Film > Your name
Segui la storia  |       
Autore: Ori_Hime    22/05/2017    2 recensioni
[YOUR NAME ][YOUR NAME ]Storia ambientata alla fine del film “Your name” (Kimi no na wa) di Makoto Shinkai, quando Mitsuha e Taki si incontrano sulla scalinata e si chiedono: “Qual è il tuo nome?”
Mi sono presa la libertà di aggiungere particolari sui personaggi e sui luoghi che non vengono descritti, per il resto dovrebbe essere abbastanza fedele al romanzo del regista.
Vi lascio una citazione per incuriosirvi!
“-I tuoi disegni di Itomori, il mio cordino per i capelli... Non possono essere coincidenze, giusto?- spiego accennando a due delle tante cose che ci accomunano. (...)
Sembra che tutta la nostra vita sia stata una preparazione a questo incontro. Il modo in cui pensiamo diversamente, ma allo stesso tempo ci comprendiamo: siamo come due facce della stessa medaglia. Come due fili intrecciati dello stesso nastro.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mitsuha Miyamizu, Taki Tachibana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il filo rosso del Destino

Capitolo 5 – Il filo rosso del destino

Inizio Maggio 2020 - Ospedale nei pressi di Tiamat

 

Taki

Appena lo abbiamo saputo, io e Mitsuha ci siamo precipitati all'ospedale. Sayaka ha avuto la bambina! Ci accoglie nella sua stanza con la pargoletta tra le braccia e ci dice: - Si chiama Yuko, che significa bambina affettuosa!-

Ha la pelle chiarissima come quella della madre e i pochi capelli che compaiono sulla nuca sono scurissimi come quelli del padre. Dorme beatamente, incurante della nostra presenza e Mitsuha la guarda come fosse sua figlia, con gli occhi pieni di meraviglia e affetto per lei: le prende la manina minuscola come per presentarsi e la saluta. Immagino sia felicissima per loro e si senta un po' una zia per la bimba, visto che conosce i genitori fin da piccola.

Teshigawara racconta come la moglie lo abbia improvvisamente chiamato durante la notte e della corsa che hanno fatto in auto per raggiungere l'ospedale più vicino; sembra più affannato di Sayaka, anche se non ha partorito. La neo mamma invece è serena e, nonostante sia distrutta fisicamente, i suoi occhi sono attentissimi nel cogliere ogni movimento della figlia e ogni cosa succeda nella stanza: il suo istinto materno è nato assieme a Yuko.

Mitsuha tira fuori dalla borsa un cordoncino di kumihimo e lo porge alla nuova nata, dicendo che sarà il suo portafortuna. È rosso e con questo colore capisco le voglia donare l'amore, nonostante sia già molto amata da tutta la sua famiglia e da noi. Sayaka lo prende in mano e dice che appena Yuko sarà abbastanza grande da non mangiarselo, glielo legherà al polso e la ringrazia.

Le porge la bambina e Mitsuha prova a prenderla in braccio un po' goffamente, poi si illumina appena riesce ad avvicinarla al viso. Sarebbe senz'altro una brava madre, penso guardandola. Appena Yuko inizia a muoversi e a piangere capiamo che è il momento di lasciarla sola con i genitori e mi incammino fuori dalla stanza. Mitsuha si sofferma a parlare con Sayaka e sento solo quest'ultima dirle: -Ci sarò, te lo prometto!-

 

Mitsuha

Sono così felice per Saya-chin e Tesshy: la piccola Yuko è proprio un amore! Non potevano sceglierle nome più adatto, anche Saya-chin è sempre stata affettuosa, se si esclude il suo comportamento con Tesshy durante l'adolescenza, anche se è stato proprio grazie ai loro battibecchi che è stato rivelato il loro amore.

Salutiamo i genitori di Tesshy e Saya-chin fuori dalla stanza oltre alla sorella di lei, che è la sua copia più anziana e lasciamo l'ospedale; sono felice come una bambina!

Mio padre, che ci aveva portati fin lì, ci attende in auto e ci riporta a Tiamat dove alloggiamo nel weekend. Torna a dormire, vista la tarda ora, ma io sono ancora elettrizzata dall'evento e Taki rimane sveglio a farmi compagnia in veranda. Ci accoccoliamo su una sedia a dondolo, io in braccio a lui, avvolti da una coperta a guardare assieme le stelle. Lui mi racconta che il giorno in cui la cometa Tiamat era più visibile era uscito a vederla, come fosse uno spettacolo, era un ragazzo e se n'era presto dimenticato. Solo qualche anno dopo ne divenne ossessionato, all'età che avevo io quando accadde tutto. L'anno in cui la sua vita cambiò, in cui iniziarono i sogni... l’anno in cui il sogno di visitare Itomori e quello di diventare architetto si intensificarono.

Ma altri sogni lo avevano portato alla ricerca di qualcosa che non ricordava... o qualcuno. -E quel qualcuno sei tu, Mitsuha!- conclude, e capisco finalmente dove volesse andare a parare con il suo discorso. Le sue parole romantiche mi lasciano sempre senza sapere cosa dire, allora rispondo con i gesti. Mi avvicino a lui, guardandolo negli occhi. Gli prendo il viso tra le mie mani e socchiudo le palpebre, mentre elimino lo spazio tra le nostre labbra. Sento che risponde al bacio, che pian piano diventa sempre più appassionato e caloroso, quasi non sentiamo più bisogno della coperta. Le mani dal viso si abbassano fino alla vita e lui fa altrettanto, avvicinandomi sempre più a lui, come se non fossimo già abbracciati, e con questo gesto il dondolo si muove, facendoci sobbalzare dallo spavento. Ridiamo come due bambini e aspettiamo l'alba assieme.

Con lui non ho più paura che le stelle possano cadere.

 

 

Fine maggio 2020 - Tokyo

 

Taki

Sento qualcosa che mi pizzica il viso, come una mosca che continua a posarsi su di me... ma una mosca sarebbe più leggera di così e ad un mio più piccolo movimento questa si sarebbe senz'altro scansata.

Apro gli occhi... e trovo Mitsuha quasi a cavalcioni su di me che mi guarda divertita. È già vestita con una canotta e una camicia in jeans chiusa con un fiocco sul davanti sotto il seno come un coprispalle e una gonna un po' ampia, lunga e bianca le copre le gambe. -Finalmente ti sei svegliato dormiglione! È una vita che ti chiamo...-

Sono ancora mezzo addormentato, perché Mitsuha è già così attiva oggi? Cerco di ricordare che giorno sia e lei mi risponde ancora prima di riuscire a chiederglielo: - Oggi è il giorno dell'inaugurazione del mio negozio! Ti ho già scelto i vestiti: visto che non vai al lavoro che ne dici di essere un po' più informale oggi?- mi porge dei jeans e una polo che ricorda la mia vecchia divisa scolastica: bianca con i bordini verdi.

Annuisco e lei se ne va in bagno chiedendosi se i capelli sono a posto. La raggiungo e la abbraccio da dietro, dicendole che sono perfetti: ha una particolare acconciatura che parte da una treccia per raccoglierle i capelli.

-È da tantissimo tempo che non la faccio più e ho paura possa sgualcirsi!- le dico che è bellissima e lei mi dà un lieve bacio per poi sfuggire dalle mie braccia. -Vado al negozio a sistemare le ultime cose, ci vediamo lì!- e in quel momento mi vedo allo specchio: non era il tocco di Mitsuha che sentivo sulle guance, era lei che con un pennarello mi aveva scritto “idiota”. Mi viene una rabbia tale che urlo: -Mitsuhaaaaaaaa!!!-

 

Mitsuha

Me ne sono andata appena in tempo perché potesse spellarmi viva, ma in fondo un innocente scherzo che male può fare?

Raggiungo “Il filo rosso del destino”, il mio negozio. L'ho chiamato così prendendo ispirazione dal mio cordoncino di kumihimo che uso per legare i capelli da una vita e che ho scambiato con Taki più volte, ricordandomi la famosa leggenda secondo cui le anime gemelle sono legate da un filo rosso. Ho trovato davvero l'altro capo del mio filo, è Taki e a lui devo la nascita di questo negozio: grazie ai miei risparmi, ai suoi e a una piccola parte di mia padre sono riuscita ad aprirlo. Vendo le mie creazioni in kumihimo e a maglia, le faccio su commissione e faccio piccole riparazioni creative. Devo molto anche a mia sorella, in quanto mi aiuta a fare molti degli oggetti che espongo, come i codoncini multiuso di diversi colori a seconda se si desidera amore o fortuna in diversi campi. E un particolare ringraziamento va anche a Takagi che fa conoscere il mio negozio attraverso il sito internet omonimo che ha creato. Ma tutta la mia gratitudine va a mia nonna che mi ha insegnato tutte queste tecniche fin da quando ero bambina, anche se odiavo ricamare, cucire e intrecciare fili, ora mi è molto utile e ne apprezzo molto di più l'arte. È come avere un po' di casa a Tokyo, come riavere mia nonna con me e mantenerla in vita attraverso i fili.

Sistemo gli ultimi cordoncini che ho fatto la notte scorsa poiché non riuscivo a dormire, poi preparo un tavolino con dei salatini e pasticcini da offrire ai clienti per l'apertura. Lo porto all'ingresso e in quel momento sento entrare qualcuno: è Saya-chin! Non mi trattengo dall'abbracciarla e le dico: -Sei venuta! Grazie!-

-E come potevo mancare Mitsuha? Te lo avevo promesso! Sono o non sono la tua migliore amica?- e ricambia anche lei l'abbraccio. -Magari non riuscivi per via di Yuko...- rispondo ancora sorpresa. -L'ho lasciata ai miei per oggi! E Tesshy se ne occuperà per un po' lui dopo il lavoro! Volevo esserci all'inaugurazione del tuo negozio, hai finalmente trovato la tua strada!- Sì, la mia strada, la mia vocazione l'ho trovata proprio a Tokyo, dove tanto desideravo andare. Saya-chin lavora in municipio e, come faceva la sorella, annuncia le nascite, le morti, gli avvisi più importanti per il paese. È il colmo pensando che non voleva essere etichettata come la ragazza degli annunci come la sorella, ma credo che la sua vocazione sia venuta fuori quella notte, assieme alla cometa: vuole rendersi utile alla comunità come allora. Tesshy invece lavora nella società elettrica della zona: paradossale anche la sua professione, visto che ha fatto saltare quella di Itomori nella stessa notte della sua distruzione... Forse una maniera inconscia per rimediare? Fatto sta che loro hanno capito presto come sarebbe stato il loro futuro, mentre per me è rimasto ignoto fino a poco tempo fa. Ho fatto anni a Tiamat passando da un lavoretto all'altro per capire cosa volessi fare, ma mi è sempre rimasta la curiosità di andare a Tokyo finché non ho preso il coraggio dopo la morte di mia nonna e sono partita. Mio padre sperava che prendessi la via della legge, lavorando per lo studio legale come segretaria, ma ho odiato quel posto, desiderando solo rivedere Taki dopo il lavoro. Ed eccoci qui, con lui al mio fianco che è arrivato portandomi melon pan, curry pan e Marble chocolate da offrire, sereno nonostante il mio scherzo.

 

Taki

Vedendo Saya-chin capisco solo adesso di cosa parlavano all'ospedale: il negozio è così importante per Mitsuha che lei le ha promesso di esserci per l’apertura.

Oggi apre alle 9 e chiuderà nel pomeriggio per far conoscere il negozio, mentre nei prossimi giorni terrà aperta solo la mattina o il pomeriggio, per poter continuare a fare le sue creazioni a mano. Oggi passano anche Takagi, Okudera e Tsukasa, e persino Yotsuha arriva contenta e saluta la sorella che la rimprovera di non essere andata a scuola. -Ma Mitsuha, è un giorno importante per te! E io collaboro no?- risponde a tono la sorellina. -Sì, e sono felice che tu ci sia!- si lascia poi andare Mitsuha, accogliendola a braccia aperte. È davvero sorpresa della sua presenza, ma felice che una componente così importante della sua vita sia lì, assieme a lei, a gioire del suo piccolo, grande, nuovo inizio.

I curiosi entrano ed escono del negozio comprando o solamente ammirando le opere di Mitsuha e lei arrossisce ai complimenti gratuiti e inaspettati. Molte ragazzine più o meno dell'età di Yotsuha acquistano i cordoncini mille usi colorati, soprattutto rossi, e si capisce fin da subito che andranno a ruba perché l'amore vero è l'attrattiva di tutte loro.

A fine giornata chiude il negozio e l'aiuto a pulire. È piccolo e farebbe presto anche da sola, ma oggi sono stato a casa dal lavoro apposta per farle da spalla. Appena finiamo, riprendo da dove ci eravamo lasciati la mattina: la riabbraccio e le dico: -Sono orgoglioso di te!- Lei salta letteralmente in braccio a me, e io la sostengo tenendola per le gambe per non farla cadere, appoggiandole la schiena alla parete dietro la cassa. Ci baciamo intensamente, come se la giornata non fosse stata lunga e stancante, e cominciamo a sentire la mancanza d'aria per il caldo che in questi giorni si inizia ad avvertire in città. Lei inizia ad aprirsi la camicia di jeans e se la toglie rimanendo in canotta e poi mi afferra per il colletto della polo e inizia ad aprire i bottoni. La faccio sedere sul bancone dove c'è la cassa, così che possa muovermi anch'io e togliermi la maglia. Riprendiamo a baciarci e lei dal mio volto porta le mani lungo il mio torace nudo, facendomi distendere su di lei che si è sdraiata. Inizio a baciarle il collo, poi le spalle e lei accompagna i miei movimenti accarezzandomi i capelli, e quando arrivo al suo petto fa per togliersi la canottiera. In un attimo di lucidità, mi accorgo che non abbiamo chiuso la serranda e perciò potremmo dare spettacolo, così glielo faccio notare. Con enorme imbarazzo, lei si rialza e l'aiuto a vestirsi dopo lei mi rinfila la polo. -Direi che per oggi hai già attirato l'attenzione abbastanza, non ti pare?- Lei mi guarda divertita e usciamo, tornando a casa.

 

Inizio giugno 2020 – Tokyo

 

Mitsuha

Inizialmente l'idea di aprire un negozio per le mie creazioni mi sembrava una follia e temevo poi che non avrebbe reso, ma qui a Tokyo non sono abituati ad avere le cose fatte a mano e i miei braccialetti, collane e orecchini sono piccoli gioielli da regalare o farsi fare apposta per qualche occasione speciale. I lavoretti di sartoria poi non mancano mai e io lascio la mia “firma” con un piccolo ricamo su ciò che ho riparato, impreziosendo il capo. Lo facevo spesso da ragazza e ricordo che una volta avevo riparato una gonna ad una giovane donna... ma non ricordo a chi.

Ho così tanto bisogno di manodopera, di stare dietro alle ordinazioni che temo che nemmeno Yotsuha possa riuscire a ricamare abbastanza, così ho deciso di fare anche corsi di ricamo in tecnica kumihimo e magari più avanti potrò assumere chi sarà più brava, oltre che organizzare nuovi corsi.

Rientro a casa dopo una lezione serale e sento Taki al telefono in camera che parla animatamente. Entro anch'io e il sorriso che inizialmente aveva sul suo volto si spegne di colpo. Che abbia un'amante?

 

Taki

Come faccio a dirlo a Mitsuha? Non ho nemmeno fatto in tempo ad apprendere la bella notizia che mi preoccupa come potrebbe prenderla lei. Mi guarda già seria, come se avesse capito che ho qualcosa di importante da dirle. Io la faccio accomodare sul letto e lei si siede sul bordo accanto a me. Inizio con il dirle che ho avuto un'importante offerta di lavoro e lei si rianima, felicissima per me, iniziando già ad abbracciarmi e, senza lasciarmi finire di parlare, si congratula. Mi dispiace dover rompere il suo entusiasmo, ma se non le spiego di che cosa si tratta non può capire il mio disagio.

Mi tocco la nuca, gesto che negli ultimi anni ho preso a fare spesso quando sono agitato, e decido di staccarla da me, dicendole senza giri di parole: -È a Tiamat e dovrò stare là ad occuparmi di ogni fase dei lavori.- Vedo che lo sconforto prende possesso del corpo di Mitsuha e che abbassa lo sguardo, cogliendo l'occasione di spiegarle di cosa si tratta. -Era tuo padre al telefono e mi ha detto che sono tutti d'accordo che io costruisca un monumento in ricordo di Itomori e che replichi il tempio Miyamizu. Hanno pensato a me in quanto architetto e per via dei miei studi su Itomori. Immagino anche si ricordi dei disegni che avevo mostrato a dicembre...-

 

Mitsuha

Non alzo lo sguardo, continuo a fissare il copriletto azzurro cielo, fin quando Taki non smette di parlare. Poi mi alzo e corro verso il bagno a piangere da sola, chiudendo la porta. Lo sapevo, mio padre ci vuole dividere, per questo ha commissionato a Taki questo lavoro così importante, così lo allontanerà da me perché per qualche assurda ragione non ci vuole assieme... E ricomincio a odiarlo, quando finalmente avevo imparato a volergli bene, grazie a tutto quello che aveva fatto per me negli ultimi anni. Credevo lo facesse per me...

Taki bussa alla porta. Non ho voglia di mostrarmi debole questa volta, ma non riesco nemmeno a tenerlo lontano. Mi guardo allo specchio e si vede palesemente che il volto è stato rigato dalle lacrime, così mi lavo la faccia e poi gli dico “avanti”.

Lui entra, guarda basso anche lui e si tocca la testa con fare preoccupato. Viene verso di me e dice a fil di voce: -Se non vuoi, non vado...- si vede che è combattuto e non mi piace vederlo così per causa mia. Mi sento un mostro...

 

Taki

Ho visto per un secondo negli occhi di Mitsuha un briciolo di speranza nell'udire le mie parole, ma subito dopo si è spenta. Con voce singhiozzante mi dice che non devo rimanere solo per lei, che sono libero di andare e che suo padre l'avrà vinta... e riscoppia a piangere, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

Le accarezzo i capelli quando mi avvicino e prendendole il volto le dico: -Perché “l'avrà vinta”? Cos'ha fatto?- Lei mi spiega quello che ha in mente, ma io la rassicuro: suo padre non sa che questo è il lavoro che ho sempre desiderato e perciò non lo fa apposta a separarci. Anzi, mi offrirebbe addirittura vitto e alloggio da lui per quei mesi, se non mi volesse con sé mi avrebbe fatto alloggiare altrove, no?

Mitsuha si riprende, tirando su con il naso, e mi prende le mani, stringendole: -Sarei un’ingrata se non ti lasciassi seguire i tuoi sogni. Con tutto quello che hai fatto per me, il minimo che possa fare è dirti che hai tutto il mio appoggio e sostegno.- bacia i dorsi delle mie mani e si porta i pungi chiusi che tengono le mie all'altezza del cuore. Le bacio la fronte e la ringrazio sorridendo.

 

Mitsuha

Passiamo quella notte e tutte le altre fino alla sua partenza come se fossero le ultime da passare assieme. Di fatto non lo saranno perché non ci lasceremo mai, ma non sappiamo quanto tempo occorrerà per sviluppare il progetto di Taki. Non importa se fa caldo o se siamo scomodi: rimaniamo abbracciati ogni notte, così stretti che posso sentire il suo cuore battere e i nostri respiri in sincronia. Non vogliamo perdere nessun secondo prezioso lontano dall'altro.

 

 

Fine giugno 2020 – Stazione di Tokyo

 

Taki

Il giorno della mia partenza è arrivato e alla stazione ci sono Mitsuha, Takagi e persino mio padre a salutarmi. Sul binario ci scambiamo i saluti: mio padre mi augura buona fortuna e con una pacca sulla spalla si congeda.

È sempre stato un uomo di poche, ma essenziali parole, come se misurasse le parole giuste da dire, non una di più né una di meno. Dice esattamente ciò che vuole dirti, senza giri di parole, ma mai in maniera brusca o cattiva. Penso sia diventato così dopo la separazione da mia madre, prima era più allegro e amava ridere, o forse lo vedevo così solo perché con me bambino voleva dimostrarsi tale. Non esprime il suo affetto a parole, ma te lo fa intendere con piccole premure. Già la sua presenza oggi è confortante e gliene sono grato.

Si congeda anche con Mitsuha alla stessa maniera dicendole di non dispiacersi della mia partenza, ma di vederla come un'opportunità di far crescere il nostro amore. Lei annuisce e lo ringrazia. Credo che la sua saggezza le ricordi sua nonna, non l'ha mai ritenuto strano nonostante questo suo particolare modo di fare.

L'ha conosciuto ancora al mio compleanno a novembre e da quando Mitsuha abita nel mio appartamento lui viene ogni tanto a trovarci, rimanendo per pranzo o per cena a seconda dei turni che ha in ospedale. È stato fin da subito felice per noi, nel suo modo di essere tale. Mi ha sempre appoggiato, qualsiasi decisione prendessi, e per questo lo ammiro molto perché mi ha sempre lasciato libero, non facendomi mai sentire solo. Il padre perfetto anche in questa situazione.

Takagi mi abbraccia e nell'orecchio gli dico di prendersi cura di Mitsuha quando non potrò esserci, specialmente per quanto riguarda “Il filo rosso del destino”, continuando ad aiutarla con il sito internet. Lui mi stringe più forte e mi conforta dicendo che il sito lo sente suo perché è il primo sito web che crea e che Mitsuha la vede già come un'amica dei vecchi tempi, perciò in questi mesi sarà come aiutare e far compagnia ad una sorella.

Lo ringrazio per essere il mio migliore amico e poi mi saluta, scendendo dal binario.

 

Mitsuha

È il mio turno dei saluti: mi avvicino a Taki e lui mi stringe forte, in uno di quegli abbracci in cui diventi un tutt'uno con l'altro, tanto che non voglio più staccarmi. Appena annunciano la partenza del suo treno lui sale e continuiamo a parlare. Gli dico che mi mancherà svegliarmi la mattina senza averlo accanto, cucinare assieme, trovare i suoi disegni sparsi per la casa, la sua mano, i suoi abbracci e i suoi baci... Mi risponde dicendo che non è un addio e per il mio ultimo punto pone presto rimedio, piegandosi su di me dal gradino del treno. È un bacio dolce e intenso, pieno di speranza e affetto. Quando ci stacchiamo mi prende la mano destra e la tira verso di sé, estrae un pennarello dalla tasca della giacca e ci scrive sopra. Che voglia vendicarsi della volta che gli ho scritto sulla faccia?

Quando me la lascia, prendo anch'io il pennarello per scrivergli il mio nome così che non si dimentichi di me (come se fosse possibile), ma non riesco a fare nient'altro che un tratto che le porte si chiudono e il treno inizia a muoversi. Il pennarello cade, non so se sui binari o è riuscito a cadere sui gradini dell'ingresso, ma non mi importa più cercarlo quando leggo ciò che Taki mi ha scritto sul palmo: “Ti amo”. Richiudo la mano in un pugno e piango ridendo, come se non sapessi cosa provare. Sono felice per la sua improvvisa dichiarazione e, nonostante mi sembra di aver già vissuto una scena così (o è forse un film?), mi sento a pezzi per non aver provato a dirglielo anch'io. Quante volte l'ho pensato, ma non ci sono mai riuscita! Preferivo dimostrarglielo con abbracci e baci, ma ci sono volte in cui anche le parole hanno lo stesso effetto: lui ne era in grado. Mi faceva scogliere con un “ti voglio bene” o “sono orgoglioso di te”, cosa che io non sono molto brava a fare, compensando parlando tanto o a gesti. Avrei dovuto dirglielo prima, con tutto quello che ha fatto per me...

Mi sento ancora una stupida quando lascio la stazione in lacrime e con sguardo perso mi dirigo nel nostro appartamento. Faccio una doccia per levarmi questa tristezza di dosso, cercando però di non far sparire la sua scritta. È la mia unica certezza: io e lui ci amiamo e non sarà la distanza a separarci, né il tempo. Nemmeno se cadessero le stelle potremmo mai dimenticarci del nostro amore.


----
Note:

Ed eccoci ancora qui! Spero che anche questo capitolo possa esservi piaciuto!

Ringrazio val3ntin3 per aver recensito il capitolo precedente! È sempre una gioia e uno stimolo leggere i vostri pensieri! E un altro grande grazie va a vero_84 per aver aggiunto la mia storia tra le preferite! Il mio cuore fa salti di gioia nel leggere nuovi nomi!

Immagino avrete notato molte citazioni tratte dal film come il dispetto che fa Mitsuha e la dichiarazione di Taki, in particolare quest'ultima mi è piaciuta molto descriverla, anche se nel frattempo mi è dispiaciuto farli separare. Spero non mi odierete, ma anche Taki secondo me aveva bisogno di una realizzazione lavorativa e personale e quale modo migliore se non quello di realizzare il tempio Miyamizu?

Un'altra citazione sono i dolci che Taki porta al negozio per i clienti all'inaugurazione: sono gli stessi che Sayaka compra e mangia con Mitsuha (o meglio Taki) e Tesshy progettando un modo per far evacuare Itomori. Le ultime, anche se più velate, sono Mitsuha che si guarda allo specchio mentre piange e Taki che si tocca la testa quando è preoccupato: la prima proviene dal film, la seconda viene esplicitata nel libro, all'inizio dell'ultimo capitolo.

Come avrete anche capito, il titolo della storia non è casuale e lo avevo già pensato come nome del negozio, ancor prima di chiamare così la mia storia: direi che calza a pennello no? ;-)

Mi auguro di ricevere ancora vostre recensioni, nel frattempo grazie per essere passati!

Baci,

Ori_Hime

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Your name / Vai alla pagina dell'autore: Ori_Hime