Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: momoallaseconda    11/05/2017    4 recensioni
La nube minacciosa si staglia pesante nel cielo.
Le stelle non compariranno stanotte.
Non c'è più tempo.
Il futuro non è più un mistero.
Se il mondo dovesse morire oggi, chi vorresti al tuo fianco nell'ultimo istante di vita?
---
*FanFiction partecipante alla challenge "This wolud be Love" indetta dal Forum FairyPiece – fanfiction&images*
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

*FanFiction partecipante alla challenge "This wolud be Love" indetta dal Forum FairyPiece – fanfiction&images*

 

 

 

In The End

 

 

 

 

La nube minacciosa si staglia pesante nel cielo.
Le stelle non compariranno stanotte.
Non c'è più tempo.
Il futuro non è più un mistero.
 
Se il mondo dovesse morire oggi, chi vorresti al tuo fianco nell'ultimo istante di vita?

 

 

 

 

 
L' Amore Coraggioso merita sempre una speranza.
 
Tokyo, ore 07:26 am
 
 
“…rie notizie confermano l’effettivo pericolo: la nostra Terra va incontro alla minaccia più grande che abbia mai dovuto affrontare!
La collisione con il meteorite EJ-675 è cosa certa ed avverrà oggi alle 11 pm, ora di Tokyo!
Gli scienziati hanno stabilito che l’urto avverrà nell’Oceano Indiano, ad una latitudine sud di -18,76 gradi ed avrà approssimativamente un diametro di 6.000 chilometri.
Secondo gli studiosi, i danni che la nostra Terra riporterà segneranno la completa estinzione della vita su questo pianeta!
Ce-cercheremo di… di mantenere le telecomunicazioni attive… fino all’ultimo minuto, per assicurarvi aggiornamenti e dispensare raccomandazioni!
La NASA, la RKA e ogni singolo governante di ogni nazione mondiale, stanno facendo del loro meglio per assicurare l’ordine e tentare un’ultima controffensiva per cercare di fermare l’avanzata sempre più prossima del meteorite... no-nonostante i fallimenti delle ultime settimane.
Vi invitiamo alla calma.
Per quanto riguarda il popolo giapponese, la polizia continuerà il proprio lavoro pattugliando ogni strada della nazione, per tutta la giornata odierna.
Non saranno concesse scontistiche: qualunque persona causi danni a uomini, animali, proprietà private o pubbliche, verrà punito come stabilito dalla legge.
Vi terremo aggiornati ora per ora e vi consigliamo di trascorrere questo tempo con le vostre famiglie.
Chi non dovesse av…”
 
Con un gesto secco Sanji spese il televisore, interrompendo lo sproloquio della cronista e annullando l'unica fonte di luce nella stanza oltre a quella flebile del mattino che proveniva dalla finestra senza tende del suo appartamento. Si alzò con calma dal divano e gettò noncurante il telecomando nel cestino.
Con movimenti lenti si passò le mani sul viso stanco, segnato da profonde occhiaie, stiracchiando un po' gli arti indolenziti per la prolungata posa in cui li aveva costretti per ore. Non dormiva da giorni, quasi non sapeva più come si faceva, si sentiva esausto ed accaldato. Sperò intensamente di non avere la febbre, ci sarebbe mancata solo quella.
Sospirando piano, si avvicinò alla finestra e guardò il cielo rossastro sopra di lui, segnato da nubi minacciose. Da giorni l'azzurro che ricordava non esisteva più e quel che era peggio, era che non sarebbe mai più tornato. Il rosso sangue la faceva da padrone, illuminando tutta la stanza e rendendola tetra e spaventosa come non avrebbe mai creduto di vedere casa sua.
La palla infuocata sopra di loro, altresì detta meteorite maledetto, si era avvicinata durante la notte, era diventata delle stesse dimensioni di una pallina da golf e per un fugace folle attimo Sanji pensò che se lo fosse stata davvero sarebbe bastato dargli un calcio poderoso e ben direzionato, per eliminare il pericolo dalle loro vite. Ma non era così semplice.
Si appoggiò al vetro con la fronte, cercando un sollievo inesistente, riflettendo ancora per la miliardesima volta, tentando di trovare una soluzione pazza, una risposta alternativa, una qualche via di fuga.
Niente.
Non poteva fare niente. Non esisteva alcuna speranza.
Con la testa sempre ancorata al vetro, voltò le spalle al cielo tempestoso chiudendo gli occhi.
Era rassegnato, erano tutti rassegnati.
Si sapeva da settimane che la Terra era ormai prossima al collasso. Non voleva nemmeno pensare a come l'intero genere umano stesse affrontando la cosa, gli bastava aver visto la sua città impazzire completamente negli ultimi giorni.
Sanji aveva giurato a sé stesso di mantenere la calma e la compostezza fino all'ultimo istante, soprattutto per lei, per non farla agitare più del dovuto, ma ora che mancava così poco, il terrore e l'angoscia si facevano strada sempre di più in lui, divorandolo ora dopo ora, minuto dopo minuto.
Rimanere impotenti mentre tutto quello che amavi stava per essere spazzato via, faceva male, troppo male. Era un dolore che non si poteva quantificare.
Una rabbiosa rassegnazione che ti faceva tremare di paura e dalla quale non potevi fuggire.
La speranza dei primi giorni si era via via affievolita, lasciando spazio ad una amara e bruciante sensazione di sconfitta.
Il loro mondo, così come lo conoscevano, aveva le ore contate. Entro mezzanotte Giappone, Australia e Sud America sarebbero spariti e nell'arco delle ore successive sarebbe toccato agli altri.
Batté con forza un pugno contro il muro ferendosi la mano, in un fugace momento di rabbia che si attenuò subito. Tanto a cosa sarebbe servito arrabbiarsi?
Stava per morire. Sarebbe morta lei, sarebbe morto lui, sarebbero morti tutti.
Non c'era più tempo, ma insieme dovevano fare tante cose ancora!
Scegliere un nome, comprare una casa, sposarsi, diventare una famiglia...
Questo era quello che faceva più male. Sapere che avrebbero potuto esserlo, sapere che mancava così poco! C'erano quasi, dannazione! La loro completa felicità avrebbero potuto quasi toccarla! Mancava così poco!
Ed invece non l'avrebbero mai visto, mai sentito la sua voce, il suo pianto, la sua risata...
Non l'avrebbero mai guardato commossi fare i suoi primi passi, mangiare da solo, giocare...
Non gli avrebbero mai insegnato ad andare in bicicletta o aiutato a fare i compiti, consigliato durante la prima delusione d'amore...
Non avrebbero mai saputo che cosa si prova.
“Sanji...?”
La voce flebile di Viola lo ridestò di colpo, facendogli sbarrare gli occhi per focalizzarli su di lei.
La sua fidanzata, l'amore della sua vita, era entrata silenziosamente nella stanza ed ora si mordeva le labbra furiosamente, nel tentativo di trattenere gli spasmi di dolore che le scuotevano il corpo e cercava al contempo di mantenersi in piedi reggendosi fermamente allo stipite della porta con una mano, mentre con l'altra stringeva forte la vestaglia che nascondeva il pancione ormai a termine.
Sanji le si fece immediatamente accanto guardandola con evidente terrore negli occhi.
Viola si appoggiò completamente a lui, cercando conforto. L'espressione affranta che aveva gli gelò il sangue nelle vene, facendolo impallidire più di quanto non fosse già.
“Credo che ci siamo...” mormorò, cercando di trattenere una nuova smorfia di dolore e angoscia.
Sanji serrò gli occhi nascondendo la sua rabbia, stringendola a sé, suo malgrado emozionato ma con il cuore in tumulto, prendendola poi in braccio per portarla rapidamente all'auto.
Viola era già fortemente provata, non doveva vedere la sua anima dilaniata, non doveva sapere delle sue paure, lui doveva essere coraggioso, doveva combattere stoicamente il problema.
Avrebbe affrontato ogni cosa perché per lei, per loro, non avrebbe mai smesso di lottare, anche se una parte di lui non riusciva a smettere di soffrire.
Il giorno più bello della loro vita, sarebbe stato anche il più brutto.
 
 
 
 
 
 
 
Chi non ha mai desiderato un Amore che è Per Sempre?
 
Osaka, ore 03:48 pm
 
 
“Ne sei sicuro?”
Rufy si girò di scatto, guardando sorpreso la donna che aveva al suo fianco.
Di rado Nico Robin quando parlava usava un tono di voce così incerto e ansioso.
Solitamente era una brava oratrice, calma, posata, pronunciava frasi concise e ben congegnate. Non straparlava, né perdeva le staffe senza motivo e le sue domande erano sempre quelle precise ed elaborate di una persona che sa di possedere già una vasta conoscenza dalla sua, ma che non si pone limiti nell'arricchimento del proprio bagaglio culturale. Eppure in quel momento, quella domanda, quel dubbio espresso con quel tono e in quella situazione, non era affatto una cosa ponderata. Quel terrore puro mascherato da normale richiesta avrebbe potuto passare inosservato ad un orecchio inesperto, ma non a lui.
Rufy non era un idiota, seppur i suoi precedenti trascorsi lo avessero spesso etichettato come tale, e poteva vantare di conoscere quella donna come le sue tasche, o forse anche meglio.
Per quanto cercasse di nasconderlo, Robin, la sua Robin, aveva paura e lui lo sapeva, come sapeva che non sarebbero bastati i suoi occhi o il suo abbraccio a rassicurarla quella volta.
Robin avrebbe voluto disperatamente vivere, avere una vita normale insieme, e lui non era riuscito a farsi venire in mente nulla di meglio per aiutarla a realizzare almeno in parte i suoi desideri, dell'idea esposta quella mattina, quando il loro ultimo barlume di speranza se n'era andato insieme alla ricezione del satellite.
La situazione non era delle migliori, doveva ammetterlo, ma davvero lei credeva che proprio ora c'avrebbe ripensato, che l'avrebbe abbandonata?
In tanti anni insieme avevano affrontato ogni tipo di ostacolo alla loro relazione... La differenza di età era stato il problema maggiore, malvisto fin dall'inizio dalla società e da entrambe le loro famiglie. Poi, il trasferimento di Robin per lavoro e la sua impossibilità a seguirla per poter terminare gli studi, i loro caratteri diametralmente opposti, la sua natura sociale che spesso cozzava con il desiderio di lei di una serata tranquilla a leggere sul divano, gli interessi sempre contrari, pochissimi punti in comune...
In tutti quegli anni c'erano state moltissime occasioni per porre fine a quella storia troppo strana e complicata, forse fin troppe. I motivi per lasciarsi erano infiniti e purtroppo tutti perfettamente ragionevoli, se non fosse stato impossibile per entrambi riuscire a stare l'uno lontano dall'altra.
Rufy non riusciva a spiegarselo, ma sapeva che non sarebbe potuto stare senza di lei. Robin era il suo esatto contrario e questo, invece di dividerli, li faceva combaciare a meraviglia come due pezzi di un puzzle, rendendo vani tutti i tentativi del destino di dividerli.
Lei era l'unica cosa che riuscisse davvero a renderlo felice, e voleva con tutto il cuore restituirle almeno un po' di quella felicità che lei gli donava senza riserve ogni giorno da una vita.
Il loro mondo era finito ormai, nessuno pregava più in un salvataggio estremo.
La loro città, la loro casa, la loro vita, sarebbe stata cancellata quella notte ma Rufy non voleva andarsene senza aver prima dimostrato alla sua donna che c'era ancora qualcosa per cui valeva la pena continuare a sorridere, anche in un momento come quello.
Rufy guardò dritto in fronte a sé dove l'uomo vestito di bianco li aspettava, sereno.
Con la coda dell'occhio vide Brook terminare di accordare il violino e, poco dietro di lui, avvertì la stoica presenza di Usop, l'amico di una vita, sudare freddo per l'emozione e la paura, deciso a rimanere comunque al suo posto e a mantenere la promessa fatta.
C'era un qualcosa di tremendamente definitivo che aleggiava sopra tutti loro e non era una sensazione piacevole.
Non dovevano andare così le cose.
Rufy sapeva bene che sarebbe stato tutto diverso se non avessero avuto una minaccia allarmante che incombeva sulle loro teste.
Probabilmente ci avrebbe messo molto più tempo per trovare il posto giusto, più cura nei dettagli e avrebbero definito insieme tutti i particolari.
L'avrebbe portata a cena fuori, magari a mangiare il pesce in quel ristorantino sul mare che le piaceva tanto, avrebbe cercato di trattenersi evitando di abbuffarsi come al solito e le avrebbe comprato anche dei fiori. Poi, dopo aver fatto una passeggiata sulla spiaggia, l'avrebbe fatta rimanere in piedi mettendosi teatralmente in ginocchio davanti a lei, come Nami gli aveva insegnato, e le avrebbe donato l'anello più bello concesso alle sue tasche. Le avrebbe detto di essere innamorato perso di lei fin dalla prima volta in cui l'aveva vista e si sarebbero baciati sotto le stelle, ridendo emozionati di cominciare una vita per sempre insieme. E ci sarebbe stato tanto tempo, tantissimo tempo ancora, per fare tanti progetti e tante cose.
Rufy tornò a guardare la sua donna sorridendole mesto, ma Robin continuava ad evitare il suo sguardo, per qualche motivo timorosa della sua risposta, terrorizzata di vederlo scomparire, ma allo stesso tempo disposta a dargli un'ultima chance per ripensarci, per valutare bene le conseguenze delle sue azioni. Ma Rufy non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro.
Di tempo da trascorrere insieme non ne avrebbero avuto più e lui voleva che fossero uniti per sempre, di fronte ai Kami e a quel mondo che li avrebbe presto spazzati via.
Non lo voleva per se stesso, no, e nemmeno per dimostrare qualcosa. Lo faceva per lei, perché non riusciva ad immaginare nulla di più risolutivo per il loro amore, che passare gli ultimi istanti con Robin tra le braccia, uniti nel modo che lei sognava da sempre.
Le alzò delicatamente il viso costringendola a guardarlo negli occhi che si facevano via via più lucidi ed emozionati. Le sorrise dolce, baciandola a fior di labbra.
Se mai un futuro fosse stato ancora possibile, su questa Terra o in un'altra, di certo l'avrebbero trascorso insieme per sempre.
“Non sono mai stato più sicuro in vita mia.”
E la paura di morire divenne un ricordo, quando Robin sorrise radiosa al suo sguardo innamorato e gli strinse forte la mano avviandosi decisa con lui verso il monaco, accompagnati dalle note vibranti di un'angelica marcia nuziale.
 
 
 
 
 
 
 
 Un Amore Inconfessato sarà sempre il rimpianto peggiore.
 
Kyoto, 10:18 pm
 
 
Affannata, toccò l'ultimo gradino del tempio che venne accolto con notevole sollievo dai suoi polmoni in fiamme.
L'aria intorno iniziava a farsi sempre più rarefatta ed incandescente, purtroppo non soltanto per la corsa, ed il cielo diventava via via più rosso ad ogni ora, dipingendo sotto di sé un panorama lugubre ed inquietante che sembrava tinto nel sangue e le metteva i brividi.
Nami si fermò in cima alla scalinata per riprendere fiato e anche in quella situazione non poté impedirsi di sorridere soddisfatta, quando riuscì a distinguere davanti a sé una sagoma dall'inconfondibile cranio verde quasi del tutto inglobata dalla sinistra oscurità rossastra che li circondava. L'aveva trovato, era proprio lui quello a pochi passi da lei, poggiato con i gomiti al parapetto del tempio, che osservava pacatamente la città sconfinata sotto di lui immersa nella follia.
Attorno a loro non c'era anima viva, persino i monaci avevano deciso di trascorrere il tempo che rimaneva da qualche altra parte, ma il silenzio non era assoluto come si era aspettata una volta giunta fin lassù. Anche se attutite dalla notevole distanza, Nami sentiva ancora le voci concitate e terrorizzate della gente per le strade, ma le ignorò seppur con una buona dose di pena.
In quei giorni aveva davvero appurato quanto la razza umana non fosse in grado di affrontare cataclismi come quello e capendo bene che non lo sarebbe nemmeno mai stata. Le persone avevano raggiunto livelli di squallore estremi senza riuscire a darsi pace accettando il proprio destino, e lei era stanca, correva da ore in mezzo ad una folla delirante, alle auto incendiate, alle case distrutte, dovendo stare attenta ad ogni sorta di pericolo, oltre a quello opprimente che incombeva sulle loro teste, ed aveva visto in un solo giorno più di quanto i suoi occhi avrebbero potuto sopportare per riuscire ad arrivare fino lassù, da lui. Da quel idiota muschiato che non dava alcun segno di essersi accorto del suo arrivo, assorto dai suoi pensieri come sembrava e Nami si ritrovò a sospirare piano, guardandolo da lontano.
Nemmeno la sua famiglia sapeva dove trovare Zoro. Era sparito in mattinata e aveva chiesto di non essere cercato, ma col cavolo che lei avrebbe lasciato correre i suoi sbalzi d'umore apocalittici! Nell'arco dell'ultima ora l'elettricità era venuta a mancare completamente in tutto il paese mandando irrimediabilmente in tilt la popolazione, più di quanto non fosse già, e solo la luce solare riusciva ancora a penetrare attraverso lo scudo di nubi rossastre che era diventato il cielo da qualche giorno a quella parte. Lei aveva dovuto correre per ore e con l'arrivo della notte le sue speranze di riuscire a trovarlo si erano affievolite sempre di più, invece il lampo di genio di venti minuti prima era stato rivelatore! Ce l'aveva fatta, non riusciva a credere di essere davvero riuscita a trovarlo prima che fosse troppo tardi! Oh, beh non era poi una cosa per cui stupirsi troppo in effetti, lo sapevano anche i sassi che Zoro amava venire al tempio quando voleva allenarsi o semplicemente stare per conto suo. In realtà si era sorpresa di non averci pensato prima, avrebbe potuto risparmiarsi le due ore passate a cercarlo in ogni angolo della città!
Gonfiò le guance indispettita a quel pensiero, togliendo gli occhi dalla sua schiena senza però azzardarsi a fare un passo verso di lui.
Ovviamente era tutta colpa di Zoro se aveva sacrificato le ultime ore della sua vita in quel modo idiota invece che passarle con Nojiko e Genzo come avrebbe dovuto!
Stava per morire, tutti i suoi cari avevano le ore contate e lei che faceva?? Andava a scandagliare tutta la città, sprecando energie e tempo prezioso, alla ricerca di qualcuno che aveva bellamente deciso di diventare uccel di bosco!
Perchè, perché non se n'era rimasta a casa con la sua famiglia?? Perchè era voluta uscire a cercarlo quando aveva capito che Zoro non avrebbe mai risposto a tutti i suoi messaggi?? Perché si era sentita spaccare il cuore a metà quando aveva realizzato che non voleva farsi trovare e di conseguenza non l'avrebbe rivisto mai più??
Domande retoriche purtroppo, lo sapeva benissimo il perché.
Per lo stesso motivo per cui il cuore le era balzato nel petto infinitamente sollevato ed euforico non appena aveva inquadrato la sua figura nell'ombra.
Sorrise amaramente stringendo i pugni.
Stavano per morire, che senso aveva arrabbiarsi? Cercare una scusa per litigare anche quella notte solo per fingere con sé stessa di contare qualcosa per lui, almeno come amica. Non sarebbe servito a nulla, aveva già ampiamente dimostrato quanto poco gli importasse di lei quando aveva smesso di rispondere ai suoi messaggi quella mattina.
Perché continuava a darsi tanta pena per lui?
“Hai intenzione di rimanere lì ferma ancora per molto?”
Immersa nell'oscurità, Nami alzò lo sguardo di scatto sorpresa. La voce era arrivata forte e chiara alle sue orecchie e in un secondo aveva realizzato che non proveniva dalla città sotto di loro. Zoro non le dava più le spalle e la stava fissando con le sopracciglia corrugate da chissà quanto tempo.
Arrossì di botto come se l'avesse colta con le mani nel sacco. Doveva immaginarselo, era troppo strano non si fosse accorto del suo arrivo tra il rumore dei tacchi delle scarpe e il suo fiatone per la corsa.
Scosse la testa violentemente, ignorando la vocina fastidiosa che le diceva di andarsene subito se non voleva trascorrere anche i suoi ultimi istanti con il cuore in agonia. Si fece invece coraggio ed avanzò sicura e decisa verso di lui, che non le staccava gli occhi di dosso. Il suo viso non mostrava alcun segno di sorpresa nel trovarla lì, come se avesse sempre saputo del suo arrivo, come se se lo aspettasse. Nami ritrovò un briciolo di dignità e si appoggiò al parapetto con gli avambracci unendo le mani, non degnandolo più di un'occhiata, ma osservando il desolante spettacolo sotto di sé, cercando al contempo di nascondere il battito frenetico che le causava la sua sola vicinanza.
Zoro la osservò assorto per qualche attimo, prima di imitarla e poggiarsi nuovamente alla balaustra, a pochi centimetri da lei, lo sguardo sull'orizzonte infuocato.
L'aria era opprimente e i respiri sempre più affannosi. La palla di fuoco sopra di loro si avvicinava implacabile, incenerendo qualunque cosa si frapponesse tra lei e il suo obiettivo.
Non c'era più molto tempo.
Nami si passò una mano sul viso sudaticcio, sospirando piano ormai esausta, il cuore stretto in una morsa ferrea di panico e angoscia soprattutto per la situazione orrenda in cui si era ritrovata. Ormai non aveva più energie né tempo per cercare un riparo adeguato, ma non le importava e nemmeno Zoro pareva preoccuparsene. Aveva avuto modo di salutare molte delle persone che contavano per lei e tanto le era bastato, iniziava ad accettare quel destino maledetto e non aveva più voglia di combattere contro i mulini a vento perché sapeva che non l'avrebbe aiutata.
La presenza silenziosa di Zoro al suo fianco le dava il conforto che cercava e al contempo le provocava dei tremiti fastidiosi che la portavano a desiderare di non averlo mai trovato e sperare piuttosto che fosse lontano, da qualche altra parte, magari in salvo. Era un'idea sciocca, sapeva bene che nessun angolo della Terra era sicuro al momento ma era difficile non confidare in qualcosa e lui era l'unico al quale non avrebbe mai voluto dire addio.
C'erano tante cose che avrebbe potuto dire ma la lingua era bloccata, non trovava nulla di interessante da esprimere. In quella situazione, qualunque frase sarebbe risultata forzata. Nessuno si era mai sentito a proprio agio prima di morire. Puoi accettare la morte come libertà, come fine della sofferenza o pace dei sensi, ma non puoi vietare al cuore di provare angoscia e paura in quegli ultimi attimi e lei avrebbe solo voluto stringere Zoro a sé, piangere sulla sua spalla, sfogare tutta la rabbia, il dolore e il rancore che provava verso quel destino così ingiusto e crudele che stava per abbattersi su di loro. Avrebbe voluto dirgli che lo amava da anni, disperatamente, che quando litigavano era solo perché cercava la sua attenzione, che adorava quando si punzecchiavano ma che odiava quando la lingua parlava da sola e lo offendeva per davvero. Avrebbe voluto dirgli che quella volta non si era davvero fatta male al piede e che l'aveva obbligato a prenderla in braccio solo per avere una scusa per stargli vicino. Avrebbe voluto dirgli che era da sempre lei l'anonima ammiratrice che da anni metteva sul cofano della sua auto due cioccolatini il giorno di San Valentino. Avrebbe voluto dirgli che era stata tanto gelosa di Tashigi e che Law non aveva mai significato nulla per lei, che lo aveva usato solo perché incapace di dichiararsi a lui. Non ci avrebbe fatto una bella figura e ancora si sentiva in colpa per come lo aveva trattato, ma era la verità.
Avrebbe tanto voluto un futuro diverso, uno dove finalmente prendeva coraggio e gli confessava quella verità che si portava dentro da una vita. Avrebbe voluto avere indietro quel tempo che dentro di sé era convinta ci sarebbe sempre stato, per dichiararsi e cercare di farlo innamorare di sé.
C'erano milioni di cose che avrebbe voluto dirgli prima di morire, ma in quel momento nessuna sembrava abbastanza importante da spezzare il silenzio significativo che era calato su di loro.
Zoro, invece, si schiarì la voce e lei rizzò lesta le orecchie.
“Sanji è riuscito ad avvertirmi prima del blackout... due ore fa è nata la bambina.”
Nami gli sorrise faticosamente, felice e sollevata che fosse stato lui a rompere il silenzio e suo malgrado anche emozionata per i loro amici. “Come l'hanno chiamata?” chiese respirando piano.
Zoro ghignò, asciugandosi delle gocce di sudore che correvano lungo il suo viso. “Hope.”
Nami abbozzò una risata isterica socchiudendo gli occhi. “Molto appropriato...” mormorò dolce. “Mentre Rufy e Robin sono riusciti a sposarsi...”
“Già.” confermò lui con un solo respiro, lanciando un'occhiata mesta al meteorite sempre più vicino che ormai illuminava il cielo a giorno e lanciava le prime saette di fuoco sulla superficie terrestre. Non si sentiva più una voce dalle strade, tutti troppo sconvolti per proferire verbo, attendevano la fine bloccati dal terrore. Mancava poco, ormai...
Perché non era mai riuscita a dirglielo? La paura era stata davvero più forte del suo desiderio di felicità?
Nami lo guardò di sottecchi. Quello sarebbe stato il momento perfetto per dichiararsi, lanciare la bomba così, con noncuranza, 'Ah, sai? Ti ho sempre amato, ma tranquillo, ormai che ci vuoi fare?' per morire poi subito dopo senza dargli nemmeno il tempo di pensare ad una risposta da dare, che in ogni caso era certa sarebbe stata negativa, Zoro non amava nulla che non fossero i suoi allenamenti. Detestava un sacco di gente e voleva bene ad un po' di persone, ma l'amore non era cosa per lui, lo sapevano tutti.
La testa le faceva male da morire ed aveva una gran voglia di piangere, per sé, per lui, per Sanji e Viola, per Rufy, per Robin, per Nojiko, per suo padre... per i sogni che non avrebbe mai realizzato, per la vita che stava lasciando, per quella che si era immaginata, per quel futuro strappato...
Con la coda dell'occhio guardò l'orologio, mancavano dieci minuti alle undici, l'ora X secondo il tg. Se fosse stato vero, l'avrebbero scoperto presto.
Il caldo era insopportabile e il meteorite ormai grande poco più di un pallone da calcio. La sua luce accecante le bruciava gli occhi, ma non riusciva a distogliere lo sguardo, paralizzata dal terrore e dalla potenza dell'universo. Senza rendersene conto si aggrappò tremante ad un braccio di Zoro, che non la respinse, anzi la strinse maggiormente a sé, anche lui incapace di levare gli occhi da quello spettacolo terrificante.
Stavano per morire, tutto sarebbe finito quella notte.
Non era riuscita a dichiararsi ma non se ne preoccupava più, era felice di essere con lui, di aver potuto godere della sua presenza almeno un'ultima volta, le bastava, anche se un angolino del suo cuore si angosciava per quell'amore così caparbiamente portato avanti negli anni, ma che sempre sarebbe rimasto inconfessato.
Non capì mai dove Zoro avesse trovato la forza per girarsi a guardarla, lei ormai riusciva a stare in piedi solo perché fermamente ancorata a lui. Sarebbe sempre stata la sua roccia.
“Ti... ti ricordi di quel portachiavi? Quello che ti ho regalato per il tuo diciottesimo compleanno?” le chiese in un sussurro, cercando di mascherare la sofferenza che non riusciva più a nascondere.
Nami batté gli occhi un paio di volte, stringendo istintivamente nella mano libera il mazzo di chiavi che teneva nella tasca dei jeans, al quale anni prima aveva aggiunto come ninnolo un piccolo mandarino intagliato nel legno. Nami annuì lieve, ben sapendo di cosa parlasse, non se n'era mai separata.
Zoro si schiarì la voce, un'espressione indecifrabile in viso. “Ti avevo detto di averlo comprato in una bancarella all'ultimo minuto, perché mi ero scordato del tuo compleanno...”
Lei annuì nuovamente, sentendo la pelle bruciare. “Me lo ricordo...” confermò, affannata.
Zoro azzardò una risatina nervosa che la fece accigliare. La guardò sorridendo piano, negli occhi una scintilla di divertimento misto ad una punta di sincero terrore. “Mentivo...” mormorò semplicemente.
Dal cielo giungevano saette incandescenti che incendiarono ben presto alberi, case e moltissimi palazzi intorno a loro e Nami si strinse maggiormente a lui ormai del tutto terrorizzata. Faticava a respirare, il vento polveroso che si era alzato non le faceva vedere più nulla al di là del cielo in fiamme e del viso risoluto di Zoro ancora caparbiamente puntato su di lei e ben deciso a stringerla a sé fino alla fine.
Nami non riusciva a capire! Dal calore e dalla luce che emanava capiva che il meteorite sarebbe entrato in collisione con la Terra in pochi attimi e Zoro le parlava del suo vecchio portachiavi??
“Cosa vuol dire che mentivi...?” gli chiese con affanno sempre crescente, non del tutto certa di volere una risposta, ma cercando con tutte le sue forze di tenere la mente occupata in qualcosa che non fosse il pensiero della morte incombente.
Zoro le strinse la mano della sua, non lasciando la presa sulla balaustra, loro unico appiglio per non venir sopraffatti dal vento impetuoso. Rapido fece aderire completamente i loro corpi e unì le fronti. “...Non l'avevo comprato. L'avevo fatto io.” ammise in fretta, con una semplicità disarmante.
Nami socchiuse gli occhi, ormai quasi del tutto vinta dal calore e dalle fitte alla testa. Se non fossero stati così vicini non sarebbe mai riuscita a sentire le sue parole, ormai. “Ma tu non sai intagliare il legno...” gli disse, cercando di mantenere vivo il contatto con la realtà e beandosi di quegli ultimi istanti stretta a lui. Non capiva dove volesse andare a parare con quella improvvisa rivelazione, ma si odiava per non aver mai avuto il coraggio di stringerlo così, prima di allora.
Lui sospirò faticosamente. “Avevo voluto imparare... per farti una sorpresa... per farti un regalo significativo, ma... alla fine non sono mai riuscito a dirti... a dirti...” mormorò deglutendo guardandola negli occhi, non riuscendo a terminare la frase in mezzo a quel delirio di fuoco e vento.
Nami tornò lucida per un istante, il cuore impazzito che batteva furioso contro la cassa toracica.  Sgranò gli occhi, incredula, capendo improvvisamente le implicazioni contenute in quelle poche parole.
Il fuoco intorno bruciava inesorabilmente ogni cosa, ormai a pochi passi da loro.
Lui le restituì lo sguardo sorridendole, non lasciandosi distrarre da altro che non fosse il suo viso, mentre con le ultime forze le accarezzava dolcemente una guancia dove raccolse un'unica piccola lacrima di felicità sfuggita al suo controllo.
 
Fu un attimo.
Il cielo e la terra si fusero in un frastuono assordante.
L'esplosione distrusse ogni cosa, tutto venne spazzato via.
I sogni, le speranze, gli amori cessarono, mantenendosi vivi solo nell'aria.

 
E poi, fu il buio.

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
…......
…..........
…................
 
Buonasera gente... se siete arrivati fin qui vuol dire che ce l'avete fatta a sopportare anche questa mia immane e pessima accozzaglia di cose diverse....
Dovrei andare a nascondermi dopo questa...............
Ma ho adorato scriverla!! Davvero... faccio la dura ma sono una tenerona infondo... infondo... molto infondo, perchè sennò li avrei salvati in qualche modo poi.... invece.... invece no!
Comunque ho dei ringraziamenti importanti da fare!
 
Ringrazio sentitamente:
1- Il documentario 'se il sole dovesse morire' per aver fatto venire la pelle d'oca anche al piumino.
2- Star Wars e i suoi finali sospesi da depressione, pigiama e cioccolata.
3- Fedez e il suo singolo “Beautiful Disaster” per l'ispirazione.
4- Il film Indipendence Day, anch'esso per l'ispirazione involontaria.
5- E ovviamente i meravigliosi organizzatori di tale splendido evento!!
 
 Zomi e ___Page
 
E tutti i fantastici partecipanti della Challenge!!
Sono onorata di aver partecipato ad una così bella iniziativa!!
Un bacione!!
 
Momo
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: momoallaseconda