occhi e osservò Izayoi che istintivamente alzò e riabbassò le spalle.

“Il sangue non è acqua.  Quando un elementare trova qualcuno affine a sé lo protegge e cerca di capirlo!”

“Non dire cazzate zia, Sesshomaru non è affine a me!” ringhiò Rin

“Se se, e allora perché stai reagendo così all’ ombra di tristezza che hai visto negli occhi di Sesshomaru?”

“Eh? Come? Che? Cosa…ma che c’entra questo!” urlò Rin facendo dietrofront per allontanarsi dalla zia e dall’Ex Re.

“Chiederò a qualcun altro!” sbottò Rin. Izayoi scoppiò a ridere, poi urlò.

“Nel giardino di luna, dietro il castello Rin!”

“Izayoi!” urlò Inu No Taisho incredulo. Con la coda dell’occhio Rin vide la zia fare la linguaccia al marito per poi riprendere a coccolare Inuyasha che si era svegliato.

 

Mentre correva per i corridoi del castello, la giovane si rese conto di non avere la minima idea di dove si trovasse il giardino che le aveva indicato la zia e non aveva per niente voglia di tornare da lei e dal suo alquanto incredulo marito per chiedere che direzione prendere per raggiungere il luogo dove se ne stava Sesshomaru.

Rassegnata si mise a gironzolare per i vari corridoi del palazzo nella speranza di trovare un minimo indizio, briciola, spiraglio che le indicasse dove si era andato a rintanare quel demone.

Sbuffando la ragazza alzò gli occhi al cielo snervata dal fatto che ormai era più di mezz’ora che gironzolava e apriva porte a casaccio della speranza di beccare quella giusta. Comprese di trovarsi presso l’ala adibita al personale/servitù del palazzo. Rin arrossì da capo a piedi quando aprendo una porta della stanza si trovò un uomo o meglio un demone e una demone intenti nell’atto di copulare.  Silenziosamente tentò di dileguarsi, ma inciampò in un qualcosa attirando l’attenzione dei due.

“Accidenti!” borbottò Rin.

“Per le trombe dell’inferno, maestà, ma che ci fate qua?” esclamò il demone accendendo la luce della candela. Se fosse stato possibile in quel momento Rin sarebbe esplosa per l’imbarazzo.

“Oh, Kami perdonatemi!” borbottò la ragazza trovando decisamente interessanti le proprie scarpe.

“Maestà è successo qualcosa?” esordì la donna con tono apprensivo.

La neo regina scosse violentemente la testa in segno di negazione.

“No, no. Ho solo smarrito la strada” si udì rispondere con tono quasi balbettante.

Sentì la donna alzarsi dal letto e lei s’irrigidì quando la mano artigliata di lei le si poggiò sulla spalla.

“Alzate pure il viso mia regina, siamo presentabili. Io sono Ayame e quello è mio marito Koga!”

“Ehilà!” esordì Koga con un sorrisone.

“Koga, porta rispetto è la nostra regina. Rivolgiti garbatamente e non come se foste amici di vecchia data!” lo rimproverò Ayame e Kaga sbuffò. Rin non seppe perché ma il tono amicale con cui Koga si era rivolto a lei l’aveva per così dire rasserenata.

“Perdoni il mondo indecente in cui ci ha trovato… noi stavamo…” iniziò Ayame e Rin s’irrigidì, non voleva udire i giustificativi di quelle donna davanti a lei solo perché stava amoreggiando con suo marito. A conferma di ciò sentì Koga sbuffare, togliere le coltri che gli coprivano il corpo e infilarsi talmente velocemente un paio di pantaloni che Rin quasi non si accorse di lui, ma sussultò quando lo sentì al fianco e infine poggiarle una mano sulla spalla come a proteggerla dalla sua stessa moglie.

“Ayame credo che in questo momento, con il tuo puntualizzare cosa stavamo facendo, sei tu che non stai portando rispetto alla nostra regina!” sbottò, per infine piazzarsi davanti a lei e chinarsi per raggiungere la sua misera altezza, poi lo sentì esclamare.

“Se ho ben capito vi siete perduta tra le mura del palazzo. Se posso chiedere cosa cercavate?”

Rin istintivamente si trovò a sorridere dolcemente a Koga e annuire con vigore.

“I giardini di luna. Lady Izayoi me ne ha parlato, mi ha detto che sono stupendi e che avrei dovuto vistarli, ma non riesci a trovarli!”

Il demone, che per la conoscenza che possedeva Rin sui demoni seppe decifrare che quello era un demone lupo così come anche a moglie. Il demone lupo sorrise.

“Non siete molto distante, sono qui vicino, se volete vi accompagno?” esordì Koga.

S’irrigidì e scosse con vemenza la testa in segno di negazione. Non le andava a genio che i demoni venissero a sapere che lei era andata a cercare suo marito, ma ancora di più non voleva rivelare che in medesima ubicazione in cui lei era diretta, ci fosse anche Sesshomaru.

“No, no, non preoccupatevi, ho solo bisogno che mi indichiate la strada, credo che per il resto potrò fare anche da sola.”

“Koga annuì poi le poggiò una mano sulla base della schiena sospingendola verso l’usci. Rin lanciò un occhiata intimidita ad Ayame, ma la demone aveva un sorriso fiducioso e rilassato sul volto e aveva preso a riassettare la stanza mentre il marito parlava con lei. Voltò la testa verso il profilo di Koga e lo vide schiacciare l’occhiolino alla moglie con i suoi magnetici occhi blu e uscire dalla stanza insieme a lei.  La giovane si rese immediatamente conto di quanto amore e quanta complicità quei due avevano. Possibile che davvero tutto quello che le aveva detto il padre fosse un enorme balla e che i demoni erano capacissimi di amare? Che non erano spietati, crudeli e malvagi? Che non miravano a sterminare la razza umana? Possibile che fino a quel momento lei fosse stata così cieca davanti una verità lampante?

No, lei non era cieca, ma fino a quel momento aveva preferito crogiolarsi in ciò che conosceva anziché conoscere creature nuove e buttarsi nell’ignoto come invece, anche se costretta dalla situazione e dagli eventi aveva fatto la sua stessa zia.

“Allora maestà…”

“Rin! Per favore mi chiami semplicemente Rin. Non sono la vostra regina!”

Lo sguardo dubbioso e sospettoso di Koga la fece sussultare e giustificare quella frase.

“Intendo, ancora non conosco bene sudditi e …”

Koga scoppiò a ridere.

“Milady, maestà, non nascondetelo, sappiamo che siete umana, ma noi non abbiamo problemi con l’esistenza degli umani come invece gli umani li hanno nei nostri confronti” spiegò Koga.

Rin lo guardò incredulo.

“E poi se ho ben intuito voi avete un legame con la regina Izayoi? Per gli inferi adoro quella donna e come bacchetta l’ex Re dei demoni. Non immaginate milady come lo tiene in riga. Persino con il cibo! – No, Inu No Taisho, questo ti fa venire la pancia grassa. Non mi piace che il mio uomo compagno la pancia grassa!” esclamò Koga recitando la parte di Izayoi.

“Come?”

“Mia moglie è cameriere presso gli alloggi reali e di lì se ne sentono di tutti colori!” rise Koga

“Persino il principe Sesshomaru…oh scusate il Re Sesshomaru a volte fugge dal dominio della regina Izayoi!” esclamò Ayame raggiungendo il marito e affiancandolo.

“Davvero? “

“Ricordo che una volta una certa Kagura aveva preso a vantare diritti su Sesshomaru cominciando a toccarlo e a fare la smorfiosa con lui.  La regina non ci ha visto più ha tirato fuori uno zoccolo di legno e ha cominciato a tirarlo addosso a Kagura urlando – tocca un'altra volta mio figlio e ti spello-. Ahm che bei tempi! “Sospirò Ayame diverta.

“Poi che è successo?”

“Be…”

Sia Koga che Ayame si erano fatti improvvisamente tristi e quado si accorse di quello sguardo sussultò. Quei due demoni tenevano terribilmente ai loro sovrani e siccome sua zia aveva sposato il loro re, per loro era diventata un membro reale importante.

A rompere il silenzio fu Ayame.

“Be, la regina rimase incinta e molti sforzi o eufuismi non li poteva più fare.”

“E…”

“Fino a li andava più che bene. Almeno fino a quando il principe Sesshomaru non tornò a casa. Occhi spenti, viso vitreo, e Izayoi lo percepì all’ istante, cuore spezzato.  Quel giorno Sesshomaru si chiuse nella camera di Izayoi e parlò con lei per ore, a fine discorso Sesshomaru sparì e Izayoi non sorrideva più. Nessuno mai seppe e saprà cosa la regina e il principe si dissero in quella stanza, ne perché da quel viaggio Sesshomaru fosse ritornato così a pezzi. Così distrutto!” concluse Ayame. Anche la loro conversazione da divertente e leggera, in quel momento era diventata pesante.  Rin ne dedusse che per i due demoni ricordare la sofferenza dei loro sovrani non era un bel ricordo e che ancora anche a loro faceva male.

“Eccoci mia regina, la lasciamo sola. Il Giardino di luna e infondo a questo corridoio, subito a destra, troverà una porta in legno con intagliato “Giardino di luna” e li siete arrivata.”

“Perché si chiama così questo giardino?”

“È il giardino che l’Ex Re dei demoni fece costruire per la sua prima consorte, la madre del principe Sesshomaru.

Rin annaspò. Quindi una suocere diversa dalla zia c’è l’aveva?

“E costei dov’è?”

“L’hanno uccisa Milady! Gli umani l’hanno uccisa!” esordì Ayame prima di fare dietrofront e tornare in camera sua seguita dal marito che la salutò con un occhiolino. Rin sgranò gli occhi e li seguì per un attimo con lo sguardo, poi con coraggio seguì le indicazioni di Koga e si trovò danti l’enorme portone.

Aprì piano e fece il primo passo dentro il giardino attirando l’attenzione di Sesshomaru, che la osservò con occhi freddi.

“Rin!”

“Sesshomaru!”

Il demone non si era mosso di un millimetro la osserva come a chiedere come cavolo, lei semplice umana, avesse fatto a sapere dove lui fosse.

“Che ci fai tu qui?” la fulminò Sesshomaru.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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