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Autore: Gemad    25/05/2017    2 recensioni
"Entrò. Un lurido bagno oscurato dalle nuvole e dal temporale si prostrò davanti ai suoi occhi. Si avvicinò sempre di più al centro della stanza ed incominciò ad esaminare il bagno. Controllò gabinetto per gabinetto, finestra per finestra. Ma quando intravide quel piccolo dettaglio nel lavandino, uno storto sorriso si manifestò sulle sue labbra."
Genere: Generale, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Pioveva a dirotto ad Hogwarts, nel lontano 1943. Da molto tempo. Ormai, erano quasi quattro giorni consecutivi che la pioggia non voleva cessare. Un’atmosfera cupa circondava il Castello immergendolo nell’oscurità più profonda dal mattino alla sera.
Le lezioni continuavano a svolgersi regolarmente. Metà dell’anno scolastico era già passato e numerosi test continuavano ad essere il perno centrale delle lezioni. Studenti su studenti rimanevano affranti ogni giorno nel constatare che l’acqua continuava a battere sulle finestre incessantemente.
Nell’aula di Trasfigurazione, i ragazzi del quinto anno continuavano a strusciare le punte impregnate di inchiostro sulla pergamena ruvida e lunga. L’aula era poco illuminata. Le candele sembravano non bastare a contrastare l’oscurità e la cupezza di quei giorni di inizio primavera.
Albus Silente osservava i suoi studenti, seduto dietro la scrivania, con le dita delle sue mani intrecciate, assumendo una posizione di forte concentrazione, con gli occhi semi chiusi dietro gli occhiali a mezzaluna, come se stesse pregando.
Un ticchettio nel suo polso scandiva il tempo.
Osservava un ragazzo, posto in prima fila. Era seduto nella maniera più composta possibile. Schiena ritta, testa leggermente china e occhi fissi sul suo foglio. Non aveva smesso di scrivere. Non aveva staccato lo sguardo dal suo foglio se non per poter osservare la sua piuma immergersi per qualche istante nella sua boccetta d’inchiostro.
Pettinatura ordinatissima, pelle pallida ma grande forza di volontà, talento e genio.
Tom Riddle continuava a scrivere ciò che le domande esigevano. Era tranquillo. Non sentiva pressione, non sentiva la paura, non rispondeva agli sguardi stravolti ed esasperati dei suoi compagni. Cercavano con ogni tipo di cenno di richiamare l’attenzione del Serpeverde. In ogni modo.
Il che risultava difficile. A Silente non sfuggiva nulla. Silente non aveva alcuna intenzione di fermare quel simpatico siparietto. Non totalmente simpatico. Vedeva un leggerissimo ghigno beffardo nelle labbra di Tom.
Adorava quel genere di situazione. Vedere gli altri che lo imploravano, che richiamavano la sua attenzione continuamente perché avevano bisogno assolutamente di lui. Lui non dava alcuna sensazione di presenza.
Era come se non fosse presente.
Era come se il resto dei suoi compagni stessero parlando al vento o ad un fantasma che nessun altro riusciva a vedere.
-Tempo scaduto- disse solennemente Silente.
Ad uno ad uno, ogni studente si alzò dalle proprie sedie per andare incontro al professore, che ritirava i compiti annuendo con un sorriso incoraggiante e soddisfatto. Arrivò il turno di Riddle. Si alzò e camminò più velocemente del solito.
Sembrava eccitato. Non vedeva l’ora di andarsene e di lasciare l’aula. Consegnò il compito e fece per voltarsi ma Silente lo fermò –Come hai trovato il test, Tom?-.
-Come professore?- chiese il ragazzo voltandosi restando il più composto possibile e guardando disorientato Silente.
-Ho chiesto se hai trovato di tuo gradimento questo test- ripeté il professore.
-Ehm, ho trovato la domanda riguardante lo scambio come sottocategoria della Trasfigurazione troppo banale. Insomma, è una domanda riguardante il programma di studio per gli alunni del secondo anno- tentò di spiegarsi il ragazzo che esprimeva continuamente la medesima volontà di andarsene di tutta fretta.
-E che mi dici della serie di fattori che un mago deve prendere in considerazione quando esegue un incantesimo di Trasfigurazione?- continuò Silente scrutandolo con quell’azzurro degli occhi che tanto entrava in contrasto con il buio dell’aula.
Tom aveva l’aria sempre più stizzita.
Il petto incominciava a gonfiarsi e sgonfiarsi molto più velocemente del solito. Silente lo notava e rimase incuriosito e sospettoso di quell’inusuale comportamento.
-La trasformazione intesa è direttamente influenzata dal peso corporeo, ferocia, potere della bacchetta, concentrazione e una quinta variabile sconosciuta, come descritto da…-.
-Emeric Switch che disse “In quando si trasfigura, è importante eseguire movimenti di bacchetta fermi e decisi. Non si ondeggia o rotea la bacchetta inutilmente, o la Trasfigurazione non avrà successo” nella Guida Pratica alla Trasfigurazione per Principianti-.
Silente era serio. Serissimo.
E Riddle, che non comprendeva quella rapida interrogazione ma continuamente infastidito soprattutto per l’ultima interruzione che gli impedito di terminare la domanda, guardava l’insegnante.
-Molto bene Tom. Puoi andare-.
Il Serpeverde uscì dalla stanza. I suoi compagni di Casata accorsero dal nulla, incominciando a chiedere cosa lo avesse trattenuto all’interno dell’aula.
-Non sono affari tuoi Dolohov- rispose Tom sistemandosi lo scudo da prefetto accanto allo stemma della sua Casata.
-Mio Lord se solo il professor Silente abbia tentato di infastidirla…- tentò di allacciare il discorso Selwyn che venne immediatamente interrotto da Tom stesso –Me ne occuperei in prima persona- disse serio in volto, senza fissarlo negli –Ma non osare mai più parlare in questo modo di un professore-.
-Ma il professor Silente appoggia da sempre.. “gli altri”- continuò Selwyn con una nota di disgusto nella sua voce.
-Non importa- disse Tom fissando i volti attoniti dei suoi compagni –Non dureranno ancora per molto i Nati Babbani-.
Il resto dei ragazzi di Serpeverde non riuscirono a comprendere l’ultima affermazione di Riddle. È stata una frase che ha tenuto la bocca chiusa a tutti, senza saper dibattere.
Ed era meglio così, pensava il ragazzo.
-Porta questa nella Sala Comune- disse lanciando la sua borsa senza nominare chi l’avrebbe dovuta portare. Si accese una piccola disputa su chi avrebbe dovuto reggergli i libri. Tom ghignò. Amava sentire quel senso di forte potenza ed autorità.
Si avviò da solo per l’oscurità del Castello senza farsi vedere e senza salutare. Camminava a pensava. Sapeva che era certo. Era assolutamente certo del fatto che le sue ricerche avevano finalmente dato i loro frutti.
Non vedeva l’ora che l’anno scolastico terminasse. Sarebbe finalmente riuscito ad incontrare le sue radici familiari. Era pronto a scoprire coloro che possedevano il suo sangue. Tutto a tempo debito. Pensò Riddle. Ci sono altre faccende che dovevano essere risolte prima di lasciare il Castello per qualche giorno dopo la conclusione degli esami.
I corridoi erano abbastanza affollati. La cosa lo infastidiva parecchio. Odiava vedere quei volti felici e sorridenti. Odiava vedere la felicità di certe persone che non riuscivano a comprendere l’errore che avevano commesso nel provare a mettere piede in questo Castello, insudiciandolo con il loro respiro, la loro aria, il loro sangue sporco.
Era decisissimo. Se i pensieri ed i fondamenti di Tom fossero risultati esatti, non avrebbe più visto quei sorrisi ebeti.
Decise di prendere alcune scorciatoie, deviando da alcuni passaggi segreti di cui nessuno ne era conoscenza, tranne lui. Arrivò davanti ad una porta. Si trovava al secondo piano. Una ragazzina del primo lo osservava.
-Vattene via!- gli disse con una calma terrificante Riddle. Lei scappò a gambe levate.
Entrò nel bagno delle ragazze. Nessuno era presente. Proprio come pensava. Proprio come aveva studiato per settimane. Dopo l’ora di Trasfigurazione, l’affluenza di ragazze era pari allo zero. Certo, non aiutava quel cartello “Guasto” appeso da Tom stesso.
Entrò. Chiuse a chiave la por Un lurido bagno oscurato dalle nuvole e dal temporale si prostrò davanti ai suoi occhi. Si avvicinò sempre di più al centro della stanza ed incominciò ad esaminare il bagno. Controllò gabinetto per gabinetto, finestra per finestra. Ma quando intravide quel piccolo dettaglio nel lavandino, uno storto sorriso si manifestò sulle sue labbra.
Si trattenne dal ridere. Dal ridere di soddisfazione.
-Molto bene- disse in un sibilo serpentesco il ragazzo.
Aprì il rubinetto dell’acqua ma oltre al fatto che non fuoriusciva l’acqua in alcun modo, non succedeva nulla. –Andiamo- disse Riddle che incominciava a perdere la pazienza.
Il suo sibilo in Serpentese fuoriusciva dalle sue labbra come se fosse un serpente, come se volesse trasformarsi in un serpente.
-Apriti!- urlò.
Qualcosa successe. Uno scatto. Un rumore di qualcosa che si apriva. Come una cassaforte. Gli occhi di Riddle non riuscivano a crederci. Era incredibile. Lui aveva veramente aperto la Camera dei Segreti. Nessuno, a parte Salazar Serpeverde in persona, era mai riuscito a metter piede in quei confini inesplorati da secoli.
Entrò, trepidante, eccitato. Scivolò. Scese di parecchi metri sotto la superficie del Lago Nero. Percorse un lunghissimo corridoio. Solo la luce della sua bacchetta gli permetteva di scorgere i dettagli di quel luogo che non sentiva piedi umani da tanto tempo. Troppo tempo. Quel sorriso storto non scendeva dalle sue labbra. Non spariva. Se quella era felicità, allora era felicità. Se quella era l’adrenalina, allora era l’adrenalina. Nemmeno Riddle cercò di comprendere che cosa fosse. Non gli importava.
Doveva scoprire se la leggenda era vera. Doveva scoprire la creatura che avrebbe compiuto il suo sogno di estirpare la stirpe dei Maghi dai Nati Babbani, dai Mezzosangue.
Un’altra porta. Un cancello che fu troppo semplice da aprire per Riddle. Vide una scaletta e, dopo averla percorsa a piccoli ma rapidi passi, vide di fronte a sé la meraviglia dei suoi occhi. Vide l’opera del grande Salazar.
Si ritrovò nell'ingresso di una sala molto lunga, debolmente illuminata. Pilastri di pietra torreggianti, formati da altri serpenti avvinghiati, si levavano fino al soffitto, perdendosi nel buio e gettando lunghe ombre nere nella strana oscurità verdastra che avvolgeva il luogo.
Chiunque poteva temere quell’immenso panorama inquietante. Riddle no. Avanzava lentamente, godendosi quell’aria di putrido e di chiuso. Non c’era nulla al suo interno. Non vide nulla. Per il momento, però, aveva esplorato solamente un quarto dell’immensa camera sotterranea.
Arrivò davanti alla statua immensa ed altissima di un uomo vecchio con lunghi capelli che arrivavano fino alle sue spalle. Tom si inginocchiò con le mani nei suoi capelli per la gioia, per lo stupore. Non gli importava di tenere quell’atteggiamento ordinato e composto che tutti vedevano ogni giorno. Non gli importava di passare per quello che lui non era.
In quella stanza poteva essere sé stesso.
Poteva ridere. Rise. Una risata profonda, spropositata. Esultò a pieni polmoni mentre sentiva lo sporco della camera che si attaccava ai suoi vestiti, assieme al suo odore terribile che, però, per Tom Riddle, l’erede di Salazar Serpeverde, era come aria fresca e genuina.
Forse era per l’adrenalina, forse era la follia che stava fuoriuscendo lentamente dal suo corpo.
Ma esplose in una lode verso il grande Salazar. Un sibilo.
-Parlami, Serpeverde, tu che sei il più grande dei Quattro di Hogwarts! Parlami!-.
Successe qualcosa che nemmeno Tom si aspettava. La bocca della statua si aprì. Curvò il collo per osservare qualcosa che ne usciva fuori, dalle sue viscere. La creatura di Serpeverde. Comparve nuovamente quel sorriso storto fra le sue labbra con gli occhi sbarrati.
Un enorme serpente uscì dalla bocca della statua. Arrivò davanti a lui, strisciando fiero, cercando colui che lo aveva liberato da secoli di prigionia.
Una serie di sibili uscirono dalla sua bocca. Il Basilisco parlò.
-Sono io il tuo padrone- disse Tom vedendo l’enorme Serpente prostrarsi al suo fianco, strisciandogli intorno, senza osare toccarlo, aspettando quello che un animale si aspetta dal suo padrone: ordini.
Tom osservava e accarezzava quella pelle ruvida e ripiena di scaglie. Lo contemplava. Contemplava quella creatura che sarebbe stata la sua arma, la sua via per eliminare i Mezzosangue ed i Babbani, impadronendosi del potere a cui tanto aspirava.
Tom Riddle, Lord Voldemort, l’Erede di Serpeverde era pronto a dare il primo di una lunga serie di ordini.
Con quel sorriso sulle labbra completamente storto, con quegli occhi sbarrati ed illuminati di un barlume rosso sangue, disse –Uccidi-.



Angolo dell'autore: spero che tutti coloro che si sono inoltrati nella mia fantasia, siano rimasti particolarmente soddisfatti. Ho provato ad immaginare come fosse accaduto ciò che tutti hanno ignorato. Come aveva fatto Tom Riddle ad entrare nella Camera dei Segreti? E cosa aveva provato durante il percorso che lo conduceva nella camera che il suo antenato aveva creato solo e solamente per lui?
Spero che ve lo siate goduti. 
A presto!

P.S.: Le parole di Riddle segnate in corsivo, sono in Serpentese, giusto per essere sicuri che abbiate compreso.
   
 
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