Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: vivienne_90    25/05/2017    4 recensioni
Akashi e Kuroko stanno insieme da diverso tempo quando quest'ultimo parte all'improvviso senza avvisare nessuno, costruendosi una nuova vita a Los Angeles.
Adesso, otto anni dopo, Kagami e Kuroko stanno tornando a Tōkyō, ognuno con le proprie preoccupazioni, chi l'aereo e chi una determinata persona, inizia tutto così...
Dal cap 5
"Il ritorno di Tetsuya metteva in discussione ogni cosa, ogni equilibrio che si era creato, si stava per rompere, perché guardare nei suoi occhi era come ammirarsi in uno specchio che non rifletteva mai l'immagine originale [...] Aveva sempre avvertito quelle piccole, grandi, differenze. Era come se una sottile parete trasparente li dividesse e Seijuurou, incurante, la buttava giù ogni volta, perché sapeva che al di là di essa avrebbe trovato Tetsuya, che lo avrebbe abbracciato, che lo avrebbe fatto sentire a casa."
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AkaKuro || AkaMayu || KagaKuro || MidoTaka || MuraHimu || AoKi || Past!AoMomo || Past!KagaHimu ||OOC!Mayuzumi || No!Bukushi/Oreshi || Future!AU
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Chihiro Mayuzumi, Seijuro Akashi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Kuroko no Basuke è un'opera di Tadatoshi Fujimaki, io non traggo alcun profitto da questa storia.



 

Una danza.
Era così che amava definire quello spettacolo. Una danza che non si sarebbe mai stancato di vedere e di sentire, con tutti i suoi sensi.
Ascoltava i suoni. Odorava i profumi. Con le mani toccava la pelle sudata e accaldata, incredibilmente morbida, delicata. Infine c'erano gli occhi, sempre ben aperti.
Le iridi eterocrome, rosso acceso e oro fuso, non si lasciavano sfuggire nemmeno il più piccolo movimento. Non se lo potevano permettere.
La sua stanza, sempre ordinata, dove ogni oggetto trovava il suo posto specifico, ora era un totale disastro, o forse ad essere disastrata era la sua mente E quel tumulto di sensazioni, quella confusione interiore, il caos che non gli permetteva di essere lucido, aveva un cognome e un nome. Kuroko Tetsuya.
Nonostante stessero insieme da sei anni, mese più mese meno, Seijuurou ancora non si era abituato a vederlo così e molto probabilmente, con sua immensa gioia, non si sarebbe mai assuefattoNon si sarebbe mai stancato, anzi sentiva di volerne sempre di più. Non gli sarebbe mai bastato.
Tetsuya, nudo sopra di lui, lo cavalcava. Si agitava. Eccitato, esprimeva tutta la sua sensualità. Ballava.
Il suono della loro pelle che veniva in contatto, più o meno bruscamente, era la base sulla quale si esibiva. Il corpo di Seijuurou, il suo palcoscenico.
Era una danza scoordinata. Il quasi diciannovenne dai capelli azzurri, ondeggiava su di lui, si alzava e si abbassava, respingendolo e accogliendolo di nuovo. Cambiava il ritmo, prima piano, poi sempre più veloce.
Quando le mani si serrarono sui suoi avambracci, l'altro capì che era riuscito a trovare il punto tanto sensibile. Aveva inizio così la sua parte preferita.
Ogni volta che il suo amante scendeva su di lui, gli andava incontro con il bacino, oppure con le mani lo tratteneva giù più del necessario, aumentando la pressione.
Continuò a guardare la bellissima danza che stava per giungere al termine. Lo capiva da come veniva pronunciato il suo nome, disperatamente, una supplica spezzata dal piacere: chiedeva di più, chiedeva di non fermarsi, di andare più veloce.
Era divertente vedere come il suo fidanzato, così esageratamente composto, in quei momenti si trasformasse in un'altra persona.
Tetsuya spesso e volentieri prendeva l'iniziativa. Tetsuya non diceva mai no’.
Stanco di stare sdraiato, si tirò su a sedere costringendo l'amante ad abbracciare i suoi fianchi con le gambe, eppure questo non lo fermò dal proseguire la sua esibizione.
Dalle labbra leggermente gonfie, per colpa dei baci e dei morsi, scappavano lascivi mugugni di apprezzamento. Le braccia lo stringevano forte per far aderire i loro corpi ancora di più, come se in quei momenti volesse fondersi totalmente con lui. Diventare un'unica persona.

«Seijuurou — ».
«Tetsuya. Insieme.».

E quando l'azzurro buttò la testa all'indietro, non potendo più trattenere il piacere che provava, per Seijuurou fu naturale seguirlo. Raggiungerlo.


«Sei! Sei... p-piano — ».

No, quella non era la sua voce. Tetsuya non avrebbe mai detto una cosa del genere. Incurante continuò a spingersi in lui, portando entrambi oltre la soglia del piacere.
Non aveva importanza il fatto che non fossero riusciti ad aprire quella porta insieme. Non per Seijuurou.
Quando i respiri tornarono regolari, due braccia lo avvolsero teneramente e le labbra si avvicinarono al suo orecchio mormorando un timido ‘Ti amo’.
Fu un sussurro delicato, pieno di sentimenti, una dichiarazione a cui Seijuurou non rispose.

In quattro anni di relazione, non l'aveva mai fatto. Nemmeno una volta.
 

*
 

Distretto di Minato, uno dei ventitré quartieri speciali di Tōkyō, famoso per i suoi grattacieli prestigiosi che ospitavano altrettanti prestigiosi lavoratori.
Quel quartiere aveva visto tanti uomini darsi battaglia per salire di grado, per premere l'ultimo pulsante dell'ascensore, poi c'era chi lo premeva sin da quando era bambino C'era chi, a soli ventisette anni, era già Dirigente Amministrativo.
No, nonostante tutto non era stato facile arrivare fin lì; come unico figlio di un'importante famiglia, Akashi Seijuurou aveva sempre saputo quale sarebbe stato il suo posto. Fin da bambino sapeva che si sarebbe dovuto comportare in un certo modo, non poteva uscire dagli schemi. ‘Sbagliare’, non rientrava nel suo vocabolario, un verbo che non era necessario imparare.
Ricordava bene la pressione, le discussioni con suo padre, comunque in quei momenti, quando si sentiva andare in pezzi, c'era sempre una persona a sostenerlo, a liberarlo da tutte le aspettative. La stessa, che anni prima l'aveva lasciato senza nemmeno una spiegazione.
Dalle vetrate del suo ufficio osservava il cielo limpido e azzurro che non smetteva di parlargli di lui e di notte lo trovava ancor più affascinante. Spesso si tratteneva oltre l'orario lavorativo, solo per poter ammirare quella vista, per ricordarsi di come fosse bello, perfetto, stare con lui Basta. Era il momento di iniziare la giornata.
Chiudendo la mente a pensieri poco graditi, tornò alla sua scrivania, «Per quanto tempo ancora pensi di stare sulla porta senza dire niente?».
«Buondì, Sei-chan ~ eri così concentrato che non volevo disturbarti. Questi sono da firmare ~ ».
Gli occhi imperturbabili, forse leggermente irritati, dedicarono tutta la loro attenzione ai documenti che il suo segretario aveva posato sul tavolo di vetro pregiato.
Prese il primo foglio e dopo aver dato una lettura veloce, per controllare che fosse tutto in ordine, tirò fuori la Montblanc dalla tasca interna del completo e firmò.

«Ne Sei-chan ~ a cosa stavi pensando?».
Leggere. Controllare. Firmare.
«A niente in particolare.».
Leggere. Controllare. Firmare.
«Sicuramente doveva trattarsi di bei ricordi ~ ».
Leggere. Controllare. Zittire Reo — «Pessimi.» — Firmare.

E Reo rimase in silenzio ad osservare la mano elegante che, rapida, firmava un foglio dopo l'altro.
Si erano conosciuti ai tempi dell'università e nonostante entrambi avessero finito gli studi da diversi anni, non aveva perso l'abitudine di aggiungere quel suffisso onorifico al suo nome. A dire il vero, solo pensare all'idea che il suo kōhai, adesso fosse il suo Capo, lo faceva sorridere ogni volta.
Per qualcuno la situazione avrebbe potuto definirsi ‘imbarazzante’, ma non per il segretario; era grato a ‘Sei-chan’, nonostante quel suo modo di fare assolutista, sapeva quanto fosse gentile in realtà, perché quando si trovò nei guai, in un brutto periodo della sua vita, e chiese aiuto al vecchio compagno di studi, ‘Sei-chan’ l'aveva assunto senza fare troppe domande, poco importava se si trattasse solo di un lavoro di segreteria.

«Reo sei pregato di non distrarti.».
Sentendo la voce autoritaria del suo superiore, alzò gli occhi e notò il braccio teso, pronto a restituirgli i documenti firmati, «Scusa Sei-chan ~ stavo pensando all'università.».
«Preferirei di gran lunga sapere il programma di oggi.».
In realtà sapeva alla perfezione cosa avrebbe riservato quella giornata, solo che conosceva il suo assistente, se non l'avesse frenato avrebbe iniziato a vaneggiare e Seijuurou non aveva bisogno di questo: aveva bisogno di concentrarsi, non voleva pensare.
Per riuscire nel suo intento, il giovane Dirigente Amministrativo, partecipò alle riunioni, si trattenne a parlare di più con i clienti, s'impegnò a risolvere problemi che non erano nemmeno di sua competenza.
Ignorò completamente i fastidiosi ‘Sei-chan, ti senti bene?’ e continuò a trascinarsi dietro un Mibuchi Reo sempre più stupito — Non aveva importanza, tutto pur di non fermarsi, eppure qualcosa non era andato secondo i suoi calcoli, perché ora si trovava di nuovo davanti a quella vetrata. Indifeso.
La sua mente era aperta, vulnerabile. Non gli piaceva sentirsi così esposto.
Era da tanto che non pensava a Tetsuya e sognare un ricordo tanto intimo non aiutava. Non mentre era impegnato. Non nel momento in cui stava cercando di soddisfare il desiderio del proprio compagno.
Non voleva che il passato prevalesse sul presente. Voleva che quel cielo azzurro si annuvolasse, una volta per tutte.
Stanco, si lasciò cadere sul divano che arredava il suo ufficio, elegante e minimalista, chiuse gli occhi e con la mano iniziò a percorrere il bracciale in oro bianco da cui non si separava mai. L'unico ricordo che si era concesso di tenere.
Perché se ne era andato così? Perché? — Non un biglietto. Nessuna spiegazione. Tetsuya era semplicemente scomparso dalla sua vita, come se non fossero mai stati insieme.
Il bussare leggero alla porta lo fece tornare in sé, fu automatico: gli occhi si aprirono, la mano smise di sfiorare il gioiello e l'aura di superiorità lo circondò nuovamente.
Non si disturbò nemmeno a dire il classico ‘avanti’, anche perché non avrebbe fatto in tempo a finire, che Reo sarebbe già stato davanti a lui.

«Sei-chan ~ ».
Appunto — «Dimmi Reo.».
«Mayuzumi-san è qui fuori. Vorrebbe parlarti ~ ».

No. Non aveva voglia di vederlo. Non per cattiveria, solo che non amava venir interrotto, sopratutto a lavoro, «Digli che sono impegnato.».
Purtroppo, per la sua felicità, la voce squillante non smise di cinguettare allegra, «Già fatto ~ Mayuzumi-san insiste, dice che dovete festeggiare. È successo qualcosa di bello? ~ ».
«Non che io sappia.».
«Allora che faccio? ~ ».
«Va bene. Fallo entrare.».
Con lo sguardo seguì il segretario lasciare l'ufficio e si fece l'appunto mentale di dire a Reo che avrebbe dovuto riempire di più la sua agenda, infondo saltare il pranzo non aveva mai ucciso nessuno.

*
 

«Akashi-sama, Mayuzumi-sama. È un piacere rivedervi.».
L'elegante maître accompagnò i suoi più preziosi clienti al loro tavolo, questo avvenne solo dopo averli accecati con il sorriso più radioso e smagliante, che fosse in grado di sfoggiare; con un cenno del capo catturò l'attenzione di due camerieri, svelti aiutarono i due uomini a sedersi per poi congedarsi.

«Nakano-san, il piacere è solo nostro.».
«Mayuzumi-sama lei è troppo gentile, anche se è insolito ospitarvi per pranzo.».
«Oh beh, questa è un'occasione speciale.».
«Allora un brindisi è necessario.».

Il direttore di sala iniziò a guardarsi intorno, una ragazza in divisa gli passò accanto e l'afferrò delicatamente per il braccio bloccandola, «Watanabe-san, porta una bottiglia di champagne a questi ragazzi, per favore.».
In poco tempo la cameriera tornò, posizionò i flûtes e si apprestò a stappare la bottiglia, il suo superiore la fermò, facendole intendere che ci avrebbe pensato lui — «Un omaggio della casa.».
Gentile, avrebbe detto Chihiro. Ruffiano, avrebbe sostenuto Seijuurou.
Con eleganza fece scivolare lo champagne nei bicchieri e quando si poté ritenere soddisfatto accennò un inchino rispettoso, «Signori, vi lascio al vostro brindisi allora.» — per poi allontanarsi discretamente, restituendogli la loro intimità.
Gli occhi grigi seguirono l'uomo andare via e quando furono finalmente soli, posarono lo sguardo sul viso palesemente irritato del compagno.
Mayuzumi sorrise comprensivo, «Lo so che non ti piacciono le sorprese, che ti ho distratto dai tuoi impegni e tutto, ma potresti, per favore, mostrare un'espressione più... carina? — Come ho detto siamo qui per festeggiare.».
Un piccolo ghigno si fece strada sul volto serio, «Sei a conoscenza di tutte queste cose, quindi ne deduco che deve essere veramente urgente, tanto urgente da non poter aspettare fino a stasera. A cosa brindiamo?».
Mayuzumi Chihiro si sentiva elettrizzato. «Beh... ».
Si era svegliato di ottimo umore e aveva lavorato con entusiasmo, tutto stava andando per il meglio. L'idea di poter realizzare il suo nuovo progetto, lo rendeva felice come un bambino alla vigilia di Natale. Per scaramanzia non aveva detto niente a nessuno, nemmeno al compagno, comunque, visto che ormai era già tutto deciso, non c'erano altri motivi per tenerlo all'oscuro.
Quando trovò un minuto per fermarsi, aveva chiamato il loro ristorante preferito assicurandosi che fosse tutto perfetto. Sapeva bene che a Seijuurou non piacevano le sorprese, per una volta avrebbe fatto un'eccezione, lo avrebbe costretto a fare un'eccezione.

«Ti ricordi di quando ti ho parlato della nuova collezione?».
«Sì, certamente, avevi anche detto che stavi cercando ‘qualcosa in più’, un dettaglio per renderla più interessante. Suppongo che tu l'abbia trovato.».
«Esatto. La collezione è definitivamente terminata e potrò presentarla.».

Seijuurou non dava peso alla moda, ci teneva a vestirsi in modo adeguato, ma davvero non era un appassionato. Sapeva riconoscere un completo fatto bene da uno fatto male, la sua conoscenza finiva là. Era tutto quello che gli serviva sapere, eppure c'era qualcosa di diverso nei completi che creava Chihiro. Non che fossero appariscenti, anzi erano molto semplici, raffinati e lineari, ma lui lavorava bene: era preciso, meticoloso, con il giusto estro a suo parere. Aveva lavorato sodo per arrivare sin lì e si meritava tutto il successo.

«Mi fa piacere. In cosa consisterebbe questo dettaglio?».
«Come sai la particolarità di questa collezione è che vorrei potesse essere indossata sia da donne che da uomini.».
«Sì, lo ricordo bene.».
«Il problema però era renderla più femminile, senza farle perdere la linea maschile. Non sapevo come fare, poi un paio di settimane fa sono arrivato alla soluzione.».
«Ovvero?».
«Gioielli.», annunciò Mayuzumi trionfante, «La mia idea è di far indossare i completi a dei modelli, solo che la passerella sarà decorata con disegni di gioielli importanti.».
Istintivamente la mano di Seijuurou tornò ad accarezzare il bracciale, iniziava a sentirlo troppo stretto, o forse erano solo i ricordi che cercavano di prendersi gioco di lui, ancora una volta.
«Sei, tutto bene?».
«Certamente. Dimmi, chi disegnerà i gioielli?».

Mayuzumi amava il suo compagno, perdutamente. Ogni volta che ne aveva la possibilità glielo diceva e anche se non riceveva mai una risposta, continuava a sorridere.
Non importava che non gli dicesse mai ‘ti amo’, evidentemente non era il tipo da dichiarare i propri sentimenti tanto liberamente.

«Un amico che ho conosciuto durante il mio erasmus a Los Angeles, domani prenderemo un aperitivo insieme, mi farebbe piacere presentartelo. È molto bravo e visto che ci sentiamo ancora di tanto in tanto, ho pensato di chiedere a lui, anche se è stata dura convincerlo.».
«Strano, nessuno rifiuterebbe mai un lavoro del genere.».

Con il tempo Mayuzumi aveva imparato a conoscerlo, perché Seijuurou non parlava mai di sé; aveva scoperto che al caffè preferiva il tè, aveva scoperto che non amava le sorprese e che adorava dedicare anima e corpo al proprio lavoro.

«Sicuramente è un ragazzo con una storia particolare.».
«‘Particolare’, in che senso?».

Era incredibile come tutto di lui gli piacesse, c'era solo una cosa che lo disturbava — Con il tempo aveva scoperto che per farlo sorridere bastava poco, un cielo azzurro privo di nuvole e Seijuurou sorrideva.

«Lui non stava facendo l'erasmus, mi disse che si era trasferito per cambiare vita, non mi ha mai spiegato la situazione, comunque secondo me c'entra una storia finita male.».
«Questo non spiega come mai tu abbia dovuto insistere tanto.».

Mayuzumi ricordava bene la prima volta che aveva visto quell'espressione di serenità, di pace; quel ragazzo così serioso, stava effettivamente sorridendo, eppure qualcosa stonava. Si chiese perché i suoi occhi fossero tanto infelici.

«Magari non ha voglia di incontrare la suddetta storia finita male, è solo una mia supposizione però.».
«Come se fosse possibile, Tōkyō è una metropoli dopotutto.».

Con il tempo Mayuzumi aveva imparato a leggere le sfumature: lo sguardo, all'inizio triste, diventava malinconico e poi si irrigidiva, si arrabbiava; a quel punto gli occhi smettevano di contemplare la cupola azzurra e il sorriso si trasformava in una linea sottile.

«Sì, è quello che ho pensato anche io, per di più è da un po' di tempo che sta con qualcuno, quindi non vedo il problema. Come ho detto mi farebbe piacere presentarvi, pensi di riuscire a liberarti dai tuoi impegni?».
«Dovresti chiedere a Reo, è lui che si occupa degli appuntamenti.», si concesse un piacevole sorso di vino tornado a guardare il compagno, «Comunque, come si chiama questo tuo amico?».

Per quanto fosse bello, quel sorriso lo faceva star male, perché Mayuzumi non riusciva mai a farlo sentire così, a fargli provare così tante emozioni. Era terribilmente geloso di quel cielo e di qualunque ricordo portasse Seijuurou a perdersi, ad essere se stesso.

«Kuroko. Kuroko Tetsuya.».


Sì, a Seiijurou piaceva vedere Tetsuya ballare, perché oltre al piacere poteva percepire ogni sensazione dell'altro fluire in sé, ogni stato d'animo; il rosso sentiva quando l'azzurro era felice, spaventato o agitato. Quella volta però rimase confuso Era come se gli stesse scivolando via dalle dita, come se si stesse allontanando da lui.
Decise di mettere da parte i pensieri negativi e lo strinse, «Ti amo. Non sai quanto.».
«Anche io, Sei-kun.».
«Tetsuya.», con delicatezza iniziò ad accarezzare la chioma azzurra del compagno, «Prometti che non mi lascerai mai.».
Tetsuya scostò il capelli magenta dalla fronte e gli prese il volto fra le mani posando le labbra sulle sue, «No, non ti lascerò mai Sei-kun. Lo prometto.».


Aveva mentito. Quella stessa notte se ne era andato. L'aveva lasciato.

«Allora, vogliamo brindare?».

E ora Tetsuya era tornato.






 

Angolino dell'autrice, si fa per dire u.u


Eccoci alla fine del primo capitolo. Un pizzico di lime che non guasta mai direi (?), Reo è il segretario di Sei-chan, Mayuzumi è uno stilista e Kuroko un designer di gioielli, non chiedetemi come mi sia venuto in mente, va bene così xD

Spero che Akashi sia IC, per quanto riguarda Mayuzumi so benissimo che è OOC e vabbè uvu
Detto questo mi auguro che vi sia piaciuto il primo capitolo, da cui si evincono già diversi accadimenti huhuhuhu
Il prossimo aggiornamento avverrà lunedì, dai non dovete nemmeno aspettare troppo :v

Chiedo scusa per eventuali errori di battitura e lasciate una recensione se vi va (mi farebbe davvero molto piacere sapere come la pensate <3)

A lunedì ~

 

  
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