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Autore: Warlock_Vampire    27/05/2017    1 recensioni
"Io, che ho conosciuto molto presto cosa fossero dolore e odio e che solo dopo molto tempo ho compreso l'amore; io, che ho imparato ad uccidere prima ancora di saper vivere; io, che ho vissuto per secoli nella profonda convinzione che ognuno può ottenere ciò che vuole, sempre e comunque, sacrificando tutto, se necessario; dopo così tanto ho davvero bisogno di mettere nero su bianco i fatti."
In queste memorie Katherine Pierce si racconta, dalla sua fragile umanità alla trasformazione in Vampiro, ripercorrendo tutte le tappe più significative della sua lunga esistenza.
AVVERTENZA: La lettura di questa storia è un contributo, una spin off, di The last challenge (il nostro crossover). Pertanto, consigliamo la lettura di The last challenge, anche se non è essenziale.
Inoltre, essendo la "nostra" Katherine, le vicende in cui è coinvolta sono frutto dell'immaginazione degli autori e nulla hanno a che vedere con la Katherine di The Vampire Diaries, pur ricalcandone l'aspetto e il carattere.
Precisato questo, buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Castello di Urquhart, Scozia – 1522 (2)
 

La mattina seguente mi svegliai a causa delle urla di qualcuno provenienti dal parco del castello. Mi alzai dal letto controvoglia, infilai una vestaglia e mi avvicinai alla finestra. Era una giornata fredda e nuvolosa, e Nikolaj era in sella al suo stallone due piani più in basso. Incitava una coppia di mastini a rincorrere una povera lepre che sfrecciava nel parco alla massima velocità consentita dalle sue zampette.
Sentì il mio sguardo su di lui e arrestò il cavallo. Sollevò in aria il frustino e lo agitò in segno di saluto.
«Smettila di fare la principessa nella torre e vieni giù» mi urlò.
Sorrisi e per tutta risposta mi lasciai cadere dalla finestra. Il mio corpo si sarebbe schiantato al suolo, ma non per nulla ero un Vampiro di cento nove anni. Atterrai placidamente sul tappeto erboso del parco e raggiunsi Nikolaj. Ero scalza, coperta solo dalla vestaglia che si alzava agli sbuffi del vento.
«Piccola, dolce, cara Katerina» attaccò Nikolaj con un sorriso birbante, «pensavi forse che sarei venuto a salvarti?».
«Oh, ti prego» risposi, «lo so che ti piace vedermi precipitare».
Nikolaj rise; «sei in vena di giocare, ho capito».
«Con te è facile vincere».
«Lo pensi davvero?» mi sfidò, poi frustò il cavallo e partì al galoppo spronandolo a correre più veloce.
Uno scatto e lo avevo raggiunto all’altro pendio della collina.
«Banale» commentai con le mani sui fianchi, quando Nikolaj mi raggiunse, ancora in sella al suo destriero affaticato dalla corsa.
«Volevo lasciarti vincere».
«Le tue sono solo scuse» replicai.
«Ti ricordo che sono molto più vecchio di te» mi rimbeccò.
«E con questo? Ti sei arrugginito a forza di lasciar fare tutto il lavoro sporco agli altri».
Scese da cavallo con un elegante movimento, gli diede una pacca sul fianco e quello partì al trotto, diretto verso il castello. Nikolaj mi fissava e nei suoi occhi scorsi una luce divertita e al contempo irosa.
«Il grande Vampiro cattivo Nikolaj si è arrabbiato… ops» lo provocai di nuovo. Sorrisi, maliziosa, e lasciai che fosse lui a fare la prossima mossa.
Con un fruscio si portò in cima alla collina che dominava la vallata e si specchiava sulle acque nere del Loch Ness. Il castello era un grumo di pietre poco lontano.
Quando raggiunsi Nikolaj, lui mi spinse a terra e premette il mio corpo sull’umido tappeto d’erba. Mi sporcai tutta la vestaglia color panna di terra.
Gli spinsi indietro la testa e fu costretto a lasciarmi andare. Giusto il tempo di rialzarmi ed ero io a troneggiare sul suo corpo schiacciato a terra.
«Sono più forte di te» disse Nikolaj, senza riuscire a impedirsi di sorridere.
Lo presi per il collo e lo lanciai lontano sfruttando tutta la mia forza. Nikolaj rotolò per qualche metro lungo il pendio della collina e si arrestò a poca distanza dalle sponde del lago.
Lo raggiunsi, ma lui mi prese per i fianchi e saltò oltre il lago, atterrando sulla sponda opposta, dove la sera precedente avevamo passeggiato, scortati dai padroni soggiogati di Urquhart.
Riprendemmo la battaglia, avvicinandoci sempre di più al castello. Era una lotta divertente e liberatoria, almeno per me. Potevo sfogare la mia rabbia nei suoi confronti e allo stesso tempo combattere con qualcuno che sapeva farlo veramente. Era tutto così eccitante.
Finii di nuovo a terra, schiacciata dal suo corpo, ma questa volta non lo respinsi. Gli occhi di Nikolaj brillavano di desiderio e lasciai che mi baciasse, schiacciandomi ancora di più contro l’erba umida del parco.
In qualche modo finimmo nella mia stanza, rientrando proprio dalla finestra da cui mi ero gettata appena mezz’ora prima o giù di lì. A Nikolaj bastò fare un salto per atterrare nella camera con me in braccio, depositarmi sul letto e continuare proprio da dove si era interrotto; da quel bacio ardente di desiderio datomi nel parco.
Com’era bello essere Vampiri.
 
«Vuoi dello Scotch?» mi domandò Nikolaj, versandosene un bicchierino per sé.
Annuii, ancora stordita da quella mattinata di guerra e amore. Mi tirai su dal letto distrutto, coprendomi con il lenzuolo, e tentai inutilmente di sistemare i capelli disordinati.
Raggiunsi il mio Creatore davanti al basso mobiletto degli alcolici che la sera prima avevo praticamente svuotato, tanto ero rimasta sconvolta da Nikolaj e dalle cose che aveva detto.
Mi guardò scolare il liquido ambrato in un solo sorso e mi attirò a sé, baciandomi dolcemente il collo. Era completamente nudo, ma la cosa sembrava non turbarlo affatto.
Si staccò da me quando una cameriera entrò nella stanza per avvisarci che il pranzo era pronto. La poveretta sbiancò quando ci vide; io coperta solo dal lenzuolo e tutta scarmigliata e Nikolaj, un dio greco senza veli. Ma Nikolaj la invitò a raggiungerci e le morse il collo, nutrendosi di lei. Io feci la stessa cosa, mordendo l’altro lato del collo della ragazza.
«E’ una delle figlie dei padroni del castello, non possiamo lasciare che muoia» disse Nikolaj, invitandomi a staccarmi dalla giovane che ormai rischiava di svenire tra le nostre braccia. Le diede una goccia del suo sangue e lei corse fuori dalla stanza, già guarita.
Nikolaj tornò ad avvicinarsi a me e mi pulì un rivolo di sangue colato sul mento.
«Dobbiamo parlare del tuo viaggetto in America, Kat» sospirò, come se fosse una cosa che non avrebbe voluto fare per niente al mondo ma vi fosse costretto.
«Non girarci intorno. Immagino già cosa vuoi» risposi, incrociando le braccia al petto.
Nikolaj si rivestì prima di attaccare il discorso; «so cos’hai preso laggiù. Anche se onestamente non capisco perché. Per un Vampiro è un oggetto inutile».
«Be’ però è bello» protestai, «e io sono capricciosa. Te l’ho detto, voglio quello che voglio e di solito lo ottengo».
«Si dà il caso che anche io lo voglia, Katerina. Voglio il Diamante Oscuro».
«Sono in molti a volerlo a quanto ne so. Motivo in più per tenermelo stretto».
Nikolaj fece una pausa.
«Ho fatto un viaggio lungo per prenderlo, ho combattuto contro un Giaguaro mannaro, ho ucciso un sacco di gente, ho sfidato un maledetto Stregone sacerdote azteco... non te lo darò, Nik. Te lo puoi scordare».
«E se ti dicessi che posso proteggerti?».
«Da cosa?» sputai.
«Da tutti quelli che lo vogliono! Credi che non sappia che sei stata attaccata a Firenze?
Ti uccideranno, Katerina. Prima o poi lo faranno, solo perché tu hai il Diamante e non sai come usarlo. Sono decenni che ti seguo a spasso per l’Europa, non sai quante volte sono intervenuto in tuo aiuto per difenderti; hai presente quella bella Vampira bionda a cui hai rubato l’anello solare a Vienna? Ho dovuto ucciderla per te, perché ti braccava, voleva vendetta».
Le sue parole mi lasciarono parecchio sorpresa. Davvero aveva ucciso quella Vampira? Davvero lei mi aveva inseguita per vendicarsi? Non me ne ero mai accorta. Ma, del resto, non mi ero mai nemmeno accorta dei seguaci di Nikolaj che mi stavano alle calcagna dal giorno in cui avevo lasciato la Bulgaria.
«Sei forte per la tua età, Kat, ma sei ancora molto inesperta» aggiunse poi.
«Lo hai detto anche tu, è inutile per un Vampiro. Allora perché lo vuoi?».
«Qui in Scozia ho tre Streghe al mio servizio. Loro sanno come usarlo e io so come usare loro» rispose Nikolaj, «dammelo, Katerina. Dammi il Diamante e io proteggerò te e la tua cara Rose Foster, la Vampira ed ex Strega bandita dalla Congrega per aver praticato la magia nera».
“Come vedi, so tutto di te e di lei”, avrebbe anche potuto aggiungere queste parole. Mi sentivo con le spalle al muro, sola e indifesa. Non sapevo più che pesci prendere. Mi sentii sconfitta per la prima volta nella vita, incapace di ideare un piano B da mettere in atto.
«Io ti amo, Kat. Sai che non ti farei mai del male. Accetta, e io ti proteggerò per tutto il resto dell’eternità, come ho sempre fatto in questi decenni passati lontani.
Rifiuta, e… be’ sai che lo avrò comunque, quindi…».
E io accettai. Cos’altro avrei potuto fare? Annuii piano col capo, senza riuscire a guardare Nikolaj negli occhi per la vergogna. Se non avessi accettato, Nikolaj sarebbe uscito per sempre dalla mia vita, non mi avrebbe più protetta, più cercata, più voluta. E anche se avevo vissuto cent’anni di falsa libertà, costantemente spiata dai suoi occhi, non volevo che finisse. Non mi importava che ciò volesse dire vivere ancora sotto la sua influenza, seppure lontana.
Le sue braccia mi strinsero; «l’eternità ti dona e ancora di più quando ammetti la sconfitta» bisbigliò al mio orecchio. Poi strinse le dita sul mio collo e lo spezzò.

 
  
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