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Autore: becky    10/06/2009    4 recensioni
Ambientato dopo il settimo libro, escludendo il capitolo conclusivo. Harry deve un favore a Narcissa Malfoy. Ma nello sdebitarsi si ritroverà, spesso e volentieri, faccia a faccia con Draco. Dopo la guerra, la morte e il dolore, si può davvero mettere una pietra sopra al passato? Si può tentare un approccio diverso?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non sono miei, ma di J.K.Rowling (ovviamente).

Buona lettura, e se vi va lasciatemi un commentino! Grassie…

 

UNDO

CAPITOLO 1
Sentenza Definitiva

L’aula del tribunale era terribilmente scura e affollata di persone. Curiosi, imputati, giudici e funzionari.
- Non capisco perchè sei voluto venire oggi!- mormorò Ron incrociando le braccia al petto. Non aveva tutti i torti. I processi contro i Mangiamorte si tenevano praticamente tutti i giorni da settimane. A ciclo continuo. Però quella era una delle prime volte che Harry si presentava. – Diciamo che ho una cosa da fare- sibilò il moro alzando le spalle e osservando un uomo venir portato via dalle guardie carcerarie. Ron sbuffò sonoramente, ma non disse niente.
- La prossima imputata si faccia avanti!- esclamò con voce tonante uno dei giudici. – Narcissa Black Malfoy, prego!-. Harry deglutì e attese in silenzio. La donna, bellissima anche in quel momento di angoscia, si fece avanti con passo elegante e si fermò davanti ai giudici, che le lessero i capi d’imputazione. A seguire ci fu un lungo dibattito, su prove e supposizioni a proposito del suo ruolo durante la guerra. Infine il giudice richiamò il silenzio. – Ci sono altri pareri in merito?- chiese a gran voce. Harry prese un profondo respiro e si alzò in piedi, lasciando allibito Ron. E molte altre persone, a dire il vero. – Io avrei qualcosa da dire- esclamò attirando su di se tutta l’attenzione. Calò un silenzio trepidante. Harry prese un altro gran respiro e disse – Narcissa Malfoy mi ha salvato la vita-. Molti occhi si sgranarono, compresi quelli della donna in questione. – Mi ha salvato la vita mentendo davanti a Voldemort, rischiando lei stessa. Se non fosse stato per lei, io non sarei qui. E al mio posto probabilmente ci sarebbe Voldemort-. Il silenzio ora era davvero pesante. Le sue parole pesavano come macigni. Continuò imperterrito – Le devo la vita, e anche il mondo magico le deve qualcosa. Vi prego di tenerlo ben a mente-. Detto ciò si risedette accanto all’amico che lo guardava con occhi simili a quelli di un pesce palla. – Ma sei fuori?- gli domandò incredulo. Harry scosse il capo, continuando a fissare davanti a se.
Ci aveva pensato a lungo prima di fare una cosa del genere. Non era stata una scelta presa su due piedi, ma ben ponderata. Se non fosse stato per Narcissa, probabilmente Voldemort lo avrebbe ucciso nel mezzo della foresta oscura, e tanti saluti all’eroe del mondo magico. Lo aveva “difeso” rischiando lei stessa la vita. Per cosa? Per l’amore che nutriva per il proprio figlio. E questo aveva toccato nel profondo Harry. Ogni volta che guardava Narcissa negli occhi, era come rivedere sua madre. Non meritava di finire anche lei, come il marito, ad Azkaban. Da quanto si era dedotto dalle indagini Narcissa non aveva mai ucciso nessuno durante la guerra. Lucius, forse per amore, l’aveva sempre tenuta fuori. E questo giocava a favore della donna.
Mentre i giudici discutevano tra di loro, Harry ripensò alla sera della sconfitta di Voldemort. Narcissa, con umiltà inconsueta, gli si era avvicinata e con un sussurro flebile gli aveva detto – Mi dispiace per Sirius-. Harry aveva letto nei suoi occhi, identici a quelli di Sirius, sincerità, e l’aveva perdonata. Forse fu proprio allora che aveva preso la decisione di aiutarla.
- Ebbene...- esordì tonante il giudice -...considerate le parole di Harry Potter, e il fatto che la signora Black Malfoy non ha mai commesso gravi crimini, noi la prosciogliamo da ogni accusa. Lei è libera, signora-. La donna sembrò quasi scoppiare in lacrime tanta era la gioia. A Harry venne spontaneo un sorriso soddisfatto. Ron sbuffò adirato – Tu sei pazzo! Pazzo completo!-. Ma il moro non ci fece caso. Corse con gli occhi per la sala gremita di gente e individuò un’altra chioma bionda. Anche Draco aveva un’espressione incredula, ma sollevata.

Ron ed Harry uscirono dall’aula qualche minuto dopo. Mentre percorrevano il corridoio diretti all’uscita, il moro individuò Malfoy che discuteva con un altra persona. – Ron, devo ancora fare una cosa qui. Tu vai pure, ci vediamo domani-. Il rosso scosse il capo, pensando che si, oggi Harry è proprio strano.
Una volta rimasto solo il moretto si diresse verso Malfoy. Voltò appena il capo nella sua direzione, e quando lo vide avvicinarsi sgranò gli occhi chiari. Congedò l’uomo con cui stava parlando e si girò per fronteggiarlo. Harry si fermò a circa un metro da lui e lo guardò in viso, senza alcun timore. – Potter- salutò freddo il biondo. –Malfoy- rispose l’altro col medesimo tono. Rimasero a lungo a fissarsi, con stupore e un leggero astio. Harry pensò che era da tanto che non lo guardava da così vicino. L’ultima volta era stato poco dopo la guerra, quando Malfoy aveva chiesto pubblicamente scusa per tutto quello che aveva fatto. Era emerso dalle indagini che nemmeno lui aveva mai preso parte attivamente alla guerra. Aveva tentato di uccidere Silente, era vero, ma mai con troppa convinzione. Per non dire con nessuna convinzione. “Patetici tentativi di lesione personale” avevano commentato i giudici durante la sua udienza.
Malfoy aveva chiesto perdono alla comunità magica di sua spontanea volontà, venendone reintegrato. E ora era lì, a fissare Harry negli occhi.
Si morse un paio di volte la lingua prima di dire con voce bassa – Grazie per quello che hai fatto-. Harry accennò un mezzo sorriso – Tua madre mi ha davvero salvato la vita. Glielo dovevo-. Si grattò la nuca e prese coraggio – A proposito di quello...dovrei parlarti di una questione importante-. Lo sguardo di Malfoy in quel momento era impagabile. Esterrefatto e incredulo. – Di cosa?- gli domandò con voce decisamente meno fredda. Il moro si guardò attorno – Direi che è una questione personale delicata. Ne parliamo da qualche parte con calma?-. Draco sbuffò. Dannato Potter. Era davvero un buono di cuore come tutti dicevano. Era pronto a fare una conversazione “civile” con il suo peggior nemico da sempre, il suo più antico rivale. E tutto perchè doveva dirgli qualcosa di “personale”. Lo detestava. Ovvio che Potter non fosse disposto a mettere una pietra sopra al loro passato burrascoso, ma almeno sapeva passar sopra a certe cose per un bene più alto.
-Va bene. Possiamo andare a prenderci qualcosa da bere- acconsentì Draco, curioso di sapere qualcosa di più sulla notte in cui Voldemort era morto.

Venti minuti dopo si trovavano seduti al tavolino di un bar babbano poco distante dal ministero della magia. Draco si guardava attorno con stizza e disgusto, continuando a mormorare lamentoso –Cielo, quanti babbani. Ma con tutti i bar del mondo magico, proprio in uno babbano dovevamo andare?-. Harry alzò gli occhi al soffitto, pentendosi amaramente di quello che aveva fatto. – Si, Malfoy, questo era il più vicino al Ministero. Scusami se non avevo molta voglia di andarmene tanto in giro con te- gli disse seccato, bevendo un sorso del suo cappuccino. Malfoy alzò un sopracciglio. Con sarcasmo disse –Oh, ti vergogni di me? Paura che la tua reputazione da eroe ne venga contaminata?-. Harry sospirò esasperato –No, è solo che la tua presenza mi irrita-. Cosa che era completamente vera. Draco scosse le spalle – Sei tu che volevi parlarmi, Potter-. – Giusto, prima lo facciamo meglio è-. Si guardò attorno per qualche istante, bevve ancora dalla tazza e infine tornò a guardare in volto Malfoy. Nonostante mantenesse sempre la sua espressione fiera e altezzosa, si poteva intravedere una certa tensione. – Tua madre ti ha mai parlato di cosa è successo esattamente quella notte?- domandò. Il biondo scosse il capo, restando in silenzio. Harry deglutì a fatica. – Ha detto a tutti che ero morto, mentre invece ero ancora vivo. Se non l’avesse fatto, ora sarei un cadavere in decomposizione nella foresta proibita-. Da una scintilla negli occhi argentei del biondo sembrava quasi che l’idea non gli dispiacesse. Ignorando deliberatamente questo particolare, proseguì – Sai perchè l’ha fatto?-. – No- rispose sinceramente il ragazzo, giocherellando nervoso col suo cucchiaino. – L’ha fatto per te- decretò il moro serio. Draco sgranò gli occhi chiari e socchiuse le labbra, stupito. Harry abbassò lo sguardo, nervoso per quel genere di discorso. Lo aveva messo in conto fin dal principio. Sapeva che Narcissa non avrebbe mai detto a Draco il vero motivo per qui aveva rischiato tanto. Tuttavia il suo cuore da Grifondoro gli imponeva di far sapere al diretto interessato la verità. – Era preoccupata per te. Voleva solo che tu stessi bene. Credo che mi abbia salvato per quello. Per darti qualche occasione in più di sopravvivere-.
Harry avrebbe voluto alzare lo sguardo su di lui e osservare la sua reazione (almeno quella volta si sarebbe scomposto?) ma infine decise di lasciargli la sua privacy. Attese qualche secondo, per dire infine – Ecco tutto. Volevo solo che tu lo sapessi-. Il biondo annuì, ritornando al consueto distacco. Con voce leggermente arrochita disse – In ogni caso...devo ringraziarti per quello che hai fatto, Potter. Odio ammetterlo, ma se non fosse stato per te, mia madre ora sarebbe ad Azkaban-. Il moro si passò una mano tra i capelli, imbarazzato. Era strano sentire Malfoy ringraziare, come lo era sentire chiedere scusa. Ok, era già successo qualche settimana prima, ma quella era un’altra situazione. Era davanti a decine e decine di persone. In quel momento invece c’erano solo loro due. Era a lui che lo stava dicendo. – Dovere- ironizzò il ragazzo sopravvissuto per sdrammatizzare. Anche Malfoy sorrise, sebbene a malincuore. Si alzò di qualche centimetro le maniche del maglioncino bianco, mostrando le braccia candide e affusolate. Harry ci buttò l’occhio e con una stretta al petto notò alcune cicatrici. Le cicatrici che lui stesso gli aveva inflitto, un anno prima. Sarebbero mai andate via? Draco invece sembrò non farci caso. Terminò di bere il suo caffè sussurrando – Dio, che schifo il caffè babbano-. – Ti lamenti sempre così tanto, Malfoy?- gli domandò il ragazzo ghignando. Le sue iridi argentate lo trafissero irriverenti. – è nella mia natura- decretò con naturalezza. Harry distolse lo sguardo, tra l’irritato e il divertito. – Che cosa hai intenzione di fare, adesso?- chiese all’ex-serpeverde, tanto per intavolare una conversazione qualsiasi e non sembrare troppo maleducato. Anche Draco sembrò stupito da quella domanda. Impiegò qualche secondo a formulare una risposta coerente – Avvocato-. – Prego?- si incuriosì il moro, tornando a prestargli tutta la sua attenzione. Il biondo alzò gli occhi al cielo. –Avvocato, Potter. Hai presente, vero? O devo farti un disegnino?-. – Ok...ma perchè?- chiese ancora Harry. – Non lo so...ho sempre pensato che sarei diventato un avvocato. Fin da bambino- confessò titubante. Harry si sorprese nel constatare che non sapeva praticamente nulla di Draco, della sua vita quotidiana e tutto il resto. Ironico, dato che aveva passato quasi tutto il sesto anno a pedinarlo. – Capisco...- mormorò assorto. Draco si scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio – Ne dubito. Comunque dovrò fare un corso di preparazione di qualche settimana al ministero. Una scocciatura, ma necessario-. Harry sorrise, lieto di riuscire a parlare, per la prima volta, con Malfoy senza azzannarsi o insultarsi. O quasi. – E tu, Potty? Già pronto per essere ministro della magia?- domandò sarcastico Draco, facendo schioccare la lingua malevola. Harry scosse il capo – Niente del genere, furetto. Anche a me toccherà un addestramento per diventare Auror. E in più anche un test preliminare, tanto per gradire-. Draco sogghignò – Auror, eh? Troppo scontato-. Anche il ragazzo sopravvissuto sorrise scuotendo le spalle – Può darsi, ma lo diventerò. È nella mia natura, no?-. Restarono ancora in silenzio, pensando a cosa dire. O come salutarsi. – Immagino quindi che ci vedremo ogni tanto nei corridoi del ministero- sospirò afflitto Draco, accavallando elegantemente le gambe. Harry sorrise – Si, temo di si-. –Merlino Potter, sarai la mia persecuzione anche adesso che abbiamo finito la scuola?-. –Non dire sciocchezze, Malfoy. Vedrò di starti il più lontano possibile!-. –Allora non sei così stupido come sembri-.
Harry lanciò un’occhiata distratta all’orologio e si rese conto che era quasi ora di cena. Molly si sarebbe preoccupata se non li avesse raggiunti per tempo. Si alzò stancamente, immediatamente imitato dal biondo. – Devo andare, mi aspettano per cena- borbottò cercando il portafoglio disperso in qualche tasca. Malfoy fu più rapido, lo bloccò con un cenno secco della mano e si avvicinò alla cassa. – Lascia, pago io!- protestò il moro, non volendo rimanere in debito con quella serpe. Ma Draco era inamovibile. Truce disse – No, faccio io. Hai salvato mia madre dalla prigione, ti devo almeno un caffè-. Harry lo guardò con tanto d’occhi. Malfoy, la sua bestia nera, la sua nemesi, gli offriva un caffè? Poi pensò che lo stesse facendo solamente per non sentirsi anche lui in debito. Scrollò le spalle, lo ringraziò e uscì. Draco lo raggiunse qualche secondo dopo, riponendo in tasca il resto. – Bene, allora magari ci si vede in giro- esclamò Harry passandosi una mano tra i capelli scompigliati. –Spero di no- ribattè subito caustico il biondo, sebbene sul suo bel viso non ci fosse ostilità. – Già...allora buona serata, Malfoy-. –Anche a te, Potty-. –Vaffanculo, furetto-.


Da qualche parte, lontano da lì...
- Potter è pericoloso-. –Lo sappiamo perfettamente-. – E allora non possiamo restare fermi ad aspettare! Dobbiamo agire! Fermarlo in qualche modo!-. – Col tempo. Vedrai che le occasioni non mancheranno. Verranno da sole, vedrai...-.

  
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