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Autore: hey_youngblood    15/05/2017    7 recensioni
[Nephilim!AU]
2182. Gli umani sono segretamente in guerra con una specie da loro considerata superiore , i Nephilim.
Yuuri. Apprendista in una struttura che detiene queste creature, finirà per disertare le idee del padre e stringere un legame con uno di loro, Victor.
Otabek e Yuri fanno parte di un gruppo terroristico che mira a distruggere tutte le strutture in cui vengono rinchiusi tutti quella della loro specie. Durante una missione verranno catturati e imprigionati con gli altri nella sede principale dell'azienda che compie queste oscenità.
Dal testo:
“Sei la prima persona che prova bellezza osservandomi, da quando sono rinchiuso qui dentro.” Quelle parole uscirono in un sussurro dalle labbra che aveva sfiorato un momento prima. Yuuri lasciò la presa sul suo viso e scattò indietro d’istinto. Victor, ormai sveglio, lo osservava con occhi socchiusi, mentre sentiva la sonnolenza causata dal sedativo cercare di riportarlo nel sonno. “Ti prego, non avere paura di me.”
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Primo
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La PTEA Co. aveva sede in Atlantis, una città che dava nome al luogo in cui era locata: una piccola isola del Mediterraneo vicino a Malta, invisibile dai satelliti e, soprattutto, dai servizi segreti della maggior parte dei paesi del mondo. I cittadini di Atlantis possedevano due carte d’identità: la prima, per girare e farsi riconoscere in città, delineava i caratteri reali delle persone e identificava la città natale come Atlantis; l’altra, rispondeva ai criteri mondiali, e identificava i cittadini dell’isola come cittadini di Malta. Questa soluzione era stata presa dal governo, in modo che Atlantis rimanesse sconosciuta alle persone, per motivi strettamente riservati. I cittadini avevano l’obbligo di contribuire a mantenere segreta l’esistenza dell’isola, in modo da così “vivere in pace e tranquillità dai problemi del mondo”. O almeno così diceva il governatore Joyce, così come anche tutti gli uomini influenti della città.
La sede della PTEA Co. costituiva un edificio di una decina di piani completamente a vetri. Il riflesso della luce solare dava all’edificio un colorito azzurro, riflettente il colore del cielo. L’insegna enorme al neon copriva parte delle finestre dell’ultimo piano e di notte si illuminava di un bianco freddo, con una linea interna azzurra. Era visibile da chilometri. Davanti vi era un enorme cortile composto da enormi piastrelle arancio pastello, qualche panchina, alcuni alberi da frutto che inondavano del proprio verde l’area a loro circostante, e piccoli giardini con delle aiuole.
Yuuri se ne stava seduto su una panchina, colpito in pieno dalla luce del sole, mentre osservava affascinato la facciata dell’edificio e beveva un caffè d’asporto preso ad un bar lì vicino. Non poteva credere che da quel giorno avrebbe potuto finalmente lavorare con suo padre e studiare quella specie “superiore” che erano i Nephilim. Suo padre gli aveva detto che alcuni di loro si erano proposti volontariamente agli studi e esperimenti della compagnia, e venivano trattati meglio di quanto vengono trattate le persone normali.
I Nephilim erano una specie che il governo aveva scoperto qualche anno dopo la nascita di Yuuri, qualcosa tipo quindici anni prima, e da lì alcuni scienziati tra i migliori al mondo avevano iniziato a studiarne la fisionomia e la psicologia, per vedere in che modo essi differivano dalla popolazione umana. I Nephilim, infatti, erano fisicamente identici agli umani, se non per la presenza di ali, che scaturivano dalle scapole dell’individuo a volontà dello stesso, e quelli che altri definiscono “poteri”, qualcosa che queste persone hanno in più rispetto agli umani. Ma il padre di Yuuri non si era scomposto su questo e aveva promesso di rivelare al figlio tutte le scoperte in tale ambito solo dopo che fosse subentrato nella società.
Yuuri prese l’ultimo sorso di caffè, si sistemò il nodo della cravatta leggermente storto ed entrò nell’enorme atrio, dove uomini con valigette o vestiti in giacca e cravatta andavano di fretta su o giù per le scale. Si avvicinò al bancone, dove almeno una decina di ragazze di età compresa tra i venti e i trent’anni rispondeva al telefono e impilava documenti. Una di loro si accorse di Yuuri. “Scusi, ha bisogno di qualcosa?” gli sorrise caldamente, mentre Yuuri le si avvicinava.
“Sono Yuuri Katsuki, oggi è il mio primo giorno, sono qui per ritirare il mio badge.”
La donna sgranò di poco gli occhi quando Yuuri pronunciò il proprio cognome, consapevole che suo padre era il leader dell’intera società. Le due donne sedute accanto a lei smisero di fare per un momento ciò che stavano facendo e lo osservarono stupite. “Katsuki? Come in Toshiya Katsuki, il leader della società?”
Yuuri annuì divertito. “Si, sono suo figlio.” Le tre dipendenti continuarono a fissarlo con sempre più stupore, incapaci di spiccicare parola, mentre un’altra donna, probabilmente più risoluta, si fece spazio tra loro e si rivolse a lui. “Certo signor Katsuki, siamo stati informati del suo arrivo. Se vuole seguirmi, le darò tutte le informazione necessarie per iniziare.”
“Grazie.” Mormorò Yuuri, poi osservò per l’ultima volta le tre donne che ora stavano alternando lo sguardo da lui alla collega. “Arrivederci.” E seguì quest’ultima, che lo stava aspettando qualche passo più in là, ormai fuori dalla postazione.
“Katsuki Yuuri, piacere di conoscerla, io sono Selene Shepard e sarò la sua enciclopedia, per quanto me ne possa avvalere. Se ha delle domande, me le porga pure in qualsiasi momento.” Selene camminava velocemente in quelli che dovevano essere tacchi a spillo di dodici centimetri.
Indossava un completo blu, la cui giacca le stava alla perfezione e la gonna le arrivava alle ginocchia. La camicia bianca risaltava, ed il cartellino indicava la data di nascita: 13 ottobre 2158. Aveva ventiquattro anni – uno in più di Yuuri - ma l’ordine con cui si vestiva e la crocchia perfetta in cui aveva sistemato i capelli castani le riferivano qualche anno in più, per non parlare della risolutezza e la calma con cui si rivolgeva alle persone.
Gli porse un cartellino elettronico rivestito di una copertura in plastica, attaccato ad un gancio e un nastro blu oltremare. Yuuri lo afferrò ed osservò come la propria foto, la propria data di nascita e persino il proprio nome risultassero di qualcun altro. “Questo è il suo badge, dovrà passarlo negli appositi apparecchi ogni volta che entra e esce dall’edificio, inoltre, vi sono alcune aree dell’edificio che necessitano la scansione, sempre per l’entrata e per l’uscita, perché non aperte a tutti.”
Yuuri si infilò il nastro attorno al collo e infilò il badge sotto il bottone della giacca, dopo avergli dato un’ultima occhiata. Selene si fermò e chiamò l’ascensore e Yuuri la ringraziò mentalmente perché stava già iniziando a sentire il fiatone e non sarebbe riuscito a starle dietro ancora per molto. Quando l’ascensore arrivò, Selene si scansò per farlo entrare per primo, poi entrò anche lei e digitò il numero 7.
“Ho visto che ha fatto colpo sulle mie colleghe, quando è arrivato” Selene fece un sorriso divertito, guardando verso Yuuri in modo da scorgere la sua reazione. Yuuri diventò immediatamente rosso a quella constatazione, e si agitò un poco sotto gli occhiali.
“Ah, no. C-credo fossero solamente stupite per il f-fatto che fossi il figlio del c-capo.” Rispose timidamente, nascondendo il viso in una spalla. La donna ridacchiò alla sua reazione infantile. “Io credo che lei piaccia loro, almeno a Silvia, non l’ho mai vista comportarsi così da quando ha iniziato a lavorare con me.”
“E-e da quanto l-lavora con lei?”
“Da gennaio, abbiamo fatto i test a dicembre, in modo da avere dei nuovi impiegati per l’inizio dell’anno. Molti vecchi impiegati sono andati in pensione, in quanto dipendenti della società dalla sua nascita. In più, il capo, suo padre,” Selene gli rivolse un’occhiata solo per assicurarsi che Yuuri la stesse ancora ascoltando “voleva gente giovane e più competente, in modo da migliorare alcuni aspetti della società.” Yuuri annuì mentre la porta dell’ascensore si apriva.
“Ora avrà un breve colloquio con suo padre.” Selene gli diede una leggera gomitata. Yuuri la guardò e vide la donna rivolgergli uno sguardo complice. “Ha richiesto personalmente di darvi il benvenuto.” Poi sorrise e lo superò di nuovo di qualche passo, in modo da indicargli la strada. Arrivati alla fine del corridoio, si fermò e si girò verso di lui. “Una volta finito il colloquio, mi troverà qui e la accompagnerò dal Professor Vasilyev, che è colui che lei aiuterà nelle ricerche.” Bussò ed aprì.
Fece un cenno a Yuuri per farlo entrare e questo obbedì, ritrovandosi in un caldo abbraccio paterno ancora prima di entrare completamente nell’ufficio. “Grazie Selene, puoi chiudere la porta?”
“Certo, signore.” La donna uscì e chiuse la porta dietro di sé.
“Quanto sono felice di vederti qui.” Suo padre si staccò dall’abbraccio e gli poggiò una mano sulla schiena, spingendolo a sedersi, mentre lui prendeva posto dietro la scrivania. Yuuri notò che era una gran bella scrivania in mogano scuro che doveva essere costata troppo. “Ho aspettato questo giorno per anni, e non riesco a credere che sia ormai arrivato.”
“Sono felice anc-“
“Hai avuto una buona accoglienza? Selene si è comportata bene con te? Ti ha dato il badge e tutte le informazioni che ti servivano?” Yuuri osservò dietro il padre le pareti completamente a vetri semi oscurati all’interno, da cui si aveva una panoramica magnifica su tutta la città.
“Si, cert-“
“Benissimo!” esultò Toshiya alzandosi dalla sedia e riavvicinandosi al figlio, lo fece alzare e gli mise un braccio sopra le spalle. “D’ora in poi avrai accesso libero a tutte le informazioni per cui hai tanto studiato. Sei emozionato?”
“Tantis-“
“Bene!” lo accompagnò verso la porta “Allora ci vediamo dopo.” Gli fece l’occhiolino e lo buttò letteralmente fuori dal proprio ufficio. Yuuri ci mise qualche secondo per riprendere l’equilibrio ed evitare di cadere rovinosamente davanti a Selene, che stava seduta su una sedia appoggiata al muro che non aveva mai notato prima.
“Com’è andata?” chiese cordiale. Yuuri, ancora sconcertato per il troppo eccitamento del padre, annuì distrattamente.
“Breve ma intenso… credo.” L’altra ridacchiò divertita.
 
La sua prima lezione con il Professor Vasilyev si rivelò essere più noiosa del previsto. Dopo una breve presentazione, nella quale il professore si era annotato il suo nome e quello degli altri due apprendisti su un taccuino, Vasilyev aveva allungato una cartella di plastica strapiena di fogli ad ognuno dei tre, e gli aveva intimato di tornare solamente la settimana successiva, dopo aver studiato e memorizzato tutte le informazioni contenutesi all’interno.
 
La vera prima lezione a cui Yuuri assistette, si svolse il giovedì successivo, dieci giorni precisi dal suo primo incontro con l’insegnante. Ci aveva messo più del dovuto a studiare tutti i documenti, ma solo perché di biologia, anatomia e psicologia aveva solo nozioni di base, e quindi aveva dovuto comprare qualche libro interi concetti e cercare su internet la definizione di certi vocaboli. Era stato un lavoro lungo, e Yuuri non aveva avuto il tempo di fare altro.
Quando quella mattina si era presentato all’ingresso, Selene non mancò di fargli notare, così come anche Phichit, uno degli altri due apprendisti di Vasilyev - con cui aveva preso un caffè e avuto una chiacchierata dopo il breve incontro con il professore il loro primo giorno, scoprendolo molto simpatico e affabile -, in che condizioni pietose si trovava quella mattina: con le occhiate ben visibili sotto gli occhi e la pelle cadaverica, per non parlare dei vestiti indossati alla ben’e meglio e i capelli in disordine.
Vasilyev si era presentato con quindici minuti di ritardo ai suoi allievi e con risolutezza si rivolse loro “Avete imparato a memoria i documenti?” I tre ragazzi annuirono. Vasilyev lanciò ad ognuno di loro un camice. “Bene, adesso bruciateli. Non voglio che nessuno venga a sapere delle informazioni su quei documenti. Sono stato chiaro?” i tre ragazzi annuirono ancora. “Quando avete fatto domanda per questo apprendistato, avete firmato un documento di segretezza che vi obbliga a non divulgare nessuna informazione di cui verrete a conoscenza in queste stanze, e ci aspettiamo che non siate abbastanza stupidi da farlo in ogni caso. Ogni informazione è strettamente confidenziale, per cui parenti, amici, perfino i colleghi dell’accoglienza o i vostri superiori dovranno restare all’oscuro delle nuove scoperte o di quelle vecchie. Ogni mese verrà fatto un verbale dei progressi fatti, un resoconto che consegnerò io personalmente a chi di diritto, vi verrà chiesto di dare il vostro contributo riguardo alle informazioni da scrivere, per il resto, voglio il silenzio completo.”
Vasilyev osservò attentamente gli apprendisti negli occhi,uno ad uno, per poi sospirare. “Bene, indossate il camice e andiamo.”
 
Vasilyev attraversò parecchi corridoi, a cui si poteva accedere solo se il proprio badge lo permetteva, e scese qualche rampa di scale. Yuuri sentì l’aria farsi sempre più umida, e capì di doversi trovare almeno un paio di metri nel sottosuolo. Vasilyev si addentrò in una stanza, dopo aver passato il badge nella macchina al lato della serratura, e tenne la porta aperta perché gli apprendisti potessero entrare. Yuuri sentì l’aria là dentro cambiare, e ipotizzò che ci fosse un’areazione in grado di cambiare l’aria, sostituendola con quella fresca,  24ore su 24. Si ritrovarono in una stanza buia, simile a quella da cui si osserva gli interrogatori nelle serie tv, su una parete un enorme vetro che dava una vista su un’altra stanza, molto più illuminata, simile a quella di un ospedale, di un bianco freddo. Al centro vide delle enormi catene che trattenevano un ragazzo poco più giovane di lui, quasi completamente nudo, a parte per i boxer bianchi.
Yuuri rimase scandalizzato da quell’immagine, e si sconvolse ancora di più quando, nella stanza successiva, un ragazzino ancora più piccolo del primo, forse sui quindici/sedici anni, biondo e magrissimo, era incatenato solo per un braccio al muro, mentre il resto del corpo restava inerme su un letto adiacente la parete.
Entrambi avevano delle ferite sul corpo, in corrispondenza delle catene che stringevano sulla pelle, e l’unica cosa che Yuuri riuscì a pensare fu che suo padre gli aveva mentito. Fu grato che anche gli altri due apprendisti fossero sconvolti a quella vista, si sentì vagamente meglio quando realizzò che non era stato l’unico a cui non avevano riferito estrema verità sulla questione.
“I due esemplari di Nephilim che avete appena visto sono stati presi sotto la nostra custodia solo da poco, quindi sono ancora instabili e potenzialmente pericolosi.”
Presi sotto la nostra custodia era diventato l’equivalente di rinchiusi e incatenati, perché non sembrava che quelle persone avessero salvato quei poveri ragazzi, quanto piuttosto imprigionato.
“Voi lavorerete su un esemplare che è sotto la nostra custodia da qualche mese ormai, e su cui le medicine hanno fatto il loro effetto, stabilizzandolo. Ora è più che innocuo.” Vasilyev mostrò ai tre apprendisti una terza stanza, e una terza stanza oltre ad un terzo vetro, che ospitava uomo incatenato per entrambe le braccia, seduto con la schiena contro il muro e le gambe lasciate distese di fronte a sé. Respirava ritmicamente, la testa ricoperta di capelli argentei si alzava e abbassava tranquillamente. Yuuri capì che un’altra parola che aveva preso un altro significato era stabilizzato, equivalente ormai di sedato – o drogato, chissà cosa gli iniettavano quelle persone.
Vasilyev si fermò, chiuse la porta da cui erano entrati e iniziò la lezione. “Quello che avete davanti è un esemplare ormai maturo della specie Nephilim – questo significa che la struttura delle ali e i suoi ‘poteri’ sono già completamente sviluppati da tempo.” I tre ragazzi cominciarono a prendere appunti mentre Vasilyev parlava più a ricordare a sé stesso certi dettagli, e non a riferirli ad altri.
“Nome: Victor Nikiforov. Data di nascita: 25 dicembre 2155. Altezza: 1,80 m. Peso: 85 kg. Tipo di sangue: A positivo, con qualche differenza. Non fate domande, capirete più avanti. Limitatevi a scrivere per il momento. Capelli: argentei. Occhi: azzurri. Segni particolari: tre macchie scure circolari sulla nuca. Poteri: lettura delle emozioni umane e controllo dell’aria.”
Vasilyev si fermò un secondo, probabilmente per riprendere fiato, data la velocità con cui aveva dato le informazioni. “Lo abbiamo osservato per anni prima di ottenere prove lecite per prenderlo sotto la nostra custodia.” Yuuri stava realmente iniziando ad odiare quel modo di dire. “Quell’uomo era un genio nel comportarsi come un umano, ma anche i geni sbagliano prima o poi. L’occasione è stata quando, una notte, ha spiccato il volo dal tetto del palazzo in cui abitava. Il giorno dopo ci siamo presentati nel suo ufficio e lo abbiamo condotto qui. Ha ucciso un paio di noi prima di essere sedato. E’ successo il 4 aprile di quest’anno. Lavorava come avvocato e consulente legale in uno dei migliori studi legali in città, la Kira & Co. Sicuramente la conoscerete.”
Il professore schioccò le dita contro il vetro per un paio di volte, ma l’uomo al di là non si scosse di una virgola e continuò a dormire. Yuuri si rese conto di aver trattenuto il fiato durante quel gesto. “Queste sono tutte le informazioni che dovete sapere su di lui. Anzi, probabilmente ve ne ho date anche troppe. NON fatemi altre domande. Le risposte verranno a voi nel tempo che passerete qui e se ciò non succedesse, cancellatele dalle vostre menti per sempre. Non siamo stati messi qui per chiarire i vostri dubbi. Ma per insegnarvi ciò che dovrete fare una volta diventati miei eguali. Sono stato chiaro?” continuò.
I tre annuirono sistematicamente la testa, quindi soddisfatto, Vasilyev si girò ed aprì un’altra porta. “Bene, iniziamo con il vero lavoro che farete oggi.”

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Inizio col dire che avrei dovuto pubblicare Sabato e ciò non è successo perchè ho passato l'intero fine settimana a studiare, ritrovandomi il tempo per pubblicare solo all'una di notte, tipo, quindi ho voluto aspettare e farvi una sorpresa che - forse - vi tirerà su il morale dall'inizio di questa settimana,
In secondo luogo, nonostante la mia buona volontà di pubblicare una volta a settimana - più o meno -, mancherò il prossimo appuntamento.
Non avendo tempo di scrivere da qui a lunedì prossimo, non potrò aggiornare, e perciò il capitolo, che avrebbe dovuto uscire a fine questa settimana o inizio prossima, non uscirà. O meglio, uscirà, ma più tardi, e quindi si parla di fine maggio/inizio giugno.
Spero che non perdiate interesse nella storia per questo e volevo ringraziare le quattro persone che hanno recensito il prologo: So che vi aspettavate un incontro spettacolare tra Yuuri e Victor, ma mi dispiace deludervi che non sarà niente di entusiasmante, e che dovrete aspettare ancora un po'. 
Detto questo,
spero in consigli/commenti/critiche e scleri deliranti ahahah
Vedo che la storia ha già acquistato un po' di seguito, ma si mira sempre più in alto! Quindi fatemi realmente sapere cosa ne pensate, perchè, ripeto o dico per la prima volta: questa fanfiction è un mio esercizio personale di aspirante scrittrice, e qualsiasi opinione è ben apprezzata, su, letteralmente, qualsiasi cosa: struttura della storia, delle frasi, vocabolario, ortografia, grammatica, contenuti, temi, ispirazioni ecc...
Detto questo, ci sentiamo"presto",
Carlotta.
  
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