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Autore: Helena Hufflepuff    11/05/2017    3 recensioni
Ninfadora Tonks, detta solo Tonks, ha quindici anni e un sogno nel cassetto: diventare un Auror. Purtroppo la sua goffaggine non gioca a suo favore, ma un incontro casuale le chiarisce cosa vuole per il suo futuro.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alastor Moody, Nimphadora Tonks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Metamorfomauror

La Sala Comune Tassorosso era particolarmente animata in quel dopo pranzo primaverile, e non solo perché come dolce c’era stata una torta al gianduia particolarmente apprezzata dall’intera Casata (eufemismo per dire che ne avevano spazzolata una quantità difficilmente immaginabile da un normale stomaco umano, ma tant’è), ma soprattutto perché quelli del quinto anno avrebbero avuto un incontro conoscitivo per scegliere il loro futuro lavoro. Inutile dire che il fatto che questo coincidesse con perdere un’ora di Divinazione con la Cooman e una doppia dose di Piton non poteva che lasciare quell’orda di gioviali quindicenni oroneri eccitati come raramente prima d’ora.

Solo una sembrava non partecipare alla gioia collettiva.

“Dora, che fai lì?” Jackie, una biondina spruzzata di lentiggini, si avvicinò a una ragazza con la faccia a cuore, i capelli di un marrone spento e lo sguardo triste. “Ehi, Terra chiama Dora…” Davanti all’apatia dell’amica, Jackie ricorse all’extrema ratio: “Tonks! Dieci punti in meno a Tassorosso!”

“No, no, scusi, io…” Ninfadora Tonks saltò su così rapidamente da ribaltare la poltrona su cui era seduta, distruggere un tavolino, spaventare una paio di piante che cominciarono ed emettere strani gridolini dai loro portavasi in rame, e scatenare una risatina ad alcuni ragazzi di sesta, che trovavano Tonks un vero spasso, specie quando imitava i professori e con la sua goffaggine ribaltava mezzo Seminterrato. Tonks si accorse in ritardo che era la sua amica che le sorrideva: “Ah, oh. Che scherzo idiota, Jackie”.

“Dora, che hai? È da un po’ che sei mogia mogia… di preciso da quando…”

“… ho saputo dell’incontro con i rappresentanti del Ministero, esatto” concluse lei, e i capelli riflessero la sua tristezza, diventando se possibile ancora più spenti. “Mi sarebbe piaciuto un sacco lavorare lì, ma ho letto gli opuscoli e…” si limitò a concludere il discorso scuotendo il capo con un sospiro.

Jackie allora la accompagnò in un angolino meno affollato, dove la sua amica poteva esprimersi un po’ più liberamente.

“Vedi, Jackie, avrei voluto diventare… giurami che non riderai” le intimò con un’occhiataccia. L’amica si limitò ad annuire. “Bene. Il mio sogno era diventare… un Auror”.

Jackie non rise, né fece altro. Sapeva che Dora stava per dirle tutto, non aveva bisogno di sollecitazioni. Infatti dopo pochi secondi di silenzio scoppiò.

“Jackie, pensaci bene. Io un Auror? Sarebbe assurdo! Sono goffissima, un vero disastro ambulante… e poi sono così… strana, diversa, e mi chiedo come potrei farcela in un mondo così duro come quello dei cacciatori di Maghi Oscuri… Sono così triste…”

Jackie stette zitta, poggiando una mano sulla spalla di Tonks, poi se ne uscì con: “Ehi, lo sai chi c’è a rappresentare l’Ufficio Auror oggi? Alastor “Malocchio” Moody! Dicono che sia fortissimo… vieni a conoscerlo, male che vada lo rincontrerai quando sarai al Ministero come capo dell’ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche… sei la migliore della classe con Kettleburn e i suoi Snasi sfascia-ufficio-di-Gazza!” Con questo ammiccamento alla passione di Tonks per gli Snasi, Jackie riuscì a strapparle un sorriso. “Ecco, così si fa! Ora, togliti quella paglia deprimente dalla testa e vediamo di fare in modo che quelli del Ministero facciano a pugni per averti con loro!”

 

La presentazione dei corsi di perfezionamento post-MAGO al Ministero era stata un successone. Tutti i ragazzi avevano capito cosa volevano fare subito dopo i GUFO, e uscivano dall’aula vociando sui loro progetti di vita.

Anche Tonks aveva deciso. Voleva fare l’Auror. Sai che novità, lo volevo da un bel po’ si disse, mentre si spostava una ciocca di capelli corvini (molto professionali, a sentire lei) da davanti la faccia. Purtroppo non stava facendo molto caso a dove andava.

SBANG!

“Ehi, ragazzina, dove hai la testa?”

D’accordo che voleva incontrare Malocchio Moody, ma magari non in maniera così letterale. Per la vergogna i capelli le diventarono rosso acceso, come quello di un semaforo.

La faccia dell’Auror, prima un po’ alterata per lo scontro frontale con quella giovane Tassorosso che si stava allontanando a grandi passi, al repentino cambio d’aspetto, borbottò: “Per la barba di Merlino, che mi venga un colpo!” e poi le urlò dietro: “Ehi, Tassorosso distratta, vieni qui!”

Tonks si guardò attorno, cercando la destinataria di quell’ammonimento: sfortunatamente scoprì che tutti i suoi compagni di Casa se n’erano andati, e lei poteva essere la sola cui il celebre Auror si riferiva.

“Dice a me, signor Moody?”

“No, al tuo canarino. Certo che dico a te, ragazzina. Sei una Metamorfomagus, vedo… Cosa avresti intenzione di fare nella vita?”

Lo guardò intensamente. Era un pazzo, decisamente. L’aspetto non l’aiutava: più che un essere umano, sembrava un rimasuglio tarlato e rappezzato alla meglio, eppure sentiva che a lui poteva dirlo.

“Io voglio essere un Auror, signore”

“Un Auror, eh? Certo, come Auror saresti…”

“…strana, lo so… goffa e impacciata e…”

“Signorina, lascia finire di parlare chi ha visto un po’ più vita di te, d’accordo?” le abbaiò Malocchio. “Il termine che cercavo era «unica». Non abbiamo mai avuto una Metamorfomagus nelle nostre schiere. E poi vedo che sei Tassorosso: gran bella Casa, un ideale come il duro lavoro ti servirà, perché credimi, ne avrai di lavoro da fare per minimizzare la tua goffaggine!”

Tonks non era proprio un’autolesionista, ma non ebbe il coraggio di muoversi anche quando l’Auror le si avvicinò, fissando entrambi gli occhi scompagnati su di lei, e sillabando, le disse: “Sai qual è la verità? Che ti guardo e vedo una ragazzina goffa, impacciata, che fa la spigliata con tutti perché non vuole sentirsi diversa, e che sarà un’ottima Auror se solo vorrà impegnarsi. Guai a te se tra due anni non ti vedo tra i miei allievi, altrove sarai sprecata”. E senza darle il tempo di replicare si allontanò, con quello che, su un viso normale, sarebbe stato simile a un sorriso.

 

“Dora, finalmente! Che fine avevi fatto?”

Ma Tonks non le rispose: prese il suo diario e, in prima pagina, scribacchiò con un sorriso: Ninfadora detta solo Tonks, futura Metamorfomauror.

   
 
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