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Autore: Rumenna    29/05/2017    1 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Non mi sento più né le orecchie né le guance dal calore, la mia vista è provata dall’emozione eppure riesco a svincolarmi dalle sue labbra, capaci di inibire qualunque forma di resistenza, proprio come il cuore di un tornado, facendo cadere il mio sguardo sui suoi occhi blu intenso: sono carichi di luce e rigenerati di vita come non glieli avevo mai visti prima d’ora.
La sua mano si protende verso il mio viso, segnandolo con rinnovato calore, mentre i suoi occhi profondi mi stanno scrutando puri ed enigmatici allo stesso tempo: «Questa notte resta con me.»
Sono trasalito dalla trepidazione ascoltando la sua proposta, che non dovrebbe affatto sorprendermi così tanto all’età di ventidue anni… ma… ma invece sì, mi ha sopraffatto il cuore, facendomelo battere forte nel petto… perché lui è la prima e l’unica persona che ha saputo dare un senso all’esistenza del mio cuore, arido e non consapevole su come si ami nel modo corretto. Ho fatto un cenno con il capo, impaziente all’idea di passare la notte insieme.
Sorridendomi carinamente, illuminando il suo viso, mi stringe la guancia in un pizzicotto amorevole: «Lasciami tirare su, così ti prendo un pigiama.»

…… Un pigiama…?
L’ho guardato piuttosto confuso ed agitato, preoccupato e speranzoso di aver frainteso.
«Meglio fermarci qui, prima di combinare un casino… siamo entrambi molto agitati adesso.»
…Ma… ma come? L’ho guardato con tutto il dispiacere possibile, incredulo, mentre mi lascio mettere da parte lasciandogli spazio per tirarsi su, venendo raccolto nelle sue braccia forti ed accoglienti.
«Tu sei ubriaco, io sono completamente nel pallone… non ci capisco più niente, vorrei semplicemente potermi godere il nostro momento in condizioni migliori… e poi… io…»
Il suo tono si è fatto sempre più basso, fino ad interrompere la frase balbettando ed esitando: «…Non voglio… n-non… non voglio fare l’amore con te con il collo in queste condizioni... ecco.»
Mi è arrivato un colpo al cuore nell’udire queste parole. Riesco ad accettare il fatto che sono un po’ ubriaco e che siamo entrambi agitati, ma… che la causa sia di nuovo quel Giulio Lisbona, di cui mi ero finalmente convinto di essermene sbarazzato una volta per tutte… no, che cavolo!
Ma seppure mi senta arrabbiato per questo, non riesco a fare a meno di pensare a come Rose possa sentirsi in questo momento. Nemmeno io accetterei una cosa del genere se avessi in bella mostra il segno del morso di un’altra persona… non potrei permetterlo.
Socchiudendo gli occhi provando un misto tra rabbia e dispiacere, mi soffermo sul livido che quel pervertito gli ha lasciato sul collo. Chinando la testa sulla sua spalla, affondo il viso nelle curve armoniose del suo collo baciando l’area livida, nella speranza di coprire la sensazione di disgusto che sicuramente proverà guardandosi allo specchio, con qualcosa che spero possa essere un bel ricordo.
Sollevo le mie labbra per baciarlo nello stesso punto ancora e ancora...  aggrappandomi con le mani alla sua schiena traccio una piccola linea con la lingua, sentendo le sue braccia stringermi più forte.
«…P-per favore, Ivan… ti prometto che appena andrà via sarà tutto perfetto… ma adesso… non piacerebbe a nessuno dei due… scusa.»
Non devo essere avido… perché mentre mi dice queste parole, lui stesso si sta trattenendo in questo momento. Facendo diventare il suo abbraccio sempre più forte, il mio cuore si stringe, i miei occhi si chiudono, lasciati trasportare dal suo profumo e dal tono dolce e caldo della sua voce… mi piace il modo in cui mi stringe, vorrei restare così per molto tempo.
«Se proprio devo indossare il pigiama… allora dammi qualcosa di leggero, Rose.»
«Di leggero?»
«Sì, così posso restarti appiccicato per tutta la notte.» Voglio addormentarmi cullato nelle sue braccia e annegato dal suo calore.
«Va bene…» la sua voce si è abbassata di colpo, come se fosse commosso dalla mia affermazione… ma non ho detto niente di speciale… forse sta trattenendo una risata? Probabilmente gli sarò sembrato troppo appiccicoso…! Svincolandomi dall’abbraccio lo fisso dritto in viso: i suoi occhi si stanno sforzando di trattenere le lacrime.
«Ehi… c-che hai…?» Lo guardo confuso mentre una lacrima gli cade rapida sulla guancia.
«N-niente… niente, è che sono così felice… tu… non mi hai trattato male dopo averti rifiutato così…» lo ascolto con attenzione mentre lo guardo con apprensione singhiozzare come un bambino: «…al contrario, hai persino detto di volermi stare appiccicato… sono così contento…»
«M-ma… è naturale che io voglia stare con te…» Sento il mio cuore ansioso solo per averlo visto in questo stato, non voglio vederlo triste nemmeno per un momento.
Rose scuotendo la testa in silenzio di risposta, mi rende tristemente consapevole del peso delle sue parole: a questo punto non posso fare a meno di pensare che lui non abbia avuto un rapporto di coppia normale durante la sua precedente relazione con il ragazzo freddo ed insensibile… mi è tornata in mente quella volta in cui mi ha confidato di essere stato tradito.
Ma come si fa a trattare male una persona come lui? Se fossi io il suo fidanzato me lo coccolerei tutto il giorno…
…… Ma… io adesso in un certo senso lo sono.
Cioè… dovrei esserlo appena diventato.
…… È così, io e Rose adesso stiamo insieme… no?
…Stiamo insieme.
Io e lui adesso siamo fidanzati.
Con uno scatto mi sono alzato dal divano finendo con il sedere sul pavimento, con la testa vorticosa e il viso travolto dal calore. «V-v-vado in bagno… v-vado per primo, ti dispiace?»
«No… ma stai bene?»
«B-b-b-benissimo! Puoi lasciarmi il pigiama fuori alla porta!» Sono fuggito in bagno chiudendo rumorosamente la porta, facendo lamentare Piero dall’interno della sua gabbietta.
Con le spalle sulla porta, fisso un punto indefinito sul pavimento della piccola stanzina, trattenendomi il petto trepidante tenendo premuta la mia mano tremolante sul torace.
L’ho appena realizzato.
Ho timore a guardarmi allo specchio… mi vergogno solo all’idea di cosa potrebbe riflettere.
Mi accovaccio sul lavandino cercando di rinfrescarmi il viso, gettandoci acqua gelata più e più volte, facendola schizzare dovunque.
Seguito dal leggero bussare, la voce di Rose raggiunge le mie orecchie, appannate dal calore del mio corpo e dall’infiltrazione d’acqua, sentendolo parlare dall’altra parte della porta con un tono offuscato: «Lo lascio agganciato alla maniglia, ve bene…?»
Deglutisco immaginandolo ad un passo o due da me: «S-sì!» per fortuna che c’è la porta a dividerci, non voglio che mi veda in questo stato da rincretinito totale!
Ho aspettato un po’ prima di aprire la porta e fuoriuscirne a malapena il braccio, raccogliendo il pigiama grigio con una stampa che raffigura una fetta di formaggio: guardandolo mi lascio sfuggire un sorriso e mi dirigo verso la doccia, non prima di aver sbattuto la testa contro quei terribili armadietti nel tentativo di aprire la manopola dell’acqua.
L’acqua gelida mi schiarisce le idee, sento l’effetto del vino venire sempre meno, lasciando la mia mente libera di fare il bilancio della mia vita.
Mi rendo conto che molte cose sono diverse: ho annientato il marcio che albergava sovrano nella mia quotidianità e anche se tutto è andato perduto, è stato più che necessario per segnare un nuovo inizio.
Adesso sta cambiando tutto.
Tutto attorno a me ha una forma ed un significato completamente diverso.
Com’è quel detto…? “La ruota gira”? Ebbene, sono sicuro che se finora tutto è andato storto, presto le cose si sistemeranno in meglio. È proprio così, escludendo la salute, non può succedere null’altro di peggio nella mia vita.
Sono sicuro che presto troverò anche mia madre, per quanto sia orgogliosa, testarda e materialista, prima o poi dovrà fare i conti con il suo cuore e… se mai tornerà indietro, sono sicuro che sarà capace di mostrare la parte migliore di sé. Di base non è una cattiva persona, devo solo fare affidamento sulla sua parte più umana e sperare che torni con noi… in fondo che se ne fa una donna presuntuosa della sua reputazione andata in frantumi? Dovrà solo chinare la testa e smettere di farsi condizionare dal cervello, tornando a casa. E se in caso sperare non fosse abbastanza…
Mamma di Rose, lo so che mi ascolti. L’hai fatto anche quella sera, facendo finire male l’appuntamento di Rose con quel Lisbona… ti ringrazio per quella volta, ma adesso ho un altro favore da chiederti. Per favore fai stare bene mia madre, dovunque sia in questo momento.
Mi sono affrettato a finire la doccia, preoccupato da quanto tempo può essere trascorso da quando sono entrato in bagno, infilandomi il pigiama frettolosamente e asciugando i capelli superficialmente con l’asciugamano.
Quando ho aperto la porta, ho trovato Rose seduto al tavolo intento a giocare con il gattino.
«Il… il bagno è libero.» Sarò sembrato abbastanza naturale?
Sorridendomi dolcemente mi si avvicina, porgendomi Alastor tra le braccia: «Grazie.»
Il pelo soffice e caldo del gattino e la dolce sensazione di tenerlo tra le mani mi induce a scambiargli uno sguardo amorevole: nonostante abbia l’occhio malconcio riesce ad essere davvero molto carino, sembra che questo difetto lo renda ancora più adorabile.
Improvvise le labbra di Rose raggiungono le mie, in un bacio rapido: mi volto verso di lui, intercettando le sue spalle passare attraverso la soglia del bagno, chiudendosi poi la porta alle spalle.
É a questo tipo di atteggiamenti che devo iniziare ad abituarmi…? É una bella sensazione.
Tenendo Alastor tra le braccia sono andato in camera da letto e mi sono sdraiato sul morbido materasso, dove le lenzuola hanno il dolce profumo della vaniglia, iniziando a giocare con il socievole gattino con ancora il sorriso stampato sulle labbra.
Dopo pochi minuti, Rose è entrato nella stanza, trovandomi completamente assorto a fare vola-vola con Alastor.
«Vedo che andate d’accordo.» Ci sta guardando sorridendo dolcemente, facendomi sentire leggermente in imbarazzo.
Indossa un pigiama blu notte a quadri che mette in risalto il suo fisico curato… i suoi capelli sono tutti in disordine e sul collo c’è un cerotto per bambini con la forma ed il disegno di una tartaruga: non riesco a reprimere una risatina.
«Hai acceso il lume.»
«Oh… scusa… ti da fastidio?» L’ho fatto per abitudine… ho paura del buio.
«No, lascialo pure così.» Mi ha sorriso in maniera luminosa, persino i suoi occhi sembrano emettere una certa luce, avvicinandosi al letto e sedendosi in maniera elegante. «Mi incuriosisce vedervi giocare insieme, di solito non è per niente amichevole.»
«Davvero?»
«Credo che tu gli piaccia… beh, è il mio gatto dopotutto.»
A questa frase sento le guance arrossare, Alastor mi sfugge dalle mani, dirigendosi verso il suo padrone, che mi sorride con un leggero rossore sul viso. Sembriamo abbastanza due idioti in questo momento…
«Di solito Alastor è abituato a dormire con me, ma credo che starà comodo anche sul comodino per stanotte… lo poggerò sul cuscino.»
Rose ha spostato il piccolo lume in vecchio stile –sicuramente raccattato in qualche negozio dell’usato– prendendo uno dei due cuscini e mettendolo sul comodino, dando ad Alastor il bacio della buona notte e ponendolo con cura sulla superficie soffice.
Impacciato l’ho seguito infilandomi sotto le calde coperte, facendo vagare da una parte all’altra il pigiama troppo grande per il mio fisico minuto.
Adesso siamo entrambi nel letto, continuando a passare lo sguardo divertito ed incuriosito da noi stessi al solo cuscino rimasto.
«Non vieni?» I suoi occhi profondi mi scrutano con amore, invitandomi in un qualcosa che ha tutta l’aria di essere molto dolce.
Gli ho rivolto un sorriso di pura contentezza, mentre l’ho raggiunto a carponi goffo, facendomi spazio e avvicinandomi al suo corpo dall’odore aspro del bagnoschiuma e dolce del profumo alla vaniglia.
Cullato dal calore che emana il suo corpo, senza farmi troppi problemi ho avvolto il suo tronco tra le braccia, aggrappandomi a lui come se fosse un enorme orso di peluche.
«Ivan, sei così coccolone?»
«Sì, arrangiati!» L’ho stretto ancora più forte.
Senza rispondermi verbalmente, avvolge le mie spalle con il suo braccio, dandomi un bacio sulla testa, iniziando ad accarezzarla teneramente.
«Rose, non ti conviene accarezzarmi la testa… mi addormenterò troppo in fretta così.»
«Non vuoi dormire un po’?»
«Voglio raccontarti un po’ di cose.»
Ho raccontato a Rose come ho passato tristemente i miei giorni solitari senza di lui e spiegato nel dettaglio quello che mi è accaduto oggi: ho tentennato al racconto di Ashley, ma con fatica ho cercato di fargli capire quello che ci siamo detti.
«Come immaginerai… è a causa di quell’incidente che ho smesso di guidare.»
«Non voglio che mi racconti quello che hai provato, sarai stanco anche tu… facciamolo un’altra volta, con calma.» Non voglio forzarlo a ricordare brutte cose.
«Va bene.»
Non ricordo quando è accaduto, ma le carezze confortanti che Rose ha continuato a farmi nonostante il mio avvertimento mi hanno fatto addormentare.
Non ricordo quand’è stata l’ultima volta in cui ho dormito così bene… mi sono sentito così confortato ed al sicuro… sentire la sua presenza mi ha donato un sonno paragonabile all’incantesimo di una Dea.
 
*
Il picchiettare del becco sulla gabbietta di Piero mi risveglia dal bel sonno ristoratore, forzandomi ad aprire gli occhi: un piccolo raggio di luce raggiunge il mio viso costringendomi a guardarmi nell’ambiente circostante.
Sono da solo in questo letto e questa è ancora la camera di Rose… è così bello sapere che non è stato un sogno.
E se lo fosse stato? E se il fatto stesso di essermi svegliato in questa stanza fosse parte del sogno e in realtà stessi ancora dormendo? Mi sono pizzicato la guancia, constatando con piacere di essere sveglio e cosciente.
Il suono del cellulare richiama la mia attenzione: è il mio, poggiato sul comodino a segnalarmi l’arrivo di un messaggio. Che strano, non ricordo di averlo messo lì ieri. Deve averlo messo lì Rose… ma dove sarà adesso? Dall’altra camera non si sente alcun rumore. Conoscendolo è possibile che sia andato a correre…
Mi aspettavo un risveglio diverso, ad essere sincero.
A questo punto meglio controllare chi è, potrebbe essere Anna preoccupata.
Allungo il braccio afferrando l’aggeggio incomprensibile segnalare l’arrivo di 11 nuovi messaggi: ma che succede? Persino Rose me ne ha mandato uno, evidentemente è per avvisarmi di essere uscito… ma ce ne sono così tanti che sto iniziando a preoccuparmi. Meglio leggerli, così potrò capirci qualcosa.
Apriamo il primo messaggio che mi capita davanti.
Ho avuto un tuffo al cuore leggendo le brevi e confuse righe di testo, i miei occhi hanno iniziato ad oscillare ansiosi, le mie mani a fremere di impazienza: la mia testa combatte confusa cercando di mantenere la calma, mentre il mio cuore si agita in una marea di domande burrascose.
   
 
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