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Autore: Yokohomi29    16/05/2017    5 recensioni
"Ciao a tutti. Spero per voi che siate pronti, perchè sto per raccontarvi la storia della mia vita. O meglio, del perché è finita. E se state ascoltando queste cassette, è perché voi siete una delle ragioni.
Non vi dirò quale nastro vi chiamerà in causa. Ma non preoccupatevi, se avete ricevuto questo bel pacco regalo, prima o poi il vostro nome verrà fuori... Ve lo prometto."
Non puoi bloccare il futuro.
Non puoi riavvolgere il passato.
L'unico modo per scoprire la verità... è premere play.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Kon'nichiwaaa- Attenzione!
In questi giorni mi sono depressa un sacco guardando questa serie Tv: TREDICI.
Ma credo che ormai tutti la conoscano, giusto?
Quindi! Invece di studiare o conludere le altre FF, ho deciso di sperimentarne un altra, perchè mi ispirava troppo. Lo so sono crudele. Mi dispiace tanto. 
Però vi giuro che sto portando avanti entrambe le storie lasciate in sospeso e, pian piano le porterò a termine. Promesso!
Detto questo: spero che la storia vi piaccia e non rovinarvi sia la serie Tv che il libro. In caso, fatemelo sapere e la troncherò sul nascere.
Buona lettura .



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Miseriaccia se sei carino xD

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Waaaaaaa, Jiminieeeee TT_TT


UNA SETTIMANA PRIMA



[Un'ora dopo la scuola]

Un grosso pacco per cibo da asporto è appoggiato davanti alla porta di casa mia. Sono sicuro di non aver ordinato nulla. E se fosse stata mia madre, avrebbe avuto almeno la decenza di portarlo in casa. Ma so che, sia lei che mio padre, dovrebbero essere a lavoro a quest'ora.
Uno scarabocchio su un bigliettino indirizza il pacco a Jeon Jungkook. Mi guardo intorno confuso, aspettando che qualcuno esca fuori e urlarmi "Ci sei cascato". Ma non succede, così  lo raccolgo ed entro in casa.
Lo porto in cucina e lo appoggio sul bancone. Non emana nessun tipo di odore, manco meno calore. Deve essere per forza uno scherzo. Apro delicatamente il pacco e...
Infatti. Dentro c'è una specie di tubo di plastica con le bolle. Lo srotolo e trovo sette audiocassette sfuse.
E io che speravo davvero di avere cibo gratis...
Ogni cassetta ha un numero nero in centro, scritto forse con un indelebile. Ogni lato ha un suo numero.
Uno e due la prima cassetta, tre e quattro sulla seconda, e cosi via. L'ultima ha un tredici scritto su un lato e niente sull'altro.
A chi verrebbe in mente di spedire una scatola piena di cassette? Nessuno le ascolta più.  Non so nemmeno se abbiamo ancora un mangianastri.
Nello studio di papà! Il registratore che usava una volta per lavoro. Ormai, se ne comprato uno più moderno e non gli serve più.
Appena ho tutto l'occorrente, cuffie comprese, mi siedo davanti alla scrivania di camera mia. Appoggio la scatola per terra e schiaccio EJECT. Lo sportellino di plastica si apre e c'infilo dentro la prima cassetta.

Cassetta 1: lato A

Ciao a tutti, ragazzi e ragazze. Qui è Park Jimin. Dal vivo e in stereofonia. 
Non ci credo.
Niente rimpatriate. Niente bis. E stavolta, neppure una richiesta.
No, non è possibile. Park Jimin si è ucciso.
Spero per voi che siate pronti, perchè sto per raccontarvi la storia della mia vita. O meglio, del perché è finita. E se state ascoltando queste cassette, è perché voi siete una delle ragioni.
Cosa!? No!
Non vi dirò quale nastro vi chiamerà in causa. Ma non preoccupatevi, se avete ricevuto questo bel pacco regalo, prima o poi il vostro nome verrà fuori... Ve lo prometto.
Cos'è, una specie di macabro biglietto d'addio?
Prima di suicidarsi, ha registrato una serie di cassette.  Ma perché? 
Le regole sono semplicissime. Sono solo due. Regola numero uno: ascoltare. Regola numero due: consegnare il pacco agli altri. Mi auguro solo che nessuna delle due sia troppo facile per voi.
Jimin, ti prego.
Una volta che avete finito di ascoltare tutti e tredici i lati- perché ogni cassetta a tredici lati- dovete riavvolgerle, rimetterle nella scatola e consegnarle alla persona che viene dopo di voi nel racconto. E tu, numero tredici, se troverai un briciolo di tempo per ascoltarle, sei liberissimo di portartele con te all'inferno. Io sarò lì ad aspettarti.
Qualora foste tentati di infrangere le regole, sappiate che ho provveduto a fare una copia di ogni nastro. Se il pacco non dovesse raggiungere tutti i diretti interessati, tali copie diventeranno di dominio pubblico.
Il mio non è stato un gesto avventato.
Non datemi per scontato... una seconda volta.
Vi tengo d'occhio.

Mi sto sentendo male. Il mio stomaco si contrae, pronto a farmi vomitare se solo rilasso i muscoli. Non lontano, c'è il mio bagno. In caso, sono sufficienti pochi passi per aprire la porta e buttarmi sul water.
Conoscevo Park Jimin. Eravamo amici, anche se avrei voluto conoscerlo meglio. Durante l'estate abbiamo frequentato insieme un corso di danza. E non molto tempo fa, a casa sua, ci siamo anche baciati. Ma non ce stata occasione di frequentarci di più. E giuro che non l'ho mai e poi mai dato per scontato. Lo giuro.
Queste cassette non dovrebbero essere qui. Non con me. Ci dev'essere un errore.
O forse è davvero solo uno scherzo.
Un pessimo scherzo.
Riprendo la scatola e la controllo da cima a fondo. Ci deve pur essere un mittente. Forse mi è sfuggito.
Qualcuno deve averne fatto una copia e spedita per prendermi in giro. 
Guardo con malinconia la scatola. Appartiene al ristorante di Jimin, lo riconosco.

Quasi dimenticavo. Nella scatola dovreste trovarci una mappa.
La riapro e tiro fuori le cassette. In mezzo ad esse c'è una cartina. 
È una di quelle che da piccolo usavo spesso per imparare i punti cardinali. Alcuni numeri azzurri disseminati nei vari quadrati rimandavano ai negozi e agli uffici elencati a margine.
Nel corso della registrazione, farò riferimenti a vari luoghi sparsi per la nostra bellissima città che vi invito a visitare. Non posso certo obbligarvi, ma se volete capirci qualcosa in più, seguite le stelle. Oppure, se preferite, potete anche non farlo, tanto non lo saprò mai. 
Apro la cartina e guardo ogni singola stella rossa, non riuscendo a capire molto. Faccio schifo.
O forse si. Non lo so ancora di preciso come funziona questa storia della morte. Chissà, magari sono qui in piedi dietro di voi.
Mi piego in avanti, cercando di respirare. Mi guardo in torno paranoico. Appena realizzo che lui non può essere davvero in camera mia, appoggio i gomiti sul tavolo e mi tengo la testa tra le mani. Mi passo le dita tra i capelli leggermente umidi.
Chiedo scusa. Non è carino da parte mia.
Pronto, Yoongi?
Min Yoongi. Terza liceo. Capitano della squadra di basket. Mi è sempre stato antipatico, si crede chissà chi. Ma non è nessuno.
Yoongi, amico mio, sei stato il mio primo bacio. Di sicuro non la mia prima cotta, questo è chiaro. Volevo essere tuo amico, soltanto questo. Mi sembravi un ragazzo sveglio e simpatico. Si, ho detto sembravi, perché mi sbagliavo. Di grosso.
Menomale che te ne sei accorto.
Dato che, eri nuovo alla Big Hit, ho subito pensato di voler stringere amicizia con te. Nessuno dovrebbe restare solo, io stesso so cosa si prova a non avere amici. Ma questo, ovviamente non lo puoi sapere, perché prima del tuo arrivo la mia vita andava a gonfie vele. 
Sono risalito fino a te per trovare un introduzione alla mia storia. E in effetti è stato l'inizio di tutto.
Ma io a che punto sono, tra queste storie? Secondo? Terzo? Più avanti si va, peggio è? Ha detto che il numero tredici si porterà le cassette all'inferno.
Una volta terminate le cassette, Yoongi, spero che capirai il tuo ruolo in questa faccenda. Ora potrà sembrarti anche una parte minore, ma ha avuto la sua importanza. Alla fine, tutto ha la sua importanza. 
Il tradimento. È una delle sensazioni peggiori in assoluto.
So che non l'hai fatto apposta. Probabilmente la maggior parte di voi in ascolto, non ha la minima idea di cosa abbia fatto realmente. 
Ma io che ti ho fatto, Jimin? Se è per quella sera che abbiamo in mente entrambi, non riesco ancora a capire cosa sia successo. 
La nostra prima stella rossa corrisponde a B-2. Puntate il dito sulla B e poi scendete fino al numero due. Esatto, come la battaglia navale. Una volta finita questa cassetta, dovreste andare lì. Tutti noi la conosciamo, la nostra beneamata scuola. Dove sono ambientate la maggior parte delle storie. Sarebbe stato poetico se mi fossi tolto la vita lì dentro, vero? Sarebbe stata un'ottima idea...Ma anche no.
Per due ovvi motivi: primo, perchè infangare la sua reputazione più di quanto lo sia già? 
Secondo, voglio morire in un bel posto, non nello schifo. Ho già sofferto abbastanza, non credete?
Infatti, l'hanno trovato annegato nel fiume Han. Non riuscirò più a passare li davanti.
Una volta mi ha detto che amava passeggiare lungo il fiume. Ma non pensavo si sarebbe buttato addirittura dentro.
Ma perché non casa sua?
È lì che ti ho conosciuto. Il primo giorno di scuola, ero appena arrivato, mi aveva portato mia madre quindi ero in anticipo. Ma andava bene così, sarei riuscito a prendere posto all'ultimo banco, quello vicino alla finestra. 
Adoravo quel posto. D'inverno era sempre il più caldo essendo anche di fianco al termosifone. In primavera, invece era il più fresco. Potevo guardare fuori, non ascoltare l'insegnante e nessuno mi diceva niente. Tanto non mi vedevano mai.
È perché eri basso, Jimin.
Mi faccio face-palm da solo. Come posso pensare questo del mio Hyung? Stupido!
Quel giorno avevo intenzione di sedermi proprio lì. Ma appena sono entrato c'eri seduto tu. Ci avevi piazzato i tuoi libri sopra e la giacca di pelle appoggiata malamente sulla sedia.
I tuoi capelli erano di un bellissimo verde acqua, ti ricordi? Ti stavano benissimo. 
No, stava malissimo! Un pugno in un occhio. Ogni volta che lo vedevo nei corridoi, dovevo trattenere le risate. Apparte per il fatto, che è più basso di me.
Mi alzo dalla sedia per distendermi sul letto e osservare il grande porter dei Bigbang, appeso alla parete.
Non sembravi affatto uno studente di seconda superiore. Una volta mi hai confessato che ti eri tinto i capelli per la persona che amavi. Una cosa molto carina... Peccato che cambi molto spesso pettinatura, vero?
Ah, è per questo? Nel giro di un mese ha cambiato almeno 5 o 6 colori. Ma non gli cadranno i capelli?
Fatto sta che è un puttaniere. 
Devono essere storie davvero terribili. Per questo ogni persona passa le cassette a quella successiva. Per paura.
Chi accetterebbe di spedire in giro un pacco di cassette che ti accusano di istigazione al suicidio? Nessuno.
Ma Jimin vuole che noi ascoltiamo tutto quello che ha da dirci.
L'avrei fatto anche senza delle stupide registrazioni, Jimin. Potevi parlarmene.
Sono rimasto qualche secondo a fissarti, finché non ti sei accorto di me.
"Che vuoi?" Mi hai chiesto.
"Quello è il mio posto" ho detto semplicemente. 
"C'è scritto il tuo nome, per caso?"
Io mi ero preparato per quella eventuale domanda, già dal primo anno. Quindi avevo scritto con l'indelebile il mio nome, al bordo del banco, sulla sinistra. In modo tale, da non ricevere una sfuriata dai bidelli.
Quando te l'ho mostrato sei scoppiato a ridere e io subito dopo.
"Piacere di conoscerti Park Jimin" mi hai sorridendo. 
Un sorriso così innocente e innocuo.


Aspetta. Fammi pensare.
Mi rigiro nel letto, non trovando una posizione comoda. Mi alzo di scatto e vado avanti e indietro per la stanza.
Perché sto ascoltando questa roba? Chi me lo fa fare? Potrei semplicemente buttare via le cassette e non pensarci più. Ho un groppo alla gola. Le lacrime mi bruciano agli angoli degli occhi.
Perché è la voce di Jimin. Una voce che credevo non avrei mai più risentito. Come faccio a buttare via una cosa del genere? E poi ci sono delle regole. Osservo il pacco appoggiato ai piedi della scrivania. Jimin ha detto che ha fatto una copia di ogni cassetta. Non voglio scoprire se ha mentito. Chi rischierebbe?

Ti ho accompagnato in segreteria per prendere i tuoi orari. Non eri entrato nemmeno nell'aula giusta. Facevi così tanto lo spavaldo, che mi veniva da ridere. Volevi farmi credere di essere un duro, ma non ci sei riuscito.
Guarda meno drama, cretino...
Non so esattamente cosa ti abbia portato a comportarti in quel modo. Forse, non avevi una buona reputazione nella precedente scuola. Ammetto che, molto spesso ti ho immaginato provare personaggi diversi davanti allo specchio. Un giorno il secchione, un altro il ribelle e un altro ancora il giocatore di basket. Nascondendo agli altri la tua vera identità. Ma infondo, nella vita succede esattamente questo, no? Ci nascondiamo tutti dietro ad una bella maschera.
Peccato che io abbia visto cosa c'è sotto la tua. Ma ci arriveremo con calma.
Mi rendo conto di essere ancora in piedi, in mezzo alla stanza. Non voglio restare qui dentro. Ho bisogno di uscire.
Prendo uno zaino, ci metto dentro tutte le cassette e la cartina. Infilo il registratore nella tasca dei jeans, prendo una giacca ed esco.
Quello stesso giorno ti avevo invitato a fare un giro della città. Farti visitare i miei posti preferiti, dove mangiare con la famiglia, riposarsi quando sei stressato o nasconderti quando sei stanco dei problemi. Ma avevi preferito restare nel giardino della scuola e parlare con me. 
Scendo così in fretta le scale che rischio di inciampare e rotolare giù. Ma per mia fortuna, inciampo proprio all'ultimo scalino.
Già, il giardino della scuola. 
Cado lungo disteso per terra. Un dolore acuto mi pervade il ginocchio destro. Mi accovaccio, tenendo la gamba tra le mani, portandola al petto. 
Cazzo, che male! Mi rialzo lentamente, verificando che sia tutto a posto. Niente di rotto. Certo il male fisico c'è, ma non quanto quello mentale. Afferro lo zaino che è caduto poco più in là, e zoppicante esco di casa.
Un immensa distesa d'erba dove molti studenti, prima o durante le lezioni, si mettono comodi per distrarsi dalla dura vita scolastica. Sfuggire alle interrogazioni o spiare le ragazze durante l'ora di ginnastica. Ammetto che anche io, a volte, saltavo le lezioni per riposare sotto un albero in cortile. Ovviamente non molto spesso, altrimenti mi avrebbero rubato il posto vicino alla finestra.
Sotto l'albero, subito davanti al campo da basket, c'era una panchina di marmo, avevano scritto molti pettegolezzi la sopra. Anche troppi. 
Ormai hanno rimosso quella panchina. Il preside ha dovuto rimuoverla per far cadere le denunce. 
Ci siamo seduti li e abbiamo iniziato a parlare del più e del meno. C'è stato un momento in cui mi ha mostrato le tue abilità nel basket. E cavolo se eri bravo. 
Ti avevo anche consigliato di fare i provini per entrare nella squadra, e in meno di una settimana ne facevi già parte.
Da quella volta siamo sempre tornati li, dopo la scuola. Era così bello, così rilassante stare in tua compagnia. Una volta, tanto per ridere, avevi preso un indelebile e scritto 'Park Jimin è carino' sulla panchina.
Pensavo fosse un gesto carino, non mi era nemmeno passato per la testa che fosse un atto di vandalismo.
Ero passato qualche volta li davanti, ma non mi sono mai soffermato a leggere i commenti. Forse avrei dovuto.
Ma è importante? Si.
Col passare delle settimane ci siamo uniti sempre di più. Ti ho fatto conoscere i miei amici e i miei genitori.
A me non li ha mai fatti conoscere. Tranne una volta, quella sera. Ma suo padre non è stato molto ospitale.
E sei piaciuto a tutti. Ero felice per questo, avevo fatto un ottima scelta. Neanche fossi stato il mio ragazzo.
Lo avresti voluto, vero Jimin?
Mi piacevi, si. Non in quel modo, ma come amico. Mi chiedo ancora come abbia potuto lasciarti fare quel giorno, uno come tanti altri. Era passato un mese e mezzo dal nostro incontro. 
Eravamo seduti su quella stessa panchina, sotto l'albero. La scuola era finita da un pezzo, persino gli insegnanti se ne erano andati. 
Non ricordo esattamente che ore erano o che ci siamo detti. So che, mentre osservavo il cielo pomeridiano e mi godevo la brezza di inizio autunno, sentivo il tuo sguardo su di me. L'istante successivo mi hai afferrato il collo con forza e mi ha trascinato sulle tue labbra. 
Il miglior primo bacio della mia vita, lo ammetto. Così leggero e delicato.
Il mio migliore amico - Ciao Taehyung- mi aveva sempre parlato di come era bello baciare qualcuno. E in effetti era vero. 
Quello che mi ha sorpreso e che fossi stato tu a darmelo. Da quanto lo stavi progettando, Yoongi?
Aspettate. Fermi. Non ce bisogno di riavvolgere il nastro, non vi siete persi niente. Ve lo ripeto un altra volta.
Min Yoongi mi ha baciato.
Si, è stato lui.
Conoscevate forse una versione diversa dei fatti?
Un brivido mi percorre la schiena.
Si, diversissima! E non solo io.
In effetti si, mi sono lasciato trasportare. In fondo che importa se è maschio o femmina, vero ragazzi?
È un bacio. Un innocentissimo e bellissimo bacio. Niente più. 
E sarebbe rimasto tale. Nessuno dei due ne avrebbe più parlato, o forse si. E saremmo andati avanti con le nostre vite. Continuando ad essere amici.
Peccato che, in quel preciso momento sono passati i tuoi compagni di basket, per fare una partita.
Oh merda...
E ovviamente cosa si fa per mantenere alta la propria reputazione? Si distrugge quella di qualcun'altro.
Mi hai accusato di molestie sessuali, dandomi la colpa delle tue azioni e i tuoi nuovi amici mi hanno insultato. 
Ricordo ancora Yoongi circondato dai suoi amici a scuola; Jimin che gli passa accanto e iniziano lanciargli cartacce con scritto brutte parole e urlargli 'frocio'.
Non ci ho dato molto peso, finché non si è sparsa la voce e a scuola lo sapevano tutti.
Lo so. Lo so cosa stai pensando. Un bacio? Un piccolo insulto legato a un bacio ti ha spinto a fare quello che hai fatto?
No. Un piccolo insulto ha distrutto quello che credevo fosse l'inizio di una grande amicizia. Un piccolo insulto ha inaugurato una reputazione a cui altri hanno cominciato a dare credito, comportandosi di conseguenza. E, a volte, un insulto legato ad un bacio può avere un effetto valanga.
Ed è solo l'inizio.
Per il seguito, girate la cassetta.
Avvicino la mano al registratore, pronto a premere STOP.
E Yoongi,  amico mio, non scappare via. Non immagini nemmeno dove rispunterà fuori il tuo nome.
Tengo il dito appoggiato al tasto, ascoltando il sottile ronzio delle casse, il debole cigolio delle testine che fanno riavvolgere il nastro, in attesa che Jimin riprenda a parlare.
Ma niente. Fine della storia.

Mi siedo sulla prima panchina che vedo, la mia casa è ancora nei paraggi, ma non voglio tornarci. Non ancora.
Non sono sicuro di riuscire a reggere tutto questo. Ne va della mia sanità mentale. Mi prendo di nuovo la testa tra le mani e mi sforzo per trattenermi dal urlare.
"Problemi in paradiso?"
Sobbalzo quando sento una voce ovattata, che non proviene dalle cuffie. Me le tolgo, notando un mio compagno di scuola seduto di fianco a me. Lu Han, abbiamo la stessa età ma siamo in classi diverse. Non siamo mai stati grandi amici. A volte ci scambiamo qualche battuta ai distributori di merendine. Niente di più. 
Quando è arrivato?
"Cosa?" Chiedo.
"Ho detto: problemi in paradiso?"
Sbuffo alzando gli occhi al cielo.
"Ma quale paradiso? Questo è l'inferno."
Lo sento ridere ma lo ignoro. Non ho voglia di parlare con lui. Che ci fa qui poi?

Aspetta! E se anche lui sapesse delle cassette? E se fosse in mezzo a questa storia anche lui? 
Sa quello che ho fatto?
Mi volto verso di lui, sorprendendolo mentre mi fissa. Cazzo!
"Luhan, che ci fai qui?" Chiedo sospetto. Chissà che scusa vorrà rifilarmi.
"Jk, io abito qui davanti. Ti ho visto un po' sofferente, quindi ho voluto farti compagnia. C'è qualcosa che ti disturba?"
Ah. Non avevo pensato al fatto che abitasse qui. 
"No, niente." Mento. In fondo, non devo raccontargli che ho ricevuto delle audiocassette da un ragazzo morto, che mi accusa di averlo portato alla morte. Non vedo il perché. 
"Sicuro?" Insiste. C'è qualcosa sotto. Abbassa lo sguardo sulle cuffie e con un cenno del capo mi chiede. "Cosa ascolti di bello?"
È confermato, sa tutto.
Non riesco più a stare seduto qui. Faccio finta di aver ricevuto una telefonata e mi congedo da lui.
È sicuro che sappia qualcosa, gliel'ho letto negli occhi. Mi chiedo se possa ancora fidarmi di qualcuno.
Svoltato l'angolo, tiro fuori la cassetta. La infilo nel registratore, con il lato B rivolto verso l'alto, e richiudo  lo sportello di plastica.







Fine capitolo!
Grazie mille per aver letto questa storia. Non vi ringrazierò mai abbastanza ^-^. Mi scuso per tutti gli errori che ho fatto. Se ce qualcosa che vi da fastidio o se la storia vi è piaciuta, non abbiate paura di farmelo sapere^^. Sono sempre felicissima di sapere le vostre opinioni.
Grazie infinite!

 

  
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