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Autore: GreenCats    26/05/2017    0 recensioni
È la storia di Harry che si tocca il cuore ogni volta che sente il cuore di Louis.
Two Ghost.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Turnaround, every now and then I get a little bit terrified

 And then I see the look in your eyes

 Turnaround bright eyes, but every now and then I fall apart.

 

Bisogna solo e soltanto crederci in due. 

 

Harry continua a reggersi la testa, massaggia le tempie cercando un lieve sollievo da quelle urla che ancora gli rimbombano dentro, non lo lasciano stare. Sono tre settimane che lo accompagnano in ogni gesto, in ogni passo; si sono sostituite a lui. Il sonno tarda ad arrivare, dormire al centro del letto non gli farà sentire meno la mancanza. 

 Riempire i suoi spazi, nemmeno.

 Accende la televisione ed il volume riecheggia in una stanza vuota, riempi i silenzi,  sovrasta i pensieri e smorza i battiti. Va ad insinuarsi negli angoli dove lui non fa più rumore. Illumina la stanza di leggere sfumature di blu e pensare che, fino a poche settimane prima, bastavano due occhi a fare quell'effetto. 

 

Quanta vita si può lasciare accanto ad un'altra persona?

 

Continua a muoversi nel letto, a scalciare le lenzuola e rigirarsi sui fianchi. Non si è ancora abituato a dormire da solo, non sa dove appoggiare la testa. Non c'è più il petto caldo di Louis dove poterlo fare. Non c'è più la voce di Louis a cullarlo. Lui - semplicemente - non c'è più. È andato via, ha sbattuto la porta e lo ha lasciato indietro, con le ginocchia strette al petto, il viso bagnato e nascosto. Ora come allora le loro urla a riecheggiare, a scagliarsi contro di loro. Parole forti, orgogli infuocati, cuori distrutti. 

 

"Dovevo andarmene molto prima!" 

 "Nessuno ti sta fermando Louis, vai!" 

 "Vaffanculo Harry!" 

 

Il verde dei suoi occhi è spento, scuro, non ci sono più riflessi, non ci sono più nemmeno quelle piccole pagliuzze blu. Si era convinto che nel guardare Louis, come per osmosi, il blu si era diffuso nei suoi occhi. 

 Oltre che nella vita.

 Finisci per pensarlo quando passi nove lunghi anni accanto ad una persona. Diventa tutto comune: il letto, il conto bancario, la vita, il colore degli occhi. Tutt'uno.   

 È stanco, assonnato e senza forze mentre la testa continua a pulsare ed il torace a fargli male. Sente un peso che rende difficile ogni respiro. È vicino ad un attacco di panico oppure di cuore, non sa cosa gli faccia male di più. 

 

"Respira profondamente Harry, conta con me fino a dieci. Ti darò un bacio alla fine" 

 

Ma Louis non c'è a contare con lui, a condividere i respiri ed i baci, è solo in una stanza troppo grande e gli inutili tentativi di respirare non si infrangono sulle labbra sottili e rosee di nessuno. Al solo pensiero gli si stringe di nuovo il petto, il cuore, insomma, quello che rimane di una vita fatta a pezzi. 

 Non ricorda più come ci si sente a sentire il cuore battere. Ma deve ricomporsi, deve riaggiustarsi; non può continuare ad andare avanti così, a stenti, sorretto dalla forza degli altri: dalle braccia di Liam, dagli abbracci di sua sorella Gemma e dalle parole di Niall. 

 Deve rassegnarsi ad una realtà che non gli appartiene e mai lo farà. Per questo si guarda la mano sinistra, il terzo dito, lì dove ancora giace l'anello che Louis gli aveva regalato al loro terzo anniversario, le parole che gli aveva detto le ricorda ancora, non può dimenticarle – "È topazio. Dicono che sia la pietra della sincerità, dello scopo della vita e Dio...Avevo imparato tutte le definizioni. A me piaceva solo perché mi ricorda il connubio dei nostri occhi" – Harry ricorda anche il suo delle loro risate subito dopo e del rumore delle loro labbra ed il fruscio delle lenzuola mentre facevano l'amore. Ricorda di come Louis gli aveva baciato l'anello, la mano e poi la bocca. Di come si erano uniti subito dopo quando entrambi pensavano che mai nessuno avrebbe potuto dividere due come loro, destinati e finiti solo e soltanto all'altro. A nessun altro. 

 

Allora Harry chiude gli occhi, reprime un singhiozzo e lo immagina ancora lì con lui, steso al suo fianco, in quella metà del letto che gli appartiene. Si fa un po' più piccolo, si rannicchia sotto le lenzuola e cerca di ricordare com'era il battito del cuore di Louis quando gli appoggiava la testa sul petto e mormorava un – "Buonanotte Lou" – se fa attenzione, può sentirlo ancora. 

 

"Lo sai".

 "Lo so".

 

Looks so real.

 Sounds like something that I used to feel

 but I can't touch what I see.

 

***

 

 

Harry viene svegliato dal solito rumore di pentole e del bollitore del tè che emette un fischio assordante, dovrebbe davvero comprarne uno nuovo, più silenzioso. Magari nella casa nuova. Si trascina a piedi nudi in cucina, è troppo assonnato per sentire freddo, è troppo assonnato per trovare deliziosa la figura di Louis che impacciato si muove tra i fornelli ed il frigorifero lasciato aperto, lo riproverebbe se non avesse la bocca ancora impastata di sonno ed un terribile mal di testa – "Ti sei svegliato dormiglione!" - commenta Louis, avvicinandosi con cautela, negli anni ha imparato quanto può essere irritabile Harry la mattina dopo una sbronza. Vorrebbe passargli le mani nei corti capelli, intrecciare le dita alla base della nuca e trascinarlo in un bacio ma si limita ad un sorriso ed ad un leggero, insensibile, bacio sulla guancia. 

 

"Sei qui..." - la voce di Harry è rauca, bassa e graffiante. Il sonno è ancora presente in quelle parole ma Louis riesce a cogliervi anche una nota sorpresa – "Dove dovrei essere? È casa mia!" – dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, casa sua – "Va tutto bene? Devi smetterla di chiamare gli stessi giri di birra di Niall" – Louis ha effettivamente ragione, il suo migliore amico ha una capacità di tolleranza all'alcol molto più alta della sua ma c'è qualcosa di strano, di diverso in tutto. "Sono solo ancora addormentato ed un po' ubriaco" – si massaggia il ponte del naso ed effettivamente deve essere così. Non ci sono altre spiegazioni, o meglio, le spiegazioni sono in quelle sei pinte di birra che ha mandato giù e nei due o tre drink seguenti, sapeva di non dover esagerare ma sentiva come una inspiegabile necessità di bere, dimenticare qualcosa. 

Ora vorrebbe davvero ricordare cosa.  

 

Louis lo guarda con le sopracciglia aggrottate, così i suoi occhi blu sembrano più piccoli ed intimidatori, scrutano il suo corpo, viaggiano sulle sue scapole nude, sul bacino ricoperto da foglie nere tatuate, un vecchio errore di quando era appena ventenne. Lo sguardo corre su tutta la figura di Harry e Louis non riesce a reprimere un sospiro ed a mordersi il labbro inferiore. Se non fosse per il lavoro – ed il fatto che probabilmente Harry è ancora leggermente ubriaco ed assonnato – Louis gli avrebbe già iniziato a mordere il collo, a baciargli la mandibola, a farlo suo. 

Quello sguardo ammiccante il ragazzo lo conosce fin troppo bene, anche con le sopracciglia aggrottate, non cambia – "Ti farei mio su questo stesso bancone" – mormora Louis avvicinandosi, pregustando già il bacio che gli sta per dare.  

 

"Mandiamo Niall, ad aprire. Negozio" – Harry non vuole sprecare fiato e parole, minuti preziosi, minuti che potrebbero utilizzare nel fare del magnifico sesso. Nelle ultime settimane sono stati entrambi molto impegnati: Louis con il lavoro al negozio ed Harry con il trasloco per la nuova casa. Non hanno smesso di fare l'amore comunque, hanno avuto solo poco tempo da dedicare all'altro. Per questo il più piccolo dei due ne approfitta, allunga la mano ed afferra l'asola dei jeans scuri di Louis e lo trascina verso di sé. Dopo nove anni di matrimonio e quattro di fidanzamento ancora non riesce a resistergli. La risposta di Louis è un sorriso ed un bacio, un altro, i volti a confondersi tra loro, i corpi vicini, uniti, insieme come non lo erano da troppo tempo. Chiudono gli occhi nello stesso momento, iniziano a prendere il loro ritmo mentre le dita di Louis si intrecciano dietro la nuca di Harry e lo trascinano in un nuovo bacio – "Sono tre settimane che non facciamo l'amore". 

 

"Recuperiamo, amore" – non riesce neanche a dirlo perché soppresso dalle labbra di Louis. Ma va bene così, quel corpo gli è mancato maledettamente troppo. Ed allora il sonno passa, i residui dell'alcol vengono offuscati dal piacere; ci sono solo Harry e Louis, a fare l'amore in un angolo di una cucina ripiena di scatoloni. Ci sono due cuori con la stessa frequenza. 

 Con gli anni, sono riusciti a fare anche questo.

 

"Lo sai che ti amo?" 

 "Lo so che mi ami" 

 

***

 

Harry ha mandato un messaggio a Niall che è diventata poi un'intera conversazione con Liam ed una chiamata da parte di Zayn, il commesso del negozio che suo marito ha assunto solo perché conosceva il nome di tutti i componenti dei Coldplay e non solo Chris Martin. Vende strumenti musicali, questa cosa potrebbe giustificarlo. Mentre Niall impartisce lezioni di chitarra e pianoforte, al piano superiore. È grazie a lui che hanno conosciuto Liam. È lui che ha insegnato ad Harry a suonare, iniziando a strimpellare le prime note di 'Smoke of the water' per finire con intere canzoni che, nelle notti insonni o dopo aver fatto l'amore, dedica a Louis. 

 

Come quella volta in cui l'afa di luglio era troppa e per prendere aria, nel bel mezzo della notte, si erano rifugiati sul divano di paglia del terrazzo ed Harry, con le gambe incrociate e gli occhi verdi sul compagno, aveva iniziato a canticchiare parole confuse, accompagnato da note casuali e Louis dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a piangere, si alzò lentamente trascinandosi il lenzuolo con sé e lo abbracciò, mormorandogli una serie infinita di ti amo e grazie. 

 Harry sentì come se il cuore avesse saltato qualche battito in successione ed a piangere, fu proprio lui. 

 

Dall'altra parte, Louis aveva scritto canzoni per Harry fino a consumarsi le dita.

 

"Va ad aprire Niall ma nel pomeriggio mi ha chiesto di passare" – espone Harry, leggermente confuso da quella richiesta. Scuote le spalle e per un attimo si domanda il perché lo voglia incontrare – 'Ieri sera è successo qualcosa?' – si chiede ma non ci sono risposte, non nella sua memoria. 

 

È distratto dal rumore di un lampo che fa tremare l'intero appartamento. Harry è un uomo di trenta anni, vive a Londra da altrettanto tempo eppure alla pioggia, lui non si è mai abituato. Riescevancora a mettergli paura. Louis si avvicina di soppiatto mettendogli le mani sui fianchi pronunciati e nudi, facendolo sussultare per lo spavento. Un brivido a percorrergli l'intera spina dorsale – "È da questa mattina che sei irrequieto, cosa succede?" – domanda prima di baciargli la base del collo e le spalle. Deposita al centro della schiena una serie di piccoli ed appena percepibili baci. In quel punto tanto amato da entrambi – "Sono i tuoi baci che mi sorreggono" – gli aveva detto il più piccolo la prima volta che le labbra di Louis si erano poggiate su quell'esatto punto. 

 

"Ho fatto un sogno questa notte..."

 "Me lo vuoi raccontare?" – Si stendono sul letto, i loro corpi coperti solo da un paio di asciugami umidi mentre i capelli già bagnano i cuscini. Sono le ultime lenzuola che li sono rimaste, le altre sono in qualche scatolone verso la nuova casa. Ma non importa, non adesso che Harry intreccia le sue gambe a quelle di Louis e quest'ultimo vorrebbe passare il resto della sua vita così ma non può. Non può. Di tutta quella vita che c'è nei loro corpi uniti, lui non ne può usufruire più. 

 

"Ero qui, esattamente qui. Ma tu non c'eri. Ero – Harry fa un lungo respiro, anche solo dire quella parola gli fa tremare la voce – solo e tu eri...Eri morto. Dopo aver litigato sei andato via, hai sbattuto la porta e qualche ora dopo mi hanno chiamato dall'ospedale. Ti avevano investito e Lou sembrava così reale. Così vero ed io ho avuto paura perché una vita senza di te io non posso affrontarla" – Louis gli accarezza il volto con le dita, con il pollice si sofferma sulle labbra, il ponte del naso, gli occhi umidi. Raccoglie una lacrima e proprio lì, lo bacia. Come a voler curare ogni sua ferita.

 

"Sono qui amore, sono qui adesso" – il più grande decide che non c'è bisogno di dire la verità. Non ora. C'è ancora del tempo prima della loro fine, prima di dover andare via e far conoscere ad Harry la sensazione di aver perso tutto e non poter tornare indietro. 

Vuole vivere ancora un po' quel momento. 

 

"Era solo un sogno amore ma mi prometti una cosa?" – Harry si gira su un fianco, l'altro fa la stessa cosa e si guardano, non dicono niente, per qualche secondo si guardano solamente, senza parlare, occhi negli occhi per quanto basta – "Se mai dovesse succedermi qualcosa, ti prego, non smettere di vivere". 

 

Harry rimane per qualche minuto senza dire nulla, sente una strana sensazione nel petto come se quelle parole gliele avessero già dette e ridette. Scuote la testa, cerca di buttare fuori tutti quei pensieri. Lui una vita senza di Louis non vuole neanche immaginarla, non ci riesce, è bastato un semplice sogno per farlo sentire nullo, trasparente – "Non posso prometterti niente del genere, senza di te..." 

 

"Fallo Harry, promettimelo!" 

 "Non lo farò Louis – si allontana dal corpo del suo compagno, lo fissa incredulo, vorrebbe chiedergli perché sta dicendo tutto quello, vorrebbe urlargli di smetterla, deve smetterla – Solo il pensiero di non averti con me mi distrugge..." 

 Ma Louis è imperterrito e testardo, non si ferma nemmeno davanti agli occhi lucidi del compagno, hanno perso un po' del loro solito verde. Lo vede stare male, vorrebbe stringerlo, premere la testa sul suo petto, catturarlo in un abbraccio infinito ma il loro tempo è finito, ha una scadenza precisa, lo sa bene è per questo che gli accarezza la guancia destra con le dita, prima di alzargli il mento e far collidere i loro occhi. Deve farglielo promettere, è il suo scopo – "Ti prego Harry, se un giorno dovesse mai succedere qualcosa, tu non ti fermare. Vivi, mi hai capito?" – ed il tono è più duro di quello che dovrebbe essere, non era così che aveva pianificato tutto. 

Per questo Louis lo stringe a sé, accarezzandogli la fronte e quel ciuffo di capelli che continua a cadere in avanti mentre l'altro si fa più piccolo per entrare tra quelle braccia; la testa poggiata tra il collo e la spalla, nel suo punto più sicuro.

 

"Lo sai che ti amo"

 "Lo so che mi ami" 

 

 

Si stringono e si lasciano cullare dal suono dei loro battiti in successione; non ci sono parole, non c'è niente più di un abbraccio e dei loro corpi uniti. Quell'amore che li avvolge, fa quasi paura. 

 Louis sa bene che sarà sempre più difficile andarsene, di nuovo. 

Lo sa.

 

A svegliarli è il telefono di Harry che non smette di squillare, il primo ad accorgersene è Louis ma non può effettivamente rispondere, quindi lo lascia suonare fino a quando il compagno non allunga la mano ed a tentoni riesce a rispondere – "Ni, tutto bene?" – domanda con voce impastata dal sonno mentre suo marito si accovaccia al suo petto, stringendolo. È particolarmente insolito da parte di Louis tutto questo contatto fisico, raramente si è lasciato abbracciare così. Si è abbandonato al suo petto, lo stringe più forte che può come se volesse unirsi alla sua stessa pelle, mischiarsi, diventare un tutt'uno. È un contatto disperato. 

 

 Trasmette del dolore, del desiderio, della mancanza che seguirà a tutto questo ma Harry non può capirlo, non ancora. Non è ancora il tempo per questo Louis sopprime una lacrima, un'altra ancora, si accascia sul petto di Harry e si abbandona lì, in quel posto. In quella piccola frazione che per lui sarà sempre casa. 

 

Niall impiega qualche secondo, o un intero minuto, per richiamare l'attenzione del suo amico – "Va tutto bene lì?" – chiede preoccupato, soprattutto dopo il messaggio ricevuto poche ore prima. Nelle ultime settimane ha cercato di essere il più presente possibile, al negozio ed a casa di Harry. Trasformatosi nell'ombra del suo migliore amico. Nel bastone che lo sorregge ad ogni passo. Ha passato con lui le ultime settimane, quasi ogni notte, sicuramente tutti i giorni. Ha visto Harry ridursi a niente, in polvere; lo ha visto distruggersi sopra una bara chiara, lo ha visto perdere il respiro davanti un corpo inerme. 

 Niall è sicuro che Louis non avrebbe voluto questo per lui, è per questo che cerca inesorabile di strappargli un sorriso ed una speranza di vita.

 

"Non verrò più a bere con te. Ho un mal di testa allucinante, ha ragione Louis" – ma Niall non gli corregge quell'uso improprio del presente - "Va tutto bene, comunque. Tra poco finiamo di chiudere gli scatoloni ed iniziamo a caricare la macchina" – l'amico dall'altra parte della linea è turbato, sta usando volutamente il plurale? Forse si è accordato con Liam, forse con lui c'è sua sorella Gemma ma quando sente il nome di Louis, sente un brivido corrergli lungo la schiena – "Come hai detto?" – dice con un filo appena udibile di voce, preoccupato e spaventato. Si chiede se l'amico non è ancora ubriaco dalla sera precedente oppure è in dormiveglia ed il suo subconscio gioca scherzi strani, tremendi. 

 

"La ditta per il trasloco arriva oggi pomeriggio alle cinque. Louis tra poco inizia a caricare la macchina con le prime cose" – Niall non ha sbagliato, non ha sentito male ed Harry sembra lucido e cosciente. Com'è possibile? Sta per chiederglielo quando il ragazzo lo liquida con un – 'A dopo Nialler' – e non ha risposte. Allora chiama Liam. 

 

"Com'è possibile tutto questo Lì? Lui è..."

 "Non abbiamo mai capito il loro rapporto e non lo faremo nemmeno questa volta"  

 

***

 

"Lo sai che non ricordo perché stiamo lasciando questa casa?" – afferma Harry, due cornici nella mano destra e dei pezzi di scotch attaccati sulla maglietta nera. Per come gli cade stretta sui fianchi è sicuramente una di Louis – "Stavamo bene qui" – dice ancora, raggiungendo il marito seduto sul divano: è attorniato da cornici e foto, ricordi degli anni passati insieme. Sulle gambe però ha quella più importante: il giorno del loro matrimonio. È stata scattata un momento prima del sì, un momento prima del bacio. Si tengono per mano, Harry ha già la sua fede al dito, Louis la sta per riceverla ed ha un sorriso appena accennato sul volto, gli occhi blu lucidi. È il suo ricordo preferito, quello. La sua emozione più grande. 

 

"Stiamo ancora bene, non credi?" – il più piccolo fa un cenno affermativo con la testa, sono passati nove lunghi anni e non sempre è filato tutto liscio, non sempre è stato tutto oro ma si amano ancora, sempre, e questo basta. È successo di litigare, di sbattere porte e bicchieri, di dormire separati, di urlare al divorzio. Hanno problemi di comunicazione la maggior parte delle volte, ognuno fa di testa sua ma alla fine di tutto, sono riusciti a combaciare, a riempirsi negli spazi dell'altro. A colmare i vuoti.

 

"Litighiamo spesso eppure non riuscirei ad immaginarmi senza di te" – Louis si stringe ad Harry, poggia la guancia sulla spalla dell'altro e resta in un innaturale silenzio. Pensa solo a – 'Devi iniziare a farlo' – ma non lo dice. Non dà voce a quel pensiero. Stringe la cornice tra le gambe e con la mano sinistra la maglietta di Harry – "Stammi addosso, per favore" – è un sussurro, la lacrime che gli sfugge fa più rumore. 

 

"Che ne dici di scattare un'ultima foto qui nel salone? Così ci ricorderemo sempre questa casa" – propone il più piccolo, accarezzandogli le braccia. Sta cercando di capire cosa sta succedendo, perché tutta quella malinconia nello sguardo dell'altro. Louis non ha mai davvero pianto. Di solito urla o si rifugia nel letto, si rattrista ma non piange. È successo solo due volte, il matrimonio era una di queste. Sa che chiedergli cosa succede è la cosa giusta ma lo conosce – lo conosce meglio di se stesso – e sa che non gli darebbe nessuna risposta, solo un'alzata di spalla e qualche scusa. 

 

Per questo lo trascina verso il centro del salone, prende il telefono dalla tasca posteriore dei jeans e lo porta in alto. Non guarda l'inquadratura, si rivolge verso le labbra di Louis, lo bacia e scatta la foto. 

 Eccolo lì, il loro ultimo ricordo in quella casa. 

 Eccolo lì, il loro ultimo ricordo insieme. 

 

Se Harry avesse visto il telefono prima di bloccarlo di nuovo si sarebbe di certo accorto che in quella foto era da solo. Non baciava nessuno. 

 

C'è un lampo, un tuono ma Harry guarda il compagno al suo fianco e lo bacia di nuovo. Questa volta non ha paura. Lo stringe a sé, i corpi così differenti collidono, si uniscono e mischiano, diventano un tutt'uno. Non c'è uno spazio di separazione, è incomprensibile capire dove finisce uno ed inizia l'altro. Louis si distacca quel poco che basta per parlare, gli occhi blu riflessi in un verde vivo – "Ti terrò sempre al riparo nei giorni di pioggia" – sente un sorriso nascergli sulle labbra ma non è il suo. Harry quelle parole le interpreta in maniera sbagliata.   

 

"Lo sai che ti amo"

 "Lo so che mi ami" 

 

***

 

We're not who we used to be

 We're not who we used to be

 We're just two ghosts standing in the place of you and me

 Trying to remember how it feels to have a heartbeat.

 

Louis è seduto di nuovo ai piedi del letto. Le sue gambe iniziano a fargli male, ogni tanto gli si spezza il respiro. Sa che la sua fine è vicina, di nuovo. 

 

Indossa una felpa grigia di Harry, gli arriva sulle cosce ma a lui non interessa. Vuole portarla con sé. Vuole avere almeno un ricordo di Harry lì dove deve andare. Qualcosa da sentire quando avrà la necessità di abbracciarlo. 

 

Il completo nero, formale, con cui l'hanno sepolto non gli piace, gli sta stretto sulle spalle e lui lo odia. E vorrebbe non farlo perché quello è l'abito con cui si è sposato, l'unico elegante che mai ha avuto. 

 Nel taschino in alto a sinistra, non c'è più il fazzoletto verde di nove anni prima ma c'è una foto che Harry ha sistemato prima di far chiudere la bara: è la prima foto che hanno scattato insieme, erano giovani ed immortali in quel momento, alle spalle l'entrata di un McDonald. Si tenevano per mano, Louis era ancora abbastanza alto da non dover mettersi sulle punte per baciare Harry. Avevano solo diciott'anni e tutta la vita davanti. 

 

Gli avrebbe dato più baci, gli avrebbe detto più volte - "Lo sai che ti amo" – se avesse saputo che il suo tempo era finito. Non avrebbe litigato con Harry quella mattina, non avrebbe sbattuto la porta ed avrebbe fatto attenzione alle macchine se avesse saputo di dare un tale dolore ad Harry. Sarebbe rimasto stretto sul suo petto, a sentire il cuore di suo marito battere se avesse saputo che quel cuore, lui, non lo avrebbe sentito mai più. Come i baci. Ed il fare l'amore. 

 

Nessuno poteva dirgli che il proprio tempo era finito, che la sua vita era destinata altrove, lontano da Harry. Ma ha avuto un'altra occasione, poche ore, per vedere un'altra volta gli occhi verdi di suo marito, intrecciare tra loro le dita e sentirsi infinitamente piccolo. Fare l'amore con lui. 

 Gli hanno destinato ancora poche ore per dire ad Harry, un'ultima volta, che lo ama e che deve vivere, per se stesso e per il ricordo di Louis. Non può lasciarsi abbandonare in un letto, non può lasciarsi morire ovunque. 

 Deve continuare. 

 Deve avere una vita. 

 

Louis lo guarda muoversi nella loro vecchia cabina armadio: c'è rimasto solo qualche vestito che Harry ha deciso di dare in beneficienza. Non si è ancora accorto che manca un vestito, uno dei più importanti. Crede di averlo messo in qualche valigia, non certo in una bara. 

 Harry crede che quella sia la vera realtà e non qualcosa che è stata plasmata solo per farli incontrare di nuovo; Louis non sa come spiegarglielo. Louis non sa da dove iniziare. Si regge la testa e sospira mentre, per l'ultima volta, lo guarda muovere i fianchi nella loro piccola cabina armadio. Nella loro stanza da letto. Nella loro vita. 

 

"Tra poco arriva la ditta dei traslochi. Hai preso tutto?" – il più grande serra le labbra in una smorfia e si tocca la felpa con le dita, l'afferra e la tira sul collo, lui ha preso tutto quello che gli può servire eppure non può prendere la cosa più importante. Sa che un giorno si rincontreranno, sono destinati ad essere. Non importa dove. Per il momento si farà bastare una felpa di Harry. Si farà bastare il ricordo di Harry. 

 

"Devo parlarti di una cosa" – annuncia piano mentre afferra il lembo della maglietta del marito e lo trascina verso di sé. Deve trovare le parole giuste, quelle che non lo facciano passare per un completo insano di mente ma spiegare di essere un'anima a cui hanno dato qualche ora di vita non è propriamente semplice e logico, soprattutto sensato. 

 

Harry lascia stare le ultime maglie e si siede al suo fianco, un sorriso delicato sulle labbra, la fossetta sinistra appena accennata, lo guarda e sorride di più. Una reazione naturale. 

Internamente Louis si sta tormentando e maledicendo, sa che tra poco vedrà – di nuovo – Harry distruggersi tra le sue braccia, piangere lacrime che non merita. Ma questa volta è cosciente, non propriamente vivo, ma questa volta può consolarlo e toccarlo. Può sussurrargli di essere forte tra un bacio e l'altro. 

 

Può dirgli che questa non è la vita che sono destinati a vivere insieme ma che ce ne saranno altre per loro.

 

"Lou non possiamo perdere tempo: i ragazzi dell'impresa saranno qui tra poco"

 Guarda per terra, sul parquet chiaro, verso la finestra con lo sfondo di una Londra uggiosa, guarda ovunque ma non riesce a vedere gli occhi di Harry. Vuole portarsi il ricordo di un Harry felice, di un verde vivo. Apre e chiude la bocca, si passa le mani nei capelli, stringe le dita sul ponte del naso. Prende tempo e fiato – "Io non ti seguirò nella nuova casa".

 

"Come, scusa?" 

 

"Non posso seguirti nella nuova casa" – ripete, il tono della voce leggermente più alto e più convinto. Sa che gli occhi del marito sono sopra di sé, confusi e feriti. Di Harry negli anni ha imparato anche i sospiri, riuscirebbe a tradurre anche quelli – "Ricordi il sogno di questa notte? Io e te che litigavamo, io che me ne andavo e la mia morte...Te lo ricordi?" 

 

L'uomo fa un cenno con la testa quando Louis alza gli occhi ed incrocia il suo viso, questo è terrorizzato e confuso ma allo stesso tempo serio, maledettamente serio. 'Quando ti dirò la verità mi prenderai per pazzo' – pensa il più grande, toccandogli il viso con la mano per cercare di riportare un po' di luce in quello sguardo scuro – "Non era un sogno. Era la realtà..."

 

"Sei per caso impazzito? Sei qui!" – urla Harry, distogliendo la mano dell'altro dal suo volto e si alza, raggiungendo il centro della stanza spoglia. È furioso, Louis sa bene che odia questo genere di scherzi – "Non sei divertente Louis Tomlinson!" 

 

Lo raggiunge e lo ferma quando sta per raggiungere la porta della camera. Hanno già vissuto quella scena e Louis ricorda bene il tonfo del portone sbattuto da Harry, prima di uscire, lo ricorda nitidamente e non vuole che sia di nuovo questo il loro ultimo ricordo insieme. È tornato indietro per crearne ultimi migliori, non di nuovo una porta. Non di nuovo quello – "Ascoltami Harry: tre settimane fa io e te abbiamo litigato davvero. Ti eri incazzato perc-" 

 

"Perché non eri passato a fare la spesa...Oh mio Dio!" – le ultime parole appena pronunciate sono un sussurro, una fitta alla voce ed al petto. Harry fa qualche passo indietro, cerca di mettere più spazio possibile tra lui ed il corpo di Louis. Non ha parole. Si accascia sulle sue stesse gambe mentre con una mano tesa intima all'altro di non avvicinarsi. Ha paura, quello davanti a lui ha le sembianze di Louis ma non è lui, come potrebbe? Ha seppellito suo marito poco più di dieci giorni prima. 

 

"Sono io. Sono io, lo giuro. La prima volta che ti ho detto 'Ti amo' eravamo al mare, mi hai dato i tuoi occhiali da sole ed io te l'ho detto, mi è scappato. Ti ho chiesto di sposarmi il 6 Luglio, avevo nascosto l'anello nel taschino della tua camicia rossa -  Louis cerca di prendere fiato, avvicinandosi di poco al corpo inerme dell'altro, accasciandosi appena – Nascondo...Nascondevo sempre il telecomando sotto il divano così eri costretto a guardare le partite con me. Sono io, amore. Sono io".

 

È lui. 

Il ragazzo alza di poco lo sguardo, è difficile vedere tra le lacrime ma il corpo di suo marito riuscirebbe a riconoscerlo anche ad occhi chiusi, ovunque. Ma credergli è difficile, com'è possibile tutto questo? Riesce a malapena a dire – "È un sogno?" – prima che Louis gli si sieda vicino, senza toccarlo, nemmeno sfiorarlo. Lo guarda di sottecchi ed aspetta un cenno da parte dell'altro per dire qualcosa – "Non lo so Harry. Questa notte ti ho visto rigirarti nel letto, piangevi nel sonno. Sono sempre stato qui e ti vedevo. Ti ho visto distruggerti ogni giorno che passava ed ho espresso il desiderio di averti solo altre poche ore – Gli afferra la mano e gliela stringe tra le sue mentre la voce è intrinseca di emozione – per dirti che non dovevi passare la vita ad aspettarmi, a piangere; io non avrei mai voluto questo..." 

 

Harry cerca di ridestarmi un minimo, recuperare la voce e non far uscire dalla sua bocca solo sospiri e tremolii – "Per questo mi hai fatto promettere questa mattina?" – il ritrovato suono della voce del compagno lo aiuta a calmare i propri nervi. Aveva smesso di piangere e singhiozzare in un angolo della stanza, era già un grande passo avanti, ma sentiva comunque un peso nauseante sullo stomaco e dell'irrazionale paura nei confronti di Louis – "Quando mi hai chiesto di essere felice e vivere anche senza di te. Sei qui per questo?"

 

Louis tira indietro la testa e sospira rumorosamente, come suo solito – "Non cambi nemmeno da morto" – ironizza Harry e non sa da dove gli sia uscita la forza di quella battuta ma non importa, Louis è al suo fianco e sorride – "I primi giorni, quando sono tornato a casa, era così silenziosa. Era tutto silenzioso, c'eran-" – ma Harry non riesce a finire la frase che una nuova sessione di pianto lo percuote – "So che ti ho promesso di essere felice Lou ma non c'è stato giorno in cui io non mi sia sentito fuori posto senza di te al mio fianco". 

 

Louis non ha una vera risposta da dare, l'ha visto muoversi in casa, non dire una parola e piangere, piangere ed ancora piangere. L'ha visto per giorni buttato su un divano a divorare intere scatole di fazzoletti, con una delle sue magliette addosso. Pallido e scarno. Irriconoscibile ai suoi occhi. Di tutto ciò che potrebbe dire, sceglie di fare: districa le loro mani e con un movimento di anche, scivola sul parquet, allungandosi su questo. La testa poggiata sulle gambe della sua metà, della parte viva di se stesso – "Sono qui per questo – incomincia, guardando dal basso la mandibola e la sua pelle arrossata dalle lacrime – Non ce la facevo più a sentirti così" 

 

Harry scuote la testa ed intercetta le sue parole – "Mi dispiace Lou ma capiscimi non sapevo cosa fare, come reagire, tutto questo è più grande di me. Mi sono ridotto a parlare con un fantasma! Dio, sto uscendo fuori di testa!" 

 

"Non sono un fantasma ma un'anima..." – il più piccolo lo ammonisce con lo sguardo – "Cambia qualcosa?" 

 

"Genuinamente penso di sì ma non so quale sia l'effettiva differenza"         

 

Harry non replica, lo guarda solo e gli sorride amaro, fissa i suoi occhi blu che gli sono mancati come l'aria e capisce che non ha mai dimenticato quel colore e le sue sfumature. Non potrebbe mai farlo. Con le dita gli sfiora il viso e la base del collo, le clavicole sporgenti si notano anche da sotto la sua felpa – "Ho pianto l'orrore di non averti più al mio fianco, di svegliarmi senza ritrovarti accanto a te. Ho pianto per la paura di non poter più sentire la tua voce o vederti o toccarti. Ho pianto per il terrore di dover affrontare una vita senza di te" – e le lacrime di Harry tornano ad essere copiose, infinite e ricadono sul corpo di Louis – "Non mi chiedere di vivere come se nulla fosse perché non lo farò!" – alza la voce e si discosta dal suo corpo – "Non lo farò Louis..." -  ed è un lamento, un sussurro appena udibile spezzato dalle lacrime. Si tira indietro con le braccia per evitare di nuovo il tocco di Louis e con le ginocchia al petto si rinchiude in se stesso, quasi fa fatica a respirare. La guancia premuta e nascosta dal braccio sinistro, tra le macchie di inchiostro che raccontano la loro storia d'amore. 

 

"Non ho ancora molto tempo Harry. Ti prego..."

 

"Perché sei tornato?" – mormora – "Perché mi hai voluto dare l'illusione di essere tornato? Perché!?

 Louis si muove a carponi fino a raggiungere di nuovo il corpo di Harry, inizia a non sentire più le gambe e parte del ventre ma il petto batte forte e quando alza gli occhi per ancorarli a quelli dell'altro, batte ancora più forte. Gli passa una mano tra i capelli – gli mancherà sempre fare quel gesto – e si avvicina al suo viso, gli bacia le palpebre chiuse ed umide, la punta del naso, entrambe le guance più di una volta ed infine deposita un lento bacio sulle labbra. Non si muovono, rimangono impresse il più possibile; Louis ha paura che quel tocco possa non sentirlo ed allora preme più forte – "Sii felice e vivi Harry. Fallo anche per me e quando ti mancherò, basta che ti tocchi il cuore, io sarò lì". 

 

"Che stupido cliché" – e Louis fa un cenno con la testa ed alza parte delle sottili labbra in qualcosa simile ad un sorriso ma viene bagnato da alcune lacrime, adesso non sa più se sono le sue o quelle di Harry – "Vivi" – ripete ancora ed ancora, fino a quando il più piccolo non gli poggia la fronte sulla sua, occhi negli occhi – "Mi mancherai sempre ma lo farò". 

 

Louis fa un lungo respiro, sta cercando di imprimere l'odore di Harry il più possibile sul suo corpo, sui suoi vestiti, nella sua memoria. L'odore di amore, di casa. 

 Pensa che non ce ne sarà mai uno più buono e giusto.

 

"Qualsiasi cosa succederà nella tua vita Harry, raccontamela. Io sarò da qualche parte nascosto ad ascoltarla" 

 

"Parlami, ti ascolterò" – ripete mentre Harry pensa che a lui sarebbe dovuto bastare per sempre il silenzio di Louis.

 

"Non ti dimenticherò mai" 

 

"Sii vivo, va bene?" – annuisce. 

 

Alla fine, dopo un altro bacio, dopo l'ennesima carezza per asciugare le lacrime, le paure ed i sentimenti scoperti, Harry gli promette di vivere, di essere. 

 

 

 È lunga ed infinita le cose che gli mancheranno di Louis ma – "Sono sicuro che avremo un'altra vita da passare insieme" – gli dice mentre gli sfiora il petto per l'ultima volta e lo bacia – "Ridi per l'ultima volta amore mio, voglio andarmene sentendo il suono di te".

 

"Non è un addio, solo un arrivederci" – gli dice Louis mentre si stacca dalle sue labbra, è restio ma il loro tempo è finito, un'altra volta. 

 

"Lou, lo sai"

 "Lo so Harry, l'ho saputo tutta la vita".

 

Ed Harry ride.

 

 

 

 

-ANGOLINO DI -G: 

Okay, sono tornata a scrivere dopo due mesi e più. Avevo questa strana e malata idea in testa, avevo buttato una mezza bozza al rientro da Londra ma era rimasta sulla mia agenda. Ieri sera Spotify mi ha tirato uno scherzo ed ha fatto uscire Total Eclipse Of The Heart e Two Ghost una dietro l'altra e ho capito che era arrivato il momento di darle un po' di fiducia e parole. 

Resta il fatto che è stata un'idea insensata, sviluppata velocemente ma se state leggendo questo piccolo spazio, grazie. Grazie ed ancora grazie. 

Alla prossima! 💙

  
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