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Autore: summer_time    14/05/2017    2 recensioni
Interattiva - Iscrizioni fino al 27/01
Iris si è sempre sentita troppo rossa: dal colore dei suoi capelli, dalla sua armatura, dal suo copriletto fino alle sue stupende ali. Ma non è un rosso caldo e accogliente, bensì un rosso cupo e sanguinolento, come piace a Micheal. Anche se lei non lo sa.
Micheal invece ha una passione sfrenata per l'orrore: si diverte a essere violento verbalmente, schiacciando coloro che intralciano il suo cammino con semplici ma efficaci parole; non sopporta assolutamente il lavoro di squadra. Forse se Iris glielo chiedesse cambierebbe idea, ma niente è certo con uno come lui.
Entrambi dovranno però adattarsi a una nuova profezia, insieme a un gruppo di sfortunati semidei, proprio su di loro: perchè nessuno di loro in realtà vuole che il Leviatano si liberi dalla sua gabbia di ghiaccio.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

 
“Sto per vomitare, giuro”
 
All’ennesimo scossone, a causa della pavimentazione disastrosa della strada, Julie si portò una mano sullo stomaco, quasi sincerandosi che la sua cena rimanesse ben ancorata all’interno del suo organo. Forse non era stata poi una così grandiosa idea mangiare la zuppa di funghi prima di riprendere il viaggio: eppure il loro profumo l’aveva mandata in estasi e il sapore alla fine era semplicemente divino; probabilmente solo Ninette e Iris avevano preso qualcosa di diverso da una delle molteplici e deliziose zuppe che il catering della pensione offriva. Julie pensò fosse uno spreco non scegliere quelle delizie, ma concentrarsi su un’insalata leggera ma in quel preciso istante le stava solo che invidiando. Stupida zuppa!
 
“Okay Julie, respiri profondi e regolari. Altrimenti non ti passerà mai e vederti ridotta in questo stato sta facendo salire la nausea anche a me”
 
La ragazza balbettò qualche scusa a Neos, prima di concentrarsi sul suo malessere: fortunatamente entro una mezz’oretta sarebbero arrivati a Città del Guatemala, dove sarebbero scesi da quel pulmino infernale e sarebbero partiti verso il Brasile, per trovare la base protetta di proprietà dei romani. Con uno sguardo carico di sofferenza, guardò il resto del suo gruppo: purtroppo solo il loro primo giorno di viaggio era stato relativamente tranquillo, dal secondo fino a quel momento erano saliti almeno una trentina di anziani e tutti i semidei si erano dovuti compattare sul fondo, con strilli e lamentele da parte di Florian e qualche borbottio dei ragazzi.
 
Julie si lasciò scivolare sul figlio di Ebe, sperando che il suo mal di stomaco si placasse e aspettò pazientemente, mentre vedeva Ninette sibilare minacce a Florian: quei due non la smettevano un secondo a punzecchiarsi e piantare de sani litigi nel bel mezzo del nulla; probabilmente il figlio di Afrodite aveva criticato nuovamente i semplici vestiti chiari che la ragazza indossava oppure l’aveva toccata una volta di troppo e Ninette, ben lungi da essere una persona molto paziente, gli stava riversando tutto il suo veleno a parole. L’unica cosa positiva di ciò era che non ci si annoiava con loro, ma questo a Julie non sembrava granché.
 
Borbottando soddisfatta quando la nausea cessò di affliggerla, la figlia di Tiche ritornò composta sul proprio sedile, pescando dalla tasca esterna del suo zaino un mazzo di carte che Neos intelligentemente si era portato dal Campo: ormai era diventata un’abitudine tra loro due, e due figlie di Demetra, riunirsi appena dopo mangiato e giocare tra di loro; in questa pericolosa missione Neos aveva voluto portare uno sprazzo di quotidianità e Julie ne era grata. La partita venne interrotta dall’autista che, dopo cinquant’otto ore di viaggio più il tempo di fermate varie, finalmente annunciava il capolinea: erano giunti alla loro prima tappa!
 
₪₪₪
 
“Si, grazie mille davvero. È stato un piacere, arrivederci!”
 
Neos finì di salutare gli ultimi simpatici vecchietti che si erano raccomandati ai semidei, con una preoccupazione degna dei reali nonni, di fare attenzione in una così grande e sconosciuta città. Il figlio di Ebe si era sentito in dovere di rassicurarli e promettere di tenere gli occhi bene aperti e addirittura di vegliare sulle tre fanciulle della comitiva, affinché nessun malintenzionato le importunasse. Come se qualcuna di loro tre avesse problemi a difendersi da sola: la sua Julie, se provocata sfoderava l’artiglieria pesante e potevi ritrovarti a inciampare nei tuoi stessi piedi; Ninette, se provavi a toccarla senza che lei lo volesse, ti staccava l’intero braccio senza darti il tempo di provare a flirtare mentre Iris aveva due sai con se e un paio di ali, sommati a Micheal, praticamente un’arma vivente a sua completa disposizione. Erano decisamente in grado di difendersi da sole.
 
Accelerò per raggiungere il resto del gruppo, che si era appostato fuori dalla biglietterie della fermata delle corriere internazionali, per fare insieme il punto della situazione: grazie a sua madre, avevano risparmiato del tempo prezioso ma ora dovevano trovare il modo di arrivare a Manaus, in Brasile, senza rimetterci la vita nel farlo. Anche perché quella non era la tappa finale, da quanto gli sembrava di aver capito dalla profezia e dalla spiegazione di Chirone: in Brasile avrebbero trovato solo degli indizi per scoprire cosa caspita stava accadendo e come fermarlo. Ma già sapere dove si doveva andare, ed essere arrivati alla prima fase era già un buon risultato, pensò ottimisticamente il ragazzo.
 
Silenziosamente si avvicinò alla sua amica e le sorrise rassicurante, per poi concentrarsi su ciò che Arthur e Ninette stavano esaminando: la cartina dell’America Settentrionale data a Iris da Chirone, segnalava la loro base lungo il Rio delle Amazzoni a Manaus, ma per arrivare lì il mezzo più veloce era l’aereo e ci sarebbero volute altre otto ore di viaggio. Un’agonia quasi infinita.
 
“E’ il mezzo più rapido e sicuro al momento: non esistono linee per  corriere o autobus, andare a piedi o in macchina è escluso a priori, se prendessimo il treno dovremmo fare non so quanti scali e non abbiamo la certezza di arrivare proprio a Manaus. L’aereo è ciò che ci conviene di più”
 
Persino Pride non ribatté al ragionamento di Arthur mentre Iris se ne stava in disparte, a lei alla fine non cambiava molto. Ninette si mise a scrutare la piantina della loro meta finale: l’aeroporto della città distava dal loro covo almeno un’altra ora di viaggio, avrebbero dovuto trovare un passaggio fino a lì senza che i mortali sapessero esattamente il luogo dove erano nascosti. Non i sarebbe mai fidata di loro.
 
“Vedremo come arrivare più avanti, al momento la priorità è arrivare a quel maledetto aeroporto e prendere il primo volo possibile. E se non arriviamo entro due ore, il prossimo è domani”
 
Micheal guardò Neos, come se da lui potesse sbucare fuori un jet privato per caricare tutti i semidei e portarli direttamente in Brasile. Ma il ragazzo scosse la testa rassegnato, Ebe aveva già dato il suo contributo.
 
“Potrei eseguire un viaggio ombra. Credo di essere sufficientemente in forze da trasportare tutti voi”
 
“Tu non hai mai fatto un viaggio del genere, neanche da solo”
 
Arthur scoccò un’occhiataccia raggelante al suo migliore amico: se solo avesse aspettato due secondi prima di stroncare così la sua proposta, avrebbe saputo perché si proponeva.
 
“Michealuccio caro, lo so da me che non ho mai provato a fare niente del genere. Si dà il caso, però, che mio padre mi abbia concesso in maniera totalmente straordinaria di poter usufruire, per tre volte, del viaggio-ombra assicurandomi di arrivare perfettamente nella destinazione prescelta: direi che questo è un buon momento per usarlo, non ti pare?”
 
Con un gesto stizzito, Arthur ripiegò la cartina, dopo aver focalizzato per bene il luogo dove sarebbero dovuti arrivare, incominciando a formare una catena umana, dando la mano proprio a Micheal e a Neos: nello stesso momento Julie si attaccava ansiosamente al figlio di Ebe, Ninette a Micheal e Iris prese per mano Florian, trascinandolo verso il gruppo.
 
“Oh grandioso! Giuro che se vado a finire addosso a un palo, ti uccido con le mie stesse mani, Kirkner”
 
Totalmente infastidito, Florian cercava di divincolarsi dalla presa ferrea della rossa, fallendo miseramente: di malavoglia tesa l’altra mano alla figlia di Tiche, chiudendo così il cerchio.
 
“Pride, nessuno andrà a sbattere contro qualcosa. A meno che voi non lasciate la mano al vostro compagno, in quel caso non rispondo di cosa potrebbe accadervi”
Confidando nella Foschia, il figlio di Ade inspirò profondamente, prima di sparire nell’ombra di un grosso faggio, trascinando con se tutti i semidei.
 
₪₪₪
 
“Succo d’arancia, mela o ananas?”
 
“Niente, sono apposto così”
 
Con fare stizzito Micheal mandò via la hostess che per la quarta volta gli aveva cortesemente chiesto se desiderava bere qualcosa. Sentì Arthie ridere sommessamente e lo fulminò con lo sguardo: anche al Campo era sempre così, ragazze petulanti che lo inseguivano ovunque, mantenendo però una certa distanza a causa del suo carattere irascibile, che chiocciavano come galline in un pollaio e Arthur che quasi rotolava per terra dalle risate visto che lui non le calcolava per niente. Fino a pochi giorni fa neanche il suo migliore amico sapeva il perchè non le considerasse, ma ora che aveva scoperto la sua cotta platonica per Iris non la finiva mai di trovare spunti per punzecchiarlo: doveva trovare il modo di fargliela pagare a quel nanetto irriverente. Ma questo sarebbe stato uno dei suoi ultimi problemi.
 
Tornò a guardare fuori dall’oblò, rilassando appena le spalle e i muscoli del collo quando vide Iris volare tranquilla tra le nuvole, accanto all’aereo: se fosse dipeso da lui sarebbe stato legato all’ala del veicolo solo per restare fuori con lei ma la sua idea sarebbe stata ostacolata da un gran numero di problemi, che al momento non potevano permettersi. Aveva perciò preferito rimanere in silenzio, nonostante avesse voluto proporre anche di mettere Iris in stiva, tutto per non lasciarla la fuori sola: invece si trovava con i nervi a fior di pelle.
 
“Stai tranquillo Romeo, la tua Giulietta è ancora là viva e vegeta”
 
“Arthur non sei simpatico, proprio per niente”
 
“Eddai, come avremmo potuto fare altrimenti! È già tanto se Pride si sia reso utile per la prima volta in vita sua: dobbiamo un gran favore a questo Marc, ci ha pagato gli ultimi biglietti rimasti per questo volo. E Iris si è offerta volontaria di spassarsela fuori: non mi pare faccia molta fatica a tenere il passo dell’aereo e poi l’hai già vista sedersi sull’ala del veicolo in caso si stanchi troppo”
 
“Ho un brutto presentimento Arthie. Sta per succedere qualcosa, me lo sento”
 
“Non essere pessimista Micheal, altrimenti la situazione peggiora e non ce lo possiamo permettere”
 
“Lo so ma non mi sento al sicuro okay? Sento come se dovessero sbucare da un momento all’altro i nostri misteriosi nemici”
 
“Micheal ti preg-“
 
La mano di Ninette stringeva la spalla di Arthur indicando l’oblò dell’aereo con fare agitato: Iris non c’era più.
 
₪₪₪
 
Se le avessero detto qualche mese prima che avrebbe affrontato un gruppo di Ate, nel bel mezzo di una missione suicida, mentre stava quasi scortando un aereo carico di mortali e dei suoi compagni, ci avrebbe riso sopra fino a farsi venire le lacrime agli occhi.
In quel momento Iris invece pensò che avrebbe voluto solo nascondersi tra le forti braccia di suo padre e lasciarsi cullare da lui: non aveva mai voluto partecipare a questa missione ma non aveva potuto dire la sua; non aveva scelto lei come arrivare in Brasile, nonostante il prezioso passaggio offerto falla dea Ebe e non aveva neanche capito come diavolo erano riusciti a passare dal centro città all’aeroporto in un battito di ciglia. Tutte quelle novità la stavano disorientando.
 
Ma al momento la sua priorità era di impedire a quegli spiriti, generati ovviamente dalla dea degli inganni, della rovina e della dissennatezza, di mettere piede dentro all’aereo: se il mortale che guidava il veicolo fosse stato toccato da una di loro, sarebbe stato condotto in errore e centinaia di vite – comprese quelle dei suoi primi amici – sarebbero state spezzate. Lei era l’unica in grado di tenere testa, o almeno provarci, a quegli spiriti non propriamente amichevoli. Si era allenata tutta la vita per quello.
 
Ringraziandosi mentalmente per aver avuto l’accortezza di indossare la sua armatura al completo, sfoderò i suoi due sai, pronta a ricacciare chiunque si fosse azzardato ad attaccare l’aereo e quel gruppetto sembrava non voler recepire il messaggio. Si diede quindi lo slancio con le gambe e si scontrò con il primo spirito che, preso alla sprovvista dalla ragazza, venne trapassato da una delle lame e si dissolse nell’aria con un grido straziante: Iris sorrise leggermente, per poi dare un poderoso colpo con le ali e alzarsi in volo, schivando il tocco di un altro spirito gemello; ne erano rimasti solo quattro: sarebbe stata una battaglia aerea impegnativa ma doveva vincere. Con questo pensiero si calò sugli occhi un paio di occhialini da aviatore costruiti dal padre, le sarebbero stati d’aiuto sia contro l’aria negli occhi sia per amplificare la sua visione notturna: poveri spiriti, ancora non avevano capito che nascondersi dietro l’ala dell’aereo, sopra o sotto di esso, non serviva a proteggerli dei suoi occhi; fece roteare le due armi nelle sue mani e si lanciò in picchiata pronta a colpire per uccidere quelle entità: dopotutto, pensò sarcastica ricordando le parole di Florian, era metà animale.
 
Schivando per un pelo il risucchio della ventola dei motori, riuscì a mandarci dentro uno di quei spiriti, facendolo disintegrare e sentendo nuovamente un grido, come se fosse il loro marchio di fabbrica. Gli ultimi due invece non smettevano di inseguirla e Iris le aveva provate tutte per darsi almeno un piccolo vantaggio: nonostante tutte le sue acrobazie aeree, i suoi inseguitori si stavano facendo sempre più vicini fino al momento in cui un’Ate riuscì a toccare la caviglia della ragazza: subito Iris non si sentì più padrona del suo corpo, le ali si fecero improvvisamente immobili e più pesanti mentre sentiva l’aria sferzare i suoi capelli e vedeva l’ala dell’aereo avvicinarsi pericolosamente.
 
Con sforzo immane, riprese pian piano il controllo ma l’ala si stava avvicinando velocemente: conscia di non poterla evitare in quelle condizioni, Iris riuscì a piantare il suo sai nel metallo – producendo uno stridore infernale - e nonostante il dolore alla spalla e allo sterno a causa del contraccolpo, si issò, strisciando e gattonando fino all’oblò dell’aereo con il fiatone. La spalla destra le mandava fitte allucinanti, tastandola leggermente Iris si accorse che la pelle si stava gonfiando come stava accadendo anche per lo sterno: le sarebbero venute sicuramente delle macchie violacee, sperando non ci fossero danni più gravi.
 
Un tonfo la riportò alla realtà: i due spiriti si stanziavano in piedi su di lei, con due sorrisi crudeli e gemelli sul loro volto. Un’Ate sfilò dalla cintura che portava un piccolo stiletto, pronta a dare il colpo di grazia alla ragazza quando lo spirito gemello ululò dal dolore: esso si portò le mani sul capo, scuotendo la testa e gridando nella notte, cadendo in ginocchio. Il secondo spirito, dopo un momento di smarrimento, inspiegabilmente incominciò ad avere il respiro affannoso, a toccarsi con la mano il collo e poi la testa. Entrambi urlarono, presi da un dolore inspiegabile ed entrambi erano in ginocchio davanti alla rossa: Iris era spaventata da tutto ciò, non riusciva a capire, a spiegare, cosa stava accadendo a quegli spiriti, in un primo momento così “sani”. L’agonia nelle loro grida erano palpabili ma prima che potesse fare o muovere un singolo muscolo, entrambe le entità esplosero da sole, dissolvendo nella notte una leggerissima polvere argentata.
 
La rossa non aveva forza di alzarsi ma si voltò verso gli oblò, sperando che nessuno l’avesse vista ma ciò che lei vide la lasciò di sasso: Micheal, il figlio Phobos, la guardava con così tanta intensità da sentirsi quasi nuda sotto il suo sguardo e ciò la fece arrossire. Distolse lo sguardo per chiudere gli occhi e appoggiare la testa al freddo metallo dell’aereo: ancora poche ore e sarebbero arrivati a destinazione.
 

ANGOLO AUTRICE

 

Eccomi qua! Capitolo postato a tempo record nel tentativo di recuperare il tempo perduto! Fatemi sapere sempre cosa ne pensate ;)

Domanda per voi: come reagiranno i vostri OC alla vista del rifugio?

 
Summer_time
  
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