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Autore: A_Typing_Heart    13/05/2017    1 recensioni
Tsunayoshi, Hayato e Mukuro sono tre persone del tutto diverse. Uno impacciato nella sua stessa vita, un altro un piccolo genio stordito dalla perdita di una persona cara, l'altro convinto di avere tutto quello che è desiderabile dall'esistenza; eppure senza saperlo sono tutti spinti sull'orlo del baratro dallo stesso demone chiamato Dipendenza. In un solo giorno il destino li pone di fronte a una scelta: esorcizzare il mostro o morire.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Byakuran, Enma Kozato, Hayato Gokudera, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tsunayoshi si spostò di lato sul pavimento per evitare un fastidioso raggio di sole in faccia. Il fulvo gatto di Enma, Zelgadis, lo guardò con disappunto e si salì sulle gambe, accovacciandovisi soddisfatto come se così facendo avesse scongiurato ogni rischio di fuga dell'umano. Sorridendo Tsunayoshi tornò a spazzolare il suo pelo lungo provocando un aumento di intensità delle sue fusa.
-Come hai detto che si chiamano questi gatti?-
-Zelgadis, e lui Ashtarot...-
-No, intendevo la razza...-
-Ah, sono dei Norvegesi delle foreste... belli, vero?-
-Sono bellissimi...- ammise Tsuna. -Ma da dove hai preso dei nomi tanto strani?-
-Uhm, Zelgadis è un personaggio stregone... Ashtarot... non mi ricordo, forse era un dio egizio... o forse un demone... non lo so, li ho letti su internet e mi piacevano... tanto io li ho sempre chiamati solo Zel e Ash.-
Ashtarot era un bellissimo Norvegese tigrato grigio, con penetranti occhi verdi. Forse per l'abbinamento di colore o per lo sguardo, a Tsunayoshi quel gatto ricordava molto Gokudera. Anche in quel momento, sdraiato sulle gambe di Enma, facendo pigramente le fusa, lo fissava con vaga indifferenza. Zelgadis era certamente stato più amichevole: gli era balzato in braccio ancor prima che riuscisse a sedersi.
-Tu non hai animali a casa, vero, Tsuna?-
-Ah... no... io ho paura dei cani... e in genere sono sbadato, distratto... non sono in grado di occuparmi degli animali in genere...-
-Eppure sono una perfetta terapia... prenderti cura di qualcosa che ha bisogno di te per vivere e per restare in salute è impegnativo ma anche un balsamo di autostima... e poi animali come gatti e cani entrano molto in risonanza con noi, percepiscono come stiamo... e se sono arrivati a ricambiare il nostro amore, cercano di tirarci su.-
-In effetti mi servirebbe qualcuno che mi sollevi un po' il morale...-
-Ma tu hai famiglia... e mi hai accennato a un tuo amico, l'altra volta, un compagno di scuola... se non sei solo, se non frequenti brutti ambienti, come hai fatto a finire... a farti di ketamina?-
Tsunayoshi aveva tanto temuto quella domanda già quando gli aveva accennato dei dettagli della sua dipendenza, ma non essendo arrivata allora si era cullato in un falso senso di sicurezza. Eppure, se era riuscito a raccontare i suoi problemi a una perfetta sconosciuta, perchè non confessarsi anche a Enma, che era quanto di più speciale avesse avuto nella sua vita?
-Io... credo che sia partito tutto da quando ero bambino...-
Enma lo ascoltava, ma Tsunayoshi non se la sentiva di guardarlo in faccia, quindi parlò guardando Zelgadis che dormiva beato. Lo grattò dietro le orecchie.
-Mio padre lavora con i petrolieri, ed è quasi sempre a lavorare all'estero... quando torna resta qualche giorno, mia madre lo vizia cucinandogli tutto quello che vuole e per il resto del tempo dorme e guarda il baseball in tv... non ricordo una volta in cui abbiamo fatto qualcosa, da quando ho iniziato le scuole...-
-Lui non passa del tempo con te, quindi? Non lo senti come tuo padre?-
-No.- rispose lui convinto. -Per me è un uomo che ricompare a volte e porta scompiglio...-
-E ti toglie le attenzioni di tua madre per qualche giorno...-
L'arguzia di Enma lo spiazzò, ma dopotutto se era lì da tanto tempo doveva aver sentito tante storie, aver imparato molto sulla terapia, sulla psicologia e sul modo in cui le persone reagivano ai problemi...
-Io... non ho mai potuto chiedergli aiuto... non c'è mai stato quando gli altri bambini hanno cominciato a prendermi in giro perchè ero imbranato... non avevo nessuno a cui chiedere cosa fare, come comportarmi con loro... non ho avuto un padre che mi difendesse, o che mi insegnasse.-
-Capisco... quando si è piccoli è una grave mancanza, crea molti problemi...-
-Infatti io non sono mai... riuscito a difendermi... e questo mi ha reso un bersaglio ancora più facile, sempre di più... e io... sono cresciuto convinto di meritarmi quelle angherie perchè ero troppo debole... incapace... e stupido... per avere il rispetto degli altri...-
Enma tacque, serioso, e passò distrattamente la mano sulla schiena del gatto che chiedeva attenzioni.
-Faceva... così male... vedere gli altri riuscire a fare le cose, e io invece... ero sempre l'ultimo in tutto, e gli altri... ridevano di me... non ce la facevo più, ogni giorno speravo di sparire all'improvviso, di finire tutto quello strazio... finchè... non mi ha trovato un ragazzo che... mi ha... mi ha offerto la ketamina...-
-E la tua vita è cambiata?-
Tsunayoshi non ebbe bisogno di rifletterci, perchè la stessa domanda gliel'aveva posta anche la terapeuta. Era stata devastante la prima volta, ma ormai ci si era abituato...
-No, la mia vita è rimasta uguale... ma almeno, con la ketamina non mi importava più niente... non sentivo le risate degli altri, non li guardavo più... ero nel mio mondo, e la ketamina mi ha regalato solo cose belle... odori deliziosi, suoni piacevoli, e le stelle che mi sorridono e che danzano per me... in quel mondo nessuno si prendeva gioco di me, nulla mi era mai contro...-
-Prima che ti vendessero la ketamina, quando dicevi di voler sparire... hai mai pensato di suicidarti?-
Tsunayoshi guardò Enma, per la prima volta sgomento in sua presenza. Il suo pensiero volò attraverso il tempo e ritornò a quei giorni nefasti. Ricordava di aver desiderato scomparire, come una bolla di sapone, in un attimo, senza rumore né dolore... se aveva mai pensato al suicidio? Una volta sì.
Era stato il giorno prima di incontrare Cupido, lo spacciatore. Attendeva che il semaforo diventasse verde per i pedoni, mentre automobili e autobus passavano a velocità sostenuta davanti a lui. Si era detto che sarebbe bastato un attimo di coraggio per fare un passo in avanti, sarebbe stato preso in pieno e con buona probabilità sarebbe finito tutto in un momento. Poi, con grande afflizione, si era detto che se proprio doveva uccidersi, avrebbe dovuto farlo in silenzio, dove non avrebbe dato fastidio a nessuno, perchè almeno nella morte non voleva che gli altri lo criticassero...
Riavutosi dal doloroso e spaventoso flashback, Tsunayoshi annuì piano.
-Io avevo un padre e una madre meravigliosi.- disse Enma, prima che Tsunayoshi avesse tempo di decidere se chiedergli o no spiegazioni su quella strana domanda. -Quando era a casa, mio padre giocava con mia sorella e mi aiutava a fare i compiti... quando l'ufficio era chiuso, ci portava a fare un pic nic, se il tempo era bello.-
Tsuna fece un tirato sorriso, riscoprendosi quasi a invidiargli quei momenti con la famiglia.
-Però un giorno, quando tornavamo da un pic nic, c'è stato un incidente.- disse Enma, che fissò gli occhi sul soffito, perso nella memoria. -Fu una cosa... colossale... vennero coinvolte decine di veicoli, e anche dei tir... I miei genitori morirono subito, mentre mia sorella morì durante un'operazione chirurgica... sopravvissi solo io... e fui uno dei pochissimi coinvolti nel tamponamento a riuscirci.-
-Oh, santo cielo, Enma... mi dispiace... io non sapevo che tu...-
-Non scusarti. Non lo sapevi perchè non volevo dirlo, quindi non avresti potuto.-
Non sembrava arrabbiato o irritato, ma Tsunayoshi poteva percepire la profonda tristezza sotto la freddezza del suo tono. Si sentì in colpa, d'improvviso, per avere una famiglia e averla trattata così.
-Dopo l'incidente ero rimasto solo, ma gli amici di mio padre tentarono di aiutarmi come potevano... mi aiutavano a mantenermi, una sua amica passava a cucinare per lasciarmi una cena pronta quando ritornavo da scuola, ma... il solco tra me e gli altri ragazzi diventava sempre più profondo e ampio... nessuno poteva capirmi, mi isolavo nel mio dolore, e alla fine anche io sono diventato un bersaglio per i bulli... ho perso il conto dei pestaggi... delle volte che mi hanno rubato soldi, e cibo... ho avuto capelli tagliati, scritte sulla faccia, vestiti e libri strappati... mi hanno rotto il naso e tre dita...-
Tsunayoshi si alzò da terra, con grande rammarico del gatto fulvo, e raggiunse Enma sul letto. Prima che potesse prendergli la mano o consolarlo in qualche altro modo, Enma lo fulminò con sole quattro parole.
-Ho tentato di uccidermi.-
-Co... cosa?-
-Sono tornato a casa con il naso rotto e dolore dappertutto... non ce la facevo più, e ho deciso di farla finita... mi sono messo dentro la vasca da bagno e ho ingoiato tutte le medicine che c'erano in casa.-
-Ma è terribile, Enma! Perchè?!-
-Dovresti capirlo meglio di chiunque, Tsuna... ero solo e stanco di vivere in quel modo...-
Aveva ovviamente ragione: Tsuna, avendo sperimentato la tremenda sensazione ed essendo stato sfiorato dal funesto pensiero della dolcezza della morte, poteva capire quanto la disperazione di una condizione che sembra non lasciare scampo potesse essere intossicante e opprimente. 
-Non avevo la minima intenzione di essere salvato.- precisò Enma, come se fosse un punto a suo favore o un'attenuante. -Quell'amico di mio padre passò di lì per caso, aveva dimenticato le chiavi del suo negozio quando era venuto la sera prima... vide la borsa davanti alla porta e capì che dovevo essere in casa... mi trovò lui e mi salvarono la vita.-
Tsunayoshi non riuscì a trattenersi e lo abbracciò, facendo saltare via Ashtarot col pelo dritto. Gli veniva da piangere, per tutte quelle emozioni, per il senso di colpa, per la paura, ma riuscì a trattenersi. Sentì le mani di Enma stringerlo delicatamente sulla schiena.
-Grazie al cielo ti ha salvato, Enma... non potevi... finire così...-
Enma non rispose, ma non accennò nemmeno a lasciarlo, quindi restarono silenziosi e abbracciati per un tempo lunghissimo che Tsuna non seppe quantificare. Dieci minuti, venti, trenta, o di più; lui sarebbe rimasto lì anche per giorni, anche fino alla fine della sua terapia, e oltre...
-È per questo motivo che mi hanno mandato qui, Tsuna... sono qui da due anni a curare la depressione...-
-Due... due anni?-
Tsuna lo lasciò andare per riuscire a guardarlo in faccia. Aveva di nuovo quel sorriso con gli occhi tristi. Si spiegava perchè non avesse voluto sbottonarsi al loro primo incontro, anche se i suoi occhi lo stavano tradendo come sempre...
-Ma due anni sono tanti... non... puoi ancora uscire da qui?-
-Potrei uscire quando lo desidero, in realtà... ma ho troppa paura per farlo.-
-Paura... di cosa?-
-Se esco da qui sono di nuovo solo in una casa vuota... qui posso essere utile agli altri... essere sempre occupato in qualcosa... non devo affrontare la scuola, gli altri... sono... protetto, dentro questi cancelli...- disse Enma, con malinconica dolcezza. -E se uscissi... se non fossi capace di affrontare un mondo enorme e ostile da solo... tenterò di nuovo di uccidermi? E se stavolta ci riuscissi e non fossi fortunato?-
-Ma non sei da solo... hai loro che staranno ad aspettare il tuo ritorno a casa... e io... io potrei... chiamarti ogni giorno... ogni volta che vorrai sentire la voce di qualcuno che... che...-
-Di qualcuno... che...?- l'incalzò lui, incerto di voler sentire quanto Tsuna lo era di parlare.
Incapace di parlare oltre ma determinato a non lasciare un altro discorso affondare nel baratro, Tsunayoshi fece una cosa che non aveva mai nemmeno lontanamente pensato di fare: prese il viso di Enma fra le mani e lo baciò sulla bocca. La sensazione che ebbe fu inspiegabile, soprattutto per lui che aveva passato i suoi ultimi anni stordito dalla ketamina, ma anche sublime... era come galleggiare, con quel senso di vertigine che soleva associare a uno sguardo nel vuoto, come aprire una scatola e stupirsi del volo di decine di colombe...
Durò appena qualche istante, ma quando Tsunayoshi si allontanò sentiva ancora gli effetti, come il ronzio nelle orecchie e le macchie impresse negli occhi dopo uno spettacolare fuoco d'artificio. Subito dopo sentì una stretta violenta allo stomaco. Che cosa gli era venuto in mente?
-Enma... Enma, mi spiace, io... non so che cosa mi è preso...-
-Io forse lo so.- rispose Enma, che riuscì a stiracchiare un sorriso.
Tsunayoshi si coprì la faccia, sentendosi avvampare di vergogna. Come gli era venuto in mente di baciare Enma? Era vero che avevano passato dei momenti piacevoli insieme, ma non era neanche così sicuro che a lui potesse effettivamente piacere ricevere le attenzioni di un maschio...
-Tsuna... non fare così... non era così male, sai?-
Enma diede in una risata e gli passò le braccia intorno al corpo, stringendolo a sé. Tsunayoshi, senza sentire alcuna differenza nella vampata al volto, abbassò comunque le mani.
-Soltanto che il centro ha delle regole su queste cose... quindi, finchè sei anche tu ricoverato qui, cerchiamo di non passare il limite, okay...? Se lo scoprono, ti manderanno in un altro posto... non voglio che tu vada via... sei ancora così impacciato a socializzare con gli altri, saresti a disagio...-
Era indubbio che Tsuna facesse ancora molta fatica a parlare con chi non conosceva, e non voleva andare via da lì per nessun motivo. Almeno ora aveva Enma, che era la sua roccia; e c'erano pur sempre Mukuro e Gokudera, che conosceva, che erano brave persone che lo avrebbero aiutato se avesse avuto bisogno...
-Siamo d'accordo, Tsuna?-
Tsunayoshi si chiese se, dopo la fine della sua terapia, sarebbe cambiato qualcosa e come, dato che se ne sarebbe tornato a casa. Si chiese se Enma avrebbe trovato il coraggio di uscire... ma per quelle domande, per qualche progetto, era il caso di attendere. Senza proteste, accettò le condizioni di Enma e per togliersi dall'imbarazzo di quel silenzio allungò la mano verso Ashtarot.
Lui fece le fusa e si accomodò accanto alla sua gamba.
   
 
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