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Autore: Llerian    18/05/2017    2 recensioni
~ dove Derek è al parco in cui di solito va per trovare un po' di calma mentre studia e un aeroplanino di carta vola ai suoi piedi. Dopo il primo ne arriveranno altri.
Two-shot ~ Sterek
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non ci posso credere," esalò sorpreso Finstock quando vide il ragazzo avvicinarsi al campo di lacrosse. "Se non è Derek Hale," disse andando a stringergli la mano e a lasciargli un paio di pacche sulla spalla. 

"Salve coach," lo salutò il ragazzo sorridendo. Si tolse gli occhiali da sole e si mise una mano nella tasca della giacca di pelle nera. 

"Allora ragazzo, come stai?" gli chiese l'allenatore squadrandolo dalla testa ai piedi prima di sorridere soddisfatto. "Ti trovo in ottima forma," si complimentò sorridendo. 

"Grazie," Derek si grattò la nuca con una mano, un po' in imbarazzo. "Tutto bene, sto frequentando l'università." 

"Sono felice, giochi ancora a basket?" si incuriosì poi l'uomo. 

"Qualche volta, nel tempo libero," rispose Derek e la loro conversazione fu interrotta momentaneamente dall'arrivo dei ragazzi della squadra di lacrosse. 

"McCall, fai mettere in posizione tutti," istruì il coach e un ragazzino dai capelli neri annuì prima di muoversi. "Bilinski, oggi stai in porta a sostituire Danny," disse poi indicando un ragazzo dai capelli castani. 

Questo alzò gli occhi al cielo e sbuffò. "Coach sono tre anni che mi conosce, Stilinski con la esse, SSSStilinski, SSSSStiles," lo corresse esasperato. "Lo fa apposta, vero?" 

"Assolutamente no," rispose questo e Derek si mise a ridere. Lo stava facendo assolutamente apposta e Derek se ne accorse. 

In quel momento si rese costo di ciò che era appena accaduto davanti a i suoi occhi. Un ragazzo dai capelli castani, sparati in tutte le direzioni e lontani dal viso, sembrava esasperato dal comportamento del coach che, apparentemente, aveva sbagliato a pronunciare il suo cognome ancora un'altra volta. 

Un ragazzo che in quel momento lo stava guardando storto per aver riso della sua disgrazia. Magari era proprio lui quello degli aeroplanini che sembravano trovare Derek ovunque andasse. 

"Greenberg! Smettila di importunare Danny e torna in campo," urlò il coach dopo aver soffiato aria nel fischietto grigio metallico. 

"Greenberg?" chiese Derek consufo, la risata si era fermata e aveva distolto lo sguardo dal ragazzo castano davanti a loro. 

"Sì, il fratello e indovina un po'?" chiese il coach e prima che Derek aprisse bocca, rispose al posto suo. "È peggio dell'altro, fastidioso come lui ma ancora più scarso a lacrosse." 

Derek si voltò verso la panchina per studiare il ragazzo, rabbrividì al ricordo di Aaron e rabbrividì nel vedere il fratello minore che non lasciava nemmeno un po' di spazio a quello che doveva essere Danny, fermo in panchina con un paio di dita fasciate da un gesso. 

"Ti fermi a guardarli mentre giocano?" gli chiese il coach cercando disperatamente di cambiare discorso e smettere di parlare dei fratelli Greenberg. "Non sarà uno spettacolo bello, ti avverto."

"Mh, sì," disse guardando l'orologio. "Così poi porto a casa mia sorella." 

I ragazzi, dopo un veloce riscaldamento diretto distrattamente dal coach stesso, cominciarono a dividersi in due squadre. I due portieri era stati scelti dal coach, il ragazzo castano - Stilinski - per una squadra e un certo Rodriguez per l'altra. 

Cominciarono a giocare e, all'ennesimo tiro sbagliato nel giro di dieci minuti, il coach cominciò a sbuffare e a mangiarsi le unghie. Si andò a sedere pesante accanto a Derek sulle panchine e si passò una mano tra i capelli. 

"Mi mancate, sai? Almeno voi eravate capaci di tenere la pallina dentro la racchetta," disse sbuffando e indicando uno dei giocatori a cui stava scivolando via la pallina senza nemmeno che se ne accorgesse. 

Derek rise inclinando la testa. "Dai, non ci credo che nemmeno uno di loro sia bravo," disse poi scuotendo la testa e passando in rassegna tutti gli studenti. Alcuni avevano il fisico adatto e altri invece no. 

"Il capitano McCall, lì in fondo, è piuttosto bravo e il numero quattordici, Lahey, se la cava bene ma basta, gli altri a malapena riescono a correre senza cadere. Avevamo Whittemore, il vecchio capitano, che era un fenomeno ma si è trasferito a Londra," spiegò indicando i vari giocatori ogni volta che li nominava.  

"E Stilinski? Come se la cava?" chiese Derek d'un tratto portando la sua attenzione sul ragazzo che proprio in quel momento era riuscito a prendere la pallina prima che entrasse in rete e sembrava completamente sconvolto da ciò che aveva appena fatto. 

"Meh, sta migliorando sai? Ma il vero problema resta economia, è molto intelligente ma ha problemi di attenzione, anche con una semplice domanda si perde nei suoi stessi discorsi ed esce fuori tema, ho anche provato a cambiare i suoi compiti con domande più specifiche ma non ha funzionato," spiegò poi corrucciando le sopracciglia, pensieroso. "Perchè lo chiedi? Vi conoscete?" gli chiese poi. 

"No, non proprio," rispose Derek scuotendo leggermente la testa a destra e a sinistra. Questo spiega perchè il ragazzo avesse la convinzione di ricevere una verifica più difficile rispetto a quella dei compagni. Derek era sempre più convinto che fosse proprio il ragazzo quello degli aeroplanini.

~~~~

Derek era sul punto di addormentarsi, sentiva gli occhi stanchi e le palpebre pesanti. Ogni volta che le chiudeva diventava sempre più difficile riaprirle. Il cantare degli uccellini lo cullava e la posizione comoda che aveva trovato - disteso a terra con lo zaino dietro alla testa come un cuscino e un braccio a coprirgli gli occhi dalla luce del sole - non lo aiutavano di certo a stare sveglio. 

Il libro di storia, insieme ai soliti appunti dell'amica, era abbandonato al suo fianco, ancora aperto e con un angolo di una pagina piegato. La vibrazione del suo cellulare lo scosse e lo fece scattare a sedere. 

Stasera vieni al pub con noi? -Ers era il messaggio che gli era appena arrivato, a cui rispose con un semplice  prima di bloccare lo schermo e sbadigliare. 

Alzò le braccia sopra la testa e si stiracchiò guardandosi intorno. In quel momento notò una piccola macchia bianca ai suoi piedi, un aeroplano di carta. 

Lo raccolse e lo aprì, senza nemmeno perdere tempo a criticare la forma o la punta che, sempre e comunque, risultava storta. Forse era proprio grazie a quel particolare che gli aeroplanini sembravano trovare Derek. 

Si è messo a ridere della mia disperazione. Però lo perdono, ha davvero un bel sorriso e il suono della sua risata mi piace. Derek alzò un sopracciglio e continuò a leggere, fermandosi solo qualche istante per cercare di capire un disegnino in un angolo. Non importa come girasse il foglio, proprio non riusciva a capire cosa fosse. 

L'ho visto andare via con Cora però, peccato. Deve essere più grande di noi visto che non mi sembra di averlo mai beccato per i corridoi, me lo ricorderei uno così. Con una macchina del genere poi, una Lamborghini nera lucente. c'era una piccola freccia che collegava il nome dell'auto ad un angolo della pagina, Derek la seguì e si ritrovò a guardare lo stesso disegnino che poco prima non era riuscito a capire. Quindi quella cosa doveva essere una macchina? Una Lamborghini? 

Derek si sentì profondamente offeso, quel ragazzino aveva davvero confuso la sua splendida Camaro con una Lamborghini

Chissà come ci si sente ad essere invitati fuori a pranzo, magari, da un così.

Controllò l'orologio nel display del cellulare e si alzò velocemente, piegando il foglio in quattro prima di metterselo in tasca e raccogliendo tutte le sue cose dentro lo zaino. Lo lasciò cadere nei sedili posteriori e poi salì in macchina. 

Arrivò alla sua destinazione dopo cinque minuti scarsi, dopo tutto era lì vicino, e parcheggiò l'auto davanti all'entrata della scuola trovando un posto libero per pura fortuna. 

A mezzogiorno preciso sentì la campanella della scuola suonare e, dopo qualche minuto e per ultimi, vide uscire il ragazzo castano e quello moro. Stilinski e McCall. 

Non appena lo videro, Stiles alzò un sopracciglio e si guardò intorno prima di lasciare l'amico a parlare da solo e avvicinarsi a lui. 

"Ehi, ehm, Cora non c'è oggi," lo avvertì questo. 

"Sì lo so, è mia sorella," specificò togliendosi gli occhiali da sole e sorridendo. 

Stiles annuì guardandosi le scarpe e spostando il peso da una gamba all'altra. Derek lo trovò tenero, impacciato per com'era. 

"Bella macchina," gli disse poi tutto d'un tratto. Derek sbuffò una risata e si staccò dall'auto alla quale era appoggiato, si rimise gli occhiali da sole e si mise le mani in tasca. 

"È una Camaro, comunque, non una Lamborghini," disse inclinando la testa e studiando il ragazzino che aveva davanti. 

Questo aprì la bocca emettendo un oooh molto basso continuando ad annuire. Dopo qualche secondo però alzò di scatto la testa e lo guardò confuso, le sopracciglia alzate come se volessero scomparire tra i capelli. 

"Come..?" non riusci a finire la frase tanto era stupito e Derek ridacchiò, scuotendo la testa. 

Prese il foglio piegato dalla tasca dei jeans e lo passò al minore che, con gli occhi spalancati, lo prese in fretta - probabilmente riconoscendolo - e lo aprì. 

"Come..?" ripetè per la seconda volta, senza parole, e Derek fece il giro dell'auto aprendo la portiera del guidatore. 

"Allora, ci vieni a pranzo con me?" chiese prima di entrare in auto. "Così puoi vedere come ci si sente," gli disse poi prendendolo in giro citando le sue stesse parole. 

Stiles lo incenerì con lo sguardo, mandò un messaggio veloce a Scott - dove lo avvertiva che non sarebbe tornato a casa con lui e gli prometteva di raccontargli tutto - prima di voltarsi indietro per fargli un cenno e fargli capire di guardare quel benedetto telefono. 

Erica dovette aspettare ben quarantacinque minuti fuori casa ad aspettare Derek che si era completamente scordato della serata che avevano organizzato la mattina stessa. Almeno però, la ragazza, aveva potuto fare la conoscenza di Stiles che già trovava simpatico e tenero al primo incontro. 

A.N.: ecco la seconda ed ultima parte di questa storia! 
Ers mi piace come soprannome di Erica, non so :3
Spero vi sia piaciuta e, se vi va, lasciatemi una recensione ♡ alla prossima~ Martina
  
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