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Autore: nigatsu no yuki    21/05/2017    6 recensioni
((Cambio di nickname: ero IvelostwhoIam))
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Tanto intelligente quanto apatico. Un genio? Perché sentirsi in quel modo – come gli altri lo vedevano – portava con sé quella sensazione vuota, grigia? Forse tutto quello che gli mancava erano i colori e di sicuro non si sarebbe mai aspettato di trovarli in quel modo.
Ho provato, in pochissime righe, ad immaginare il primo incontro tra Akaashi e Bokuto.
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[Storia partecipante al Flash contest – Il tempo di un tramonto indetto da Ayumu Okazaki sul forum di EFP]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-- Nickname su EFP e sul forum: Nigatsu no yuki (su efp) || IvelostwhoIam (sul forum)
-- Titolo: Li vedi adesso quei colori?
-- Fandom: Haikyuu!!
-- Personaggi: Akaashi Keiji, Bokuto Koutarou
-- Pairing: BokuAka (molto accennata)
-- Introduzione: Tanto intelligente quanto apatico. Un genio? Perché sentirsi in quel modo – come gli altri lo vedevano – portava con sé quella sensazione vuota, grigia? Forse tutto quello che gli mancava erano i colori e di sicuro non si sarebbe mai aspettato di trovarli in quel modo.
--NdA: [in fondo]








Li vedi adesso quei colori?
 
 
Quanto poteva essere difficile rientrare negli schemi?
In quelli che gli erano stati imposti era arduo e, fosse stato per lui, si sarebbe evitato le sensazioni che accompagnavano l'essere perfetto. Il figlio perfetto, inserito già nella migliore scuola materna, che era entrato in un liceo prestigioso, ligio allo studio e incredibilmente intelligente. Ecco lo slogan che suo padre adorava ripetere, senza mai chiedere conto al protagonista di tutta quella perfezione. Sarebbe stato solo controproducente, poiché se Keiji avesse dovuto descrivere la sua vita avrebbe usato un singolo colore: il grigio.
 
~ ~ ~
 
Akaashi aveva la schiena premuta contro la parete fredda: non era stata una giornata diversa dalle altre, anche perché tutte le sue giornate si somigliavano. Eppure la consistenza di quel foglio di carta - stretto tra le dita, aveva il potere di pesargli nelle membra come un blocco di marmo.
La scelta più logica sarebbe stata, in quella che era una delle sue prime mattine all'accademia Fukurodani, andare a parlare con i rappresentati del club letterario, o magari di quello informatico. Anche la più facile – la più grigia, ma ogni strada che Keiji aveva intrapreso in vita sua conduceva ad una salita. Ironico come, una volta scalate queste non gli avevano mai riservato quel panorama che il suo giovane animo si aspettava.
Era quasi del tutto deciso a tornare indietro. Poi pensò a quella passione che gli aveva trasmesso la madre – nonostante il padre fosse contrario – l’unica cosa che avesse in qualche modo smosso l'animo di quel ragazzo che sembrava così apatico.
La regola non scritta era sempre stata una: poteva giocare a pallavolo, ma la sua media non avrebbe dovuto risentirne e, una volta raggiunto il liceo, avrebbe abbandonato lo sport per qualcosa di più utile in vista della vita universitaria.
Era così sbagliato: perché avrebbe dovuto privarsi dell'unica cosa che lo faceva sentire un po' vivo – brillante – solo per volere del padre?
Quei suoi pensieri stavano rimbalzando veloci, quando «Hey hey, sei qui per il club di pallavolo? Devi essere del primo anno, giusto? Argh sono emozionato, finalmente sono un senpai!» Una risata piena di calore si sparse per il corridoio «Da quale scuola media arrivi? In che ruolo giochi?»
Keiji non avrebbe saputo spiegare come, una volta alzato lo sguardo su chi aveva davanti, il suo mondo si dipinse di colori mai visti prima. Erano bastati un sorriso spropositato, quel pallone stretto al petto e disordinati capelli grigi a far urlare il suo animo: “Dimentica gli schemi!”
Poteva continuare a tracciare il percorso che lo aveva appassionato dall’età di otto anni. Era bastato scorgere l’espressione curiosa dipinta sul volto di quel ragazzo per dargli un po’ di coraggio.
Il coraggio era giallo brillante, la felicità nel suo cuore di un tenue azzurro, un pizzico di ansia residua pulsava di un viola opalescente.
«Oh, che scortese non mi sono neanche presentato, io sono Bokuto Koutarou, invece tu sei?»
Quei colori erano accecanti, forse troppo, ma nonostante tutto bellissimi.
«Sono Akaashi Keiji… piacere di conoscerti Bokuto-san.»















Angolino

Non so quanto sia stata una buona idea lavorare per la prima volta su una flashfic e decidere, in modo così avventato, di iscriverla ad un contest. Ma quel che è fatto è fatto ormai e provo a buttarmi in questa cosa, senza avere aspettative di nessun genere e sperando solo che la lettura possa risultare piacevole. Ho provato semplicemente ad immaginare un primo incontro tra Akaashi e Bokuto: ho sempre pensato che i due si siano conosciuti al liceo e ho parecchi headcanon sul fatto che i genitori di Akaashi non siano proprio il massimo, che carichino sulle spalle del figlio molte responsabilità e che Bokuto (insieme alla pallavolo) siano l’unica valvola di sfogo del setter dalla dura vita da genio che gli hanno imposto. Lo so, se non c’è dell’angst nelle storie io non sono mai contenta, ma parecchie fanart trovate nel web non hanno fatto che aumentare questa mia visione dei personaggi e beh, ecco spiegata questa piccola flash!
Spero di aver mantenuto una caratterizzazione coerente: lavoro da poco su questa coppia e ho ancora molti dubbi riguardo a come siano uscite queste poche righe ç_ç Sono per natura logorroica, il che si riflette inevitabilmente sulla scrittura. Avrei voluto aggiungere altre mille cose, ma ho stipulato questa sfida con me stessa e mi sono imposta di rimanere nei limiti proprio per riuscire ad iscrivere la storia a questo contest. Il mio intento, oltre quello di rimanere in cinquecento parole, era quello di giocare un po’ con i colori: volevo far capire come fossero loro quelli che Akaashi ha sempre cercato nella sua vita. Volevo si capisse come li abbia inaspettatamente trovati nella pallavolo e in Bokuto. In realtà spero solo si sia in minima parte capito, per me sarebbe già un bel traguardo!
Prego che il risultato finale di questo scritto sia per lo meno decente e che non faccia venir voglia di lanciarmi pomodori marci spesso me li merito comunque. Evito di dilungarmi anche nelle note, sennò arriveremo a quel punto imbarazzante in cui saranno più lunghe queste che la storia!
Grazie a tutti voi che siete arrivati fin qui, alla cara giudiciA che ha indetto il contest, ripeto: spero che questo esperimento non abbia fatto schifo no okay fa schifo, piango 
Vi lascio dunque, anticipandovi che probabilmente fra non molto pubblicherò una nuova mini-long *non frega a nessuno* nel caso fosse il contrario, beh io ve l'ho detto :')
Alla prossima!

Il vero angolino
 
 

 
   
 
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