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Autore: A_Typing_Heart    09/05/2017    1 recensioni
Tsunayoshi, Hayato e Mukuro sono tre persone del tutto diverse. Uno impacciato nella sua stessa vita, un altro un piccolo genio stordito dalla perdita di una persona cara, l'altro convinto di avere tutto quello che è desiderabile dall'esistenza; eppure senza saperlo sono tutti spinti sull'orlo del baratro dallo stesso demone chiamato Dipendenza. In un solo giorno il destino li pone di fronte a una scelta: esorcizzare il mostro o morire.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Byakuran, Enma Kozato, Hayato Gokudera, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quella sera Hayato rientrò nella sua stanza dopo aver dato la buonanotte a Mukuro nel corridoio e si diresse alla scrivania. Si sedette e aprì il portatile, che sua sorella gli aveva portato per mantenere i rapporti con lui durante la terapia nonostante stesse per andare a curare un progetto a Milano. Hayato non usava più il pc da molto tempo, avendo tagliato i ponti con amici, famiglia, scuola e musica. Sul suo desktop ritrovò una gran quantità di cose sparpagliate o senza nomi esplicativi: tabelle, foto scaricate dal cellulare, una rubrica telefonica, cartelle e cartelle di cose a caso trovate in internet, canzoni, file audio dei suoi esercizi al piano che usava per riascoltarsi, spartiti...
Dette un'occhiata all'orario e si accorse che era ancora un po' presto, quindi si accinse a riordinare i suoi file. Cancellò gran parte dei file casuali, archiviò con cura le fotografie che riuscirono anche a strappargli un sorriso, rinominò gli audio e li suddivise per genere. Stava per dare un'occhiata ai file tabelle quando la suoneria di Skype lo distrasse: Haru lo stava chiamando...
Rispose alla chiamata subito e lo schermo gli restituì l'immagine di Haru, con i capelli sciolti, seduta sul letto accanto a una lampada decorata a fiori. A meno che nella penombra non avesse preso un granchio, c'era una fotografia sul comodino che ritraeva un ragazzo seduto al pianoforte...
-Prova prova, mi senti?- trillò lei.
-Io... sì... ti sento...-
-Come stai, Hayato?-
Hayato non sapeva se era l'emozione di vedere una faccia amica dopo tanto tempo, o se era proprio il vedere Haru, il suo sorriso; o se era il suono del proprio nome così raramente usato da chi lo conosceva, o che altro motivo, ma sentì un groppo alla gola e gli occhi che gli diventavano umidi. Impacciato tentò di nascondersi fingendo di cercare qualcosa nel cassetto, ma poi si accorse che anche Haru, nello schermo, sorrideva e piangeva contemporaneamente.
-Perchè piangi, Hayato...?-
-E tu, perchè?-
-Io sono felice di vederti... felice che tu sia rimasto in terapia e che... mi abbia chiesto di chiamarti...- disse lei, asciugandosi con un fazzolettino. -Dimmi di te, Hayato... come stai? Come ti trovi, lì?-
-Sono ancora pulito da quando sei venuta a casa mia... non sento la mancanza della droga...-
-Questo è meraviglioso, Hayato!- disse lei, entusiasta. -E com'è, lì? Ti sei fatto degli amici?-
-Non sono un bambino... e questo non è un camping estivo...-
-Ma non aiuterebbe socializzare con altri ragazzi con lo stesso tuo obiettivo? Bianchi mi ha detto che ti fanno fare tanti lavori lì, non hai trovato nessuno con cui fare amicizia?-
-Beh...-
Anche se non era sicuro di voler passare la serata a raccontare ad Haru di Mukuro o degli altri, non riuscì a reprimere un accenno di sorriso. Lei se ne accorse e lanciò un'esclamazione di sorpresa.
-Ah! Allora c'è! Perchè non me lo vuoi dire, è una ragazza?-
-No, no... non è una ragazza... è un ragazzo, Mukuro, ha un anno più di me... è stato ricoverato qui lo stesso giorno in cui sono arrivato...-
-Che tipo è? Simpatico?-
-...Strano.- ammise Hayato. -Il primo giorno mi ha detto di lasciar perdere una donna che non mi accettava per quello che ero e ci siamo presi a insulti, ma poi in qualche maniera abbiamo legato... ha avuto un sacco di problemi con i suoi genitori, quindi pensava di aver sbagliato più o meno ogni singolo respiro della sua vita.-
-Oh, è terribile... starà meglio ora, spero...-
-Sì, sì... si è ripreso abbastanza bene... fino a stamattina era ancora un po' strano, credo fosse preoccupato di cosa fare una volta uscito da qui, ma gli ho chiesto di venire al conservatorio con me... canta molto bene, sai...-
La notizia parve rendere molto felice Haru, ma più che altro Hayato capì che era per l'implicita conferma delle sue intenzioni di studiare di nuovo pianoforte. Come se con quell'inizio avesse sfondato una diga, Hayato iniziò a parlare a ruota libera. Raccontò ad Haru dei buffi momenti in cui lui e Mukuro tentavano di bagnarsi a vicenda dal mattino presto, le raccontò di Tsunayoshi e di quanto fosse triste che non ricevesse alcuna visita né una chiamata Skype, ma evitò di dirle che sembrava geloso del suo rapporto neonato con Mukuro per paura che la sua paranoia infettasse Haru. Le raccontò che tipo di lavori faceva ogni giorno, le disse qualcosa riguardo alle sue sedute dal terapeuta. Parlò per un'ora, quasi senza che Haru facesse una domanda, ma lei lo ascoltava con attenzione e gli sorrideva. Alla fine, quando ebbe esaurito gli argomenti dopo averle illustrato i brani che pensava di preparare per l'ammissione al conservatorio e i suoi ancora molti dubbi in proposito, si zittì. Si sentiva leggerissimo, quasi vuoto all'interno, ma con una sensazione piacevole, come se avesse imparato a volare sulla brezza anzichè arrancare nelle tempeste. Era come essere un gabbiano che plana placidamente sulla spiaggia, e Haru che sorrideva era il mare che brillava sotto il sole...
-Sono contenta che tu sia felice anche se sei lontano da casa, Hayato... quando tornerai riuscirai a essere ancora più felice.-
-... Ma ho parlato solo io... dimmi... qualcosa di te... cosa succede all'università...?-
-Oh, beh, niente di troppo emozionante... a Tokyo tutti studiano tanto, però c'è stata una festa...-
Hayato cercò di concentrarsi con tutte le forze sulla festa a cui Haru era stata, ma era distratto. Continuava a guardarla, a cercare di immaginare come sarebbe stato essere davvero seduto davanti a lei, e il suo cervello esplorava quasi in un sogno a occhi aperti come sarebbe stato svegliarsi in una casa con lei, fare colazione insieme, fare cose insieme, come sarebbe stato dopo essersi sposati. Certo aveva ancora molta strada da fare, doveva completare la terapia, e recuperare gli esami di scuola, entrare al conservatorio... eppure lei era lì, non era una vana promessa, il contentino lasciato fiutare al cane per eseguire un giochetto divertente...
-Hayato, perchè stai piangendo?-
-Co... non sto piangendo.- mentì lui spudoratamente, asciugandosi gli occhi nella manica senza neanche provare a non farsi vedere.
-Ma come no, certo che piangi, ti vedo...-
-Tu... ignorami!-
-Cosa c'è che non va? Parlane con me!-
-Non c'è niente che non va, per questo piango! Sono stramaledettamente felice, va bene?!-
Seppure la spiegazione fosse decisamente poco credibile, specie nel tono aggressivo in cui lo disse, era anche inequivocabilmente vera. Haru forse lo percepì, perchè dopo un momento di confusione diede in una risatina soffocata dalla mano. Seguendo la sua volontà, finse di non vedere Gokudera piangere, né di sentirlo soffiarsi il naso scomparendo per qualche secondo dall'inquadratura della webcam, e gli raccontò della festa universitaria, descrivendola come molto divertente anche se non aveva passato un solo minuto senza pensare di voler tornare a una festa del genere con il suo fidanzato.

Mukuro invece aveva fatto decisamente tardi all'appuntamento con la sua chiamata Skype, tanto che quando la sentì arrivare aveva appena aperto il portatile sul letto e si era vestito solo a metà. Imprecando nell'udire la fastidiosa suoneria a volume altissimo, corse istintivamente a chiudere la porta e si sporse di slancio sul letto accettando la chiamata. Allungò la mano per regolare il volume più basso mentre tentava di cogliere il verso di una canottiera che usava per la notte.
-Ehi!- fece, a mo' di saluto.
-Ma guarda guarda chi sta sorridendo!-
Mukuro stava effettivamente sorridendo in modo spontaneo, senza quasi che se ne fosse accorto, e quel commento lo fece sorridere ancora di più, seppure lo avesse un po' imbarazzato. Guardò lo schermo dove Byakuran era decisamente sgranato e coperto di pixel monocromatici che nascondevano la sua espressione. 
-Byakuran, non vedo niente, sistema quella webcam... vedo solo quadratini colorati.-
Dopo qualche istante, durante il quale Mukuro individuò l'etichetta sulla canottiera e l'infilò dal verso giusto, Byakuran tornò visibile e in movimento. Lo guardava in un modo non dissimile da come un bambino avrebbe guardato la vetrina di una gelateria.
-Mi stai provocando?-
-Di che stai blaterando, Byakuran?-
-Ti ho visto un capezzolo, ne sono sicuro.-
-Beh, non vorrei che la notizia ti turbasse, ma ne ho addirittura due di capezzoli.- fece Mukuro, incerto se ridere o meno. -E quanti anni hai, dodici, per emozionarti tanto per un capezzolo? Maschile, per giunta.-
-Questo è crudele, Mukuro! Non mi prendere in giro!-
Mukuro si chiese piuttosto se non fosse lui che lo prendeva in giro, perchè il suo tono di voce e quello che diceva erano molto lontani dalle immagini mentali che aveva di Byakuran. Il malizioso spacciatore e poi il poliziotto irritabile e il tutore d'indole filantropica erano diversi, nella sua testa, dal ragazzo che vedeva. Non sembrava più così serio, né preoccupato come l'aveva visto alla sua precedente visita. Mentre borbottava altre lamentele sul suo atteggiamento freddo lo vide aprire un pacchetto di qualcosa.
-Ma che stai mangiando?-
-Eh? Marshmallow... ne vuoi?-
-... E secondo te, anche se li volessi, come li prenderei?-
-Oh, è vero!-
Mukuro si mise la mano sulla faccia e guardò lo schermo con un solo occhio. Possibile che fosse brillo, o qualcosa del genere? Era troppo strano, sembrava di parlare con un ragazzino...
-Mi dispiace per te, Mukuro kun, sono deliziosi. Io li adoro, e gli zuccheri servono a tenere attivo il cervello... ne mangio tutto il giorno, da quando mi sveglio a prima di dormire!-
-Mangi quella schifezza tutti i giorni?-
-Ah, ma io non ingrasso, davvero, guarda.-
Lo guardò alzarsi dalla poltrona da ufficio e arrotolare la canottiera nera mettendo in mostra degli addominali piuttosto invidiabili per uno che professava di ingurgitare marshmallow in continuazione. Sebbene nessuna espressione particolare fosse passata sul viso di Mukuro, per sua deliberata intenzione, Byakuran fece un sorrisetto alla webcam.
-Ti piace quello che vedi? Ti faccio vedere i miei capezzoli se vuoi.-
-Byakuran, vado a dormire, ciao.-
-No! No, no, no, okay, mi dispiace, smetto con le stupidaggini...-
-Mettiti seduto e dacci un taglio, per favore.-
-Scusa, scusa... è la birra...- fece lui mesto, sedendosi. -Sono uscito coi colleghi prima di tornare a casa e ho bevuto un po'... divento un po' allegro quando bevo, sai... credo mi invitino apposta...-
Mukuro sospirò e annuì, senza commentare. Aveva ragione ad averlo visto strano, allora...
-Senti, Byakuran... hai qualche notizia sul mio appartamento?-
-Il tuo appartamento? Cioè?-
-Volevo sapere... beh, se è ancora mio, in realtà... non ho pagato l'affitto, se volessi tornarci dovrei davvero far avere i soldi al padrone subito...-
-Uhm, non lo so, veramente... aspetta un momento, eh.-
Byakuran uscì dal campo visivo della webcam e Mukuro sentì il rumore di una porta, poi il silenzio. Si chiese dove fosse andato; non ne aveva idea. Attese con pazienza per lunghi minuti, tormentandosi le punte dei capelli, fino a quando il rumore della porta non preannunciò il ritorno del poliziotto al computer.
-Allora, ho chiamato un mio amico e mi ha detto che il locatore ha scalpitato parecchio quando hanno fatto i rilievi, prima che tu rinunciassi al processo... a quanto pare ha fatto sgombrare tutto quello che c'era dentro e lo ha affittato a un ragazzo che fa il barista.-
-Mh... questo è un bel problema...-
Mukuro si portò la mano al mento come ogni volta che rifletteva e pensò che cosa poteva fare. Gli serviva un posto dove andare una volta uscito dal centro, almeno temporaneo, intanto che trovava un nuovo appartamento. In effetti, anche se aveva soldi da parte, non poteva certo permettersi di mantenere un affitto in quel quartiere studiando...
-Mukuro kun, ti serve aiuto?-
-Come...?-
-Non hai più una casa e sei solo, no? Ti serve un posto dove stare quando esci?- domandò Byakuran, tornato improvvisamente serio. -Io ho uno stanzino con un letto e un mobile a scaffali... non è molto, ma la mia casa è la tua se vuoi.-
-Byakuran... no... davvero, non c'è bisogno che tu faccia questo...-
-Non ti preoccupare, non è un disturbo per me... la stanzina è sempre pronta, una volta ci ho ospitato un mio amico quando ha litigato con la moglie! È stato lì una settimana...-
-Ho messo dei soldi da parte... starò in un albergo... non c'è bisogno che mi ospiti...-
-Quei soldi ti serviranno, no?-
Byakuran lo guardò con grande intensità nonostante fosse distante parecchi chilometri.
-Non farai più la drag queen, non è vero? Non guadagnerai più così tanto, il denaro è prezioso... non lo sprecare per cose che non ti servono davvero.-
Aveva ragione e Mukuro lo sapeva bene. Non voleva tornare alla vita di prima, gli servivano quei soldi se voleva pagare un affitto e studiare contemporaneamente... se poi avesse avuto qualche problema, qualche improvviso bisogno di fondi? Doveva conservare con cura l'unica cosa davvero buona che avesse ottenuto con quel lavoro... ma anche se ci aveva fantasticato sopra, accettare di stare a casa di Byakuran gli metteva ansia.
-Guarda, ti faccio vedere!-
Mukuro guardò lo schermo, che oscillava da nausea, ed ebbe uno scorcio in movimento di una camera da letto disordinata, piena di riviste sparse. Il pc si ribaltò di lato su un letto con la coperta scura, inquadrando un grande poster di un film di fantascienza, e più in primo piano una rivista con una ragazza in costume sulla copertina. Byakuran recuperò il pc frettolosamente e facendolo fece volare il giornale in qualche angolo oscuro.
-Guarda che l'ho visto il giornale porno.-
-Eh? Non è porno!- si lamentò lui mentre percorreva un piccolo corridoio. -C'era in copertina una idol che mi piaceva!-
Mukuro fece una risatina davanti all'apparente disperazione di Byakuran e non ribattè. Nel tour via webcam Byakuran gli mostrò una piccola ma linda cucina, vantandosi nel mentre di quanto fosse bravo a preparare dolci, e in effetti a Mukuro venne una certa acquolina nel vedere una torta al cioccolato che diceva di aver fatto lui. Vide poi un angolo con un grande televisore, una console per videogiochi ben fornita di dischi e un comodo divano, che erano sicuramente l'angolo preferito del poliziotto quando aveva tempo libero. Il bagno, sui toni azzurri, era molto ordinato e pulito al contrario della camera da letto. In ultimo Byakuran portò Mukuro nel tour virtuale a vedere una stanzetta stretta, con un letto singolo e degli scaffali bianchi quasi vuoti.
-Vedi, posso farti dormire qui! Te la renderò più carina prima che tu esca, lo prometto, adesso è un pochino asettica...- fece lui, dando alla stanza un'occhiata delusa. -Ha bisogno di una sistemata...-
-È perfetta così, Byakuran... è molto più di quello che avrei meritato...-
-Tu meriti tutto quello che c'è di bello al mondo, Mukuro!- sbottò Byakuran belligerante. -Basta con queste idiozie, o ti prenderò a sberle, hai capito?-
Sentendosi in parte lusingato e in parte colpevole verso se stesso, tirò un vago sorriso.
-Hai ragione... scusa...-
-Mh, ci metterò qualcosa di viola, a te piace il viola... sì, chiederò a Kikyo di venire con me a cercare qualcosa che ingentilisca un po' l'ambiente...-
Mentre si muoveva nella stanzina, Mukuro vide l'unico oggetto sui ripiani, a parte due scatole di scarpe e un paio di elenchi telefonici, e ci colse un senso mistico in quell'apparizione: era un quaderno di carta musica...
-Cos'è quello, Byakuran?-
-Quello cosa?-
-Lì, sullo scaffale... no, quel... ecco, quello.-
-Oh, un quaderno per gli spartiti.- fece lui, confermando le sue impressioni. -L'ha dimenticato qui un mio amico musicista quando l'ho ospitato, ma non l'ha mai ripreso, dice che ne ha un sacco... non sapendo che farmene, è ancora qui...-
Byakuran posò il pc sullo scaffale e sfogliò il quaderno.
-È vuoto.-
-Lascialo lì, a me potrebbe servire, se il tuo amico non lo vuole più.-
-A te?- fece lui sorpreso. -Perchè, tu sei musicista?-
-No... però... beh, Gokudera, un ragazzo che è qui, è un pianista... è successo che mi sentisse cantare e... alla fine, sto pensando di andare al conservatorio... o almeno, fare un tentativo, quando esco da qui.-
-Davvero...?-
-Idea folle, vero?-
fantastico, Mukuro kun!- esclamò Byakuran con un entusiasmo quasi indecente in un adulto. -Allora canti bene? Canti qualcosa per me?-
-Co... nemmeno per sogno!-
-Ti prego, Mukuro!-
-Non puoi chiedermelo così, mi metti in agitazione, non posso cantare se sono in agitazione! E poi lo sai che ore sono? Tsunayoshi starà già dormendo, mica posso mettermi a cantare come niente fosse!-
Byakuran sembrò ammosciarsi come fiori appassiti. Il modo in cui lo guardò subito dopo gli ricordò un cucciolo abbandonato per strada.
-Canterai per me, quando verrò a prenderti alla fine della terapia?-
Mukuro fu preso in contropiede. Alla fine, quei pensieri improbabili su Byakuran che lo aspettava all'ingresso e lo portava nella sua casa sembrava fossero diventati realtà... con il cuore leggero e la mente finalmente sgombra dalle ansie per l'immediato futuro, promise a Byakuran quello che voleva.
   
 
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