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Autore: Lela    15/04/2005    3 recensioni
Due regni che si fronteggiano. Uno dei due dovrà soccombore ma chi dei due?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Battaglia era al culmine della sua potenza

La Battaglia era al culmine della sua potenza. Molte vite erano state spezzate e molti erano i feriti mischiati con i corpi morti sulla nuda terra.

L’erba , un tempo verde e rigogliosa su quella vallata a ridosso del mare, ora aveva lasciato spazio ad un arido terriccio macchiato del sangue dei due eserciti.

Da lungo tempo i due popoli di Aras e Golia si fronteggiavano per il predomino.

Gli Aras erano padroni del Sud della Terra di Osul, mentre ai goliti appartenevano le fredde terre del nord.

Entrambi i popoli si odiavano da generazioni e nessuno, ora, fra i due era in grado di dire come questo odio fosse nato. Esistevano però delle leggende che narravano di una lontanissima alleanza fra i due popoli talmente salda che spesso le donne venivano date in spose agli uomini di una o dell’altra razza senza distinzioni.

Inutile dire che quei tempi erano ormai passati da millenni. Ora il matrimonio fra le due popolazioni era considerato un tabù e spesso gli uomini per recar oltraggio all’altro popolo violentavano le loro donne.

Nelle vecchie storie si narrava di come un tempo i due popoli vivessero in pace ed armonia ma poi la brama e la cupidigia di un popolo ruppè il soave accordo. Chi dei due popoli fu latore di tale triste sciagura nessuno lo sa, ma da ambo le parti si giura che fosse stato l’avversario.

Da secoli, ormai le due razze vivevano facendosi screzi e guerrigliando senza pace entrambi convinti di poter un giorno sconfiggere lo storico nemico.

Fu proprio durante il regno di Dario, divino imperatore di Aras, sovrano potentissimo e crudele regnate di Aras, che il popolo di Golia iniziò a vacillare sotto i duri e spietati colpi dell’esercito avversario.

I Goliti erano ormai da dieci anni costretti entro i loro più stretti territori: le mura della città di Golia, capitale del regno.

Golia era una città fredda, costruita su scogliere a ridosso del grande mare del Nord. La neve cadeva copiosa sul suo suolo per molti mesi l’anno bloccando così l’accesso. Era una naturale roccaforte ma come ogni mura impenetrabile anch’essa aveva il suo punto debole.

Infatti, ad ogni estate per due mesi all’anno la neve si scioglieva lasciando il posto all’erba fresca ed ai fiori più selvaggi. Ed era proprio questo il periodo più temuto dai Goliti poiché la loro naturale difesa veniva meno e gli Aras erano soliti assediare la città cercando di espugnarla con tutte le loro forze.

Vano però era stato ogni tentativo nei precedenti anni poiché sempre i Goliti erano riusciti a respingere il nemico oltre le loro difese soprattutto grazie al giovane comandante della guarnigione  di Golia, Jonah.

Jonah era irruento, combattiero e orgoglioso ma amava il suo popolo sopra ogni altra cosa e per questo il suo popolo lo amava di rimando. Grazie ai suoi atti gloriosi era riuscito in quegli ultimi anni a tenere in salvo le mura della città ma sempre meno uomini erano al suo comando mentre l’esercito di Aras sembrava aver stretto un patto col demonio poiché le sue milizie mai diminuivano nonostante le perdite di battaglia.

 

Ormai la speranza aveva abbandonato da lungo tempo il popolo di Golia e già sul finire di quel gelido inverno voci preoccupate si levavano da ogni strada della città chiedendo aiuto ancora una volta alla famiglia reale.

Così, Jonah ancor prima che l’inverno fosse giunto a termine attrezzò i suoi uomini e spronò la popolazione chiedendo a qualsiasi uomo in grado di combattere di farlo!

Le prime battaglie iniziarono appena la neve fu sciolta sotto i caldi raggi di un sole estivo, ma già da quei primi scontri si poteva immaginare come la guerra sarebbe finita. Ormai la speranza aveva abbandonato la terra di Golia.

Passarono tre settimane di violente guerriglie, talmente aspre che il suolo era disseminato di corpi, arti e sangue. Nessuno da ambo le parti si concedeva riposo: i Goliti per la loro salvezza, mentre gli Aras per la speranza di vittoria.

Fu durante uno di questi scontri che Jonah incontrò per la prima volta Shani.

Indossava un’armatura d’argento, lucente come i raggi lunari e sotto di essa una tunica bianca macchiata dal sangue della battaglia.

Ma, nonostante l’armatura era ben distinguibile anche da lontano la sua femminilità. Era pratica comune per i due popoli reclutare nei loro eserciti anche donne e ragazzi purchè si dimostrassero validi. Certo che il concetto per i due popoli era molto diverso. Infatti, per gli Aras le donne che sceglievano quella carriera erano come sacerdotesse devote al Dio della Guerra e per questo erano considerate intoccabili. Al contrario, per i Goliti le donne militari erano tali a causa di un passato indecente o a causa di sterilità o semplicemente perché nessun uomo le aveva volute come spose. Per loro non esisteva la castità delle donne e lo dimostravano procurandosi piacere con le loro stesse compagne d’armi o violentando le nemiche.

Jonah capì subito che quella donna era lì per lui. Infatti, i loro sguardi si incontrarono dichiarandosi battaglia a vicenda. Jonah era molto stupito da quella figura che con passo deciso gli si avvicinava spintonando gli altri combattenti che affollavano il campo.

Infatti, la nemica non solo era una donna ma era anche giovane e di una bellezza rara. Sapeva per i racconti di altri suoi commilitoni che gli Aras non ammettevano donne brutte fra le fila dei loro combattenti poiché esse dovevano essere la mano in battaglia del Dio. Spesso aveva riso coi compagni di quella assurda tradizione ma ora di fronte a quella ragazza si chiedeva come era possibile mandare in battaglia una donna tanto bella e dall’aspetto così fragile.

Appena i due si ritrovarono di fronte, la giovane donna sguainò la spada e la portò di fronte a sé in segno di saluto “Ti ho cercato per lungo tempo, ma finalmente ti ho trovato!” dichiarò infine facendo partire un violento colpo che prontamente Jonah parò.

“Sono fortunato” esclamò ridendo senza rispetto della ragazza “non è da tutti giorni che una donna con tali grazie si fa strada fra la battaglia per me!Stasera dormiremo insieme per ricordare meglio questo fortunato incontro!”

La collera prese il sopravvento di Shani e questa iniziò una battaglia senza tregua con l’altro “Come osate parlarmi in questo modo!Voi, Goliti, non avete rispetto nemmeno per la castità delle vergini del Dio!Siete dei senza Dio e per questo noi vi distruggeremo!” replicò la ragazza nella foga della battaglia.

“Credete di essere superiori a noi, vero?Be’, non è così!Anche voi violentate le nostre donne, uccidete e torturate i nostri uomini!Almeno noi non nascondiamo i nostri atti dietro la veste di una volontà divina”urlò il comandante risentito delle offese della donna.

“Sarà mia premura, una volta sconfitti condurvi presso il nostro Divino Imperatore e voi vi prostrerete davanti a lui poiché lui è un Dio ed il nostro reggente!” sibilò Shani colpendo l’uomo con un altro fendente.

“Non mi inchinerò mai di fronte ad un altro uomo e ancor meno di fronte a Dario, progettatore di torture e re degli inganni!”

Se non lo farete morirete e con voi anche il vostro popolo”

“Pensi di avere già la vittoria in mano?Chi sei per vantarti di cose ancora incerte?” chiese quest’ultimo allontanandola con una spinta.

“Mi ha mandato l’Imperatore. Io sono il suo messo e lui ora mi ha ordinato di portare a termine questa battaglia e condurvi tutti ad Aras perché siate convertiti o uccisi!” disse la ragazza mentre gli occhi le scintillavano di devozione.

E che grazioso e vezzoso messo ci ha mandato il vostro imperatore!” rispose con ironia l’altro “dovrò ringraziare Dario!”.

A quelle parole oltraggiose la giovane ambasciatrice si scagliò contro il comandante delle guardie e per lungo tempo i due combatterono con ferocia non risparmiando le fatiche.

Ad un tratto però un suono di tamburi echeggiò nell’aria. Era come un rombo di tuono che si avvicinava sempre di più minacciando tempesta. Molte teste si alzarono smettendo di combattere e voci fra le file dei Goliti sussurravano chiedendosi cosa poteva essere.

Li sentite?” chiese la ragazza all’uomo di fronte a lei “Sono le truppe che conduco da Aras fin qui! Sono le guardie imperiali”

A quella affermazione molte teste si girarono verso la giovane donna. Tutti avevano sentito parlare delle guardie imperiali di Dario ma mai nessuno aveva vissuto abbastanza per raccontarne le gesta. Erano, a detta di tutti, i guerrieri più valori e fedeli dell’imperatore. Essi non abbandonavano mai l’imperatore e giuravano totale devozione a Dario non solo come loro re ma anche come loro Dio. Essi era temuti da tutti perché non temevano la morte, per loro morire in battaglia per il loro Divino Imperatore era il fine ultimo della loro vita.

“Catturate la ragazza!” gridò una voce fra la folla spaventata “Se lei li guida, lei li fermerà!”.

“Sciocchi” urlò Shani di rimando “Non si fermeranno di fronte a niente finchè non cadrete ai loro piedi o per vostra volontà o morti!”.

A quelle parole il panico crebbe nella folla ed invano Jonah tentò di rassicurare i suoi uomini poiché di lì a poco una valanga di frecce iniziò a coprire il cielo andando poi a cadere proprio verso i nemici di Aras.

Una di queste frecce colpì Jonah sul petto e questo cadde a terra dal forte dolore. La vista iniziò ad appannarglisi e i sensi venivano meno.

“Non temete” lo consolò la ragazza troneggiandolo “il nostro scontro non è ancora finito” e queste furono le ultime parole udite da Jonah.

 

  
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