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Autore: Churros25    19/05/2017    0 recensioni
“Ehi, piccola, che stai facendo?” La bambina lo osservò un momento, indecisa se fidarsi o no. I suoi papà le avevano sempre detto di non parlare con gli sconosciuti, ma questo signore sembrava simpatico e gentile.
“Sto cercando di afferrare le goccioline d’acqua.”
“E ce la stai facendo?” La bambina annuì, intenta nella sua missione.
“Ora che ne dici se mi porti dalla tua mamma? Ho paura che tu possa ammalarti qua fuori.”
“Io non ho la mamma. Ho due papà!” disse fiera la piccola, mostrando il due con le dita. Dean rise, prendendole la mano e alzandosi. “Va bene, allora portami dal tuo papà.”
(tratto dal primo capitolo)
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Benny, Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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CAPITOLO 2

Percorse con molta fatica gli scalini del portico e suonò il campanello. “Ma non poteva dirmi al telefono quella dannata cosa?” si ritrovò a pensare Dean di fronte alla porta chiusa. Ad accoglierlo giunse una giovane donna, scura di carnagione e molto bella, con lineamenti fini e occhi da cerbiatta.                                 
“Ciao, Dean. Accomodati pure. Benny è in cucina ad aspettarti” lo invitò Andrea, scostandosi di lato. Il biondo entrò in quella casa che ormai conosceva a memoria e raggiunse l’amico, intento a bere del caffè.                                       
“Ecco il tuo, come promesso” gli disse, passandogli una tazza colma di liquido bollente. Dean si attaccò alla tazza e ne bevve un lungo sorso.                              “Wow, è stata veramente una brutta notte!” esclamò Andrea, sedendosi con loro al tavolo della cucina.                                               
“Non immagini quanto. Ma, bando alla ciance, cosa dovete dirmi?” Andrea e Benny si fissarono per qualche istante, un po’ rossi in volto.                                  
“Io e Andrea ci sposiamo!” disse infine l’amico, intrecciando la mano con la sua futura moglie. Per poco a Dean non finì di traverso il caffè, tanto che iniziò a tossire, rosso in volto e a corto di fiato.                                          
“Non pensavo ci saresti rimasto così male, fratello!”                                 
“Coglione, sono felicissimo per voi! Solo che non me lo aspettavo.”                     
“E’ stata una sorpresa un po’ per tutti…” ammise Andrea. Dean osservava i due fidanzati con un flebile sorriso sul volto, pensando a quanto aveva faticato per farli mettere insieme.                                                              
“E tu, invece? Com’è andata con l’infermiera che ti ho fatto conoscere?” Dean guardò imbarazzato Andrea, grattandosi la testa.                                     
“No, non ci posso credere. Pure con lei è andata male?” Il biondo allargò le braccia.          
“Non è colpa mia se ormai cerco qualcosa di più di una semplice bella donna che vuole divertirsi.”                                                          
“Oh, il nostro bambino è cresciuto!” lo schernì Benny, che ricevette subito un pugno sul braccio.                                                                  
“E che cosa cerchi?” chiese Andrea. Dean guardò davanti a sé, assorto nei suoi pensieri, e alzò le spalle.                                                   
“Amore, rispetto, complicità…voglio costruirmi una famiglia. Pensare al futuro insieme a qualcuno.”                                           
“Scusa amico, ma i tuoi pensieri sono un po’ disconnessi!”                          
“Benny, sta zitto!” lo riprese la fidanzata, concentrandosi poi nuovamente su Dean.     
“In tutte le donne che ti ho presentato finora non hai trovato nulla di tutto ciò?” Lui scosse la testa, giocando con la tazza del caffè.                                    
“Magari potresti presentarmi qualche uomo…” buttò poi lì.                          
“Pensavo ti piacesse solo divertirti con loro.”                                 
“Ho accettato ciò che sono molto tempo fa, e se è destino che mi debba innamorare di un uomo così sarà.”

Dire che Castiel fosse stressato è un eufemismo. Aveva appena trascorso un weekend a litigare con Zeke di cose stupide e ora avrebbe dovuto anche occuparsi del nuovo aiutante che, come se non bastasse, era in ritardo. Per non parlare del fatto che doveva tenere d’occhio anche Claire che come una piccola peste si aggirava per il negozio. La stava giusto riprendendo quando qualcuno entrò. Era un uomo alto e grosso, con una giacca blu e piccoli occhi azzurri.                                          “Salve, sono il nuovo aiutante. Mi scusi per il ritardo ma con questa pioggia c’è un traffico pazzesco.” Castiel gli sorrise gentilmente, cercando di nascondere il suo fastidio.                                                        
“Oh, non ti preoccupare. Benny, giusto?” Il ragazzo annuì, prendendo il grembiule che Castiel gli stava offrendo.                                               
“Puoi iniziare a fare un giro per il locale, per ambientarti un po’. Sentiti pure libero di vedere dove sono gli oggetti in cucina e poi torna da me che iniziamo a preparare qualcosa.” Un piccola testa bionda li raggiunse.                              
“Papi, posso accompagnare questo signore alto in giro per il negozio?” chiese Claire, osservando meravigliata Benny, che le sorrise. Castiel disse di no.                           
“Ma il signor Smeraldo ha detto che non devo più uscire senza il tuo permesso. Se devo stare qua dentro, fammi almeno accompagnare lui!” Benny aggrottò le sopracciglia.                                                        
“Chi è il signor Smeraldo?” Castiel sbuffò.                                    
“Un signore con gli occhi verdi che prima ha riportato Claire in negozio. E’ stato molto gentile e non voleva che lei si ammalasse. Ma ora mia figlia pensa che sia una specie di supereroe o cosa.” Benny scoppiò a ridere, iniziando a capire di chi si trattava.                                                                    
“Claire, per caso questo signor Smeraldo è alto, biondo e molto bello?” La bambina guardò il padre, non sapendo dare un giudizio.                                         
“Si, è molto bello” ammise Castiel, mordendosi la lingua.                          
“Allora sai cosa ti dico?” La piccola fece segno di no con la testa, impaziente.                
“Io, il signor Smeraldo, lo conosco. Eccome se lo conosco!”                    
“Davvero?” esclamarono in coro padre e figlia. Benny sorrise, perplesso dalla reazione del pasticcere.                                                   
“E’ il mio migliore amico e vi posso dire che è il pediatra più bravo che io conosca.” Castiel, che con attenzione stava ascoltando le parole del nuovo arrivato, si destò dai suoi pensieri, un po’ troppo occupati da quel tale.                          
“Va bene…ehm…potete andare a fare il giro, basta che vi muovete che c’è molto da fare.”

Le giornata di Castiel trascorse senza altri imprevisti e giunse finalmente il magico momento di chiudere il negozio e tornare a casa. Ad accogliere lui e Claire trovarono Zeke, preso a seguire una partita del Chelsea.                             
“Siamo tornati!” urlò Claire, togliendosi l’impermeabile rosso e correndo sul divano dal papà. Zeke non le rispose, limitandosi a stringerla a sé.                         
“Ciao anche a te…” borbottò Castiel, entrando in cucina. Si mise a preparare la cena, bistecca di carne con zucchine, e cercò di rilassarsi. Ultimamente non ci riusciva spesso, troppo preso a riprendere Zeke o a dirigere qualcuno in negozio. Solo in quei piccoli momenti in cui era solo, oppure con Claire, ritagliati dalla frenesia della quotidianità, sentiva di poter essere veramente in pace con se stesso. Si doleva per il fatto che Zeke non rientrasse in quei momenti, ma non poteva di certo farsene una colpa. Ormai il suo compagno non faceva altro che discutere sulla paternità di Claire e di come Castiel si sentisse superiore, essendo il padre biologico. Il pasticcere sapeva che sotto c’era altro, insicurezza forse o paura di perdere tutto, ma era stanco di quella situazione che oramai andava avanti da mesi.                     “A che pensi?” chiese Zeke, abbracciandolo da dietro. Castiel sospirò, provando a godersi quel momento.                                                                     
“A noi.”                                                                 
“Mi manchi.”                                                        
“Anche tu.” Zeke fece un profondo respiro.                                              
“Pensi che riusciremo mai ad aggiustare tutto?” Castiel si girò, incatenando il suo sguardo a quello del compagno.                                        
“Sai che non dipende da me” azzardò.                                              
“Che cosa intendi dire?” Zeke si stava alterando.                                  
“Devi smetterla di crederti inferiore rispetto a me e con meno diritti su Claire solo perché non sei il padre biologico.” Zeke sciolse l’abbraccio, dando le spalle a Castiel.  “Tu mi vedi cosi!”                                                                            
“Zeke, ti sbagli. Sei tu che hai paura di perderci e scarichi i tuoi timori su di me. Non è colpa mia se ti senti inferiore.” Zeke tirò un pugno al muro e guardò il compagno, che non riusciva più a riconoscere l’uomo che amava.                         
“Io non mi sento inferiore, io mi sento escluso da te e Claire.” Castiel lo guardò confuso.                                                        
“Si vede che avete un rapporto più profondo, che lei ti cerca, vuole la tua approvazione. Viene da me solo quando tu le dici di no e, credimi, non è carino per un padre essere messo da parte dalla sua unica figlia.”                        
“Beh, prova a chiederti perché ti senti escluso!” urlò Castiel. Zeke stava per ribattere ma Claire comparve in cucina, rossa in volto e con le guance bagnate dalle lacrime.                                                     
“Papà, mi fa tanto male la testa” sussurrò. Castiel si precipitò da lei, prendendola in braccio giusto in tempo prima che lei svenisse.                              
“Cazzo, ma dovevi proprio farla uscire con questo tempo?” urlò Zeke nella sala d’aspetto del pronto soccorso.                                                                  
“Chi ha avuto la brillante idea di non mandarla all’asilo oggi?” ribattè Castiel, stufo, alzandosi in piedi. Erano lì ormai da tre ore e non avevano ancora ricevuto alcuna notizia su Claire. Dopo che era svenuta, Zeke aveva chiamato l’ambulanza e tutti e tre erano andati in ospedale. Sapevano solo che aveva la febbre alta, ma nulla di più e Castiel non riusciva più a stare fermo.                                   
“I signori Novak?” Zeke e Castiel si precipitarono dall’infermiera che li aveva chiamati. Vennero condotti in uno stanzino con una scrivania, delle sedie e un letto per le visite.                                                             
“Aspettate qui, ora arriverà il dottore che sta seguendo il caso di vostra figlia.” I due si sedettero, ansiosi.                                                        
“Pensi che stia meglio?” chiese Zeke, in cerca di sicurezze. Castiel alzò le spalle, con lo sguardo puntato davanti a sé.                                            
“Scusate se vi ho fatto aspettare ma non ero di turno e mi sono precipitato non appena ho ricevuto la chiamata” fece irruzione il dottore, “Voi dovreste essere i papà di Claire, giusto?” La figura che si presentò davanti agli occhi di Castiel era tutt’altro che sconosciuta. Quegli occhi verdi gli avrebbe riconosciuti ovunque.         
“Esatto” disse Zeke, alzandosi e stringendo la mano al dottore che gli sorrise gentilmente. Castiel, con molta più calma e un filo di imbarazzo, fece lo stesso ma non appena i suoi occhi incontrarono quelli del dottore, quest’ultimo mostrò un sorriso di tutt’altro genere.                                                           
“Castiel, vedo che ci rincontriamo.”

Nota dell'autrice:
Ciao a tutti! Vorrei per prima cosa ringraziare tutti coloro che hanno letto il primo capitolo e che continueranno a leggere questa storia anche in futuro. Non so dove ci porterà, lo ammetto, ma sono entusiasta di scoprirlo.
Questo capitolo è un po' noioso, lo so, ma mi serviva per far conoscere tutti i personaggi e per entrare nel vivo della storia. Quindi resistete che il bello sta per arrivare. 
Mi raccomando recensite! Non vedo l'ora di sapere la vostra opionione.
Baci
   
 
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