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Autore: Lanyze    18/05/2017    4 recensioni
“Senti Naruto, tu e Sasuke non avete mai pensato di avere un figlio?”
Il biondo, sorpreso, fece cadere le bacchette per terra e rimase per brevi istanti con la bocca spalancata prima di essere riportato alla realtà da uno 'Zio, ma che fai?’
“Co-cosa? Io... e Sa... un bambino...Sakura ma che dici?”
La giovane cuoca portò un paio di bacchette pulite al ragazzo raccomandandogli di stare più attento prima di tornare alle sue faccende.
Riprese a mangiare e passò qualche minuto prima che tornasse a parlare. Sakura attese senza mettergli fretta.
“Sei un medico, sai benissimo che una cosa del genere non è possibile.”
La ragazza non aveva visto spesso Naruto così serio, poche volte si mostrava in quel modo, ma, esattamente come lei, anche lui era cresciuto: oltre ad essere un uomo a tutti gli effetti, Sakura si era accorta di come le sue decisioni e i suoi discorsi sembrassero più profondi e pensati. Sicuramente rimaneva il ninja più imprevedibile di tutti, tanto nei combattimenti quanto nella quotidianità, eppure c'era qualcosa di più maturo e astuto che prima mancava.
“Sai cos'è la maternità surrogata?”
[Nella storia vi sono vari e ampi riferimenti al KakaSaku]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Maybe we found love right where we are

Note: Il tema trattato nella storia è ad oggi oggetto di diverse discussioni a livello sociale e giuridico. Voglio preannunciare che si tratta della maternità surrogata e non nascondo che, uno dei fini di questo raccontino, è anche quello di sollevare un paio di riflessioni.
Qui mi sono permessa una licenza particolare: non leggerete qualcosa di realistico, ma, suppongo, che, con tutte le tecniche che esistono nel loro mondo, l’ipotesi fatta non sia così irreale.
La mia speranza è quella di essere riuscita a trattare l’argomento in modo delicato, lasciandovi comunque a una lettura piacevole.
Non assicuro sul completo IC di Sasuke, spero non stoni eccessivamente, ma mi sono impegnata a farlo parlare poco. È già qualcosa no?
Ringrazio di cuore Alixia700 per avermi fatto da beta: se non trovate strafalcioni medici o grammaticali è grazie a lei; se li trovate è perché io non sono stata abbastanza accorta da correggerli.

Mi farebbe piacere sapete cosa ne pensate. Buona lettura <3

 

“Più veloce, più veloce!”
“No, zio ci stanno superando! Corri!”
A qualche kilometro dai campi di addestramento, si apriva una grande distesa verde tra gli alberi al confine del villaggio. Quasi nessuno frequentava quel posto e lo stesso Naruto lo aveva scoperto per caso mentre cercava di recuperare gli shuriken lanciati in giro mentre si allenava lì vicino. E così, quando Rin e Seya gli avevano chiesto di giocare all'aperto senza che nessuno li interrompesse per scambiare qualche parola con l'eroe, decise di portarle lì.
“Abbiamo vintoo! Sì!”
“Uffa, non è giusto. Voglio andarci io con l'originale la prossima volta!”
Naruto e il suo clone afferrarono simultaneamente le due bambine da sopra le loro spalle per farle scendere prima che la copia svanisse in una nuvoletta che a Rin ricordava tanto lo zucchero filato.
“Non te lo hanno mai detto che l'importante è partecipare piccola? E poi avete perso con onore!”
Si abbassò alla loro altezza e circondò loro la vita con le braccia.
“Ora che ne dite di andare a mangiare una bella ciotola di ramen dal miglior cuoco del mondo?”
“Sii!!”
Naruto sorrise felice di fronte a quell'entusiasmo così libero e spontaneo e se le strinse al petto quasi d'istinto prima di alzarsi, prenderle per mano e avviarsi verso il centro di Konoha.
Erano passati anni dalla fine della guerra e l'equilibrio nelle terre degli shinobi era ormai ristabilito completamente. Certo, non mancavano piccole rivolte, missioni più pericolose e controversie governative tra comunità locali e i Paesi patriarchi dell'alleanza, ma nulla che non fosse risolvibile con un intervento immediato votato al dialogo, a meno che non fosse necessario l'uso della forza. 
Naruto era orgoglioso del lavoro che stavano facendo i cinque Kage ed era fiducioso del loro giudizio e delle loro azioni, ma spesso erano gli altri a dovergli ricordare di come l'accaduto fosse anche merito suo.
Ma la politica e la diplomazia non erano le uniche novità che si erano piacevolmente rivelate dopo il conflitto. Una volta superato il passato burrascoso e le minacce di potenti nemici, Naruto aveva cominciato a dedicare tempo a se stesso, ricercando ricordi sulla sua famiglia e passando ore intere ad ascoltare i racconti di Kakashi, Tsunade e Kurama sui suoi genitori e sugli Uzumaki, senza dimenticare di coinvolgere anche Karin; aveva preso una nuova casa, l'aveva arredata con l'aiuto di Sakura e assisteva ogni volta che poteva il Sesto nel suo lavoro e con la sua famiglia. Non avrebbe mai immaginato che le cose potessero mettersi in quel modo, ma quando aveva visto quanto erano sereni il suo maestro e la sua ex compagna di team, non poté che essere felice per entrambi.
Dopo la partenza di Sasuke, Sakura era stata convocata da Tsunade per affiancare il primario dell'ospedale del villaggio affinché facesse pratica prima di prendere definitivamente il suo posto. E non era stato facile. Conosceva il dolore di una ferita, la pazienza per riprendersi e l'impegno necessario per recuperare, per quanto possibile, la propria quotidianità. In fondo aveva vissuto tutto in prima persona. Ma stare a contatto con gli ex soldati ogni giorno, accompagnarli nell'intero percorso di guarigione, sentire sulla propria pelle l'apatia e la disperazione di chi non avrebbe più potuto udire la voce di una madre, vedere il viso di un padre o avere un figlio, fu davvero faticoso per la giovane kunoichi, ma anche fondamentale. Naruto e Kakashi riuscirono a percepire quanto Sakura stesse crescendo, cambiando e maturando nell'anima e nella mente, e se il primo cominciò a sentirsi più un fratello minore che maggiore, il secondo non riuscì a trattenersi dal guardarla con occhi totalmente differenti. Passavano molto tempo insieme a chiacchierare e a confrontarsi, a volte anche a litigare, era quasi come se si stessero scoprendo per la prima volta e da lì, il passo per superare il rapporto maestro-allieva, fu breve.
Quando Sasuke tornò a casa, l'Hatake non poté evitare, senza ovviamente manifestarlo, di sentirsi minacciato e spaventato; era ben consapevole di quanto Sakura tenesse al ragazzo e di quali fossero stati i suoi sentimenti per lui; eppure, quando vide gli occhi verdi illuminarsi al ritorno del suo vecchio amico, capì immediatamente che quella luce non era la stessa che Sakura gli mostrava ogni volta che stavano insieme e ne ebbe conferma quando notò come Sasuke, mentre lei lo abbracciava, avesse rivolto uno sguardo interrogativo a Naruto che gli sorrise in risposta annuendo leggermente.
Si sposarono e dopo un paio di anni e nacquero Rin e Seya, due gemelline che parevano il perfetto connubio di entrambi i loro genitori. E, nemmeno a dirlo, Naruto se ne innamorò al primo sguardo, trascorreva con loro tutto il suo tempo libero, dando una mano a Sakura di tanto in tanto, sia quando era richiesta in ospedale, sia quando era a casa da sola. Le bambine adoravano il biondo, erano sempre un po' tristi quando andava via, ma poi correvano tra le braccia del loro papà tornato a casa dal lavoro e subito il sorriso rispuntava sulle loro labbra. 
“Buongiorno signor Ichiraku! Come andiamo?”
“Naruto, ciao. Oh? Hai portato degli ospiti con te oggi? Ma salve piccole!”
“Buongiorno signore!”, risposero le gemelle mentre si accomodavano sugli sgabelli.
“Allora una porzione grande e due piccole?”
“No, anche noi vogliamo quella grande!”, disse Rin puntando i gomiti sul bancone.
“Sì, anche noi!” Le diede man forte la sorella.
Naruto stava per rispondere dicendo che non ce l'avrebbero fatta a mangiarla tutta, ma una voce femminile lo batté sul tempo.
“Eh no! Non volete mica che poi il gentile signore debba buttar via quello che avete lasciato? Perché invece non ne prendiamo soltanto una grande e la mangiate insieme?”
“Mamma!”
Sakura si avvicinò alle figlie e posò un bacio sulla fronte di entrambe prima di strizzare un occhio a Naruto e ordinare una porzione anche per sé. Si spostarono a sedersi ad un tavolo per poter chiacchierare meglio; la donna chiese alle gemelle cosa avessero fatto quella mattina e se il biondo avesse combinato qualche guaio, più per abitudine che altro: sapeva che Naruto non era più il ragazzino pasticcione di una volta, ma adorava vederlo gonfiare le guance quando Sakura faceva quella domanda. Ogni tanto sembrava non esserci alcuna differenza d'età tra lui e le sue figlie.
“E tu? Com'è andata a lavoro?”
“Oh meravigliosamente. Tempo fa abbiamo fatto una scoperta grandiosa e oggi ci sono arrivati da Suna risultati più che positivi sulla sua applicazione pratica!”
“Che genere di scoperta?”
La figlia di Ichiraku arrivò in quel momento con i piatti; cominciarono a mangiare dopo essersi accertati che con le bambine fosse tutto apposto e quando Sakura vide il sorriso del compagno per qualcosa che aveva detto Seya, sgranò gli occhi per quello che le venne in mente.
“Senti Naruto, tu e Sasuke non avete mai pensato di avere un figlio?”
Il biondo, sorpreso, fece cadere le bacchette per terra e rimase per brevi istanti con la bocca spalancata prima di essere riportato alla realtà da uno 'Zio, ma che fai?’
“Co-cosa? Io... e Sa... un bambino...Sakura ma che dici?”
La giovane cuoca portò un paio di bacchette pulite al ragazzo raccomandandogli di stare più attento prima di tornare alle sue faccende.
Riprese a mangiare e passò qualche minuto prima che tornasse a parlare. Sakura attese senza mettergli fretta.
“Sei un medico, sai benissimo che una cosa del genere non è possibile.”
La ragazza non aveva visto spesso Naruto così serio, poche volte si mostrava in quel modo, ma, esattamente come lei, anche lui era cresciuto: oltre ad essere un uomo a tutti gli effetti, Sakura si era accorta di come le sue decisioni e i suoi discorsi sembrassero più profondi e pensati. Sicuramente rimaneva il ninja più imprevedibile di tutti, tanto nei combattimenti quanto nella quotidianità, eppure c'era qualcosa di più maturo e astuto che prima mancava.
“Sai cos'è la maternità surrogata?”
Naruto si accigliò di fronte a quella domanda; sapeva di cosa l'amica stesse parlando, ma non ci aveva mai pensato accuratamente; in fondo lui e Sasuke stavano bene così, non avevano mai discusso di un eventuale ampliamento della famiglia.
Sakura continuò.
“La scoperta di cui ti accennavo... ha a che fare proprio con questo. Chi ricorre alla maternità surrogata, che siano un uomo e una donna o due persone dello stesso sesso, sa che il figlio che nascerà avrà in parte il corredo genetico della donatrice degli ovuli e in parte quello di chi presta il seme. Ebbene, noi di Konoha, insieme a un gruppo di esperti di Suna, abbiamo messo appunto una tecnica che lavora sui due semi maschili di modo che il nascituro possa avere le caratteristiche della coppia omosessuale che decide di usare questo sistema e stavamo lavorando, con qualche dubbio, anche per i gameti femminili.
All'inizio sembrava assurdo, eppure, stamattina è nato un bambino che è a tutti gli effetti figlio biologico di due uomini e chiaramente della donatrice.”
Naruto non ci capiva molto di scienza e anatomia, l'unica cosa di cui era certo era che ogni essere umano nasce da un uomo e una donna, non può essere diversamente. Per questo il suo viso assunse le espressioni più disparate di fronte a quella notizia così incredibile e contemporaneamente meravigliosa; sapeva che Sakura non lo avrebbe mai preso in giro su una cosa del genere ed era felice, davvero felice che la collaborazione tra i vari paesi potesse portare anche a simili scoperte.
“Sakura è... È una cosa fantastica! Sono molto contento.”
“Già. Non vedo l'ora di vedere la faccia della maestra Tsunade quando glielo riferirò. In effetti sei la prima persona, dopo Kakashi, a cui lo comunico.”
Il biondo le sorrise caldamente. Lui e Sakura avevano costruito nel tempo un legame fortissimo che si era accentuato ancora di più con la nascita di Rin e Seya. Era come se il team sette, dopo il ritorno di Sasuke, fosse diventato una famiglia a trecentosessanta gradi.
“Capisci perché ti ho fatto quella domanda prima?”
Naruto voltò lo sguardo verso le bambine senza dire nulla, ma annuendo leggermente. La ragazza interpretò quel gesto come un permesso a continuare: era consapevole della delicatezza dell'argomento, ma sapeva anche che quelle due teste calde dei suoi amici avevano bisogno di una leggera spintarella ogni tanto.
“Tu e Sasuke state insieme da sette anni ormai, siete adulti e vi amate... praticamente da sempre. Tra qualche anno Kakashi lascerà a te la carica di Hokage e sarai sommerso di carte e di obblighi e il tempo a tua disposizione sarà minimo.
Ho visto come guardi le gemelle, i tuoi occhi quando giochi con loro... Perché non provi a parlargliene ora che puoi?”
“Mamma! Rin mi ha sporcata la maglietta!”
Haruno rivolse tutta la sua attenzione alle figlie per cercare di evitare altri disastri prima di dire a Naruto che aveva finito il turno a lavoro e che poteva anche andare, se voleva.
In effetti Uzumaki voleva riflettere sulle parole di Sakura e cercare di capire prima di tutto i suoi desideri e poi come affrontare il discorso con il compagno. Salutò le piccole e pagò il conto per poi dirigersi sulla testa del Quarto.

**
La prima volta che Naruto percepì dentro di sé qualcosa di strano fu quando all'improvviso avvertì il chakra di Sasuke farsi sempre più vicino. Stava tornando a casa.
Quando venne a sapere, anni prima, che sarebbe andato via per un cammino di redenzione da solo subito dopo essere stato riabilitato, Naruto fece di tutto per non mostrare il dispiacere che lo aveva assalito e per consegnargli il coprifronte col sorriso sulle labbra e una promessa di fiducia negli occhi. Avrebbe voluto partire con lui, ma sapeva che aveva bisogno di stare da solo e di riflettere, così lo aveva lasciato andare con la consapevolezza che, in un modo o in un altro, avrebbero sempre sentito la reciproca presenza.
Pensava a lui di tanto in tanto, si chiedeva cosa stesse facendo e gli inviò anche gli auguri al suo compleanno, gesto spontaneamente ricambiato in seguito. Per questo, quando dopo un anno percepì Uchiha presso i confini della Foglia, non poté fare altro che sorridere e attendere con una serenità ancora maggiore rispetto a quella che credeva di provare e quando lo vide coi suoi occhi attraversare i cancelli sentì lo stomaco in subbuglio e un mix di emozioni forti e diverse che non era capace di definire. Ma di una cosa era certo. Era felice.
Dopo essersi sistemato e aver provveduto a tutto quello di cui aveva bisogno, Sasuke cercò di riambientarsi a Konoha e di prendere in mano la sua vita. Lui e Naruto trascorrevano quasi ogni giorno insieme, recuperarono il tempo perso, controllando di tanto in tanto che tra Sakura e il loro ex maestro andasse tutto bene.
Il quartiere degli Uchiha era andato distrutto assieme al resto del villaggio dopo lo scontro con Pain e a Sasuke non era rimasto nulla della sua famiglia se non ciò che aveva portato con sé quando era andato via da ragazzino. Intanto, l'Hokage gli aveva proposto di rivelare tutta la verità sullo sterminio e su suo fratello e gli aveva offerto il posto di capitano Anbu fino a nuovo ordine. Kakashi riteneva che Sasuke fosse la persona più adatta a ripulire e disciplinare in maniera limpida e giusta la squadra speciale del villaggio; gli stava dando un potere grande, lo sapeva, ma anche la possibilità di dimostrargli cosa fosse disposto a fare per il futuro della Foglia e del mondo ninja.
Con il loro aiuto, il nome di Itachi e della sua famiglia fu, seppur minimamente, riscattato. Ma non c'erano giustificazioni per le azioni di Madara e Obito, quella sarebbe stata una macchia indelebile per il nome del clan, di cui Sasuke avrebbe portato sempre il peso.
La presenza del biondo fu essenziale per lui, la complicità e l'intesa che crescevano di giorno in giorno e il conforto silenzioso che Naruto gli offriva ogni volta che il passato tornava prepotente a incupire il suo presente, scatenarono una serie di sensazioni contrastanti in entrambi i ragazzi. 
Avevano quasi vent'anni, erano giovani, erano bastati una serata a casa del moro e un po' di sakè a fare il resto. L'attrazione fisica si affiancò quasi naturalmente a quella mentale e le carezze e i baci che seguirono vennero da sé, spontaneamente, ma liberatori, come se fosse finalmente scoppiato un palloncino troppo gonfio.
D'altronde Sasuke conosceva se stesso: sapeva che non avrebbe mai potuto lasciarsi andare completamente con qualcuno se non con Uzumaki, che non avrebbe mai potuto costruire qualcosa di solido dandosi completamente a qualcun altro. Aveva visto l'amore tra la sua mamma e il suo papà e, mentre era via, ci aveva riflettuto a lungo fino a maturare una concezione propria di quel sentimento così totale e quasi surreale e, senza farlo apposta, la prima persona che gli era venuta in mente con cui condividere una cosa simile era stato proprio Naruto; il fatto che fosse un uomo era passato in secondo piano in un istante.
Naruto, da parte sua, era molto più confuso dell'altro. Non si era mai soffermato a riflettere su quello che provava per Sasuke, ma aveva portato avanti le sue convinzioni, lo considerava il suo migliore amico e il fratello che non aveva mai avuto. Eppure, ogni volta che qualche ragazza gli si dichiarava, non riusciva mai a dire di sì e a relazionarsi con loro in quel senso. Una sera incontrò Hinata nel parco e chiacchierarono un po' del più e del meno, Sasuke era già tornato a casa e la ragazza aveva perso il conto di quante volte il biondo l'avesse nominato in un'ora di conversazione. Realizzò dal modo in cui il ragazzo si illuminava quando lei gli chiedeva del moro e dall'affetto con cui raccontava di quest'ultimo, che non avrebbe mai avuto alcuna possibilità. Ma amava veramente Naruto e non poté evitare di fargli notare, prima di andare via, che forse, la definizione di 'migliore amico' non era più così corretta, forse non lo era più da troppo tempo.
Ci provarono, tentarono di capire insieme cosa stesse succedendo e quali sarebbero stati i rischi se avessero continuato, ma era bastata una volta sola per non riuscire più a fare a meno l'uno dell'altro, nell'anima e nel corpo.
Erano trascorsi anni da quando si erano messi insieme, Sasuke si era trasferito a casa del biondo e, seppur con qualche difficoltà iniziale, al villaggio tutti erano contenti della nuova coppia.
'Sono stato un egoista', mormorò Naruto osservando le luci soffuse della Foglia.
Era stato così assetato e intossicato da quella felicità tanto agognata che non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea che Sasuke potesse aver rinunciato a qualcosa di troppo grande. Ricordò come, da ragazzini, continuasse a dire di voler ridare vita al suo clan e risollevarne il nome, ma non avrebbe mai potuto farlo stando con un uomo. E a Naruto non era mai venuto in mente di chiedere, di accertarsi che fosse davvero convinto di quella relazione, di capire se si trattasse di un sacrificio troppo grande; si era aggrappato così forte all'amore che Sasuke gli stava dando, che non gli aveva lasciato alcuna via di fuga, nessuna scappatoia, nessuna occasione di affrontare quel tipo di discorso.
'E adesso? Sarà troppo tardi?'
Sapeva che doveva parlargliene, lo avrebbe fatto e avrebbe cercato di rimediare al suo egoismo.

**
Quando tornò a casa trovò Sasuke seduto in veranda, il busto rivolto verso il giardino e il capo abbassato. Probabilmente stava lucidando la sua katana, lo faceva spesso e Naruto sorrise pensando a come ormai avesse memorizzato ogni sua abitudine. Non si annunciò, anche se sapeva che l'altro lo avesse sentito, e si avvicinò a lui da dietro, si inginocchiò sul pavimento e gli circondò le spalle con le braccia, posando il naso sulla sua nuca. Sasuke non disse nulla, si limitò a poggiare di fianco a sé la spada e il panno, poi si voltò di lato spostando Naruto con sé, si appoggiò con la schiena al fusuma, permettendo all'altro di sedersi tra le sue gambe e poggiare la testa sul suo petto nudo. Gli circondò le spalle col braccio e cominciò ad accarezzargli distrattamente i capelli. Uchiha non era un tipo avvezzo alle coccole o al contatto fisico prolungato, non lo era mai stato e Naruto lo sapeva e non lo pretendeva, ma c'erano delle volte in cui proprio non riusciva a fare a meno di cercarlo, e Sasuke lo lasciava fare, gli permetteva di trovarlo e anche di abusarne, fingendo che gli desse fastidio, ma in realtà contento perché quel calore così gentile e dolce sembrava una vera e propria ventata di aria fresca.
Rimasero così per un po', lasciandosi cullare dal vento caldo della sera, in silenzio.
“Che c'è dobe? Le gemelle ti hanno battuto a nascondino?”
Sasuke aveva molto meno tempo libero rispetto al biondo, lavorava con gli anbu e a stretto contatto con l'Hokage, ma ogni tanto andava a far visita alle bambine con la scusa di dover portare a giocare il dobe; una volta le aveva anche fatte salire sul Susanoo per sorvolare il villaggio, erano state così contente e si erano divertite tantissimo. Gli piacevano quelle due piccole pesti, erano molto sveglie e curiose, non gli dispiaceva passare del tempo con loro.
“Mh, scemo.” Soffiò il biondo sul torace dell'altro.
“Stavo pensando...”, continuò.
Sasuke non disse nulla e attese che proseguisse, limitandosi a stringerlo di più.
“Una volta dicevi di voler ridare vita al tuo clan.”
Sasuke si accigliò a quelle parole. Era vero. Ma non capiva come mai il biondo stesse tirando in mezzo quel discorso così all'improvviso.
“E allora?”
“Quando ti sei messo con me sapevi che non avresti avuto la possibilità di avere dei figli e io non ti ho neanche chiesto se-”
“Non faccio nulla di cui non sono sicuro Naruto, dovresti esserne consapevole”, lo interruppe il moro.
Naruto si strinse ancora di più all'altro mormorando un 'lo so, ma...' sulla sua pelle e si voltò di poco, infilando il viso nell'incavo tra il collo e la spalla e respirando il loro bagnoschiuma e un'essenza unica, propria di Sasuke.
Quest'ultimo non era mai stato così bravo ad esprimere a parole cosa provava ed era uno dei motivi per cui con il biondo gli venisse tutto più semplice: Naruto capiva i silenzi e le difficoltà dell'altro e le accettava senza alcun problema; in fondo Sasuke era anche quello e lui lo amava così com'era, senza sconti. Tuttavia, in quel momento, il moro sapeva di dover quanto meno tentare di rassicurare l'altro e fargli capire che andava bene così, che era felice.
“È vero, volevo dei figli e volevo impedire che il clan Uchiha si estinguesse con me.”
Sentì il corpo tra le sue braccia irrigidirsi, così riprese ad accarezzargli i capelli per provare a rilassarlo di nuovo.
“Ma se significa rinunciare a questo- allontanò il biondo da sé e poi gli prese il mento tra le dita per posare un bacio gentile, dolce, ma abbastanza rovente da dimostrargli quanto lo desiderasse -allora no, non potrebbe mai accadere.”
Naruto sbatté le palpebre un paio di volte prima di accennare un sorriso e salire a cavalcioni sull'altro, di afferrargli il viso tra le mani e baciarlo di nuovo, stavolta con più passione e trasporto, facendo trasparire quanto quel desiderio fosse ricambiato e sentito. Le lingue si cercarono e si intrecciarono con la stessa trepidazione di un soldato che torna a casa dal fronte, le labbra si accarezzavano con forza armoniosa e succhiavano quelle dell'altro, stringendole con delicatezza tra i denti e scatenando brividi di eccitazione lungo la schiena di entrambi.
“C'è una cosa che vorrei dirti.”, ansimò Naruto tra un bacio e l'altro per poi allontanarsi di poco, altrimenti non sarebbe riuscito ad affrontare quel discorso fino alla mattina successiva e aveva già atteso abbastanza.
“Lo immaginavo.” Disse l'altro continuando a tenergli la mano.
“Sakura mi ha raccontato di una tecnica medica applicata alla maternità surrogata per le coppie omosessuali. Lavorano sui semi dei due uomini prima di impiantarli negli ovociti della donna in modo da trasmettere al figlio il corredo genetico di entrambi, non solo di uno.”
Sasuke deglutì e attese, anche se aveva capito dove Naruto volesse arrivare.
“Vorresti ampliare la nostra famiglia?”
Il biondo cercò di mantenere un'espressione neutra, non voleva che Sasuke decidesse perché influenzato dal suo desiderio di avere un bambino. In fondo, anche lui era cresciuto da solo, non sapeva esattamente come ci si sentisse ad avere due genitori che ti stanno accanto ogni giorno, che ti supportano e ti sostengono prevenendo pericoli e dolori; senza punti di riferimento c'era il rischio che come padre avrebbe fatto schifo, ma aveva così tanto amore da dare che era pronto a correrlo. E poi non sarebbe stato solo.
Sasuke sgranò gli occhi nonostante le aspettative, un conto era pensare una cosa, un altro sentirselo dire, e l'effetto che quella domanda ebbe su di lui fu impagabilmente sorprendente. Quello che aveva detto a Naruto era vero: desiderava ripopolare il suo clan, ma desiderava molto di più stare con l'altro e non aveva titubato nemmeno un istante quando avevano deciso di mettersi insieme. D'altro canto erano passati anni da quando erano ragazzini, aveva scoperto troppe verità ed aveva ancora troppi sensi di colpa da curare per riprendere tutto dal punto in cui aveva interrotto la sua vita a Konoha. I demoni di Sasuke potevano essere fronteggiati soltanto dalla forza d'animo di Naruto e con lui stava bene, non sentiva il bisogno di avere altro e la stessa ambizione di avere dei figli, ormai, non aveva più la stessa rilevanza di un tempo.
Sorrise dolcemente e con un po' di scherno prima di rispondere.
“Mi stai chiedendo di diventare il padre di tuo figlio?”
“Beh... tecnicamente non sarebbe proprio così. Insomma... È come se ci fossero tre genitori e... Non farla sembrare come se fossi una donna, teme! E poi...”
Naruto era palesemente in imbarazzo, aveva cominciato a sparare parole a raffica e grattarsi la nuca come ogni volta che non sapeva cosa dire.
Lo amava così tanto, amava ogni cosa di lui, ogni pregio e ogni difetto, e si sentì quasi onorato di essere stato il destinatario di quella domanda, ma non voleva che la sua risposta positiva gli mettesse strani pensieri in testa, come il fatto che con lui non fosse abbastanza felice. 
Era quasi convinto che anche Naruto fosse entusiasta dell'idea, ma voleva esserne certo; quel dobe aveva imparato a nascondere bene le sue emozioni quando ci si metteva di impegno.
Piegò le ginocchia in modo da far scontrare il petto del biondo contro il proprio e cominciò a depositare baci leggeri sul suo collo.
“E tu Naruto? - chiese tra un bacio e un altro - Tu vuoi diventare il padre di mio figlio?”
Uzumaki sgranò gli occhi e trattenne il fiato. Non credeva che l'altro gli avrebbe ritorto le cose contro in quel modo, anche se avrebbe dovuto aspettarselo. Tipico di un Uchiha.
Sorrise e gli circondò la schiena con le braccia mormorando un 'Sarebbe meraviglioso.' sulla sua spalla. Si guardarono negli occhi per un istante prima di riprendere a baciarsi ancora, stringendosi di più e staccandosi solo quando fu proprio necessario. Naruto passò le mani sul petto pallido e sugli addominali allenati scendendo sempre più in basso fino ad infilare le dita nell'elastico dei pantaloni per scoprire che non portava nulla sotto. Ghignò, anche se non si sorprese più di tanto. Poi gli sussurrò all'orecchio tirando leggermente la stoffa.
“Perché non andiamo in camera e togliamo anche questi?”
Sasuke ricambiò il ghigno.
“Perché invece non lo facciamo qui?”
Naruto sorrise consapevole e spinse piano il moro sul pavimento, sovrastandolo e avvicinandosi subito per mordicchiargli un punto sotto la mandibola e poi bagnare con la lingua l'incavo della clavicola, mentre Sasuke gli abbassava la cerniera della felpa scura e, con il suo aiuto, gliela sfilava totalmente. Erano petto contro petto, finalmente pelle contro pelle e immediatamente ne percepirono le conseguenze quando scosse di piacere si propagarono per tutto il loro corpo fino a culminare nelle loro eccitazioni bollenti. Si spinsero senza nemmeno pensarci, quasi come incantati, l'uno contro l'altro per darsi sollievo, Naruto continuava a baciare il petto dell'altro e a stuzzicargli i capezzoli mentre il moro si spogliava del tutto incitando, con i suoi ansimi, l'amante a fare lo stesso.
Quando fecero l'amore quella sera, entrambi notarono nello stesso momento qualcosa di diverso, l'orgasmo che li travolse fu forse il più forte mai avuto, come se Naruto fosse arrivato ancora più dentro e Sasuke l'avesse percepito ancora più in profondità. Quella sera Naruto e Sasuke si erano sentiti, ancora più di prima, una cosa sola.

**

Un paio di giorni dopo si recarono a casa di Sakura per discutere della faccenda. Sasuke voleva più informazioni sulla tecnica per quanto irreale gli sembrasse e poi voleva anche sapere come avrebbe dovuto fare per cercare una donatrice di ovuli e una di utero. I progressi della scienza erano davvero stupefacenti e insieme alle arti ninja mediche si potevano raggiungere dei risultati davvero inimmaginabili. Pensò a tutti i rischi che la donna avrebbe potuto correre, alla possibilità che avrebbe potuto affezionarsi al bambino, alla burocrazia che avrebbero dovuto subire. Non sarebbe stata per niente una cosa facile.
Quando arrivarono a casa dell'amica furono accolti subito dalle due bambine, che li abbracciarono in vita prima di trascinarli in soggiorno dove i loro genitori si erano appena alzati per controllare chi fosse alla porta.
“Kakashi sense', come mai non è in ufficio?”, chiese il biondo quando vide l'Hokage in una comoda tuta casalinga.
“Beh, volevo passare un po' di tempo con la mia famiglia. Ogni tanto posso permettermelo persino io!”, rispose accarezzando i capelli di Seya.
“Scusate il disordine ragazzi, stavamo disegnando tutti insieme e ci sono un po' di fogli e pennarelli in giro! Accomodatevi, preparo del tè.”
“Non preoccuparti Sakura-chan, siamo noi che ci siamo presentati qui senza preavviso.”
“Zio 'Suke vuoi vedere il disegno che abbiamo fatto io e Seya?”, chiese la piccola Rin afferrando la mano del moro e avviandosi verso il tavolino al centro del salone ricoperto di fogli e matite colorate.
Naruto e Kakashi chiacchierarono un po' del più e del meno mentre le gemelle avevano convinto Sasuke a far loro un ritratto nell'attesa del tè.
Quando Sakura tornò, già immaginando di cosa i due volessero parlarle, disse alle bambine di lasciar stare Sasuke e di andare a scegliere i vestiti per quella sera, quando sarebbero usciti tutti insieme per prendere un gelato.
“Allora? Qual buon vento vi porta qui?”, domandò Sakura più per cortesia che per reale curiosità.
“Io e Naruto abbiamo deciso di ricorrere alla maternità surrogata per avere un figlio.”, rispose l'Uchiha.
“Già, la tecnica di cui mi hai parlato è davvero meravigliosa e ci piacerebbe poterne usufruire. Significherebbe avere un figlio nostro e...”
“Sono contenta della vostra decisione, davvero tanto.”, lo interruppe la donna.
Cominciarono a parlare delle procedure da seguire e di come la tecnica veniva applicata. 
Scoprirono che oltre a lavorare sugli spermatozoi dei due uomini, agiva anche sulla fecondazione. Per questo era auspicabile effettuarla in vitro, artificialmente, e poi impiantare gli ovuli nella gestante. Sakura spiegò tutto in maniera semplice, ma anche puntuale e precisa, consapevole che Sasuke non si sarebbe fidato se non totalmente convinto della cosa ed esaminati i pro e i contro. 
“E le gestanti? Come funziona? Avete un elenco di chi è disposto a farlo o cose simili?”, domandò Naruto.
Sakura sorrise e guardò il marito che ricambiò dolcemente il gesto prima di posare i palmi sul dorso della mano di entrambi.
“Sarò io la vostra gestante.”
L'espressione di Naruto e Sasuke era così sconvolta che Kakashi pensò che le pupille gli sarebbero uscite dalle orbite.
“Tu cosa?”, chiese il moro con un filo di voce.
L'uomo si avvicinò alla moglie e le cinse la vita con un braccio, dimostrando a lei e ai ragazzi che l'appoggiava e che ci sarebbe stato per sostenerla fino alla fine.
Sakura sospirò prima di rispondere.
“Voi siete la mia famiglia. Non potete neanche immaginare quanto siete importanti per me e quanto vi ami. Quando eravamo ragazzini voi due mi avete sempre protetta, eravate pronti a rischiare la vita per me. 
Naruto, tu sei stato la mia ancora e la mia fonte di ispirazione per anni, se non fosse stato per la tua determinazione non sarei mai arrivata dove sono adesso. E tu, Sasuke... non credo che dimenticherò mai il tuo discorso quando mi prese il panico prima di sposarmi, o quello che hai pronunciato davanti a tutti durante la cerimonia. 
Questo è il minimo che possa fare per ringraziarvi, per dimostrarvi quanto io sia contenta di avervi conosciuto e quanto mi senta onorata di essere stata parte della vostra squadra.”
Naruto si alzò di scatto e si precipitò ad abbracciare l'amica facendola cadere sul pavimento. Sakura non esitò a cingergli la schiena e ad accarezzargli la zazzera bionda quando percepì la sua spalla inumidirsi. Cercò di sollevarsi senza scoprire il viso del compagno e attese che anche Sasuke, all'inizio un po' restio, si avvicinasse per chiudere il quadro. 
Kakashi li osservò con un sorriso caldo sulle labbra coperte dalla maschera e poi si alzò per lasciare loro un po' di tempo da soli, decidendo di andare a controllare cosa stavano combinando le gemelle.
Ripensò agli anni passati, a quanto il suo team avesse sofferto e lavorato per superare ogni ostacolo che la vita gli aveva messo davanti. Sakura era stata il punto tra due fuochi, un Uchiha e una forza portante, direttamente coinvolta e colpita dalla rabbia di uno e dalla disperazione dell'altro. Ognuno di loro, Kakashi incluso, aveva la sua dose di dolore, chi per un motivo, chi per un altro. Lei aveva caricato sulle spalle le ferite, dell'anima e del corpo, di tutti e tre, diceva di essere rimasta indietro, ma dimenticava di aver rappresentato una buona parte delle ragioni che avevano spinto tutta la squadra ad andare avanti: il sorriso di Sakura era diventato così raro che aveva accompagnato ogni passo, ogni nuova tecnica e ogni azione. Era quello che tutti e tre si auspicavano di rivedere.
Erano cresciuti separati, allevati dai tre Sannin, ma erano indissolubilmente legati e lo avevano dimostrato quando avevano sconfitto Kaguya.
Gli venne in mente il momento immediatamente successivo al combattimento tra Naruto e Sasuke, quel ricordo era come una fotografia impressa nella memoria perché gli era sembrato quasi di respirare la serenità dei suoi ragazzi, di percepirla addosso; era stato come trovare finalmente una sorgente d'acqua fredda dopo aver attraversato il deserto.
Ed era la stessa sensazione che aveva provato poco prima nel suo salone. Si meritavano tutti e tre la tranquillità e la pace di una vita normale.

Dopo aver accompagnato i ragazzi alla porta, Sakura andò in camera da letto per prepararsi e, come ogni volta che entrava in quella stanza, posò lo sguardo sulle due fotografie incorniciate sul comò: una era quella del team scattata quando erano piccoli, l'altra era più recente, tutti e quattro guardavano verso l'obiettivo nella stessa posizione in cui erano nella prima foto, ma senza sguardi assassini tra i due ragazzi.
Si sentì circondare la vita da dietro e si lasciò cullare dalla stretta del marito, poi Kakashi la condusse sul letto adagiandola sulle sue ginocchia e poggiando il viso sotto il suo collo, respirandone il profumo mentre Sakura accarezzava con delicatezza i capelli argentei.
“Sei proprio una donna meravigliosa, lo sai?”, sussurrò l'uomo.
“Qualsiasi amica lo avrebbe fatto.”
“Non esserne così sicura. Ci vuole una forza psicologica che non tutte hanno, oltre al coraggio di correre i rischi fisici.”
Sakura chiuse gli occhi e poggiò il mento sul capo del marito.
“Li ho visti distruggersi Kakashi, sia autonomamente che reciprocamente. Ho toccato la sete di vendetta di Sasuke e la solitudine di Naruto. Li ho visti affondare, ma non sono riuscita a riportarli in superficie...”
Si fermò per un istante, sospirando. Kakashi stava già per dirle qualcosa quando lei riprese.
“Ma ora so perché. Non mi incolpo più di essere stata inutile, e so che tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto col cuore e giocandomi il tutto per tutto. Ma non ero la persona giusta: loro due erano destinati ad essere l'uno la salvezza dell'altro. 
Hanno condiviso il dolore, ma non significa che non abbiano sofferto troppo. Per questo meritano tutta la felicità che la vita può dare. E io voglio aiutarli, questo è il minimo.”
L'uomo la strinse più forte e la baciò accarezzandole le labbra, succhiando quello inferiore e poi avvolgendo la sua lingua con la propria, intrecciandole piano, esplorando la bocca dell'altro lentamente.
Sakura era stata fondamentale per Kakashi, un uomo cresciuto dalle avversità e non meno solo di Sasuke e Naruto. Era un ragazzino quando aveva perso il suo papà, quando aveva dovuto affrontare le malelingue sul suo nome, quando aveva perduto Obito e quando Rin si era fatta uccidere dalla sua stessa mano. E, come se non bastasse, con la quarta guerra, aveva vissuto tutto una seconda volta. 
In un modo o in un altro, aveva maturato una vera e propria paura di lasciarsi andare e il fatto che portasse sempre una maschera ne era la prova concreta. 
Dopo essere stato nominato Hokage, fu come se tutto il suo passato e lo stress per le responsabilità che la sua carica comportava, si fossero riversati su di lui tutto ad un tratto.
Sakura era lì per caso, ma si accorse di tutto. Non disse nulla, si avvicinò e se lo strinse al petto, facendosi bagnare dalle lacrime troppo trattenute di una giovinezza mai realmente vissuta.
Visti dall'esterno, Sakura e Kakashi sembravano l'emblema dell'equilibrio e della perfezione, si amavano e si sostenevano a vicenda ed erano diventati talmente complici che riuscivano a comprendersi con una sola occhiata o una parola che a chiunque sarebbe sembrata buttata lì a caso, ma che, per uno dei due, era invece pregna di significato.
“Mamma, papà, andiamo a prendere questo gelato o no?”, urlarono le gemelle dalla porta della camera, ma quando videro i loro genitori seduti abbracciati non esitarono a correre verso di loro e saltargli addosso per iniziare una lotta fino all'ultimo sangue.
“Seya tu blocca papà, io imprigiono mamma!”
“Perché invece non facciamo tutti contro papà?”
Disse Sakura guardando con scherno il marito.
“Sii!”
Kakashi non riuscì a scendere dal letto in tempo che le sue bambine e sua moglie, lo avevano già immobilizzato.

Dopo un paio di settimane, durante le quali Sakura si sottopose a tutti i farmaci e alle cure di ormoni necessari, procedettero alla fecondazione in vitro di ovociti donati anonimamente all'ospedale, lavorandoci per applicarvi la nuova tecnica scoperta.
L'impianto nell'utero, per fortuna, andò liscio come l'olio grazie ai consigli e alle direttive che la donna aveva dato alla dottoressa che l'aveva seguita.
Naruto sapeva che la fase successiva sarebbe stata la più delicata, l'impianto avrebbe potuto rivelarsi anche fallace, con il rischio di dover incominciare tutto da capo. Ma così non fu e non sapeva se dover ringraziare la sua buona stella o la maestria di Sakura sul campo (probabilmente entrambe).
Intanto i due ragazzi cercarono di risistemare casa per il nascituro. Il biondo aveva scoperto di avere a sua completa disposizione un bel gruzzolo di eredità lasciatagli non solo dai genitori, ma anche da Jiraya, a cui si aggiungevano le ricompense e i doni per essere un eroe di guerra. Perciò aveva acquistato una bella casa su un piano con un ampio giardino, non grandissima, ma molto più spaziosa del suo vecchio appartamento e perfetta anche per tre. Infatti decisero di svuotare la sala da pranzo e usarla per il bambino: spostarono la credenza in un angolo del soggiorno e posizionarono il tavolo e le sedie in legno in giardino, sotto a un gazebo.
In merito
agli acquisti, fu Hinata, che dopo aver sentito la novità per caso mentre era in ospedale, si offrì volontaria per aiutarli, consigliando loro di prendere una culla bianca, e qualsiasi altra cosa di colore neutro, almeno fino alla scoperta del sesso. Disse anche loro di prendere poche tutine o scarpine, dato che sicuramente, con tutta la gente che sarebbe andata a trovarli, ne avrebbero ricevuti abbastanza. Sasuke fece una smorfia a quelle parole, non avrebbe mai fatto entrare troppa gente in casa sua, che fosse scortese o meno.
Le settimane si susseguirono veloci e, tra una congratulazione di qua e una mano a Sakura di là, arrivò il giorno della prima ecografia. Entrambi i ragazzi osservarono con curiosità e attenzione i gesti della dottoressa, l'applicazione del gel sulla pancia della amica e le immagini che comparvero sullo schermo. Avevano le mani strette in quella di Sakura quando distinsero chiaramente il corpicino del piccolo e sentirono il battito del suo cuore con un'espressione di pura meraviglia sul viso: Naruto aveva le pupille cristalline e le labbra a formare una vera e propria 'o', mentre Sasuke, se non fosse stato Uchiha che era, probabilmente avrebbe iniziato a tremare. Per lui era come se il mondo avesse smesso di girare, lui stesso aveva smesso di respirare, totalmente travolto da quel suono improvvisamente amplificato e scandito istante per istante. Naruto se ne accorse e strinse leggermente il ginocchio del compagno con la mano libera, cercando di comunicargli tutta la sua comprensione.
“Possiamo anche vedere il sesso, sapete?”, disse Sakura.
“Davvero e qual è?”, rispose subito vivace il biondo.
La dottoressa sorrise prima di comunicargli che si trattava di un maschietto e che godeva di ottima salute.
Sasuke lasciò la mano della donna per portarla su quella del compagno e intrecciare le dita sudate con le sue; la voce del medico era sembrata un eco lontano anni luce dalla bolla in cui era finito, incantato dal battito del cuore del bambino, di suo figlio. A stento si accorse che Naruto lo aveva trascinato fuori mentre l'amica si sistemava e discuteva delle ultime cose con la dottoressa.
“Hey, come stai?”, gli chiese tenendogli ancora la mano.
Sasuke non rispose, ma si tirò addosso il compagno per cingerlo in un abbraccio forte, un abbraccio per chiedere un appoggio, per dimostrargli che tutto era reale. Infilò il viso nell'incavo del collo dell'altro e trasse un sospiro: si sentiva leggero, contento e vivo.
Nei mesi seguenti, sia Naruto che Sasuke, anche se quest'ultimo in maniera più implicita e occulta, diventarono l'ombra di Sakura; si preoccupavano costantemente della sua salute, erano pronti a fare qualsiasi cosa per darle una mano in casa, con le bambine o persino a lavoro: a loro sembrava l'unico modo per farle capire quanto le fossero  grati e cosa significasse tutto quello che stava facendo. Questo finché la donna non si stancò e li fece una bella lavata di testa, dicendo loro che stava bene, che non aveva bisogno dei babysitter e che era pur sempre un ninja medico: le loro eccessive premure erano un'offesa alle sue capacità. E poi tutte quelle pressioni non le facevano bene, quindi era meglio darsi un contegno. I due, almeno, ci provarono.

 

**

“Naruto, hai usato la mia maglietta un'altra volta? Quando la smetterai di prendere i miei-?”
Sasuke si fermò di botto sulla porta della cucina che si apriva nel corridoio, vestito di un solo asciugamano. Davanti a lui Naruto era immobile seduto per terra a gambe incrociate, lo sguardo assente e pareva quasi che non respirasse.
Sasuke si avvicinò e lo scosse per una spalla un poco prima che il biondo iniziasse a balbettare.
“Sa..sa...Sasuke...dobbiamo...Sakura.”
“Cosa c'è? Sakura cosa?”
Non era la prima volta che trovava Naruto in quella posizione. Dopo che l'Hatake aveva intimato loro di smetterla di preoccuparsi troppo, Naruto aveva trovato un altro modo per controllare che tutto fosse apposto e Sasuke era tanto orgoglioso di lui: si concentrava usando il chakra di Kurama in modo da percepire eventuali anomalie in Sakura. Si trattava di una distanza ravvicinata e molte volte poteva anche sentire l'energia del bambino. Probabilmente quella sera aveva riscontrato qualcosa che non andava.
“Moccioso smettila di fare lo stupido e datti una mossa!!”, urlò la volpe nella sua testa e il biondo si riprese.
“Sasuke vestiti, credo che ci siamo.”
E infatti, in quel momento, sentirono bussare incessantemente alla porta. Naruto andò ad aprire mentre il moro si diresse in camera.
“Ragazzi andiamo, è ora.”
Era un clone inviato da Kakashi per avvisarli. Sasuke fu velocissimo e Naruto, che prevedendone la necessità aveva piazzato un Kunai per la dislocazione nel cortile dell'ospedale, lo afferrò e li teletrasportò direttamente lì fuori.
Un altro clone li stava aspettando alle porte dell'edificio e li condusse in sala parto appena li vide arrivare. Giunti a destinazione, dei medici che immediatamente li riconobbero, chiesero loro se avrebbero voluto assistere al parto perché spesso molti padri preferivano non farlo.
“E io dovrei fidarmi di tizi che fanno domande così stupide? Lasciateci entrare.”
Naruto cercò di scusare l'amico mentre indossava il camice necessario per entrare in sala.
Subito videro Kakashi che teneva la mano alla moglie, ormai in travaglio; una volta avevano letto di come gli uomini non sarebbero mai potuti essere in grado di tollerare il dolore di un parto per quanto fosse intenso, ma davanti a quello scenario, con una Sakura sudata, urlante e ansimante, cominciarono a crederci sul serio.
Si avvicinarono a lei, Sasuke le prese l'altra mano e Naruto le accarezzò leggermente la fronte, spostandole i capelli.
“Sakura siamo qui, forza.”
Non capirono se la donna avesse registrato la loro presenza o meno fin quando non aprì gli occhi e li puntò dritti in quelli del moro. A Sasuke si gelò il sangue nelle vene: cavolo, Sakura avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa da quel momento in avanti e lui avrebbe obbedito come un cane fedele senza battere ciglio. Quanto stava soffrendo per loro due? Aveva avuto due gemelle, una dopo l'altra, e aveva loro personalmente proposto di fare da madre surrogata al loro bambino, nonostante fosse consapevole di dover passare tutto quello.
Kakashi si era accorto del tormento di Uchiha e della preoccupazione di Naruto e così le lasciò la mano per avvicinarsi ai due ragazzi e cingerli le spalle con entrambe le braccia.
“Andrà tutto bene, è la natura. È così doloroso perché è altrettanto grande la gioia che proverete dopo. Sapete che Sakura è forte, abbiate fiducia in lei.”
Sasuke le strinse più forte la mano e se la portò alle labbra in un gesto istintivo.
“Andiamo Sakura, andiamo...”
Naruto, dopo aver stretto la spalla del compagno, spostò lo sguardo verso i medici davanti al letto e si trattenne dall'avvicinarsi e vedere coi suoi occhi la vita che veniva al mondo. Sakura poi sollevò il braccio per stringere la mano brunita vicino alla sua testa.
“Spinga più forte signora Hatake, vedo la testa. Un altro po' di pazienza.”
Dopo qualche altra spinta, Sasuke e Naruto videro finalmente uno dei medici afferrare il corpicino minuto del neonato, tagliargli il cordone ombelicale e porgerlo a uno di loro. Sembrava che stessero vivendo qualcosa di surreale, i colori erano sfumati, i suoni ovattati: c'erano soltanto loro due e quel bambino che piangeva e piangeva.
Fu Kakashi a riscuoterli da quello stato di stasi spingendo leggermente Sasuke in avanti. Il moro prese con una delicatezza inumana il piccolo e se lo avvicinò al petto, voltandosi verso Naruto e stringendosi a lui. Il biondo non disse nulla, sapeva che se avesse aperto bocca sarebbe scoppiato a piangere, ma avvicinò un dito al viso brunito del bambino e lo accarezzò piano, sfiorandolo con la paura che potesse rompersi e guardandolo con gli stessi occhi sognanti e meravigliati di un cieco che, per miracolo, vede il cielo per la prima volta. 
Un miracolo. Il miracolo della vita e della scienza
“Sas'ke - chiamò Naruto con voce spezzata  -È nostro figlio Sas'ke, nostro figlio.”
Poi Sasuke si voltò verso Sakura che intanto si era sistemata meglio sul letto, mettendosi in posizione semiseduta: lei e Kakashi li stavano osservando con occhi pieni di amore e dolcezza. 
Si avvicinarono a lei e si sedettero sul materasso, porgendole il piccolo, che nel frattempo si era calmato, tra le braccia. Sakura non riuscì a trattenere le lacrime.
“Ciao piccolino... li vedi questi due zucconi? Saranno i tuoi papà, mi raccomando abbi tanta pazienza con loro perché - sollevò le pupille lucide sui due ragazzi che non avevano staccato gli occhi dal bambino fino a quel momento. Si guardarono mentre la donna riprese - perché ti ameranno come nessuno ti amerà mai, con tutto l'amore che hanno nell'anima.”
Naruto le sorrise e poggiò la testa sulla spalla di Sasuke che abbassò gli occhi imbarazzato per le parole dell'amica.
Entrò un'infermiera che si scusò per l'interruzione prima di chiedere nome e cognome del bambino.
Naruto sollevò il capo e guardò il moro negli occhi prima di rispondere.
“Ren... Ren Uchiha.”
Sasuke sbatté le palpebre prima di riscuotersi.
“Come? Ma non ne abbiamo per niente discusso approfonditamente e non puoi decidere anche per me...!”
Era vero. Mentre stavano cercando quello giusto erano stati entrambi catturati da quel nome che, in tre misere lettere, racchiudeva la storia della sua nascita. Ren era benevolenza, umanità, virtù, amore. Ren era il sentimento che condividevano Naruto e Sasuke, era la forza d'animo di Kakashi, era il gesto compiuto da Sakura per i suoi compagni.
Mentre per il cognome, invece, semplicemente non avevano avuto il tempo materiale per parlarne: erano partiti per missioni molto lunghe, prima l'uno e poi l'altro e inoltre l'Hokage aveva pensato bene di anticipare eventuali impegni futuri per permettere loro di stare di più col bambino senza preoccupazioni.
Naruto puntò i suoi occhi azzurri in quelli dell'altro e poi la baciò, un lieve accarezzamento di labbra su cui soffiò:
“Così ho deciso Sas'ke, non lamentarti sempre.”
E poi si voltò verso Sakura per prendere per la prima volta suo figlio tra le braccia, bloccando sul nascere ogni tipo di protesta da parte del moro.
A Naruto pareva così fragile e indifeso, così leggero che temeva gli sarebbe caduto da un momento all'altro. 
Sasuke gli si avvicinò cingendogli la vita col braccio, per entrambi era come essere entrati in una bolla in cui esistevano soltanto loro tre, un po' come quando combattevano i ninja d'elite che, con un paio di pugni, riuscivano a comprendersi fino in fondo. Mentre guardavano Ren, cominciarono a scorrere nella loro mente, simultaneamente, immagini della sua vita: i primi passi e la prima parola, il primo giorno di accademia e le prime missioni, la loro preoccupazione e le sue proteste, i suoi silenzi e i loro sensi di colpa, i suoi legami, le sue passioni, i suoi successi e le sue delusioni, la sua schiena che si allontana sempre di più, mentre si gira e sorride respirando indipendenza e borbottando un orgoglioso 'ora posso cavarmela da solo.'

 

**

“Papà guarda! Eccolo!”
Ren era entusiasta. Tutti al villaggio erano in fibrillazione per la nomina del Settimo Hokage e, essendo il figlio del diretto interessato, era stato travolto totalmente dall'eccitazione e trepidazione del momento. Ovviamente Sasuke si mostrava impassibile come sempre, ma occhi attenti potevano notare il luccichio di orgoglio e fierezza per il suo compagno. Ren aveva compiuto tre anni e le sue domande e mille curiosità sul 'nuovo lavoro del papà' erano la più semplicistica manifestazione di contentezza e stupore. 
Lui e Uchiha erano appena sotto la terrazza dell'Ufficio dell'Hokage e dalla loro posizione riuscivano a vedere perfettamente Naruto aggiustarsi il mantello, scaldarsi la voce e affacciarsi sulla folla insieme a Shikamaru e ad altri membri del consiglio, incluso Kakashi, sullo sfondo. 
Una
ola di incoraggiamento e sostegno si sollevò tra la folla, Ren rideva e si agitava tra le braccia del padre mentre Sasuke aveva gli occhi puntati su Naruto che, come un magnete attratto dalla calamita, si voltò immediatamente verso di lui; si sorrisero consapevoli prima dell'inizio della cerimonia ufficiale.
Qualche ora dopo, l'Hokage incontrò nel suo ufficio la squadra speciale Anbu affinché quest'ultima pronunciasse il giuramento di fedeltà al nuovo capo. 
Sasuke Uchiha, capitano e comandante superiore, si allontanò dalle fila per farsi avanti. Non staccò mai lo sguardo da quello della persona davanti a sé, erano entrambi seri in volto. A pochi passi di distanza, portò il pugno sul cuore, si inginocchiò come richiesto dalla tradizione e pronunciò la formula.
“Io, Sasuke Uchiha, primo ufficiale della squadra speciale Anbu, giuro, a nome mio e dei miei uomini, eterna fedeltà all'Hokage. Giuro di rispettare, obbedire e proteggere con la mia stessa vita la sua persona, sempre e comunque. Di rimanergli affianco in ogni suo ordine e decisione, accompagnandolo nel suo viaggio per il bene supremo della Foglia.”
A Naruto batté il cuore per tutto il tempo e trattenne il fiato fino alla fine. Sasuke aveva scandito ogni singola parola in modo che potesse penetrargli fin sotto pelle e raggiungere direttamente le sue terminazioni nervose, perché non riuscì a evitare il leggero tremolio delle dita o di muoversi impercettibilmente per acquietare i brividi che avevano sottomesso la sua schiena.
Sapeva che quelle parole erano molto più profonde di quello che sembrassero, Sasuke glielo aveva fatto capire con gli occhi: non erano per niente dirette all'Hokage, ma a Naruto stesso, quella era una dichiarazione d'amore stile Uchiha.
Rispose come da protocollo al giuramento e congedò tutti, trattenendo il suo amico.
Appena tutti furono fuori, Naruto tirò il moro per la giacca e lo baciò con tutto il calore e la passione che riuscisse a trasmettergli; gli infilò rude le dita tra i capelli per approfondire il contatto, lasciando la sua lingua libera di lottare con l'altra, di dominarla e di sottometterla, morse il labbro inferiore con bramosia animalesca mentre l'altra mano scorreva verso il basso fino a stringergli il sedere sodo e tirarselo ancora più addosso.
Sasuke avanzò fino a costringere Naruto a stendersi sulla scrivania, ansimò nel bacio, ma non ne aveva ancora abbastanza. Continuò a succhiargli la lingua e a tormentarla mentre si sfregava contro l'erezione dell'altro per sentire di più. Poi si staccarono di poco, un filo di saliva a unire ancora le loro bocche e si guardarono con le pupille leggermente dilatate e liquide di desiderio: 
'ti amo', dicevano quegli occhi.
Il lieve bussare alla porta li riportò alla realtà e riuscirono appena a sistemarsi prima che una peste bionda (come l'aveva soprannominata Sasuke) si fiondasse tra le braccia del papà ridendo.
“Hey, allora? Ti è piaciuta la cerimonia?”
Intravidero Sakura sulla porta prima che se la chiudesse alle spalle per lasciare qualche minuto la famiglia da sola.
“Sì, è stata bellissima papà e tu eri potentissimo con il mantello... le fiamme sembravano vere!”
Naruto strinse ancora di più suo figlio al petto mentre parlava e domandava cose di ogni genere. Pareva un vulcano in eruzione.
Sasuke li guardava compiaciuto sorridendo. Quella era la sua famiglia, erano la sua casa. Capì in quel momento, mentre Naruto si slacciava il mantello per metterlo sulle spalle di Ren, che non esisteva cosa più bella e miracolosa dell'amore stesso.
L'amore di Naruto lo aveva salvato dell'abisso.
L'amore di Sakura gli aveva dato un figlio.
L'amore di Itachi gli aveva permesso di sopravvivere e provare tutto quello.
L'amore era stato la benda di ogni sua ferita.
L'amore era stato il ponte per la sua felicità.

 

 

   
 
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