Sousy si ficcò in bocca il
rimasuglio dell’ennesima
ciambella, masticando con rabbia e vergogna, riempiendosi le guance
come un
criceto. Che schifo, stava di nuovo mangiando come un’obesa
per colpa della sua
stupida vita di merda. Singhiozzò e si soffiò il
naso nel tovagliolino
dell’ormai scomparso dolcino.
“Sono patetica,
vero Papyrus?”
“Ooooh ma no ma no, sei solo affamata.”
“Appunto, sono disgustosa.”
“Ecco… se ti ripulissi la faccia da tutta quella
crema e
gettassi via quel fazzoletto pieno di moccio andrebbe molto meglio.
Tutto qui.”
Sousy scoppiò di nuovo in lacrime, con Papyrus che accennava
un sorriso consolatorio ma che in realtà era convinto di
aver solo peggiorato
la situazione. Per tentare di rimediare alla sua ultima uscita
– e magari
evitare che Sousy spargesse sul divano altro cibo semi masticato,
piangendo a
bocca aperta – le porse una nuova ciambella alla cannella.
Sousy la agguantò
subito.
Quella mattina era partita malissimo: Sousy aveva bussato
alla porta di casa dei fratelli scheletri con un’espressione
di furia omicida
che avrebbe fatto invidia alla faccia di Undyne quando qualcuno diceva
che gli
anime erano per bambini, e aveva preteso di accamparsi sul loro divano
“perché
sì”.
Papyrus non capiva le ragioni del suo malumore, ma aveva
fatto di tutto per aiutarla a farsi passare quella brutta dose di bile
che lei
gli aveva portato in soggiorno. Inoltre, non aveva visto Sans da
nessuna parte…
probabilmente aveva deciso di girare al largo da lei e prendersi una
vacanza
dal suo giochino del fidanzato.
Le aveva persino portato una scatola di ciambelle prese
dalla signora coniglio all’ingresso di Snowdin, e lei le
stava facendo sparire
tutte in meno di mezzora.
“…almeno ti piacciono?” chiese lo
scheletro, conciliante.
“No. Fanno cagare, sono troppo dolci. E fanno
ingrassare.”
Sousy dette un altro morso vorace al dolce che aveva in
mano. Papyrus si mise una mano nei capelli che non aveva.
“Mi dispiace vederti così… cosa posso
fare per te?”
“Portami una coperta, che ho mal di pancia.”
“…ma tutte le coperte che avevamo in casa le hai
già
addosso.”
“Ah! Non fare niente allora cretino!”
“Ma come mai sei così triste? Vuoi confidarti un
po’? Magari
poi stai meglio.”
Sousy alzò gli occhi al cielo, tra lacrime e zucchero a velo
appiccicato alle guance. Sembrò seccata. Ma poi
cacciò un profondo sospiro e
scosse la testa.
“Davvero non ci arrivi? Sono in
quei giorni.
Non si chiede mai a una ragazza
qual è il problema in quei
giorni. Sono emotiva, sensibile, e
soprattutto la pancia mi fa un male cane.”
“Oooooooooh ma certo. Sì. Ho capito
tutto.”
Papyrus spalancò gli occhi per essere più
convincente. Certo
che Sousy era davvero bizzarra.
Naturalmente non aveva capito una cippa frusta del suo
problema, ma la faccia allucinata e arrabbiata della ragazza gli aveva
suggerito che forse era meglio non indagare oltre. Cercò di
fare delle
congetture: forse la terza settimana di settembre le stava
particolarmente
antipatica, e guardando il calendario si era arrabbiata. Forse qualcuno
le
aveva fatto un malocchio, e per due giorni all’anno un gruppo
di formiche
invisibili le punzecchiavano le dita dei piedi. O forse era un lupo
mannaro,
solo che al posto di ricoprirsi di pelo si trasformava in una strega
malvagia
mangia-ciambelle. Doveva stare molto attento a come si comportava con
lei.
Magari era contagiosa.
“Che palleeeeeee!” strillò di nuovo la
ragazza, agitandosi
sul divano e portando Papyrus molto vicino ad una crisi di panico. Che ha adesso? pensò, siccome
aveva
capito che fare domande a voce alta era una pessima idea e peggiorava
solo la
situazione: la guardò con attenzione e notò che
aveva già finito la ciambella.
Si girò per prenderne subito un’altra –
quelle ciambelle sembravano l’unica
cosa in grado di contenere la sua furia – ma si accorse con
spavento che erano
finite tutte. In preda al panico, si alzò e fece per
lanciarsi fuori dalla
porta, ma Sousy lo fermò con un grido.
“PENSAVO CHE MI AVRESTI FATTO COMPAGNIA!”
“Sto solo andando a prendere altre ciambelle! Il grande
Papyrus vuole solo il tuo benessere piccola umana sofferente!”
Sousy scoppiò in lacrime di nuovo.
“Allora resta qui! Ho bisogno di affetto. Tu mi vuoi un
po’
di bene, Papyrus…?”
“Ehm… quella volta che siamo usciti insieme mi hai
dato
dello sfigato, però in fondo dai, io non voglio male a
nessuno in realtà…”
“Ahhhhh nessuno mi
ama in questo mondo! E sono un cesso!
Mi spieghi come ci esco stasera, con Mettaton, conciata
così!?”
La sera prima alla fine le cose non
erano andate proprio
come avrebbe voluto Sousy.
Sans, vedendola arrivare sottobraccio a Mettaton al
ristorante, aveva fatto spallucce e aveva pure chiesto al robot se
voleva
accompagnarla a casa lui con la sua limousine, siccome evidentemente lo
scheletro
era stato troppo sfiancato dalla sua esibizione per darsi la pena di
tale
incombenza. Sousy si era arrabbiata tantissimo, ma Mettaton poi le
aveva detto
che il giorno seguente le avrebbe mostrato i suoi studi televisivi, e
lei non
aveva saputo dire di no. Le aveva persino promesso di farla comparire
in tv e,
sinceramente, era decisamente un passo più in là
dal farsi salutare da tutti
perché sottobraccio al cabarettista di turno. Poi Sans non
avrebbe potuto
ignorare il fatto che lei aveva deciso di dare un
bacio al fornetto quadrangolare in diretta, sugli schermi di
tutto il sottosuolo. Oh, sì, questo sì che
l’avrebbe fatto friggere di gelosia,
ciclo o non ciclo. Sousy, maestra delle vendette servite al microonde.
Papyrus fece di tutto per rendere presentabile Sousy per
quella serata speciale, e dopotutto si rivelò un vero
maestro: buttarono nella
biancheria sporca i vestiti di Sans che la ragazza stava ancora
indossando,
stritolata dalle cuciture troppo strette, e tirarono fuori uno
splendido abito
rosso, a cui Papyrus aggiunse un paio di protesi a forma di palle da
basket e
un discreto numero di occhiali da sole da appoggiare sulle stesse. In
realtà il
vestito era una tunica di stregone per un costume di carnevale
(larghissima per
lo scheletro, giusta al pelo per la ragazza) e Sousy pensava che
facesse
davvero schifo, ma in quella situazione di crisi doveva pur
accontentarsi;
inoltre, si infilò le palle da basket nelle tette,
nonostante Papyrus
insistesse che fossero per i bicipiti. Bene
così pensò la ragazza, guardandosi
allo specchio e pensando che in fondo
non era così tanto sciatta.
Sans non si era fatto vedere per tutto il giorno, ma era
meglio così: Sousy non era sicura di poter prevedere che
piega avrebbero preso
le sue emozioni in tal caso, e non poteva rischiare di vedere la sua
determinazione infranta da un paio di complimenti da parte del suo
fidanzato
stronzo.
Finalmente Mettaton arrivò
a prenderla con la sua limo
scintillante, lei uscì di casa tutta abbigliata e si fece
fare il baciamano,
come una vera star.
Fu una serata davvero speciale: il robottino la accompagnò
sottobraccio a visitare gli studi del telegiornale (un una sedia, un
tavolo a
rotelle e un paio di cartoni di scenografia, il massimo della
qualità
considerato che dovevano poter essere montati in qualsiasi momento e
luogo
avvenisse uno scoop per spremere il meglio della diretta), le cucine
per il suo
programma “Cooking with Killer Robot” e addirittura
il set del film che stava
girando in quel momento, “Mettaton the Movie XXIX”,
che era una stanza
semi-vuota ricoperta di petali di rosa e piena di telecamere, che era
stata la
location anche di tutti i suoi film precedenti. Mettaton si
dimostrò essere un
vero gentlemen, e non perdeva occasione di ricoprirla di complimenti:
Sousy si
dimostrò lusingata, anche se dopo un po’ tutte
quelle sviolinate iniziarono a
farla sentire pericolosamente vicina a ricordare certe poesie
stilnovistiche
altrettanto sdolcinate che aveva letto a scuola (roba di tipo tremila
anni
prima, con un sacco di lauree, aure e fiorellini), e qualsiasi cosa
fosse
scolastica le dava il vomito ormai che ne era così lontana.
Il motivo per cui
fremeva d’impazienza per la fine della serata,
però, era ben più preciso:
Mettaton le aveva promesso di farla apparire in diretta. Lei aveva una
vendetta
da compiere, e non vedeva l’ora di apparire sugli schermi di
tutto il
sottosuolo per dimostrare che nessuno poteva permettersi di metterle in
piedi -
impantofolati - in testa.
Quando finalmente montarono il set per il telegiornale delle
19.45, Sousy non stava più nella pelle.
“OH Mettaton, sono
così emozionata!” cinguettò,
appendendosi al suo braccio tubolare, mentre lui
si ingegnava a montare il cartonato dello studio davanti alla
telecamera col
suo peso morto appollaiato addosso.
“Ne sono felice, CARISSIMA!”
Finalmente, prese il telecomandino per accendere la
videocamera in remoto, che aveva precedentemente posizionato di fronte
alla sua
postazione, e premette il pulsante di accensione.
“BUONASERA MY BEAUTIES AND GENTLEBEAUTIES! QUI È IL VOSTRO METTATON CON IL
REPORTAGE
SERALE!!! MI TROVO QUI CON LA CARISSIMA SOUSY IN QUESTO ISOLATISSIMO
COMPARTIMENTO STAGNO DEL CORE, SALUTA IL PUBBLICO SOUSY!!!”
*Sousy agita con entusiasmo la mano*
“LO
SCOOP DI STASERA È
ECCEZIONALMENTE INTERESSANTE, PERCHE’ INDOVINATE UN
PO’… PER L’ENNESIMA VOLTA
NON È SUCCESSO NULLA DI INTERESSANTE!!! E CON QUESTO IL
NOSTRO SERVIZIO SI
CHIUDE, BUONANOTTE CARI TELESPETTATORI, AL PROSSIMO APPUNTAMENTO CON TV
METTATON!!!”
Mettaton spense la telecamera e
lanciò da una parte il
telecomandino, stremato.
“Uh! – si lamentò, asciugandosi un paio
di gocce di condensa
che gli si erano formate sullo schermo per la stanchezza –
Che diretta, eh? Ti
prosciuga le energie, ma ne vale la pena ogni singola volta.”
Sousy era rimasta letteralmente a bocca aperta. Certo, se
avesse avuto quei 15 secondi in più durante la trasmissione,
forse sarebbe
riuscita a posizionare le labbra a cuore per poterlo baciare a
tradimento e
quindi ritrovarsi in quel momento con un’espressione
più carina, ma nemmeno
questo era riuscita a fare. Però lei era
un’adolescente piena di risorse.
“Certo che questo è un posto molto inusuale per
una
trasmissione, Mettaton.”
Considerò
con fare svagato, indicando a dito le quattro mura strettissime
all’interno
delle quali si trovavano, e poi il fiume di lava che attraversava il
pavimento
presso uno dei muri, unica fonte di luce disponibile dello stanzino.
“Ma certo che sì mia
splendida piccioncina, bisogna sempre stupire l’audience! Mai cedere alla pigrizia e
riutilizzare antichi set
tradizionali, noiosi e barbosi spazi
aperti e bene illuminati... Io sono d’avanguardia!”
Mentre lo show-robot monologava, Sousy acchiappò il
telecomandino e riaccese di soppiatto la cinepresa.
In tutto il Sottosuolo gli schermi
dei televisori
ricominciarono a trasmettere, e centinaia di mostri incollarono di
nuovo gli
occhi su di essi. Mai avevano assistito a un evento del genere!
“Mettaton, caro,
mi sono stancata di questi discorsi professionali.”
Sussurrò Sousy, sbattendo
seduttivamente le palpebre.
“Mi dispiace moltissimo tesoro…
ma hai ragione. È ora di passare ad altro.”
Mettaton si girò verso di lei e accese
delle lucine intense e sensuali sul suo schermo. Sousy
esultò internamente,
tutto andava secondo i piani. Tutto il Sottosuolo stava osservando
quella scena
in direttissima. Anche Sans. Soprattutto
Sans.
Sans e Papyrus stavano seduti sul
loro divano gibboso
tenendosi aggrappati ai braccioli, con le orbite puntate alla
televisione.
“Non ci posso credere che lo sta facendo davvero.”
Mormorò
Sans, stringendo forte i denti per trattenere la risata che gli avrebbe
rovinato gli sviluppi degli eventi sul teleschermo.
“Non ho idea di cosa stia succedendo… ma OMMIODDIO
SONO
EMOZIONATO!!! – esultò Papyrus, da autentico fan
numero uno della vera e unica
star del Sottosuolo – Sono tipo dei BLOOPERS? Un FUORIONDA?
Non lo so ma
AAAAAAAAAAH non l’aveva mai fatto prima! Andrei a fare dei
popcorn ma non posso
staccarmi da quiiiiiii!!!!”
Sans si infilò una mano in
tasca.
“Se vuoi ho delle noccioline Paps.”
“Saranno sicuramente sporche di ketchup!”
“Più di così ora non posso fare,
fratello.”
“Bene così! Insaporiranno ancora di più
questa trasmissione
GUSTOSAAAAUUUHHH!!!”
Sousy nel teleschermo stava pesantemente flirtando con
l’inconsapevole Mettaton, facendosi spudoratamente imprimere
negli occhi di
quanti più mostri possibili, dopo essere uscita con Sans di
fronte a tutti i
suoi conoscenti. Lo scheletro non poteva credere fino a che spunto la
stesse
spingendo il suo giochino. Ormai, era arrivata a mettersi in ridicolo
da sola.
“… che ne dici,
ora di parlare un po’ di me e te?”
continuò Sousy, stringendo con
le braccia le palle da basket che si era infilata nel reggiseno.
“Direi che è un’ottima idea, darling, a tal proposito avrei
decisamente qualcosa da dire.”
Rispose il robot avvicinandosi a lei, porgendole la mano.
“Mamma mia quanto
è figa.” Borbottò Undyne risucchiando
il
suo gelato caldo rosa dalla cannuccia, e facendo un sacco di rumore nel
processo.
“D-davvero lo pensi? Meglio di me?”
Protestò Alphys, a metà
tra gelosia e crollo di autostima.
“Pfff, nessuna è meglio di te Alph. –
Alphys arrossì – Però
devi ammettere che Sousy è fantastica, guarda che
tette!”
“Sai che sono protesi, vero?”
“E che vuol dire? Anche Papyrus le usa, ma non per questo
è
meno figo!”
Le due stavano spaparanzate sul lettone di Alphys con gli
occhi puntati al mega-schermo, in pigiama, colte di sorpresa proprio
quando
stavano per cominciare la quinta maratona della prima stagione di Mew
Mew Kissy
Cutie.
“…e poi guarda quelle orecchie da gatto, sembra
proprio Mew
Mew!” proseguì la ninfa, tenace nella sua
ammirazione.
“Sì… sarebbe carina se non fosse che
abbia un quoziente di
simpatia paragonabile a quello di Jerry.”
“Ooooooh sei una gelosona!”
Undyne le premette la mano sulla testa e iniziò a
grattargliela
spingendola contro il materasso, facendola scoppiare a ridere, ma smise
subito
dopo perché in TV le cose si facevano serie.
Sousy avvicinò il volto a
quello schermico del suo partner.
“…e sentiamo, cosa mi vorresti dire?”
“Per esempio, tesorino, che sono stato fortunatissimo ad
averti trovata, perché erano anni che sognavo di incontrare
qualcuno come te.”
“Oh.” Sousy iniziò a pensare che aveva
sempre più voglia di
concludere tutti quei discorsi col suo bacio a sorpresa, ma dopotutto,
aveva
dei telespettatori da accontentare e voleva far bella figura…
“Ma certo cara. Sai? Permettimi di mostrarti la mia
visione…
il mio viso, su una facciata di grattacelo ricoperta di
schermi… - mentre
parlava, Mettaton muoveva la mano nell’aria come per
disegnarseli davanti - … e
sotto decine di milioni di spettatori a seguire il mio show. Non
è
meraviglioso? E tutto questo, cara, sarà grazie a
te!”
“Grazie a me?” mormorò Sousy estasiata.
“Ma certo! E ora dovrai fare solo una piccola, semplice
cosina per me…”
“…cosa?” Sousy atteggiò le
labbra a forma di bacio, pronta
per il gran momento.
“MORIRE!”
Tutti i mostri davanti alla tv fecero
un salto.
Mettaton afferrò Sousy per
il collo e la issò in alto,
facendola sporgere sul fiume di lava.
“… perché grazie alla TUA ANIMA UMANA
potrò finalmente ATTRAVERSARE
LA BARRIERA, E OTTENERE IL PUBBLICO CHE HO SEMPRE SOGNATO DI AVERE,
FUORI DA
QUI!!!”
“Okay, qui si esagera
però.” Sibilò Sans, piantando le dita
nel divano.
FINE DELLA STORIA!!!
AHAHAHANOSCHERZO
CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA
EMOZIONANTISSIMA DIRETTAAAAAAAAAUUUUUUHH!!!!
QuestadirettaèstatasponsorizzatadaMTTBrandBurgerEmporiumveniteagustarviunburger
insiemeallestelleGNAM!
*Angolo Autrice*
*Scusate il ritardo,
sarei in tempo se non fosse Sans a editarmi le storie. *