Libri > Il fantasma dell'Opera
Segui la storia  |       
Autore: Elphie94    25/05/2017    1 recensioni
[Modern!AU] Considerato il più grandioso genio del nuovo secolo, Erik Danton vive recluso, nascondendo al mondo la ragione della sua volontaria segregazione. La sua vita cambia quando vi entra a far parte Meg Giry, una ragazza spavalda e apparentemente senza regole, che diverrà la sua nuova (quanto involuta) allieva. Tra i due non scorre buon sangue, ma nessuno, neanche Erik, può prevedere il futuro...
[Edit 2020: lievi correzioni e modifiche al testo.]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erik/Il fantasma
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
vii.


La pioggia ticchetta in maniera oltremodo molesta contro le ampie vetrate della Maison Danton. È seduto — diciamo anche appollaiato — sulla sua poltrona preferita, e legge un libro di architettura con grande interesse, quando il suono del campanello lo fa trasalire. Sono poche le persone che osano disturbare e bussare alla sua porta; persino i monelli della campagna ne stanno alla larga. In cima a un'altura isolata nel mezzo del nulla, si crede sia una casa abitata da fantasmi, il che è ironico.
Chi può essere, dunque? Erik fa un rapido calcolo mentale: c'è il Daroga, che lo tiene costantemente sotto sorveglianza, quasi fosse una bomba pronta ad esplodere; poi c'è Giovanna, che ogni giorno viene a pulire la casa e a portargli la spesa (di certo non può andare in giro per un supermercato — o le stesse strade di Parigi, in particolare di giorno — senza destare occhiate nervose, addirittura ostili). E poi c'era un tempo in cui Christine veniva a trovarlo, ma ora fa tutto parte del passato. E infine…
Raggela quando va ad aprire la porta, il libro dimenticato sulla poltrona.
«Meg.»
Pensava che non avrebbe mai più rivisto il suo viso piccolo e rabbuiato, eppure eccola lì, sulla soglia, con il cappuccio della felpa tirato sulla testa e la solita matita nera e pesante a circondarle gli occhi scurissimi.
Un minuto di spiacevole imbarazzo galleggia tra di loro.
«Sei tornata.»
«Non farti illusioni. Sono qui per le lezioni di pianoforte. Non per te.»
Erik sospira — era più di quanto potesse sperare — e la fa accomodare nella sala della musica, dove ad attenderli c'è il meraviglioso pianoforte a coda su cui Erik ha composto gran parte delle sue opere, riverite in tutto il mondo.
Lei fissa lo strumento con sguardo nostalgico, come un amante perduto. Erik sospira, non sa se di felicità per il ritorno della sua allieva o per la disperazione — ché, malgrado tutto, l'ha perduta. Tutte le donne della sua vita (ben poche, in verità) lo hanno abbandonato, prima o dopo.


La routine — Meg che non gli rivolge la parola per prima, le lezioni sature di tensione, il suo abbrutimento morale — prosegue per altre due settimane. Meg è rigida, poco rilassata durante le lezioni, e soprattutto tace. Un silenzio preoccupante: non è abituato a una Meg tanto disciplinata. Gli mancano le sue battute sarcastiche e velenose; gli mancano gli sguardi elettrici che si scambiavano ogni volta che battibeccavano. Ma non può farci nulla: questo è l'unico trattamento che merita da lei. Anche se non le ha fatto del male personalmente, Erik avverte che la fiducia che pian piano lei andava edificando nel loro rapporto si è incrinata fino a ridursi in schegge di vetro. Vuole evitare un rapporto meno professionale con lui; solo quello di maestro e allieva ha importanza, ora. Erik ha da lungo tempo intuito che le lezioni di pianoforte non sono altro che un modo per lei di riavvicinarsi alla figura del defunto genitore — un lutto che non ha mai davvero elaborato del tutto. Erik nota il modo rabbioso in cui suona: come una fiera in gabbia pronta a spiccare il volo, o forse a fuggire.
«Porca troia.» La sente imprecare sui tasti, le dita esili che martellano senza pietà.
«Il linguaggio» la ammonisce lui di rimando — un monito che gli è sgorgato dalla gola e le labbra malformate con la più disinvolta semplicità. Come ai vecchi tempi.
«Non tendi bene le mani» le fa notare con la maggiore calma possibile. È vicina, così vicina a suonare in modo decente la disgraziata sinfonia di Beethoven, e le si accosta senza pensare, come sempre trasportato dalla musica, l'unica cosa al mondo capace di intrigarlo tanto tra le sue spire da fargli perdere il controllo di sé. Per aiutare la ragazza a raggiungere con le sue piccole mani tutti i tasti che le servono per riprodurre la sinfonia, posa le proprie lunghe dita su quelle minute di lei.
«Così. Ti aiuto io. Adesso prova.»
Ma Meg è immobile, irrigidita dal tocco e dalla voce di miele di lui nell'orecchio. Sono così vicini che potrebbe sentire il suo respiro sul collo…
Qualcosa nella mente di Erik scatta — l'istinto atavico della fuga — ma è troppo tardi: Meg gli afferra le mani prima che possa ritrarle lontano da lei. Infine si volta, lentamente. Il suo sguardo serio e determinato incuterebbe soggezione anche ad un uomo che un tempo era una macchina da guerra all'ordine dei servizi segreti. Si alza, sempre con movimenti misurati, quasi si trovasse dinanzi una fiera affamata. Scioglie la presa dalle sue mani e le porta al viso di lui, come sempre mascherato.
Erik le imprigiona dolcemente i polsi, scuotendo il capo con orrore crescente. Ma Meg è forte.
«Devo capire» dice, e da questo lui comprende che anche per Meg quella impasse è insopportabile. Comprende che vuole dare una svolta alla storia.
Erik chiude gli occhi, già presagendo cosa accadrà. Forse non ti abbandonerà come ha fatto tua madre, pensa. Forse rimarrà — per le lezioni e… e tutto il resto. Lo ha fatto quando ha saputo che vent'anni fa eri un mercenario temibile, lo farà di nuovo. E se pure non lo facesse, chi potrebbe biasimarla? Non certo tu.   
Con un gesto brusco, rapido come un aspide del deserto, la maschera si trova tra le mani piccole — come ha fatto a non notarle prima? Sono così minute, fragili fiori primaverili — di una Meg che alla vista del suo vero viso esplode in un singulto d'orrore.
Erik sa cosa sta vedendo, anche con le palpebre calate. Un volto simile a un teschio, la pelle rinsecchita sull'osso, un buco in luogo del naso, le labbra disgustosamente deformate… La sua dannazione. Ricorda cosa è accaduto con Christine — era stato lui ad urlare di furore in quell'occasione. Ora il silenzio si propaga nell'aria come gocce di veleno.
«Oh, porca puttana
Meg lo infrange con una sequela di imprecazioni volgari, il respiro affannoso. Erik non si azzarda ancora ad aprire gli occhi, troppo codardo per affrontare l'orrore sul viso di lei. Non crede che il suo cuore possa reggere un colpo simile, non di nuovo. Mai, mai più.
«Cerca solo di non vomitarmi sulle scarpe. Sono italiane.» Il monito di Erik è più una battuta sardonica che altro.
Il cuore greve, apre gli occhi.
Meg è lì, la maschera ancora tra le piccole mani, e sul viso sfoggia un bizzarro colorito verdastro e rosso insieme che ha un qualcosa di malsano. Deglutisce pesantemente.
«Hai soddisfatto la tua curiosità. Potresti ridarmi la maschera, adesso?» Erik parla in tono calmo — sono serviti anni di duro lavoro per donare alla sua voce una sfumatura meno minacciosa in occasioni simili — e tende una mano.
Solo in quel momento si rende conto che gli occhi di Meg — profondi, scuri, inossidabili — sono pieni di lacrime. Questa non è una reazione che aveva previsto.
«Così è per questo che…» Meg fa un cenno al suo volto devastato.
Erik annuisce, desolato.
«Mi dispiace. Mi dispiace tanto.»
«Dispiace anche a me.»
Rimangono a fissarsi, muti, ancora per qualche altro attimo. Infine lei avanza di qualche passo, più coraggiosa dinanzi al dolore puro di quanto lui immagini. Gli rimette la maschera. E poi — meraviglie delle meraviglie — lo abbraccia.
Non proprio: più che altro, posa il capo sul suo petto scarno, ed Erik avverte calde lacrime infradiciargli la camicia. Ma non importa, perché il viso di lei non è il solo ad essere umido di pianto, ora.
Erik non ha il coraggio di stringerla tra le braccia come farebbe qualsiasi altro uomo. Ha fallito. Non può rendere uomo nemmeno se stesso.
Rimangono lì a piangere in silenzio per chissà quanto. Da quel momento, sono di nuovo uniti: è impossibile condividere qualcosa di simile con una persona e rimanere indifferenti, o addirittura ostili.
Perdono, pensa lui. È mai possibile?



Note dell'Autrice: Un altro piccolo aggiornamento, ma fondamentale. Dopo settimane di riflessione, Meg riesce a capire e perdonare Erik (e più in avanti si vedrà meglio come – anche se, penso sia ovvio, con l'aiuto della sua terapista). Non è facile, ovviamente: non sto qui a dire quanto sarebbe stato ragionevole e comprensibile per lei non farlo, lasciarlo andare. Tuttavia, decide di dargli una seconda possibilità. (Si è capito che non è tipo da seconde possibilità, ma è un'eccezione.) In nome dell'amicizia che lei non credeva reale, e che eppure è sorta fra loro, e perché capisce la gravità del dolore che lui ha provato e di cui è ancora preda. Erik meriterà il nuovo trattamento? Sembra sincero nel non voler ricadere negli antichi errori e mutato da allora, questo è certo.

Jessica24: Io sono lieta che tu mi segua, allora, mia cara. Comunque sì, Erik già prova, effettivamente, qualcosa per Meg – una certa attrazione e una premura che la Laurent ha percepito. Ma, ancora meglio (o peggio, dipende dai punti di vista), è Meg stessa che, incredula, si sente disgustata dal fatto che proprio lei, prima della confessione di Erik, stava “per…” per innamorarsi di quest'idiota. Beh, non riesce a razionalizzarlo né ad ammetterlo lei stessa. Era probabilmente affascinata dal misterioso genio mascherato, ma ora il loro rapporto muterà, poiché la maschera è caduta e lei ha conosciuto il suo vero volto (anche figurativamente). L'idillio si trasformerà in “vero amore” (cavolo, sembra la pubblicità di una soap opera)? Tu che ne pensi? :) Un bacio, e grazie per la recensione! <3
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il fantasma dell'Opera / Vai alla pagina dell'autore: Elphie94