I passi rimbombarono nella silenziosa palestra, unico rumore dopo il segno del capopalestra di lasciarlo proseguire senza combattere. Non era mai accaduto, neppure il campione di Johto era potuto passare senza dover sfidare ogni singolo allenatore presente in quella stanza. I due non si erano neppure guardati in faccia, nonostante ciò tutti i presenti capivano che la loro sfida era iniziata non appena la porta si era rumorosamente aperta e lui aveva varcato la soglia. Gli occhi di Green brillarono emozionati dato che per la prima volta dopo tanti anni avrebbe lottato con un allenatore che riteneva un degno portatore di tale nome ed avvicinò la mano al porta-pokeball che stava al suo fianco fino ad arrivare a sfiorarlo, per poi fermarsi bruscamente portarsela alla cintura, dalla quale estrasse una delle sei poke ball che vi erano attaccate. I presenti trattennero nuovamente il fiato quando da essa uscì il suo fiero Arcanine, ruggendo trionfante per l'essere stato scelto: Green non combatteva in palestra assieme a quei pokemon da quasi otto anni, dalla lotta contro il campione di Johto, dalla sua ultima sconfitta. Al Pokemon Leggenda si contrappose un Venasaur e i due si osservarono curiosi, come se fossero consapevoli essere destinati a lottare insieme all'infinito, ma con la gioia di due vecchi amici che si incontrano dopo tanti anni e per i quali è solamente l'ennesimo combattimento. Gli occhi di Green sembravano illuminarsi ad ogni singolo comando che veniva pronunciato, come se avesse ritrovato la voglia di lottare, e ogni volta che li scorgeva lo sfidante sorrideva tra se e se. I loro pokemon sembravano essere fatti a posta per essere contrapposti: Arcanine, Gyarados, Eevee, Alakazam, Exeggutor e Sandslash contro Venasaur, Charizard, Snorlax, Blastoise, Lapras e Pikachu, neanche fossero stati scelti appositamente tutti i tipi combaciavano alla perfezione. A guardarli combattere sembrava che stessero ballando una danza mortale, non utilizzavano mosse decisive oppure di tipo favorevole ma che provocavano quasi il danno minimo, come se non volessero far finire quello scontro una volta per tutte, nonostante durasse da troppo tempo. Il tempo pareva essersi fermato, fino al momento in cui lo sfidante pronunciò le prime parole che il capopalestra gli sentiva dire da quasi dieci anni. -Da quanto tempo va avanti questa sfida? Tutte le nostre lotte sono una la fotocopia dell'altra. Attacchiamo senza ferire, difendiamo senza schivare, colpiamo senza mirare, nonostante più volte abbiamo dimostrato di saper decidere la sorte di una battaglia in pochissime mosse. Da quanto va avanti questa danza micidiale?- domandò, fissando i suoi occhi rossi in quelli verdi del capopalestra.