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Autore: nymeria214    28/05/2017    1 recensioni
[Tarjei/Henrik]
Lo dicevano tutti che loro due sembravano troppo reali, che chiunque li guardasse non riuscisse a distinguere la finzione dalla realtà, che i baci che si scambiavano, le carezze, gli sguardi, i sentimenti non si possono fingere in quel modo, che non potevano essere di scena.
Avevano tutti ragione.
[titolo tratto da FOOLS - Troye Sivan]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Your happiness is ours too

 

Quel video era indecente

Tarjei si ritrovò ad arrossire nell’osservare se stesso e il suo ragazzo nel post di Ulrikke. Durava pochi secondi, luci stroboscopiche rendevano la visione confusionaria ma comunque abbastanza chiara per cogliere esattamente ciò che stava accadendo: al centro, lui ed Henrik erano stretti l’uno all’altro, le mani del più grande passavano da sotto la sua maglietta al suo sedere, le sue gli scompigliavano i capelli, la lotta fra le loro lingue che si ripeteva all’infinito su quello e altri milioni di schermi. Nei commenti la gente era impazzita, non facevano altro che chiedere se si trattasse di Skam o della realtà e dire quanto fossero stupendi insieme, facendolo arrossire ancora di più.

Non sapeva se farsi prendere dal panico o essere felice per l’affetto dei loro fan, ma non ebbe il tempo di decidere che il suo stomaco si ricordò improvvisamente di tutto l’alcol che aveva bevuto la sera prima e decise che era il momento perfetto per buttarlo fuori. Si coprì la bocca con una mano ed arrivò in bagno, miracolosamente vuoto ma non altrettanto pulito, appena in tempo per accovacciarsi di fronte al water.

Intanto Henrik si rigirò sotto le lenzuola, allungando le braccia verso il punto in cui avrebbe dovuto esserci il suo ragazzo e mugolando in protesta quando non riuscì a trovarlo, aprendo gli occhi per poi richiuderli velocemente a causa della luce troppo forte per i suoi occhi sensibili. Lentamente, riuscì ad abituarsi alla luce e a mettersi seduto, cercando di ignorare il fatto che la stanza girasse su se stessa, e si guardò intorno alla ricerca di Tarjei. Al suo posto trovò il suo cellulare, Instagram aperto sull’ultimo post di Ulrikke. Il video che gli si presentò d’avanti agli occhi lo rese improvvisamente fin troppo sobrio, e anche un po’ eccitato ad essere sinceri.

Lanciò uno sguardo al suo telefono, che sul comodino esplodeva per le innumerevoli notifiche di commenti e incessanti nuovi followers. In cima a tutte:

Chiamate perse (12) da Julie.

Merda.

Si passò una mano fra i capelli, abbandonando il telefono sul letto e ignorando spudoratamente le chiamate perse. Doveva trovare Tarjei. Si districò con non poca difficoltà dalle coperte e si alzò, facendo attenzione a non calpestare nessuno degli adolescenti addormentati contro le pareti del corridoio, seguendo gli unici rumori udibili nell’appartamento. Spalancò la porta socchiusa del bagno e fu immediatamente accanto a Tarjei, che aveva brevemente alzato la testa per vedere chi fosse appena entrato per poi tornare ad aggrapparsi al water e vomitare il contenuto del suo stomaco ormai vuoto.

Henrik gli posò una mano sulla fronte, tenendogli i capelli, e l’altra sulla sua schiena, disegnando cerchi che sperava aiutassero a calmare gli spasmi, ripetendogli che andava tutto bene e che lui era lì adesso, ignorando l’odore terribile e la vista non delle migliori. Guardare il proprio ragazzo vomitarsi l’anima in un bagno sudicio non era proprio in cima alla lista dei suoi desideri ma non poteva fregargliene di meno.

Dopo qualche minuto, il corpo di Tarjei sembrò comprendere che non era rimasto più nulla da rigettare ed il ragazzo allentò la presa, accasciandosi contro il petto di Henrik, che prontamente lo strinse fra le sue braccia e posò la schiena contro la vasca da bagno, facendolo sedere sulle sue gambe e accarezzandogli i capelli. Tarjei cercò di concentrarsi sull’odore della pelle di Henrik e non sul sapore orribile che gli infestava la bocca, e dopo qualche secondo parlò.

“L’hai visto?”

Henrik gli posò un bacio fra i capelli ed annuì.

“Mi dispiace.”

Tarjei aggrottò le sopracciglia, alzando lo sguardo per incontrare il suo.

“Perché?”

“E’ un bel po’ di pressione baby, il mio telefono sta per implodere dalle notifiche e stanno tutti dando di matto. Mi dispiace che tu debba fare i conti con tutto questo, so quanto tieni alla tua privacy.”

Il ragazzo lo guardò con gli occhi pieni di meraviglia e scosse il capo, sciogliendosi in un sorriso. Henrik lo guardò incuriosito, sorridendo di rimando. 

“Che c’è?”

“C’è che sono felice. Stanno tutti dando di matto perché ci vogliono bene amore, per lo stesso motivo per cui passano ore a disegnare e a scrivere storie ed è meraviglioso.”

Il ragazzo lo guardò con così tanta dolcezza che non poté fare a meno di arrossire, e in cambio ricevette un bacio tanto casto quanto mozzafiato.

“Ho un alito orribile.”

“Non m’importa.”

Henrik posò la fronte sulla sua.

“Sono così fiero di te.”

Tarjei gli prese il viso fra le mani, allontanandosi abbastanza per guardarlo negli occhi.

“Ti amo.”

Era la prima volta che glielo diceva così apertamente, e non era mai stato tanto sicuro di niente come in quel momento. Henrik sorrise, accarezzandogli una guancia con la punta delle dita e la voce gli uscì quasi in un sussurro.

“Ti amo anche io.”

E Tarjei seppe che avrebbe potuto sopportare qualsiasi cosa, tutti i fan e la pressione e la sfuriata di Julie che li attendevano fuori dalla porta, si riducevano a minuscoli sassolini in una scarpa se Henrik era al suo fianco.

-

Julie

HENRIK

CHIAMAMI 

SUBITO

Buongiorno …

Finalmente

Siete tutti insieme?

Credo

Abbiamo dormito da Marlon, quindi a meno che qualcuno non se ne sia andato stamattina presto dovremmo essere ancora tutti qui

Fra venti minuti siamo lì

Ehm

Meglio di no

Non mi interessa ora Henrik

Julie, ascoltami, tu non vuoi vedere quello che c’è qui

Fidati

Non mi interessa se la casa è peggio di un porcile, butta tutti gli estranei fuori e sveglia gli altri

Anche se riuscissi a farlo non credo sarebbero abbastanza sobri per ascoltarti

Fa quello che ho detto

Se quando arrivo non siete tutti svegli me la prendo con te

No scusami

Perché?

Sei il maggiore, comportati come tale

Venti minuti

Sbrigati

Agli ordini …

-

Per l’ora in cui Julie e Marisi presentarono alla porta, Henrik era miracolosamente riuscito a buttare fuori una ventina di mezzi sconosciuti, andandoli a stanare persino nel ripostiglio e in situazioni molto private, e a svegliare il resto del cast. Il fatto che avesse dovuto evitare una scarpa in pieno viso da David e tenere i capelli di Lisa mentre vomitava affacciata al balcone erano puramente effetti collaterali. Ora, accoccolato con il suo ragazzo sulla poltrona meno sporca del soggiorno, si sentiva esausto (a quanto pare nessuno sembrava ricordarsi che si stava riprendendo anche lui da una sbornia, grazie tante) e cercava di prepararsi psicologicamente a ciò che li aspettava. Stava trovando il processo molto difficile, ma la mano di Tarjei che gli massaggiava la nuca si stava rivelando un ottimo aiuto.

Si lasciò scappare un verso d’apprezzamento e aprì gli occhi, sorridendo al ragazzo che lo stava già guardando con un dolce sorriso.

“Buongiorno.”

Sorrise ancora di più e socchiuse gli occhi, facendo sfiorare i loro nasi e avvicinando la bocca alla sua per poi allontanarsi quando Tarjei cercava di baciarlo, importunandolo un po’ fino a quando il ragazzo sbuffò e gli posò una mano sulla guancia, costringendolo a rimanere fermo e facendolo ridacchiare fra i baci. 

Erano ancora nella loro piccola bolla quando suonarono il campanello, facendo gemere di dolore i ragazzi ammassati sul divano poco distante. Iman, l’unica a non aver toccato alcol, alzò gli occhi al cielo e andò ad aprire, rivelando le due donne, entrambe dall’aria scocciata ma anche piuttosto divertita. Julie entrò nel soggiorno battendo le mani, ignorando le parole poco carine che le vennero rivolte.

“Buongiorno ragazzini.”

“Perché ci fai questo?”

“Perché vi pago e sul vostro contratto c’è scritto che posso farlo.” 

“Non mi sembra di aver letto la clausola dove dice che puoi maltrattarci in un giorno libero.”

“Beh, sorpresa allora, zuccherino.”

Quelle parole procurarono un secondo giro di gemiti, stavolta più infastiditi che doloranti.

“Silenzio, abbiamo delle questioni da risolvere.”

I ragazzi si guardarono fra di loro confusi, fino a quando Josephine accese il telefono ed esclamò un ‘che cavolo avete combinato?’, facendo arrossire Tarjei e in pochi secondi tutti erano attorno a lei, fischiando e commentando il breve video senza ritegno, meno i due ragazzi in questione ed Ulrikke, che cercava di sfuggire allo sguardo accusatore di Mari e Julie.

“Marlon, mi sa che è meglio se cambi le lenzuola prima di avvicinarti al letto.”

“Herman, continua a parlare e giuro che ti uccido.”

“Vorresti dirmi che non è vero?”

Henrik strinse Tarjei a sé, impedendogli di scagliarsi sul ragazzo, tenendogli le mani e cercando il suo sguardo, per poi posare la fronte sulla sua e sussurrargli qualcosa che nessuno riuscì a sentire, rimpiazzando la maschera di rabbia che gli occupava il volto con un timido sorriso. I ragazzi osservarono la stretta di Henrik allentarsi e Tarjei intrecciare le loro dita e si voltarono tutti a guardare Herman, che alzò le mani in segno di resa.

“Onestamente, come facevo a non postare quel video? Guardateli.”

Gli sguardi si rivolsero ad Ulrikke, che si stava esibendo in uno dei suoi sorrisi più innocenti.

“Evitavi di schiacciare ‘pubblica’.”

Nella confusione della discussione che seguì, Henrik e Tarjei scambiarono uno sguardo di intesa e, ad un cenno del più piccolo, Henrik si schiarì la voce e in poco tempo l’attenzione era nuovamente rivolta a loro due.

“Noi non siamo arrabbiati.”

La prima a rompere il silenzio che conseguì a quelle parole, che lasciarono tutti un po’ interdetti, fu Mari.

“Ragazzi, non c’è bisogno che-

“Sul serio, a noi va bene,” Henrik cercò lo sguardo del suo ragazzo, che gli sorrise e rivolse il suo sguardo a Julie.

“Siamo felici.”

Annuì, come a confermare le proprie parole, e la donna sorrise.

-

Inutile dire che, quello stesso pomeriggio, Siv e Martha li costrinsero ad andare a metterle al corrente del ‘casino che avevano combinato’ (non che avessero bisogno di essere minacciati per andare a trovare le ‘kvinner i deres liv’).

Nonostante quasi tutti alla fermata del tram non facessero altro che guardarli e sussurrare sottovoce, non riusciva a non essere felice. Difficile quando le sue dita erano intrecciate a quelle di Henrik. Il ragazzo al suo fianco sorrise e si sporse verso di lui per baciargli una tempia e sussurrargli qualcosa all’orecchio. Il suo respiro caldo contro la sua guancia gli fece perdere totalmente l’attenzione, tanto che arrossì, non sapendo cosa dire, quando lo guardò in attesa di una risposta. Invece di parlare, Henrik rise e fece dondolare le loro mani, indicando con un cenno del capo qualcosa poco più in là.

Quel ‘qualcosa’ si rivelò essere un qualcuno: una ragazza dai corti capelli castani e grandi occhi verdi incollati allo schermo del suo smartphone. Era imbacuccata in una grande sciarpa color senape e un parka, ma sotto di essi si riusciva comunque a vedere un maglione nero, il logo di Skam in grande esattamente al centro. Non li aveva notati, troppo intenta a trafficare con il suo telefono, e in quell’istante Tarjei realizzò che regalare un sorriso non costava assolutamente nulla.

Guardò Henrik, che alzò le sopracciglia con un sorriso, e gli strinse la mano, dirigendosi verso di lei. Non seppe descrivere la sensazione di calore che lo avvolse quando la ragazza alzò lo sguardo e spalancò gli occhi, coprendo con una mano l’enorme sorriso che le aveva illuminato il volto. 

“Halla.”

“H-halla.”

Sorrise, avvertendo la sua evidente euforia contagiarlo, e il suo sorriso si allargò ancora di più quando vide quello di Henrik. Era uno di quelli che gli occupavano tutto il viso fino ad arrivare agli occhi, uno di quelli che faceva quando era felice sul serio. 

La ragazza, visibilmente più bassa di loro, li guardo estasiata dall’alto verso il basso, soffermandosi sulle loro mani intrecciate. Quando rialzò lo sguardo, Tarjei notò che aveva gli occhi lucidi. Allora strinse un’ultima volta la mano del suo ragazzo e la lasciò, per poi stringere la ragazza in un abbraccio. Sentì le sue lacrime bagnarli il collo e la strinse di più a sé.

“Perché piangi?”

La sentì ridacchiare camuffando un singhiozzo.

“P-perché sono felice.”

“Di averci incontrato?”

“A-anche, ma soprattutto p-perché lo siete voi. La vostra felicità è anche la nostra.”

Non ebbe bisogno di chiederle chi fossero ‘noi’ per saperlo, e sentì di essere sul punto di piangere lui stesso, per lo stesso identico motivo. Quando sciolsero l’abbraccio, Henrik le asciugò le guance, prendendole il viso fra le mani e per poi darle un bacio sulla fronte. Tarjei sorrise dolcemente al suo sguardo totalmente innamorato, pensando che la capiva perfettamente. Rimasero a parlare con lei finché il loro tram non arrivò, scattando qualche foto e ridendo tanto, sotto lo sguardo intenerito della piccola folla che aspettava insieme a loro. 

Quando si furono seduti, continuò a guardarla dal finestrino finché non si furono allontanati troppo, sorridendo nel vederla chiamare qualcuno al telefono ed iniziare a parlare con lo stesso sorriso e la stessa gioia che non l’avevano abbandonata nemmeno per un istante in quei dieci minuti. Quando non riuscì più a vederla, posò la testa sulla spalla di Henrik, che gli circondò le spalle con un braccio e tirò fuori il telefono con la mano libera. Avvertì il suo sorriso e l’istante dopo stava guardando una delle tante foto che avevano scattato poco prima, i loro tre sorrisi in primo piano. Allungò una mano e mise like, sorridendo quando il suo ragazzo gli posò un bacio fra i capelli. 

“E’ questo che voglio fare per il resto della vita.”

“Anche io amore, anche io.”

Rimasero in silenzio per il resto del viaggio, e i loro corpi sembrarono ricordarsi di essersi appena ripresi (e nemmeno del tutto) da una delle peggiori sbornie di sempre. Non addormentarsi fu una bella sfida, ma in un modo o nell’altro riuscirono ad arrivare all’Ett Bord, la cena deliziosa che si preannunciava troppo invitante per perdersela in quel modo.

Non appena varcarono la soglia, vennero travolti da tre uragani, che portavano il nome di Siv, Martha e Mathias. Alle loro spalle, i camerieri se la ridevano sotto i baffi.

“Io ti affido il mio bambino ed è questo che mi combini, Henrik?”

“Scusami Martha, ma Tarjei sa essere convincente.”

Tutti scoppiarono a ridere, tranne per il bambino in questione, che cercava di nascondere un sorriso sotto il rossore delle sue guance. Quando il giro di abbracci fu concluso si sistemarono in un angolo del tavolo.

“Come state, piccoli?”

“Siamo felici, Siv.”

Henrik sorrise nel sentire il suo ragazzo ripetere le stesse parole che aveva rivolto a Julie ed annuì a sua madre, che allungò una mano per accarezzargli una guancia, il sorriso orgoglioso che aveva sul volto simile a quello di Martha, che intanto stringeva la mano di Tarjei sopra la tovaglia.

“Fratello, i giornali di gossip non parlano d’altro, hanno tutti scritto almeno un articolo su di voi.”

“E tu che ne sai?”

“Le ragazze della mia classe,” Mathias alzò gli occhi al cielo, buttandosi a capofitto in quella che doveva essere un’imitazione delle sue coetanee, “‘Oddio, Henrik Holm è tuo fratello?! E’ vero che sta con Tarjei? Devi assolutamente farmeli incontrare!’ e bla bla bla, si sono anche offerte di farmi i compiti. Dovrei seriamente considerare di trarre vantaggio da tutto ciò.”

I due ragazzi risero, mentre le due donne rimproverarono il ragazzino con un sorriso sulle labbra. Quando si furono ripresi, Martha fece la domanda che si stavano ponendo un po’ tutti.

“Cosa farete adesso?”

Henrik cercò lo sguardo di Tarjei, che gli sorrise dolcemente.

“Saremo noi stessi. Stando a quanto si dice in giro siamo piuttosto ovvii.”

“E da carie.”

Le loro mamme si sorrisero e Mathias alzò un pollice accompagnato da un sorriso, e pensarono che nonostante tutto, quella era una buona giornata.

-

Mathias ti ha inviato un immagine.

Abbracciati sul divano un po’ troppo piccolo per entrambi (non che quello gli avesse mai fermati comunque) con Tom Hanks che parlava ad una palla da basket in sottofondo, si ritrovarono a sorridere nell’osservare ciò che Henrik aveva appena ricevuto. Le luci soffuse del ristorante facevano risplendere i loro capelli biondi, che si toccavano a causa delle loro fronti unite, occhi socchiusi e nasi a sfiorarsi. Avevano quei sorrisi da innamorati persi per cui spesso li prendevano in giro e che li facevano venire le farfalle nello stomaco, la mano di Henrik posata sulla guancia di Tarjei, che gli stringeva delicatamente il polso con la sua visibilmente più piccola.

henkeholm ha appena pubblicato una foto: “elsker deg, my angel”.

   
 
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