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Autore: A_Typing_Heart    20/05/2017    1 recensioni
Tsunayoshi, Hayato e Mukuro sono tre persone del tutto diverse. Uno impacciato nella sua stessa vita, un altro un piccolo genio stordito dalla perdita di una persona cara, l'altro convinto di avere tutto quello che è desiderabile dall'esistenza; eppure senza saperlo sono tutti spinti sull'orlo del baratro dallo stesso demone chiamato Dipendenza. In un solo giorno il destino li pone di fronte a una scelta: esorcizzare il mostro o morire.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Byakuran, Enma Kozato, Hayato Gokudera, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tsunayoshi, quel quattordici ottobre, compiva diciassette anni, e sessantadue giorni di terapia. Era piuttosto speranzoso per quel compleanno in particolare. Il giorno precedente, di sera, il suo amico Yamamoto lo aveva chiamato facendogli i suoi auguri per paura che con la partita in trasferta non riuscisse a trovare il tempo o un telefono per chiamarlo l'indomani. Gli aveva promesso di andare a trovarlo in comunità, anche se piuttosto lontano dalla loro città, prima che finisse la terapia e con parole allegre lo incoraggiava. Non vedeva l'ora di vederlo di persona, dopo tanto aver ignorato il suo aiuto ai tempi della ketamina... che sembrava effettivamente distante anni luce...
-Ah, Sawada!-
-Uh?-
Tsunayoshi si voltò nel corridoio, sorpreso che Gokudera lo stesse chiamando strappandolo alle sue riminescenze. Lo vide sorridere.
-Mukuro mi ha detto che oggi è il tuo compleanno... auguri.-
-Oh... sì... grazie, Gokudera kun!-
La gioia gli si doveva leggere in faccia, perchè Gokudera diede in una risatina e gli posò la mano sulla testa scompigliandogli i capelli già disordinati di natura.
-Quanti anni fai? Dodici? Tredici?-
-Eh?! No, sono diciassette!-
-Ma non scherziamo, non ci crederò mai.-
-Ma è vero... Mukuro!- gemette Tsunayoshi, addocchiando Mukuro sulle scale. -Mukuro, dì a Gokudera kun che ho diciassette anni!-
-Ne ha tredici.- disse lui, e continuò a scendere.
-Eh, lo sapevo, io...-
-Mukuro! Non è vero... sono diciassette, lo giuro!-
Entrambi scoppiarono a ridere mentre entravano alla mensa e Tsunayoshi, che un po' si era sentito punzecchiato, riuscì a rasserenarsi. La giornata fuori dalle finestre era piovosa, ma sentendosi per la prima volta coinvolto con i due vicini di stanza era come avere il sole dentro il petto. 
A colazione spazzolò il suo toast con marmellata ed ebbe in regalo anche i due toast di Mukuro e Hayato, quindi fece decisamente un pasto abbondante, e poi li seguì per una mattinata di pulizie. Era il lavoro che più lo annoiava, ma riuscì a impegnarsi con un certo spirito, consapevole che presto avrebbe visto i suoi genitori per la prima volta dalla data dell'udienza che lo aveva spedito lì. Sua madre gli mancava molto, e fantasticò gran parte del tempo sulle possibilità. Si chiese se gli avrebbe portato un dolce per il compleanno, o qualcosa in regalo... avrebbe apprezzato anche solo la sua PSP per fare una partita la sera prima di dormire, dato che i suoi non potevano videochiamarlo...
-Io vado in sala musica, eh?- disse Hayato, alla fine delle pulizie. -Tu salti la Pet Therapy?-
-Oh, oggi non la facciamo... dovevamo fare una giornata con i cani, ma diluvia, quindi l'hanno rimandata...-
-Beh, ma comunque oggi vengono i tuoi genitori, no?- chiese Mukuro, appoggiandosi di peso allo spazzolone per i pavimenti. -Okay per le attività, ma non li vedi da due mesi...-
Tsunayoshi stava per dargli ragione, ma per misteriosi motivi Hayato pensò che tirare via lo straccio sporco sotto lo spazzolone con il piede fosse una buona idea, col risultato di sbilanciare completamente Mukuro che vi stava aggrappato. Un momento dopo un tonfo sordo annunciò la collisione di Mukuro con il pavimento. Gokudera, che sembrava stupito da quello che aveva provocato, non sapeva se ridere o preoccuparsi, e scelse un compromesso, avvicinandosi a lui cercando di non ridere.
-Scusa... ti sei fatto male...?-
-Ma che... cazzo... hai... in quella testaccia... di minchia?!-
Mukuro sottolineò ogni parte della frase con un colpo dello spazzolone in qualsiasi punto di Hayato che fosse sufficientemente scoperto da essere colpito in pieno. Lui abbandonò ogni parvenza di preoccupazione e scoppiò a ridere, senza arretrare sotto i colpi non troppo gentili di Mukuro.
-Scusa... scusa, ho detto, non so perchè l'ho fatto...-
-È la quinta volta che mi butti per terra da quando sono qui, ti ammazzo!-
-Non pensavo fossi appoggiato così tanto...-
Tsunayoshi ridacchiò alla scena e mise via detersivi e strofinacci mentre i due proseguivano con la discussione. Solo quando Mukuro fu soddisfatto delle scuse e dei colpi restituiti con lo spazzolone si decise a rialzarsi in piedi, entrambi lo salutarono e se ne andarono. Il ragazzo ripose il carrello delle pulizie nello sgabuzzino apposito e tornò di corsa in camera sua, dove scelse con cura i vestiti, mettendo la camicia stirata, il cravattino della sua scuola e un gilet grigio che sua madre gli faceva sempre indossare quando veniva sua zia a far loro visita. Fece del suo meglio per pettinarsi i capelli, si lavò i denti e si premurò persino di pulire le scarpe con cura prima di indossarle. Attendeva con trepidazione l'arrivo e lasciò la sua stanza per scegliere la biblioteca: lì poteva stare tutto il tempo che voleva senza dare fastidio e dalle finestre su un lato vedeva l'ingresso principale.
Passarono le due, con l'inizio dell'orario per le visite, ma non arrivò nessuna auto. Tsunayoshi prese a camminare su e giù, nervoso, gettando occhiate al cancello ogni volta che invertiva il senso di marcia. Arrivarono le tre e poi le quattro, infine le cinque, ma ancora nemmeno l'ombra dei suoi genitori.
Il ragazzo era seduto al tavolo vicino alla finestra, con alcuni libri fotografici davanti che sfogliava svogliatamente, annoiato e, in un piccolo angolo del cuore, arrabbiato per la lunghissima attesa. I suoi genitori non avevano voglia di vederlo?
-Tsuna?-
Tsunayoshi voltò la testa di scatto al suono della voce di donna che lo chiamava, ma si rese conto che era soltanto Elena, che lo guardava con un sorriso che non prometteva nulla di piacevole. Era il suo sorriso delle scuse...
-Tsuna, ha chiamato tua madre... dice che tuo padre ha fatto indigestione ieri sera e non riesce a muoversi... non potranno essere qui oggi come ti avevano promesso...-
La mente di Tsunayoshi fu scagliata molto lontano dalla biblioteca e da Elena, che stava dicendo qualcosa riguardo a una telefonata quella sera. Non sapeva che cosa le aveva risposto, ma lei se ne era andata, lasciandolo solo al tavolo, circondato dal tamburellare incessante della pioggia.
In fondo alla pancia sentiva ribollire la rabbia. Dopo due mesi che non lo vedevano, i suoi genitori non si sforzavano di venire a vederlo nel giorno del suo compleanno... suo padre aveva la bella pensata di ingozzarsi di cibo e di rischiare di star male in un giorno così importante... e sua madre invece sceglieva di preoccuparsi di quell'uomo insopportabile invece che andare a vedere il suo unico figlio...
Gonfio di risentimento, si alzò di scatto e lasciò la biblioteca senza badare ai libri abbandonati sul tavolo. Quasi d'istinto, senza prendersi tempo per riflettere, spalancò la porta che dava sul retro e uscì nel cortile sotto la pioggia, diretto al secondo edificio. Camminava veloce, ma non bastò a evitare di inzupparsi abbondantemente capelli e camicia. Non che gliene importasse... ora l'unica cosa che contava era dare un senso a quel compleanno ora improvvisamente vuoto, inutile, e la prima materia preziosa con cui arricchire la giornata era sicuramente Enma...
Arrivò quasi correndo alla porta a vetro del dormitorio e appoggiò le mani fredde e bagnate sulla maniglia a spinta, sorridente alla vista di un ragazzo dai capelli rossi sul divano della sala ricreativa, ma si bloccò subito.
Enma non era solo nella sala. Accanto a lui, proprio accanto sul divano, sedeva una ragazza sconosciuta, dai lunghi capelli scuri, col corpicino esile coperto da una vestaglia a fiori e un occhio coperto da una benda. Tsunayoshi non l'aveva mai vista prima, ma era anche vero che era stato solo due volte dentro il dormitorio... non aveva idea di come si chiamasse, ma chiunque fosse aveva confidenza con Enma, lui le sorrideva, lei gli sorrideva di rimando, e lei accarezzava il suo gatto fulvo... poi lo vide.
Vide Enma chinare la testa e darle un bacio sul viso, che la fece ridere e girare la testa come presa dal solletico.
Il senso di rabbia bollente svanì quasi all'istante, lasciandolo tremendamente svuotato. Abbassò le mani dalla porta e con un abissale sforzo di volontà corse via da lì. Si rigettò sotto la pioggia intensa, contento che almeno lei decidesse di essergli amica e che gli desse modo di lasciar andare qualche bollente lacrima camuffandola. Non poteva credere che Enma, che gli era diventato tanto caro, potesse mentirgli così, potesse così allegramente flirtare con una ragazza dopo tutto quello che c'era stato tra loro... ma c'era stato davvero?
Si era illuso che ricambiasse il suo interesse ma era tutto nella sua testa? Eppure, quello che gli aveva detto degli occhi, e il modo in cui gli sembrava lusingato quando ingenuamente si lasciava sfuggire un complimento, un apprezzamento... argomentazioni che improvvisamente a Tsunayoshi parvero molto deboli. Qual era la sua miglior prova? Che gli aveva preso la mano una volta? Che si era confidato... o che una volta aveva detto "torna da me"? Alla vera prova del fuoco, il bacio, Enma aveva reagito in modo decisamente bizzarro... o forse non era affatto bizzarro, riflettè Tsunayoshi. Non voleva confessargli che aveva una ragazza perchè avrebbe potuto spifferarlo a tutti e stroncare la relazione... e si era ingegnato trovando subito un valido argomento, il "non possiamo perchè è vietato", e lui ci aveva creduto come un ingenuo...
Tsunayoshi raggiunse l'ingresso e attraversò un intero corridoio prima che il fiatone gli rendesse impossibile continuare a correre. Si aggrappò alla ringhiera delle scale, ma non aveva la forza per salirla, così si accasciò sul primo gradino ad ansimare, sentendosi il corpo freddo e il viso bollente...
-Quanto pensi che costi il treno fino ad Ashima?-
Tsunayoshi aprì a malapena gli occhi, guardando il soffitto. Era alle scale vicino alla stanza del pianoforte... sentiva la voce di Mukuro che parlava, presumibilmente, con Gokudera.
-Ashima? Perchè Ashima?-
-Per il conservatorio... vado a stare da Byakuran quando esco, lui abita vicino alla fermata di Shoge...-
-Ah, ma se vieni da lì è più vicino se scendi a Iroten... ad Ashima vai avanti di una fermata per poi dover tornare indietro a piedi... devi scendere a Iroten, poi segui la strada principale verso lo stadio...-
Pur sentendosi senza forze, Tsunayoshi si aggrappò al corrimano, si alzò in piedi e si arrampicò sulle scale allontanandosi dalla sala musica. Sentire gli altri fare progetti sul futuro gli infliggeva dolore. Gli sembrava di essere regredito, che le sue penne ormai pronte a lanciarlo verso il cielo fossero tornate soffici e deboli piumette inabili al volo... aveva perso Enma, preso da una ragazza sconosciuta; non aveva né Yamamoto né i suoi genitori, non aveva Mukuro né Gokudera... in quel triste compleanno gli sembrava di non avere nemmeno un futuro...
   
 
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