HARRY POTTER E L’ALBERO DELLA VITA
AUTORE: Kekko ssj5
NOTE: Fan Fiction composta da N capitoli + premessa iniziale, genere avventuroso
- fantastico.
PREMESSA: Questa è una Fan Fiction completamente inventata da me, che
illustra come, secondo me, si avvicenda la vita di Harry Potter e dei suoi
amici dopo la sconfitta di Voldemort nella battaglia di Hogwarts. Harry tornerà
a Hogwarts per affrontare il settimo e ultimo anno scolastico, che non poté frequentare
l’anno prima in quanto impegnato, come sappiamo, nel cercare e distruggere gli
Horcrux di Voldemort. Harry pensa che quest’ultimo anno scolastico sarà un anno
tranquillo, senza preoccupazioni ne paure e soprattutto senza nemici e ostacoli
da fronteggiare; Insomma, un anno scolastico completamente diverso da quelli
passati, ma non andrà proprio così…. Beh, se ne volete saperne di più, non vi
resta che leggere la storia. Buona lettura a tutti!
CAPITOLO 1 -
RITORNO A HOGWARTS
Harry
era steso sul suolo freddo, inerte, senza poter muovere un muscolo, come
imprigionato da corde invisibili. Voleva alzarsi, voleva reagire a quella
situazione, ma qualcosa, probabilmente un incantesimo, glielo impediva. Si
divincolava sempre con più veemenza, ma non riusciva proprio a fare alcun
movimento. Poco dopo una voce chiara, fredda e sibillina come quella di un
serpente sprigionò una risata senza entusiasmo, poi parlò: <
“Harry,
svegliati! Sono io, Ron, svegliati!”. Harry aprì gli occhi. Si ritrovò addosso
tanta di quella luce che dovette richiuderli subito. Poi, abituatosi alla luce
del sole che piombava sulla stanza, aprì definitivamente gli occhi. Davanti a
lui c’era Ron, con i suoi capelli fiammeggianti, il grande naso, le lentiggini
sul viso e due occhi azzurri che lo fissavano preoccupato. “Cavoli Harry, ma
che ti è preso? Urlavi come un pazzo!”
“Si
beh, è stato solo un brutto sogno...”
“Cosa,
ancora? Ma non c’era lui dentro, vero? Non c’era Voldemort, giusto?”
“A
dire la verità si, mi trovavo nella foresta proibita, ero legato da funi
invisibili e lui mi ha scagliato addosso l’Avada Kedavra… Ma non preoccuparti,
probabilmente è perché la battaglia di Hogwarts c’è stata solo poche settimane
fa e sono ancora teso, ma passerà”
“Beh,
speriamo, perché se anche ora che lo abbiamo sconfitto fai questi sogni c’è da
preoccuparsi, non è mica normale che continui a farli. Comunque ora è meglio se
scendiamo a colazione, ho una fame da lupi”
“Vai
avanti tu, io mi vesto e ti raggiungo”. Così mentre Ron scese per andare in
cucina, Harry cominciò a vestirsi. Quando si mise i pantaloni, avvertì che
c’era qualcosa dentro la tasca che doveva avere più o meno la forma di un
piccolo bastoncino, così lo estrasse e vide la Bacchetta di Sambuco. La fissò
per alcuni istanti, pensando al suo enorme potere e ai tanti potenti maghi alla
quale doveva essere appartenuta prima che, grazie alla combinazione di pura
fortuna e al piano mal riuscito di Silente che voleva fosse di Piton dopo la
sua morte, la Bacchetta giungesse a lui. Nonostante l’enorme potere che aveva,
quella Bacchetta non gli era mai piaciuta, nonostante l’avesse conquistata non
l’aveva mai sentita veramente sua. Inoltre era convinto che tenerla voleva dire
solo attirare guai, perché chissà quanti maghi là fuori desideravano averla;
Ecco perché, appena ne avesse avuto l’occasione, Harry l’avrebbe rimessa nel
luogo in cui Voldemort l’aveva presa con la forza: La Tomba di Silente. Fu
scosso dai suoi pensieri dalla voce di Ron, quattro piani più sotto, che lo
chiamava a gran voce per farlo scendere a fare colazione. Finì di vestirsi in
fretta e furia e scese in cucina, dove ad aspettarlo c’erano Ron, la signora
Weasley, Ginny (che fece un sorrisetto malizioso a Harry quando lo vide) e
Percy, che stava mangiando in fretta perché
doveva recarsi a lavoro. “Harry, caro, avanti siediti e mangia tutto! Devi
rimetterti in forze, non avrai mangiato quasi niente per tutto l’anno scorso
poverino!” e detto questo riempì il piatto di Harry con ogni genere di
pietanza, dal porridge alle salsicce al pane tostato. Harry si sedette tra
Percy e Ron che, come al solito, si stava ingozzando di tutto ciò che riusciva
a trovare. “Ciao Percy… Ci sono novità al Ministero?” Fu il saluto di Harry al
terzo figlio dei Weasley. “Buongiorno Harry! Beh in effetti si, ultimamente c’è
molto lavoro, io e papà spesso dobbiamo fare gli straordinari, ma si sapeva,
del resto c’è da risistemare tutto visto che Voldemort ha completamente
stravolto ogni cosa.”
“Allora
Kingsley resterà ministro della Magia?”
“Oh
si, certamente, ci sembrava la scelta più ovvia da fare, è uno in gamba
Kingsley e sicuramente se la caverà alla grande… Accidenti, guarda com’è tardi!
Ora devo proprio andare Harry, mi spiace.. Mamma, stasera non aspettare ne me
ne papà, faremo sicuramente tardi… ciao a tutti!”
“Va
bene Perce, ma state attenti!” Lo salutò la signora Weasley. Salutato Percy,
Harry si rivolse a Ron.
“Ron,
hai ricevuto notizie da Hermione? È ancora in Australia a cercare i suoi
genitori?”
“Oh
si” Rispose prontamente Ron, con un sorrisetto che gli si stampò sulla faccia
quando sentì il nome di Hermione “Ieri mi ha spedito una lettera, dice che li
ha trovati e che presto tornerà a casa, dice anche che ti saluta e…” Ma Ron non
poté finire la frase, visto che tre allocchi proprio in quel momento planarono
sulla finestra della cucina della Tana. Harry li scrutò curioso e insospettito,
visto che, ne era sicuro, quei tre gufi erano della scuola. Era molto strano,
pensò, perché tre gufi erano decisamente troppi per portare la lettera di
Hogwarts per Ginny. La signora Weasley si avvicinò ai gufi e prese le tre lettere
che ognuno di loro portava “Sono delle lettere da Hogwarts… per Ginny, Ron e
Harry” Concluse la signora Weasley. Harry e Ron si fissarono, con un tuffo al
cuore. Forse avevano capito di cosa si trattava, forse ci avevano anche un po’
sperato inconsciamente nei giorni scorsi… La signora Weasley porse le tre
lettere a Harry, Ron e Ginny che le aprirono insieme. Quando Harry aprì la sua,
fece un lungo respiro e poi iniziò a leggere:
Caro Signor Potter,
siamo lieti di
informarla che, grazie al nuovo Decreto Didattico approvato dal Ministero della
Magia, tutti gli studenti che lo scorso anno non hanno partecipato o non hanno
completato l’anno scolastico hanno l’opportunità, se lo desiderano, di tornare
a Hogwarts per completare i propri studi. Le ricordiamo inoltre che nel caso
accetterà di tornare a scuola, l’anno scolastico inizierà il primo di
Settembre. L’espresso per Hogwarts partirà dalla stazione di King’s Cross al
binario nove e tre quarti alle 11 in punto. Troverà nel retro della busta il
biglietto ferroviario e la lista dei libri.
Con la speranza stia
bene
Professoressa
M. McGranitt
Preside
“Ron…”
Harry chiamò l’amico, che però stava ancora finendo di leggere. Quando anche
lui ebbe finito, si rivolse a Harry “Harry, mi chiedono di tornare… a scuola!”
“Si,
lo hanno chiesto anche a me”
“Ma
che facciamo… ci andiamo?” Chiese Ron.
“Ma
certo che ci andrete, tutti e due!” Si inserì la signora Weasley “Non potete
certo lasciarvi sfuggire questa occasione di completare la vostra istruzione!
Ron, sabato prossimo andremo tutti a Diagon Alley e compreremo tutti i libri
necessari, d’accordo?”
“Ehm…
Beh, d’accordo, va bene”
“Harry…
vieni su un attimo, per favore?” A parlare fu Ginny, e Harry non se lo fece
certo ripetere due volte. Si alzò, ringraziò la signora Weasley per la
colazione e poi seguì Ginny nella sua stanza. C’era entrato solo una volta
prima di allora, esattamente un anno prima, e quella stanza era rimasta
esattamente come Harry la ricordava: più piccola di quella di Ron, ma luminosa
e con la finestra che affacciava sul campo dove due estati prima lui, Ginny,
Ron e Hermione avevano giocato a Quidditch due contro due. “Allora” Cominciò
Ginny “Hai intenzione di tornare a Hogwarts o no?”
“Cosa?
Oh, beh, penso proprio di si, se voglio diventare un Auror devo per forza
frequentare l’ultimo anno per prendere i MAGO”
“Magnifico!
Così io e te potremo finalmente starcene un po’ da soli quando ci pare e piace”
“Già,
sai che non vedo l’ora?” Harry si avvicinò di più a Ginny, e la prese per mano.
“A
chi lo dici…” E si baciarono. Fu un bacio lungo, intenso, e dopo un attimo o
forse mille attimi si separarono. Si scambiarono un sorriso affettuoso, poi la
voce della signora Weasley rimbalzò tre piani più giù, chiamando la figlia per
farsi dare una mano a pulire.
“Beh,
allora ci vediamo dopo Harry, ok?”
“Si,
senz’altro” E si baciarono ancora prima che Harry lasciasse andare Ginny di
sotto. Poi uscì dalla stanza e si diresse in camera di Ron. Lo trovò steso sul
letto, a leggere ancora una volta la pergamena arrivatagli da Hogwarts. “Cosa
voleva Ginny?” chiese Ron con un sorrisetto di chi ha l’aria di sapere benissimo
cosa fosse appena successo. “Fatti gli affari tuoi” Gli rispose Harry
ricambiando il sorriso ironico. “Allora, tu hai intenzione di tornare a
Hogwarts?”
“Si,
anche perché la mamma non accetterebbe mai il fatto che io rifiutassi di
frequentare l’ultimo anno a scuola, già l’anno scorso se ricordi bene cercò in
tutti i modi di persuaderci dall’andare a cercare gli Horcrux… Tu invece che
farai?”
“Anche
io tornerò a scuola, se voglio diventare un Auror mi sa che ci dovrò andare per
forza… Chissà se anche Hermione ha ricevuto questa lettera”
“Beh,
io penso di si, sulla lettera c’è scritto che tutti quelli che l’anno scorso
non hanno frequentato Hogwarts sono stati invitati ad andarci”
“Speriamo…
anche perché non posso credere di dover andare alle lezioni di Storia della
magia senza Hermione che prende appunti e passarceli” Concluse Harry ridendo.
“Si,
hai ragione, e poi non vedo l’ora di stare un po’ con lei… insomma, da quando
ci siamo dati quel bacio non abbiamo praticamente più avuto occasione di
parlare da soli” Harry l’aveva dimenticato. Aveva dimenticato che ormai Ron e
Hermione erano praticamente fidanzati. Non ci aveva mai pensato fino ad allora,
e come avrebbe potuto, con tutto quello che è successo dopo quel bacio? In un
certo senso la cosa lo rendeva felice, erano quasi due anni che quei due i
comportavano in modo strano l’uno verso l’altro, ma d’altro canto era anche un po’
preoccupato. E se Ron e Hermione lo avrebbero fatto sentire escluso da quel
gruppo di tre amici che esisteva sin dal loro primo anno a Hogwarts? Oppure,
peggio ancora, se si fossero lasciati, la loro amicizia sarebbe sopravvissuta?
Come si sarebbe comportato con loro?
“Harry,
stai bene?” Chiese Ron preoccupato.
“Cosa?
Oh, io… si certo, sto bene” Fece Harry frettoloso.
“Ok,
se lo dici tu… Ti va di fare una partita a scacchi magici?”
“Perché
no, ci sto” Così, i giorni trascorrevano sereni alla Tana, e per Harry fu come
una vacanza. Stare con Ginny e con Ron a giocare a Quidditch, a prendere in
giro Percy, insomma, una vacanza davvero felice. Poi, a fine Agosto, il giorno
prima del diciassettesimo compleanno di Ginny, finalmente anche Hermione arrivò
alla Tana. Harry la andò a prendere appena fuori ai confini della tana.
“Harry,
finalmente! Come stai?” Fu il saluto di Hermione.
“Benissimo,
grazie! E tu? Hai trovato i tuoi genitori?”
“Oh
si, li ho trovati quasi subito. Non hanno capito bene cose effettivamente ho
fatto loro, però alla fine si è sistemato tutto”
“Molto
bene. Senti, non è che per caso anche tu hai ricevuto…”
“…
la lettera di Hogwarts che mi invitava a tornare per frequentare l’ultimo anno
scolastico? Certo che l’ho ricevuta, e ovviamente ci andrò. Anche tu e Ron lo
farete, vero?”
“Si,
certo. Ora andiamo dentro, ti stanno aspettando tutti” Così Hermione, dopo aver
salutato tutti, si accorse che c’era Ron in cima alle scale che le stava
facendo segno di salire. Andò da lui, si presero per mano e andarono nella
stanza di Ron. Harry, che non voleva affatto disturbarli, si inserì nel
discorso tra il signor Weasley e Percy sui diritti delle leggi sui manici di
scopa. La mattina dopo, il giorno del compleanno di Ginny, Harry, Hermione e
tutti i Weasley si recarono a Diagon Alley per comprare i libri e tutto il
necessario per il nuovo anno scolastico, e si premurarono di passare al negozio
di George che, dopo la morte del gemello, dirigeva ormai da solo quel negozio
che andava comunque alla grande. Harry comprò solo un paio di detonatori
abbindolanti che aveva intenzione di gettare sotto il tavolo dei Serpeverde una
volta giunti a Hogwarts. Prima di fare ritorno alla tana, Harry sgattaiolò in
una gioielleria e comprò una collana per il compleanno di Ginny. La sera fu
organizzata una festicciola nel giardino della Tana, a cui parteciparono anche
Hagrid, Bill e Fleur e Luna Lovegood. Ginny indossava per l’occasione un lungo
abito color arancio davvero splendido, e quando arrivò in giardino scatenò gli
applausi di tutti i presenti, anche se lei guardò solo in direzione di Harry e
gli fece l’occhiolino. La serata trascorse tranquilla e in modo piacevole e
tranquilla, finché, dopo un gran trangugiare di torta e un rapido coro di
“Tanti Auguri a Te”, decisero di andare tutti a dormire. Andarono a letto
presto perché il giorno dopo sarebbero tornati tutti a Hogwarts, ma stavolta
non era per combattere come era successo l’ultima volta, pensò Harry, dopo
essersi sdraiato sulla brandina sistemata per lui di fronte al letto di Ron.
Sarebbe tornato insieme ai suoi amici di sempre per completare i suoi studi,
che, almeno sperava, gli avrebbero consentito di poter diventare un Auror.
Chissà se ci sarebbe stato qualche nuovo insegnante… di sicuro ci sarebbe stato
un nuovo professore di Difesa Contro Le Arti Oscure, la materia che durante il
suo sesto anno a Hogwarts aveva insegnato Piton… Piton, l’uomo che aveva sempre
odiato, stentava a credere che in tutti quegli anni lo aveva protetto e aiutato…
Ancora non riusciva a credere che una delle persone che più aveva disprezzato
al mondo era in realtà una persona senza la quale Harry ora non sarebbe nemmeno
vivo… E cullandosi in questi pensieri, dopo pochi minuti o forse ore, Harry si
addormentò.
CAPITOLO 2 –
LA VISIONE DÌ HARRY
La
mattina dopo alla Tana ci fu il solito trambusto dovuto alla preparazione dei
bagagli all’ultimo minuto. Harry marciava per la stanza raccattando tutte le
sue cose e gettandole nel baule, tranne però la Bacchetta di Sambuco, che
voleva tenere sempre con se per evitare di farsela rubare. Arrivarono al
binario nove e tre quarti pochi minuti prima delle undici, caricarono tutti i
loro effetti personali sul treno e, dopo aver salutato il signor e la signora
Weasley, Harry, Ron, Hermione e Ginny salirono sul treno. “Harry, io e Ron
andiamo nello scompartimento dei Prefetti, va bene? Tu intanto cerca di trovarne
uno libero, ci vediamo dopo”
“D’accordo,
allora a dopo” Harry scorse Ginny in lontananza e la chiamò. “Ehi, Ginny!”
“Harry,
che c’è?”
“Ti
va di trovare uno scompartimento vuoto?”
“Oh
si, certamente!” Disse Ginny. Così si
misero a scorrere tutto il treno in cerca di uno scompartimento vuoto. Durante
la ricerca, Harry notò che praticamente tutti i ragazzi e le ragazze presenti
sul treno al suo passaggio cominciavano a parlare piano con la mano davanti
alla bocca rivolgendosi ai loro amici. Harry se lo era aspettato: era così
anche durante tutti gli anni passati, quindi figuriamoci se questa cosa sarebbe
cessata ora che tutti sapevano di come aveva sconfitto Lord Voldemort, il mago
Oscuro più potente mai esistito. Finalmente, con gran sollievo di Harry, trovarono
all’interno di uno scompartimento Neville, Luna e Seamus, così decisero di
entrarci.
“Ciao
Harry!” Fu il saluto di Seamus e di Neville quando lo videro.
“Ciao,
ragazzi! Allora, come va? Passata una bella estate?”
“Si,
tutto bene, sai mia madre non smette di parlare di te” Rispose Seamus “Dice che
è una cosa fuori dal normale che un diciassettenne abbia dovuto sconfiggere
praticamente da solo Voldemort”
“Invece
mia nonna è molto orgogliosa di me, ma anche lei continua a ripetere quanto sia
straordinario Harry Potter” Fece Neville. Harry, che trovava questi discorsi
anche un po’ imbarazzanti, si rivolse subito a Luna.
“Ciao
Luna. Ehm… che stai facendo?” Chiese Harry, visto che Luna si stava esibendo in
una specie di danza tribale.
“Probabilmente
sta cercando di attirare alcune Prugne Dirigibili” Intervenne Ginny, che quindi
doveva conoscere i sintomi.
“Già,
proprio così” Disse Luna “Credevo di averne viste passare un paio vicino al
finestrino prima”
Harry,
che da tempo aveva deciso di assecondare le stravaganti credenze di Luna, non
ribatté e non chiese neanche cosa fossero le Prugne Dirigibili. Si affrettò
quindi a parlare di Quidditch con Seamus e Neville, finché a un certo punto Ron
e Hermione non entrarono nello scompartimento. Hermione aveva un aria molto
soddisfatta, come se avesse preso il massimo dei voti in un esame molto
importante.
“Ciao
Hermione” La salutò Harry “Come mai sei così contenta?”
“Oh,
niente…” Rispose lei, ma con il sorriso che le si allargò ancora.
“Avanti,
non fare così, diglielo” La esortò Ron.
“Oh,
e va bene… Quando mi hanno mandato la lettera da Hogwarts, si erano dimenticati
di mettermi la spilla di Caposcuola all’interno della busta, quindi l’ho saputo
solo ora… Sono il nuovo Caposcuola del Grifondoro!”” Concluse tutta eccitata.
“Wow,
è una notizia sensazionale! Congratulazioni!” Disse Harry, e anche tutti gli
altri presenti nello scompartimento si complimentarono con Hermione, e lei li
ringraziò tutti.
“Beh,
d’altro canto io mi sarei stupito se la spilla l’avessero dato a qualcun altro,
Hermione è la perfetta rappresentazione dello studente modello, io
personalmente non ricordo un suo voto sotto Ogni Oltre Previsione” Osservò Ron.
“Giusto,
e inoltre non dimentichiamoci che parecchie volte è stato grazie a lei che ci
siamo tirati fuori dai guai coi compiti…” Disse Harry, rivolgendosi a Ron. Il
viaggio continuò in modo piacevole, chiacchierando fra loro e facendosi molte
risate. Poi a un certo punto, una ragazza del terzo anno coi capelli lisci e
scuri lunghi fino alla vita e due occhi neri molto grandi, entrò nel loro
scompartimento. Tra le mani aveva una lettera stretta in un cilindro e legata
con un nastrino viola. Sembrava un po’ nervosa quando cominciò a parlare.
“Ehm… T-tu sei Harry Potter?” Chiese esitando
rivolgendosi a Harry.
“Si,
dimmi pure” Rispose Harry, cercando di sembrare il più cordiale possibile.
“Ehm…
Ho questa lettera da parte del professor Lumacorno da consegnarti” E gli porse
la lettera stretta nel cilindro.
“Oh,
beh, grazie” Disse Harry, che forse aveva capito cosa c’era scritto nella
lettera, e l’idea non gli piacque affatto. Stava per aprirla, quando Ron gli
diede un calcetto sullo stinco per attirare la sua attenzione. Quando Harry lo
guardò, Ron gli fece segno di guardare verso la porta dello scompartimento,
dove c’era ancora la ragazza che gli aveva portato la lettera.
“Ehm…
Devi dirmi qualcos’altro?” Le disse Harry, sempre cercando di mantenere un tono
gentile e cortese.
“Oh,
io… Beh… Ecco…” Si impappinò per qualche istante “Io volevo chiederti se potevi
farmi un autografo” Concluse la ragazza, diventando tutta rossa.
“Oh,
io…certamente, molto volentieri” Rispose Harry, prendendo la piuma d’Aquila e
il pezzo di pergamena che la ragazza gli offriva. “A chi devo dedicarlo?”
Chiese Harry molto imbarazzato.
“Oh,
a Mary Gray!” Disse la ragazza, che ora non era affatto nervosa, ma eccitata al
pensiero che Harry Potter gli stesse firmando un autografo. Quando Harry gli
consegnò l’autografo con dedica, la ragazza uscì dallo scompartimento con aria
decisamente felice.
“E
da quando in qua tu firmi autografi?” Gli chiese Ginny scrutandolo torvo.
“Beh,
a dire il vero era il primo” Rispose Harry a disagio “Comunque vediamo che
vuole Lumacorno, anche se credo di sapere perché mi scrive…” Disse sconfortato.
I timori di Harry furono in effetti fondati, perché la lettera gli disse
proprio quello che lui temeva. Era formata da poche righe:
Caro Harry,
Mi farebbe tanto piacere
se tu, la signorina Granger, il signor Paciock e la signorina Weasley foste
tanto gentili da deliziarmi con la vostra presenza per un pranzetto nello
scompartimento tre.
Professor
H.E.F. Lumacorno
Direttore
Casa di Serpeverde
“Allora,
cosa vuole?” Incalzò Hermione.
“Lumacorno
mi ha invitato nel suo scompartimento a pranzare, e vuole anche che ci siate
anche tu, Ginny e Neville” Rispose Harry.
“Oh”
Fece Ron deluso, che ancora una volta era stato escluso dal Lumaclub, ovvero il
club che Lumacorno stesso formava e al
cui interno accoglieva tutti i più dotati studenti di Hogwarts oppure coloro i
cui parenti erano molto famosi e influenti nel mondo dei Maghi.
“Non
ci metteremo molto, non preoccuparti” Tentò di rincuorarlo Harry, e uscirono
dal loro scompartimento per avviarsi in quello di Lumacorno. La prima cosa che
Harry pensò non appena ebbe messo piede nel corridoio, era che in quel momento
avrebbe scambiato qualsiasi cosa pur di avere a portata di mano il suo mantello
dell’invisibilità, così da poter evitare gli sguardi di chiunque lo avvistasse.
Dopo alcuni minuti finalmente raggiunsero lo scompartimento tre, entrarono e
furono subito accolti calorosamente dal loro professore di Pozioni.
“Harry,
ragazzo mio!” Tuonò Lumacorno con un sorriso a trentadue denti stampato in
faccia “E vedo che ci sono anche i tuoi amici, ottimo!” Harry, Hermione,
Neville e Ginny si sedettero vicini e scrutarono gli altri studenti che si
trovavano nello scompartimento. C’erano Zabini, un ragazzo del settimo anno di
Serpeverde, McLaggen, di Grifondoro, che Harry una volta prese come portiere
della sua squadra di Quidditch col risultato che si era ritrovato in infermeria
con il cranio fratturato a causa sua, e un paio di ragazzi di Corvonero e uno
di Tassorosso che Harry conosceva di vista. Lumacorno non perse tempo e
presentò tra di loro tutti quelli che aveva invitato al pranzo del Lumaclub. Harry,
come aveva previsto, si stava annoiando a morte a sentire di come la madre di
Zabini fosse famosa a causa della sua rara bellezza o di come lo zio di
McLaggen avesse guadagnato la fama grazie alla pozione Antilupo da lui
inventata, e fu un gran sollievo per lui quando Lumacorno disse di tornare nei
loro scompartimenti per prepararsi a scendere dal treno, visto che la stazione
di Hogsmade doveva essere ormai molto vicina. Harry, Hermione, Ginny e Neville
tornarono così nel loro scompartimento dove c’erano ancora Seamus, Ron e Luna.
“Allora,
com’è andata?” Domando Ron.
“Una
noia mortale, come al solito” Rispose Ginny “Cosa vuole che me ne importi a me
della madre di Zabini o dello zio di McLaggen? Non capisco nemmeno come ci sono
finita lì dentro io!” Sbottò Ginny.
“Evidentemente
deve essersi ricordato della tua fama di lanciatrice di fatture Orcovolanti” Le
ricordò Hermione “Mentre magari ha voluto Neville perché è il figlio di due
grandi Auror”
“E
te perché sei praticamente la più brava del nostro anno” Concluse Harry e
Hermione si fece scappare un sorrisetto. Quando circa venti minuti dopo
arrivarono alla stazione di Hogsmade, Harry prese Ron e Hermione e si
appartarono lontano dalla calca di studenti che si apprestava a salire sulle
carrozze trainate dai Thestral per raggiungere la scuola, e rivelò loro che
aveva ancora con sé la Bacchetta di Sambuco e che aveva intenzione di
nasconderla quanto prima.
“Harry,
ma come ti è saltato in mente di tenerla con te? Avevi detto che l’avresti
rimessa subito a posto! Ti rendi conto che se qualcuno viene a sapere che ce
l’hai tu potrebbe anche attaccarti per portartela via?” Lo attaccò Hermione,
visibilmente preoccupata. Ron invece era più tranquillo.
“Andiamo
Hermione, Harry non si è praticamente mai mosso da casa mia durante tutto il
resto dell’Estate, come avrebbero fatto eventuali ladri a rubargliela? Comunque
sono d’accordo con te sul fatto che Harry farebbe bene a nasconderla appena
può, non si sa mai…”
“Sapete,
stavo pensando di farlo durante lo smistamento. Di giorno è impossibile farlo,
c’è troppa gente, mentre stasera saranno tutti nel Castello” Disse Harry.
“Durante
lo smistamento?” Disse perplessa Hermione “Non so, qualcuno potrebbe accorgersi
che non ci sei… Forse è meglio farlo domani sera mentre tutti sono nei
rispettivi dormitori, rischi di dare meno nell’occhio così”
“Oh,
non ti preoccupare, entrerò per qualche minuto nella Sala Grande, giusto il
tempo di farmi vedere, e poi col Mantello dell’Invisibilità andrò alla Tomba e
la rimetterò a posto. È perfetto, non se ne accorgerà nessuno, e come hai detto
tu, prima me ne libero meglio è. Tu che dici, Ron?”
“Sono
dell’idea che dovresti sbarazzartene quanto prima, e credo che il tuo piano
possa funzionare… Ora però possiamo prendere una carrozza? Muoio di fame!”
Disse Ron, pensando con desiderio al Banchetto di inizio anno che li aspettava.
Così i tre presero posto su una carrozza e dopo qualche minuto arrivarono
finalmente ai cancelli di Hogwarts. Sembrava tutto a posto, e Harry ne fu
meravigliato: Durante la battaglia, il Castello fu quasi semidistrutto, quindi
fu molto sorpreso nel vedere come erano riusciti a risistemare la scuola in un
lasso di tempo così breve. Come stabilito, Harry rimase nella Sala Grande per
pochi minuti, poi, senza curarsi nemmeno del fatto di scoprire chi sarebbero
stati i nuovi insegnanti di Difesa Contro Le Arti Oscure e di Trasfigurazione
(la McGranitt non poteva più insegnare quest’ultima materia in quanto era
diventata Preside) si infilò rapidamente il mantello addosso e uscì nel parco.
Percorse la strada che portava alla Tomba di Marmo Bianco nella quale era
sepolto Silente, e finalmente la trovò. Quando realizzò quello che stava per
fare, gli prese un moto di disgusto: Stava per profanare la Tomba di Silente,
proprio come aveva fatto Voldemort mesi addietro… A un certo punto non ebbe
quasi più il coraggio di aprire la Tomba, ed ebbe l’impulso di tornare indietro
e di nascondere la Bacchetta da un'altra parte. Poi però si calmò, fece un gran
respiro e aprì la Tomba. All’interno, il corpo senza vita di Silente era quasi
perfettamente conservato, solo in pochi e piccoli punti dei pezzetti di carne
si erano consumati. Harry non riuscì a sopportare oltre la vista del cadavere,
quindi mise la Bacchetta all’interno della Tomba senza neanche curarsi di
infilarla tra le mandi di Silente, dove Voldemort l’aveva sottratta. Richiuse
la Tomba, e si avviò cupo verso il Castello. Poi però, a metà strada, la
cicatrice cominciò a bruciare. Era un dolore che Harry non provava dall’ultima
volta che aveva visto Voldemort, ovvero quando lo aveva sconfitto. Il dolore
era davvero troppo forte: Stava di sicuro urlando, lo sapeva, anche se non
poteva esserne certo perché il dolore lancinante alla testa si faceva sempre
più fitto. Dopo un po’, Harry cedette al dolore e si accasciò al suolo, chiuse
gli occhi ed ebbe una visione.
Un’enorme
albero dorato, il più grande che Harry abbia mai visto, si ergeva in tutta la
sua altezza sulla sommità di una piccola collina. Il tronco era avvolto in
un’aura dorata molto potente e sui suoi rami crescevano dei frutti, che Harry
non riconobbe. Sembravano delle mele, ma non erano proprio delle mele, perché
erano più grandi tanto da sembrare dei pompelmi, e anche essi erano di colore
dorato. Nell’insieme, la visione di quell’albero era davvero gradevole alla
vista, e Harry poteva benissimo affermare di non aver mai visto niente di più
bello in vita sua. Poi a un certo punto vide un uomo incappucciato avvicinarsi
all’albero. Indossava un lungo mantello nero e il suo volto non era visibile a
causa del cappuccio che teneva sulla testa. Stava per tendere la mano verso uno
dei rami più bassi per prendere un frutto, ma Harry, improvvisamente convinto
che quella era sicuramente una pessima idea, cominciò a correre e a urlare
contro l’uomo incappucciato per impedirgli di prendere il frutto. Poi
all’improvviso, come se avesse appena toccato una passaporta, Harry fu
trascinato via da quel posto e ritornò al presente. Aprì gli occhi e si alzò
bruscamente. Si trovava ancora nel parco, ma era molto sudato, e ne dedusse
quindi che si era mosso molto durante la sua visione. La prima cosa che lo
preoccupò, comunque, era il fatto che la cicatrice gli aveva bruciato, anche se
ora il dolore si era calmato del tutto: Negli anni passati, la cicatrice gli
bruciava solo in due occasioni: O quando Voldemort era vicino, oppure quando
stava diventando più potente. Ma nessuna delle due cose in quell’istante era
vera, non poteva esserlo. Comunque, con la testa ancora pieni di tutti quei
pensieri, decise di tornare al Castello e raccontare tutto a Ron e Hermione.