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Autore: PaperHero    10/05/2017    1 recensioni
In questa raccolta, raccoglierò dei momenti inerenti alla saga ma anche inventati completamente da me, ambientati nello stesso universo della mia storia "Le avventure di Tom e Harry Potter" e che riguarderanno alcuni personaggi.
Dal testo
Mentre sentiva le proprie ossa mutare, nella sua mente comparve l’immagine di un corvo. Quando il processo finì, al centro della stanza, aveva fatto la sua comparsa un corvo dal piumaggio nero ad eccezione del petto, delle spalle e della parte perialare che erano bianchi. Il corpo era slanciato ed allungato: le ali lunghe e larghe, digitate ai margini, mentre la lunga coda era a forma trapezoidale, con la base maggiore rivolta in posizione distale. Le lunghe nere zampe erano dotate di quattro dita (tre rivolte in avanti ed una all'indietro) munite ciascuna di una forte unghia uncinata. Esse presentavano una striscia longitudinale nera ai lati e sfumature purpuree alla radice. Anche il lungo ed assottigliato becco e gli occhi erano neri. Il becco presentava una lieve gibbosità sul suo margine superiore: attorno ad esso crescono piume di aspetto setoloso.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Universe'
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La peggior giornata di Severus Snape N.A. Una mia personale rivisitazione del Peggior ricordo di Severus Piton, tratta da HP e L'Ordine della Fenice cap 28 pag 599-607. Ambientata nello stesso universo della storia principale “ Le avventure di Tom e Harry Potter” e adattata ad essa, si svolge qualche mese dopo gli avvenimenti narrati nella storia "Come Severus Snape diventò un Animagus". Spero che vi piaccia e buona lettura

LA PEGGIOR GIORNATA DI SEVERUS SNAPE

Era un giornata soleggiata e gli studenti, terminati gli esami di fine anno, avevano deciso di trascorrere il pomeriggio all’aperto. Sirius Black e James Potter si erano sistemati sotto al faggio in riva al lago. Remus Lupin e Peter Minus erano rimasti in Sala Comune: il primo per rincontrollare quello che aveva scritto mentre il secondo per farsi una bella dormita. Severus Snape, ancora concentrato sull’ultimo esame, aveva preso posto all’ombra di alcuni cespugli mentre rileggeva il foglio.
- Che noia- disse Sirius.
- Questo ti tirerà su,Felpato- disse James sommesso - Guarda chi c’è…-
Sirius voltò la testa e s’immobilizzò quando individuò la figura di Severus Snape. - Eccellente. Mocciosus -
Lo Slytherin era immerso nella lettura e non si accorse di niente fino a quando non sentì Potter chiedergli ad alta voce:- Tutto bene Mocciosus?-
Sapendo già che l’avrebbero attaccato, Il sedicenne reagì con rapidità sorprendente: lasciò cadere il foglio sulla borsa ed estrasse la bacchetta, puntandola contro James. Quest’ultimo utilizzò un incantesimo di disarmo e la bacchetta di Severus fece  un volo di tre metri e cadde sull’erba dietro di lui. Black sbottò in una risata simile a un latrato e,dopo aver puntato a sua volta la bacchetta contro l’altro, pronunciò un - Impedimenta – che lo fece cadere a terra.
Ansante, Snape rimase a terra mentre James e Sirius avanzavano verso di lui con le bacchette levate. Il primo lanciava occhiate di sbieco alle ragazze sulla riva. Molti studenti si avvicinarono, divertiti e preoccupati. Snape tentò di alzarsi ma l’incantesimo era ancora attivo e con la bacchetta a tre metri di distanza non potè fare altro che divincolarsi come trattenuto da funi invisibili.
- Aspetta…tu - ansimò,alzando uno sguardo carico d’odio, - aspetta…e vedrai!-
- Apettare cosa? Che cosa farai Mocciosus,ci userai per soffiarti il naso? - chiese Sirius, gelido
Mentre gli altri studenti scoppiavano a ridere, dalla bocca di Severus scaturì un fiume di imprecazioni miste ad incantesimi e James commentò:- Faresti meglio a lavarti la bocca. Gratta e netta -
Una saponosa schiuma rosea eruttò dalle labbra del malcapitato, facendolo soffocare.
– Lascialo stare! – urlò Lily Evans, avvicinandosi a loro.                                                                     
Era rimasta fino ad allora con le altre ragazze in riva al lago ma non aveva resistito quando aveva sentito le risate e le maledizioni lanciate dal suo migliore amico.
- Tutto bene Evans? - disse James con una voce più matura.
- Lascialo stare. Che cosa ti ha fatto?-                                                                                                  
- Be’…è più il fatto che esiste,non so se mi spiego…-
Parecchi studenti risero ad eccezione di Lily che non lo trovava affatto divertente. Per quanto ancora il suo Sev doveva sopportare una situazione del genere?
- Ti credi divertente, Potter. Ma sei solo un bullo arrogante e prepotente. Lascialo stare -  disse gelida
- Solo se esci con me, Evans. Esci con me e non alzerò mai più la bacchetta su Mocciosus - replicò rapido James.
Dietro di lui l’Incantesimo di Ostacolo stava svanendo e, sputacchiando bolle di sapone,  Snape prese a strisciare verso la bacchetta caduta.
- Non accetterei nemmeno se dovessi scegliere fra te e una piovra gigante-  
- Ti è andata male, Ramoso-  disse Sirius spiccio e si voltò verso Snape - EHI!-
Troppo tardi. Lo Slytherin aveva già puntato la bacchetta contro James: ne scaturì un lampo di luce e su una guancia del Gryffindor comparve un taglio che schizzò la veste di sangue. Potter ruotò su se stesso, partì un secondo lampo di luce e un attimo dopo Snape penzolava per aria all’ingiù, la veste che gli ricadeva sopra la testa mostrando le pallide gambe ossute e un paio di mutande grigiastre. Un applauso si levò dalla piccola folla; Sirius e James si rotolavano dalle risate mentre gli occhi di Snaoe fiammeggiavano dalla rabbia e dall’umiliazione.
- Mettilo giù! - gridò Lily. furiosa.                                                                                                                  
- Ai tuoi ordini - James fece scattare la bacchetta all’insù e Severus si afflosciò a terra.
Districandosi dalla veste, si rialzò rapido e con la bacchetta pronta ma Sirius gli lanciò contro un incantesimo di pietrificazione, facendolo cadere di nuovo rigido come un palo.
- Lasciatelo stare!- urlò la rossa ed estrasse a sua volta la bacchetta.                                           
James e Sirius la fissarono preoccupati. L’ultima volta che l’aveva estratta, il primo era stato Schiantato davanti a tutta la scuola. Potter sospirò e mormorò un controincantesimo, liberando lo Slytherin.
- Ecco fatto. Ti è andata bene che ci fosse Evans,Mocciosus…-
- Non mi serve il suo aiuto – disse Snape, rialzandosi a fatica – E’ solo una Mezzosangue-
Lily trasalì mentre il ragazzo si morse la lingua. Non voleva dirlo: era stata la rabbia a parlare per lui.
- Molto bene. Vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di aiutarti. E se fossi in te mi laverei le mutande, Mocciosus -
Sentendo quell’appellativo pronunciato proprio da lei, Severus si sentì ferito anche se sapeva che se l’era meritato.
- Chiedi scusa a Evans!- ruggì James, puntandogli contro la bacchetta
- Non voglio che mi chieda scusa perché l’hai costretto tu!- urlò Lily - Sempre a spettinarti i capelli perché ti sembra affascinante avere l’aria di uno che è appena sceso dalla scopa,sempre ad esibirti con quello stupido Boccino e a camminare tronfio nei corridoi e lanciare incantesimi su chiunque ti infastidisca solo perché sei capace…sei così pieno di te che non so come fa la tua scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA!-
Lily si voltò e corse via, non prima di aver aggiunto un – Ti ho già Schiantato una volta, Potter. Continua ad infastidire i miei amici e io informerò il Preside- .
- Evans!- le gridò dietro – Dici sul serio, Evans? -
La rossa non si voltò. Anche se non era entrata nei particolari, sapeva che il suo migliore amico aveva colto lo stesso il messaggio che aveva voluto inviargli. Ovvero che c’è l’aveva con Potter e non con lui.
-Ma che cos’ha?- bofonchiò James, tentando di comportarsi come se la risposta non avesse per lui alcuna importanza.
- Direi che secondo lei sei un po’ presuntuoso. Mi sembrava seria quando ha detto che avrebbe avvisato il Preside-.
- Bene -  disse James, furibondo. – Anche se mi odia, non credo che lo farebbe -                                 
Saettò un altro lampo di luce e ancora una volta Snape si ritrovò a mezz’aria a testa in giù.
- Allora…chi vuole vedermi togliere le mutande a Mocciousus?-                                     
Severus non poteva credere a quello che stava succedendo anche se da una parte gongolò. Potter non sapeva in che guaio si stava andando a cacciare.                                                    
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì degli strilletti scandalizzati e delle risatine levarsi dagli studenti. Avvertì l’aria posarsi sulle sue parti basse e allora capì: Potter gli aveva tolto veramente le mutande. Le sue gote diventarono rosse per la vergogna e cercò di portare le mani a coprire le sue parti intime, non riuscendoci per via dell’incantesimo. Si trovava mezzo nudo davanti a mezza scuola. La realizzazione di ciò gli fece salire delle lacrime di rabbia agli occhi ma non ne versò neanche una. Non sarebbe scoppiato a piangere come una femminuccia. Sarebbe stato troppo e non avrebbe dato questa soddisfazione a quei due idioti di Black e Potter. E’ e rimarrà per sempre uno Slytherin, per Salazar.
In quel momento, sentì la voce di Mulciber scagliare un’incantesimo contro Potter, annullando gli effetti di quello precedente. Cadde a terra e ,prima che l’amico potesse rivolgergli la parola, raccolse le sue cose e scappò via. Ignorando i richiami dell’altro, raggiunse un punto lontano e si trasformò in corvo. Spiccò il volo, diretto verso l’ Astronomy Tower. Aveva bisogno di stare da solo.

– Evans, dobbiamo parlare – disse Mulciber, avvicinandosi alla Gryffindor.
La rossa si voltò verso di lui e lesse la preoccupazione nei suoi occhi. La stessa che provava lei da quando aveva visto che il posto solitamente occupato da Severus al tavolo degli Slytherin era vuoto. E se erano entrambi in pensiero, voleva dire solo una cosa: era successo qualcosa al loro migliore amico.                                                                                                                                                                                

Lo Slytherin era rimasto a lungo sulla Tower, immerso nei suoi pensieri. Il cielo si era ormai fatto buio e sapeva che in quel momento tutta la scuola era a cena in Sala Grande. Dopo quello che era successo quel pomeriggio, gli si era chiuso lo stomaco e non aveva alcuna intenzione di presentarsi.
Strinse i pugni mentre lasciava finalmente scorrere le lacrime dai suoi occhi. Era stata dura trattenerle e sentiva che era arrivato ormai al limite. Dopo sei anni, continuava a chiedersi perché Potter e Black c’è l’avessero cosi tanto con lui. Non era il più bravo a giocare a Quidditch, non era il più popolare della scuola, non era neanche bello e attraente come loro. Non aveva avuto la fortuna di avere una famiglia che l’amasse per quello che era: suo padre era un Babbano della peggior specie e sua madre era morta quando aveva dodici anni. Se conosceva un briciolo di amore familiare, lo doveva solo ai suoi due amici Mulciber e Lily e alle loro famiglie che l’avevano accolto come un figlio. E allora perché? Perché proprio lui?
La risposta era semplice e coincideva con il nome della sua migliore amica: Lily Evans                                      
Quando si fu tranquillizzato, si alzò dal pavimento e ,raccolta la borsa, si trasformò in corvo. Si buttò dalla torre, diretto verso il suo dormitorio.

– Cosa? Dimmi che stai scherzando!- gridò Lily, uscendo dal castello insieme a Mulciber                    
- Purtroppo no. Potter ha umiliato Severus davanti a molti studenti– negò lui – Dovevi vederlo, Evans. Mentre scappava, mi è sembrato di vedere che i suoi occhi fossero lucidi e tu sai com’è fatto-                                                                                                                            
Spalancando la bocca, la Gryffindor si ritrovò ad annuire mentre sentiva la rabbia pervadergli il corpo. Ma prima di farla pagare a quel presuntuoso di Potter, doveva trovare Sev e sapeva benissimo dove si nascondeva quando aveva bisogno di riflettere e di stare da solo.

Purtroppo Lily e Mulciber non furono gli unici a lasciare dal castello. Desideroso di sapere dove si trovasse Lily Evans, James Potter aveva convinto il suo fratello acquisito Sirius Black a cercare la ragazza. I due Gryffindor stavano camminando quando, alzando lo sguardo, Sirius non esclamò:- Ramoso, guarda laggiù! C’è un corvo-                                                                                                                                     
James rivolse gli occhi nella direzione indicata dall’amico e vide un corvo nero dirigersi verso il castello, scendendo di quota.
– Sai che cosa significa, vero?- chiese Black – Qualcuno l’ha chiamato e l’unico che può aver fatto una cosa del genere è il nostro caro Mocciosus -
- Già. Con la sua conoscenza delle Arti Oscuro, non mi stupisco se fosse capace di fare una cosa del genere – annui James – Che ne dici? Lo facciamo?-                                                                                                 
Sul suo volto, era apparso un ghigno a cui Sirius rispose tirando fuori la bacchetta.                                                                                      

Grazie ai suoi sensi amplificati dalla trasformazione, Severus avvertì che qualcosa non andava. Abbassando la testa, vide un fascio di luce dirigersi nella sua direzione. Si spostò appena in tempo per non essere colpito ma non fece in tempo ad evitare il secondo attacco che gli colpì l’ala destra. Lanciò un grido di dolore mentre precipitava.                                                        

– Oh mio dio! Sev!- urlò Lily, correndo verso l’amico seguita a ruota da Mulciber.                                                                      
Attirati dallo strano urlo che avevano sentito, i due avevano alzato la testa, individuando la figura del loro migliore amico. Corsero sempre più forte preoccupati e desiderosi di fare in tempo per salvarlo.

– L’hai colpito! L’hai colpito!- esultò Sirius, saltellando.                                                                                  
– Già ma solo alla spalla – lo smontò James – Andiamo a vedere-                                                                                                                               
E cosi anche i due Gryffindor si recarono verso quel punto.                                                                                             

Per fortuna di Severus, i primi ad arrivare furono Lily e Mulciber che non persero tempo. Mentre il secondo faceva comparire un materasso e una bacinella d’acqua con delle bende, Lily si posizionò nel punto preciso in cui sarebbe caduto l’amico. Il corvo si avvicinava sempre più a loro e la rossa riuscì a prenderlo al volo. Dopo essersi assicurata che l’amico riuscisse a sentirla, lo pregò di ritornare in forma umana, cosi da poterlo curare. Nonostante fosse nel dolore, l’animale si concentrò quanto bastava per ritornare umano.
– Mio dio- esclamò Mulciber alla vista della profonda ferita sanguinante che percorreva il braccio dell’amico – Chi ti ha ridotto cosi?- continuò, sedendosi vicino ai due.
– Ehi ma che sta succedendo qui? Perché sei in compagnia di questi Slyther… oh mio dio- sentirono una voce
Alzando il volto, i due si trovarono davanti le figure di Potter e Black. Lo sguardo della rossa si indurì mentre pronunciava:- Siete state voi. Sarete contenti adesso, vero?-                                     
Il duo non rispose, troppo impegnato a fissare il corpo ferito della loro vittima preferita tre le braccia di Lily.
– Lils…- mormorò Severus, aprendo gli occhi                                                                                        
Sembrava veramente sofferente. La ragazza gli passò una mano tra i capelli e lo rassicurò:- Stai tranquillo, Sev. Ci prenderemo cura di te-
Lo Slytherin annui e alzò lo sguardo. I suoi occhi si spalancarono e il corpo prese a tremare contro la sua volontà. Sentendolo, la Gryffindor lo strinse di più a sé, facendo attenzione al braccio ferito e continuò ad accarezzarlo. Anche Mulciber aveva notato il tremore dell’amico e diventò furente e gelido
- Sarete fieri di voi stessi adesso, vero?- scattò – Non vi sembra di averlo tormentato abbastanza? Prima lo denudate davanti a mezza scuola e adesso gli lanciate contro un incantesimo, ferendolo. Ha ragione lui quando dice che voi due non avete un briciolo di cervello! Sono sei anni che non gli lasciate nemmeno un attimo di pace. Si può sapere che cosa vi ha fatto per meritarsi un simile trattamento?
I due Gryffindor rimasero in silenzio e lui continuò:- Ah, non parlate? Che fine ha fatto il coraggio di cui vi vantate cosi tanto? Siete dei codardi!-
- Non avevamo idea che fosse lui. Abbiamo colpito un corvo- prese la parola Black                                     
- Non m’interessano le tue scuse, Black. Dovevate immaginare che Severus fosse un’Aimagus. Quando mai si è visto un corvo ad Hogwarts?- ribattè Mulciber – E lo stesso vale per le vostre forme animali. Si, ci ha raccontato tutto. A differenza vostra, lui un cervello c’è l’ha e l’utilizza-
I due abbassarono lo sguardo verso Severus. Se ne stava tra le braccia di Lily, pallido più del solito e i suoi occhi erano strizzati dal dolore. La sua divisa era stata strappata in corrispondenza della ferita ancora sanguinante anche se la ragazza l’aveva prima pulita e adesso stava versando delle goccie di Essenza di Dittamo, trovata nella borsa dell’amico.
– Ci dispiace- mormorarono Black e Potter                                                                                                                
- Non dovete dirlo a me ma a lui. Adesso, però, non è il momento. Andiamocene, Evans-                                
La rossa annui mentre fasciava il braccio di Severus con delle bende intrise di Dittamo.                             
– Riesci ad alzarti, Sev?- si rivolse al suo migliore amico                                                                                                                                        
In tutta risposta, il Principe Mezzosangue si alzò in piedi, ignorando le fitte di dolore al braccio. Mulciber, vedendolo in difficoltà e ignorando l’occhiataccia che gli aveva rivolto, lo andò a sostenere mentre Lily rivolgeva uno sguardo di rabbia verso Potter e prometteva che avrebbe preso provvedimenti. Senza aspettare risposta, fece sparire il tutto con un colpo di bacchetta e seguì i due Slytherin.
– Questa volta l’abbiamo combinata proprio grossa, fratello-                                                   
 - Già – confermò James                                                                                                                            

- Posso passare la notte con voi?- chiese Lily, quando si trovarono nei sotteranei.                                             
Mulciber rimase stupito da quella richiesta ma la sua espressione ritornò subito normale, mentre continuava a sostenere l’amico, svenuto per via della perdita di sangue.                    
– Non credo che sia il caso, Evans. Gli altri Slytherin non sarebbero contenti di trovare una Gryffindor nella loro tana – scosse la testa – Non ti preoccupare. Ci penserò io a lui -                                    
Vedendo la sincerità nei suoi occhi, Lily si arrese e ,dopo essersi fatta promettere che avrebbe tenuto d’occhio Severus, se ne andò.
Entrati nella loro Sala Comune, Mulciber trovò Evan Rosier, Rodolphus Lestrange e Barty Crouch Jr intenti a giocare a Spara Schiocco e sembrava che il secondo stesse vincendo alla grande. Sentendo la porta chiudersi, i tre distolsero gli occhi dal loro gioco e la loro espressioni diventarono interrogative e preoccupate.                                                                                          
– Non è successo niente di grave. Tornate al vostro gioco – li dissuase Mulciber, conducendo Severus al loro dormitorio
Facendo piano, il ragazzo posò il corpo dell’altro sul letto. Snape si lasciò scappare un gemito quando il braccio entrò in contatto con il materasso e apri leggermente gli occhi           
- Mulciber…- la sua voce era roca e bassa.                                                                                      
– Non parlare, Severus – lo fermò lui, togliendogli la borsa dall’altra spalla ed estraendo la bacchetta – Posso?-
Fidandosi dell’amico, il sedicenne annui e Mulciber sostituì i suoi abiti insanguinati con un pigiama leggero per poi coprirlo con le lenzuola.
– C’è della pozione antidolorifica nella mia borsa - lo informò Severus, con la voce impastata
Senza fare domande, Mulciber aprì la borsa dell’amico e ,per far più in fretta, esclamò:- Accio pozione antidolorifica -
 Una scatolina argentata gli finì tra le mani e l’aprì. Davanti a lui, c’erano delle provette etichettate con cura: pozione antidolorifica, Essenza di Dittamo, Senza Sogni, Rimpolpasangue e Ossofast.
La sorpresa dello Slytherin durò poco alla vista di quella scorta per lasciar spazio ad un’espressione arrabbiata. Sapeva perché il suo migliore amico si portava sempre dietro quella scatolina: doveva essere pronto per qualsiasi evenienza, soprattutto quando si trattava di Potter e Black.
 Prese la fiala che gli serviva e richiuse la scatola, appoggiandola sul comodino. Si avvicinò all’amico e gli somministrò la pozione. Sorrise leggermente quando Severus si lasciò scappare un’espressione disgustata. Il ragazzo lo ringraziò, cedendo al sonno.

– Come ha passato la notte? –                                                                                                                   
- La ferita si è riaperta e ha avuto la febbre alta. Nonostante questo, abbastanza bene –                     
Lo strano duo composto da Lily e Mulciber si trovava in Sala Grande a fare colazione. Non vedendo l’amico d’infanzia, la Gryffindor si era avvicinata all’altro e aveva chiesto informazioni.                                                                                                                               
– Ho preferito lasciarlo riposare. Dopo tutto quello che è successo ieri, se lo merita davvero – continuò lo Slytherin
- Hai fatto bene. Più riposa e prima si riprenderà -                                                                                   
Immaginando che il loro migliore amico fosse al limite e trovandosi d’accordo sul fatto che Potter e Black meritassero una lezione, Lily e Mulciber andarono a parlare con il preside. Dopo averli ascoltati, Dumbledore convocò James e Sirius nel suo ufficiò e riferì loro che sarebbero stati tolti 30 punti a testa alla loro Casa e che dovevano passare una settimana in punizione con Argus Filch. Sirius  stava per controbattere ma il Preside lo anticipò dicendo in tono duro:- Non intendo discutere della mia decisione, signor Black. Avete umiliato un ragazzo di sedici anni davanti a mezza scuola e poi l’avete colpito con un incantesimo. Capisco che non sapevate che Severus Snape fosse un Animago ma non dovevate comunque attaccarlo. Al contrario di quello che pensate, lui è solo un sedicenne come voi e come tale chiede solo un po’ d’affetto e rispetto dopo tutto quello che ha passato -
I due rimasero in silenzio, rimuginando sulle parole del Preside. Giunsero alla conclusione che l’uomo avesse ragione e si mostrarono davvero dispiaciuti.                                                                 

Quando si svegliò, Severus Snape si sentiva riposato e intontito. Mentre si metteva seduto, sentì una lieve fitta al braccio destro e gli ritornò in mente quello che era successo la sera prima. Anche se i suoi ricordi erano confusi, rimembrava perfettamente che Potter e Black l’avevano attaccato mentre era trasformato in corvo. Digrignò i denti: avevano veramente esagerato.
– Non ti preoccupare per loro. Ho sentito dire che Dumbledore ha tolto loro trenta punti ciascuno e che per una settimana sarebbero stati in punizione con il custode – lo rassicurò Mulciber, cogliendo il filo dei suoi pensieri.                                                                                           
– Bene – si limitò a dire Snape, sollevato che per una volta quei due erano stati punti dal preside – Che ore sono? -
- E’ quasi ora di cena -                                                                                                                                             
- Mi stai dicendo che ho dormito per un giorno intero? Perché non mi ha svegliato? - era scioccato e arrabbiato.
– Ho pensato che ,dopo ieri, avessi bisogno di riposare -                                                           
- Avresti dovuto svegliarmi -                                                                                                               
- Smettila di fare lo stupido Gryffindor, Severus! – sbottò Mulciber, ricevendo in cambio un’occhiataccia – E’ inutile che mi guardi cosi! Sai che ho ragione. A volte, penso che il Cappello Parlante abbia sbagliato a smistarti. Dopotutto, sei un Mezzosangue -
Il sedicenne capì di essersi spinto oltre quando vide gli occhi dell’altro assottigliarsi in preda alla rabbia.
– Grazie per avermelo ricordato, Mulciber – disse Severus, amaro e ferito.                                                     
Si alzò dal letto e si diresse verso il bagno sotto allo sguardo di quello che aveva definito essere il suo migliore amico.
Uscito da esso, lo Slytherin si sentiva decisamente meglio e indossava solo un paio si pantaloni neri. Ignorando Mulciber, si fasciò la ferita e rimase soddisfatto quando vide che essa si era rimarginata quasi del tutto. Dopo essersi infilato la maglietta, prese la scatolina contenente la sua scorta ed estrasse la pozione Rimpolpasangue, buttandola giù tutta d’un fiato e appuntandosi mentalmente di ripristinare la sua scorta.
– Mi dispiace per quello che ho detto, Severus – iniziò Mulciber, rompendo il silenzio che si era creato – Non volevo ferirti, Tu non sai come io e la Evans ti abbiamo trovato ieri sera e come ci siamo spaventati nel vederti ferito in quel modo. La Evans voleva passare la notte con te per tenerti d’occhio ma io gli ho detto di no, che non conveniva che entrasse qui per via degli altri Slytherin -
Vedendo che l’amico stava ascoltando attentamente quello che diceva, continuò:- Gli ho promesso che ti avrei tenuto d’occhio e l’ho fatto. Hai avuto la febbre alta a causa della ferita che si era riaperta. Con tutto il sangue che hai perso, avevi bisogno di riposare e il fatto che tu abbia dormito fino ad ora ne è la prova, Severus -
Il Principe Mezzosangue rimase in silenzio mentre Mulciber sperava che l’amico lo perdonasse. Dopo quella che parve un’eternità, Snape si diresse verso la porta e stava per aprirla quando, accorgendosi che l’amico non si era ancora mosso, disse:- Vieni con me o vuoi rimanere qui? Sappi che ho una certa fame -                                                                                                        

Nonostante il brusio levatosi non appena misero piede in Sala Grande, Severus e Mulciber si diressero verso il tavolo della loro Casa a testa alta.
– Sev! – si sentì chiamare il primo                                                                                                                                                 
Ebbe appena il tempo di girarsi che si ritrovò con la testa immersa in una chioma rossa. La sua migliore lo stava abbracciando. Diventò rosso mentre, impacciato, circondava con le braccia la vita di Lily. Non era abituato a ricevere simili gesti d’affetto ma, grazie alla famiglia Evans, ci si stava lentamente abituando.
– Sei arrabbiato?- mormorò la Gryffindor, il volto premuto sul suo petto,                                                                                    
Severus sospirò. Aveva intuito che i suoi migliori amici avevano parlato con il preside ma, nonostante tutto, non riusciva ad essere arrabbiato con loro. Gli unici che sembravano interessarsi a lui e alla sua condizione.                                                                                                  
– No -                                                                                                                                                        
La sua risposta parve soddisfare la ragazza, che lo strinse più forte a sé. Quando si separarono, accadde una cosa che lo Slytherin avrebbe ricordato per tutta la vita: con la coda in mezzo alle gambe e la testa china, Potter e Black si erano avvicinati a loro e si scusarono con lui.
– Sarò soddisfato solo quando vi vedrò faticare per scontare la punizione di Filch. Ho sentito dire che non è particolarmente buono nei confronti degli studenti – ghignò lui                                                                                                                                                          
Lily scosse la testa anche se un leggero sorriso incurvava le sue labbra; James e Sirius strinsero i pugni mentre Mulciber, sentendo la risposta dell’amico, era scoppiato a ridere.   
                                                                                                                                                                                          
   
 
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