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Autore: Baranjok    15/05/2017    0 recensioni
Boston, nuova cittadina e nuove amicizie. L'adolescente Mara Everett, dovrà affrontare un nuovo inizio insieme a suo padre Tom e suo fratello Jack. Ma il passato drammatico e nuove minacce di addio, portano la protagonista ad entrare in un circolo vizioso, da cui non c'è via d'uscita.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Cosa vuol dire che sta male?- domando preoccupata. Grace mi trascina in camera sua, non bado molto allo sfarzo della casa, ma ammiro molto l’attenzione ai dettagli.
-ecco tieni.- mi mostra una busta, con il timbro dell’ospedale.
-che cos’è?- domando sedendomi affianco a lei.
-tu leggi-mi ordina voltandosi dall’altro lato.
Apro con cautela la lettera per non rovinarla e leggo attentamente.
Grace invece non riesce a stare ferma e fa su e giù per la camera.
-Grace- dico infine.
-lo sapevo, sta per morire non è così?- mi domanda singhiozzando.
-ma hai almeno letto fino in fondo?-
-perché è ancora peggio?-
-Grace tuo padre sta bene, ha avuto solo i risultati della biopsia. Due mesi fa ha scoperto di avere un Glioma Benigno, i medici hanno ritenuto opportuno rimuoverlo e ora sono arrivati i risultati. Sta bene.-
-Cosa? Ma quando è successo?-
-beh stando alle date si è operato il 22 luglio.-
-Mi aveva detto che era un viaggio di affari e che portava con se la mamma.-
-beh Grace forse non ti hanno detto nulla per non farti preoccupare, ma dove l’hai trovata?-
-ero entrata nel suo studio per prendere delle spille , e l’ho trovata nel suo cassetto.-
-forse dovresti parlarne con lui, insomma ora che sai che sta bene.-
-oh Mara, ero così preoccupata, fammela rileggere.- mi strappa la lettera di mano e singhiozzando arriva fino alla fine.
-sono così sollevata , non so che farei senza di lui.-
-già, che bello- fingo allegria.
-ho detto qualcosa di sbagliato?-
-No, ma credo che tornerò a casa.- prendo la mia borsa.
-ma sei appena arrivata!Dai resta, ti voglio presentare i miei genitori.-
-magari un altro giorno, devo proprio andare.-
Faccio le scale due alla volta e parto subito con la mia macchina verso casa.Controllo l’ora, sono appena le 22:00. La luce in cucina è ancora accesa.
-sei già di ritorno tesoro?- Papà si precipita all’ingresso.
-si papà, c’era troppa gente, e poi non volevo rientrare troppo tardi.-
-va bene tesoro, io vado a dormire.- mi bacia goffamente la guancia e sale al piano di sopra.
Mi accomodo in cucina e comincio a mangiucchiare gli avanzi del pranzo di mio padre.
-Mara-
Mi giro di scatto, ma non c’è nessuno.
-papà mi hai chiamato?- domando allarmata.
-no tesoro, buonanotte- sento la porta della sua camera chiudersi.
Mi infilo il pigiama e vado a letto anche io, chiudo bene le finestre e prendo il cellulare, ho un messaggio in segreteria telefonica , lo ascolto.
-Ehi straniera, come è andato il tuo primo giorno di scuola? Come stai? Mi manchi da morire, non vedo l’ora di rivederti. Baci Beth.-
Controllo l’ora, sono le 22:30,a Santa Barbara saranno appena le 19:30. Decido di chiamarla.
-Mara? Sei tu?-
-Beth, scusami tanto avrei dovuto chiamarti prima. Sto bene,il primo giorno è andato, a te come va?-
-Malissimo, mi manchi da morire.-
-tesoro lo sai che io sarei rimasta solo per te, ma dovevo andarmene.-
-lo so Mara e ti capisco, ma senza di te e.., non è facile nemmeno per me.-
-scusami.-
-io devo cenare, scrivimi domani intesi?  Buonanotte.-
-buonanotte Beth.-
Beth mi manca come l’aria, è stato troppo difficile quest’estate separarmi da lei, ma dovevo andarmene da quella città e Boston non è stata poi una scelta malvagia.
Il mattino dopo mi sveglio molto presto, così decido di preparare io la colazione.
-Ci siamo alzate presto?- mio padre mi fa letteralmente sobbalzare.
-si, volevo fare qualcosa di carino per te.-
-tesoro non è necessario, tu e la tua felicità siete la cosa più importante per me.-
La colazione a papà è piaciuta molto. Ed anche io che per tutta l’estate ho mangiato davvero poco, riesco finalmente a godermi questo pasto.
-Grazie mille Mara, ora vado a lavoro, ci vediamo stasera.-
-ciao papà, buon lavoro.-
Dopo aver rassettato la cucina mi dirigo verso la macchina, ma ancora una volta vengo disturbata da una voce che sussurra il mio nome.
Mi giro di scatto, starò davvero perdendo la testa?
-ehi ciao- il ragazzo che la sera prima mi aveva rovesciato il ponce addosso, adesso mi saluta vivacemente.
-ciao- rispondo io aprendo lo sportello.
-mi potresti dare un passaggio a scuola?-
-scusa ma come facevi a sapere dove vivo? E poi come ci sei arrivato qui?-
-beh viviamo in un piccolo quartiere e ieri sono stato maleducato con te volevo chiederti scusa, ho preso l’autobus per venire qui da te.-
-potevi chiedermi scusa anche direttamente a scuola, comunque dai sali altrimenti ritardiamo entrambi.-
-io sono Stefano, comunque.-
-Mara- ci scambiamo la mano e subito parto diretta verso scuola.
-sei italiano?-
-di origine italiane, i miei nonni erano italiani, precisamente di Caserta.-
-Caserta come la Reggia di Caserta?-
-si proprio quella, ci sono stato due o tre volte quando ero più piccolo, prima che i miei nonni morissero.-
-oh, io non sono mai uscita dall’America.-
-beh, ma vivevi in California prima, deve essere bella.-
-si bellissima.-
-ti manca un po’?-
-ogni giorno.-
Parcheggio dietro una grossa BMW e mi slaccio la cintura, controllo l’ora e noto che siamo arrivati con largo anticipo.
-allora che mi racconti di te?- i suoi occhi verdi mi scrutano nel profondo e mi sento completamente in imbarazzo.
-oh sono sicura che ti annoierei.-
Mi si avvicina e mi sposta una ciocca di capelli all’indietro.
-una così bella ragazza come te non potrebbe mai annoiarmi.-
-beh ecco io sono impegnata.-
-impegnata nel senso che sei una tipa impegnativa o che hai un ragazzo?-
-non ho proprio il ragazzo, mi sto frequentando con qualcuno.-
-qualcuno di qui o di Santa Barbara?-
-di qui.-
-lo conosco?-
-non credo, è più grande.-
-più grande tipo quattro o cinque anni o di più?-
-più grande tipo potrebbe essere mio padre.-
Stefano mi guarda inorridito.
-che cosa?-
-senti scusa ma non ti devo nessuna spiegazione, ti ho appena incontrato.-
-no lo so, ma perché? Come è successo?-
-be inizialmente pensavo fosse più piccolo, per avere 40 anni se li porta davvero bene.Ero in biblioteca e mi ha offerto un caffè, io ho accetto ed è così che è iniziata la nostra storia.-
-ha dei figli? È sposato?-
-non è più sposato ed ha due figli.-
-Mara! Ma tu hai solo 17 anni-
-Stefano come ho detto prima non sono affari tuoi.-
-come si chiama?-
-non vedo perché dovrei dirtelo..-
-dimmelo ti prego.-
-si chiama Mark, Mark Swain-
Stefano si gira di scatto verso di me.
-oh no! No, no, no,no.-
-cosa?-
-beh io mi chiamo Stefano Swain, Mark è mio padre.-
-Oddio!-
-scusami ma devo vomitare- scende di corsa dalla mia macchina e procede velocemente verso scuola.

  
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