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Autore: lady lina 77    02/06/2017    1 recensioni
Seguito di Without you. Un anno dopo la nascita di Isabella-Rose, Ross e Demelza vivono una vita serena e felice a Nampara, insieme ai loro tre figli. Ma il destino si sa, è malefico. E un incidente scombinerà di nuovo le carte, facendoli precipitare in un tunnel di dolore, incertezza e difficoltà.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva atteso quel giorno con una strana impazienza. Non era tanto la gita in barca con Hugh ad eccitarla, ci era stata molte volte sia da sola che con Ross dopo tutto, era la condivisione del segreto del ragazzo che l'aveva scelta come confidente che la stordiva e in un certo senso ubriacava, facendola sentire importante.

Poteva dire di conoscerlo bene? Certo che no!

Poteva dire che lui conoscesse lei e la sua storia? Anche questo, no!

Eppure si erano trovati e nonostante non si fossero visti che poche volte, era come se fra loro ci fosse una sorta di attrazione e voglia di cercarsi per stare insieme. Erano due sconosciuti eppure ognuno di loro aveva toccato cuore e anima dell'altro e Hugh l'aveva scelta per raccontarle il suo dramma. Fiducia? Non ne era certa. Sicuramente però, come lei, lui avvertiva la strana alchimia che si era creata da subito fra loro. Era solo bisogno di compagnia il suo e di Hugh? No, non era solo questo, sapeva di esserne attratta per qualche strano motivo e sapeva anche che Hugh provava le stesse cose. La vedeva come una dea, ogni sua poesia ne era la testimonianza, eppure sapeva anche che nei suoi confronti aveva desideri decisamente carnali e davvero poco utopistici. La cosa che però la terrorizzava, era avvertire pure in se quel desiderio di essere sua. Che le prendeva? Aveva avuto molti spasimanti a Londra, eppure aveva sempre e solo desiderato essere di Ross. Invece ora, quell'uomo aveva catturato forse non il suo cuore ma di certo i suoi sensi...

Era la mancanza di Ross che la spingeva a sentire quel tipo di desiderio? O la mancanza di amore e pace che la spingeva a cercare altrove, lontana da Nampara?

Certo, poteva pure essere che il condividere con Hugh il segreto della sua malattia, un segreto doloroso e sicuramente fonte di preoccupazione e disperazione, l'avesse ulteriormente avvicinata a lui. Perché era bello, pur nella sua tragicità, che lui avesse scelto LEI.

Mentre la barca scivolava lentamente al largo e Hugh remava non staccandole gli occhi di dosso, si appoggiò col viso al bordo, osservando il blu del mare. Immerse la mano, avvertendo il tocco gelido dell'oceano, bagnandosi il polsino dell'abito verde che aveva scelto di indossare quel giorno. Un abito che metteva raramente, molto aderente sul corpo e soprattutto generosamente scollato. Ross non le aveva chiesto nulla quella mattina su dove andasse e anzi, dalla settimana prima, a malapena le rivolgeva la parola. La guardava e basta, distante, forse insofferente a quella vita con lei, forse semplicemente disinteressato ad ogni cosa che riguardava la sua famiglia. Giocava con Bella e amava prendersi cura dei cavalli con Jeremy, certo, ma con lei e Clowance era freddo e distante e questo la feriva terribilmente. Sapeva che era malato, ma le faceva male lo stesso, la feriva e la rendeva fragile e insicura, quella dannata situazione... Voleva l'amore di Ross, era l'unica cosa che avesse mai desiderato dalla vita. E invece aveva affetto e attenzioni, come se fosse stata una dea, da un giovane romantico e gentile che le scriveva poesie e la adorava e che lottava contro il tempo per cogliere ogni bagliore di vita, prima che il buio piombasse su di lui.

"Siete molto silenziosa oggi".

Demelza alzò gli occhi su di lui, sospirando. "Scusate, stavo solo pensando a un po' di cose. Ma non è nulla di importante".

"Sembrate così assorta".

"Già, e vi chiedo di nuovo scusa...". Si tirò su, mettendosi composta con la schiena contro il parapetto della barca. "E' che non è un buon momento per me". Si rese conto che Hugh le aveva raccontato particolari intimi e segreti della sua vita ma lei, sulla sua, aveva mantenuto uno strano riserbo.

Hugh si accigliò. "Con vostro marito, nelle sue condizioni, deve essere dura".

Demelza si stupì che sapesse capire tanto bene la sua situazione, senza che gliela avesse spiegata. "Ross è spesso complicato da gestire ed è ancora più complicato essere sua moglie... Ma fa parte del suo fascino".

Hugh smise di remare, osservandola intensamente. "Voi siete molto bella, meritereste una vita serena e felice, senza intoppi".

"Non esistono vite così, Hugh".

L'uomo abbassò il capo, pensieroso. Poi lo rialzò, per incatenare i suoi occhi al suo viso. "Se io fossi vostro marito, l'unico mio pensiero sarebbe lusingarvi e farvi sentire amata e unica. Non mi importerebbe altro, solo amarvi e adorarvi...".

Demelza gli sorrise dolcemente. La imbarazzava e allo stesso tempo la inteneriva quel suo comportamento così ardito e passionale verso di lei. "Ma Ross lo fa, per lui la mia felicità è importante ed è la sua priorità. L'incidente alla miniera ha sconvolto le nostre vite, ma lui mi ama. E ama i nostri bambini, con tutto se stesso. Vedete, voi avete una visione del matrimonio molto romantica, tenera e dolce, ma quando si è sposati non c'è solo questo, non ci sono solo poesie o canzoni d'amore, ci sono i problemi da affrontare insieme, i figli da crescere e seguire, gli inconvenienti a cui far fronte. E sapete, forse è questo il bello dell'amore, non tanto il momento romantico in se ma il sapere di avere vicino qualcuno su cui fare affidamento nei momenti difficili, qualcuno che sa prenderti per mano e lottare con te, uscendone più forti e uniti di prima. E' questo che mi manca di Ross, è questo che mi fa sentire così insicura e sola... Combatto senza il mio compagno per far quadrare ogni cosa e lui non c'è, non mi vede, non mi sente e non capisce quanto io abbia bisogno di lui. Io e Ross, insieme, abbiamo combattuto mille battaglie. E ora lui non c'è e io sono sola". Solo pronunciando quelle parole dal sapore di uno sfogo, si rese conto di quanto suo marito le mancasse. Le mancava ogni cosa di lui, anche la sua testa dura e la sua avventatezza. Le venne da piangere, ma coraggiosamente ricacciò indietro le lacrime. Era una gita in barca quella e avrebbe fatto di tutto perché fosse piacevole per Hugh.

L'uomo rimase in silenzio per un attimo, forse percependo il suo smarrimento. Poi scosse la testa. "Mi dispiace per quello che state passando e mi dispiace anche di non pensarla proprio come voi, a riguardo, sul matrimonio. Per me è amore, solo amore. Non puo' esserci spazio per altro, fra un uomo e una donna".

Demelza sorrise, in un certo senso gli faceva tenerezza, era un ragazzo ancora molto giovane e idealista e questo gli piaceva. "Voi pensate al matrimonio e all'amore per una donna con la stessa idea romantica e utopistica che avevate per l'esperienza della guerra. Il matrimonio è amore, certo, ne è la base. Ma è anche pazienza, intermediazione, stanchezza, risate, giochi e scherzi coi propri figli, momenti belli alternati a momenti brutti e anche discussioni o crisi, se capita".

"Continuo a non essere d'accordo con voi, ma accetto il vostro punto di vista, se mi permetterete di mantenere il mio e di continuare ad adularvi come la splendida fanciulla che siete".

Demelza arrossì, sorridendo con fare ammiccante. "Credo che possiate farlo e che mi faccia anche piacere". C'era una grande battaglia in corso in lei, si rese conto, fra la donna sposata e piena di problemi che era e la donna ideale e venerata da Hugh. Sapeva che quel tipo di rapporti e sentimenti che lui inseguiva non esisteva e non sarebbero mai potuti durare in una lunga relazione, ma le piaceva, per una volta, essere lei la donna idealizzata e venerata da qualcuno. Hugh la guardava come Ross, una volta, guardava Elizabeth...

Hugh riprese a remare, giungendo finalmente davanti ad una insenatura arricchita da una piccola e graziosa spiaggetta sormontata da imponenti rocce e strapiombi. "Mia signora, siamo arrivati".

Demelza si guardò attorno, erano lontani da tutto e tutti, isolati dal mondo. Sentì una strana ansia in se, unita a un misto di timore ed emozione dal trovarsi lì, da sola, con lui. Si chiese cosa ci facesse in un posto del genere, un posto che poteva andar bene per coppiette in cerca di privacy e intimità, invece che essere a casa sua con Bella e Prudie a preparare il pranzo per i suoi bambini più grandi.

Hugh portò la barca a riva, si tolse gli stivali e scese sul bagnasciuga, trascinando l'imbarcazione all'asciutto. Demelza rimase stupita dalla sua forza, sembrava tanto mingherlino e fragile e invece doveva essere fornito di muscoli ben torniti per riuscire a fare quel che aveva appena fatto. Per un attimo si chiese come fosse il suo corpo ed arrossì a quel pensiero e al fatto che, di nuovo, stesse scivolando verso pensieri che non doveva e non poteva permettersi di provare.

Hugh le si avvicinò, tendendole la mano. "Su, scendete".

"Non vedo foche" – ribatté lei, guardandosi attorno. Se non c'erano le foche, che cosa avrebbero fatto lì, da soli, per tutta la mattina? Poi allungò la mano, strinse quella di Hugh e lasciò che la portasse delicatamente a terra.

E quando i suoi piedi furono sulla sabbia morbida, Hugh non la lasciò andare. Spostò la presa dalla sua mano, cingendole la vita per attirarla a se. "Siete bellissima e il sole di oggi rende i riflessi dei vostri capelli caldi come fiammelle di fuoco".

Deglutì per quel contatto così ravvicinato e per le sue parole così gentili e calde. "Hugh...".

Lui fece finta di non notare il rossore sul suo viso e la sua espressione smarrita e confusa, avvicinandosi ancora di più a lei. "Come vi ho detto, Demelza, io ho conosciuto molte donne ma mai nessuna mi ha colpito come voi. Siete bellissima, forte e intelligente, avete un animo forte e battagliero e mi sono sentito attratto da voi fin dal primo momento in cui vi ho vista. E so che per voi è la stessa cosa, lo sento...".

Demelza cercò di riprendere possesso di se stessa, tentando di allontanarsi da lui per mantenere una distanza di sicurezza. Non era sicura di cosa avrebbe fatto Hugh ma soprattutto, non era così certa che lo avrebbe respinto. "Qualsiasi cosa io senta, questa cosa non ha il diritto di esistere e devo ignorarla. VOGLIO ignorarla...".

"Siete qui con me e non state facendo nulla di male a vostro marito, lui sta bene" – rispose Hugh, riattirandola a se. Alzò la mano ad accarezzarle i capelli, avvicinando il viso al suo. "Vi voglio, voi non immaginate quanto io desideri fare l'amore con voi qui, su questa spiaggia".

Le sembrò che le si fermasse il cuore a quelle parole che aveva temuto di sentire e in un certo senso anche desiderato. E ora? E ORA? "Hugh, sono una donna sposata, amo mio marito e...".

"E continuereste ad amarlo indipendentemente da questo".

Le sue parole la confondevano, non sapeva più che fare o dire e nemmeno sapeva più chi fosse, da tanto era turbata e alla stesso tempo attratta dalla presenza di Hugh. Pensò fugacemente a quanto aveva sofferto quando era stato Ross a tradirla, ai tre anni di separazione e a quanto avesse ritenuto spregevole quel gesto. E ora, era pronta a fare altrettanto? Era attratta da Hugh, se avesse assecondato i suoi desideri fisici, gli si sarebbe concessa senza pensarci due volte, lo sapeva. E sapeva anche che i suoi modi di fare e il suo modo di corteggiarla la lusingavano e intenerivano, così come la sua malattia. Ma era sufficente questo, per un passo simile di cui si sarebbe pentita per tutta la vita?

Hugh si avvicinò ancora di più a lei. "Siete l'ultimo bagliore di vita e di luce che mi resta, lo sapete... Rendetemi felice... Almeno un bacio, solo uno...".

Un bacio? Sarebbe stato così grave concederglielo? In fondo non sarebbe stato nulla di che, lui sarebbe stato felice e lei forse avrebbe acquietato la sua anima e i suoi desideri... Un bacio, uno soltanto in una vita intera in cui era e sarebbe stata sempre e solo di Ross... Un attimo solo suo in cui assecondare un desiderio represso in un momento della sua vita dove c'era spazio per tutto fuorché per l'amore. Lo guardò negli occhi e non disse nulla perché non c'era bisogno di parole. Lasciò che Hugh la attirasse a se, chiuse gli occhi e lasciò che le loro labbra si incontrassero. Sussultò lievemente quando le loro bocche si toccarono, avvertendo un sapore diverso da quello di Ross, ma poi si rilassò, lasciando che il bacio diventasse più profondo e appassionato. Baciava in un modo diverso da quello a cui era abituata, più lento e delicato e non riusciva a capire se gli piacesse o se si sentisse un pesce fuor d'acqua.

Si sentì strana... Quando Ross la baciava, riusciva ad azzittire ogni pensiero e ogni tensione, era come fondersi con lui con quel semplice contatto. Con Hugh non era così, la sua mente rimaneva vigile e attiva e nonostante fosse piacevole, non avvertì quel senso di appartenenza che sentiva con suo marito.

Suo marito... Che lei non aveva tradito nemmeno quando pensava di aver perso per sempre, durante i tre lunghi anni che aveva trascorso lontana da lui a Londra...

E ora stava baciando un altro uomo, in una spiaggia isolata lontana dal mondo...

Sentì le mani di Hugh sprofondare nei suoi capelli, accarezzarli e giocare coi suoi riccioli, per poi scendere brevemente al suo collo, sfiorarlo e poi scendere ancora più giù al suo vestito. Si muoveva, la toccava senza smettere di baciarla e Demelza si sentiva bruciare. Ma non era passione, non solo. Era rabbia, impotenza, sopraffazione. Non era per Hugh e nemmeno per il bacio. Era lei che era sbagliata, era la situazione che era totalmente sfuggita al controllo della sua mente e la stava spingendo a fare qualcosa che non si sarebbe mai perdonata perché sapeva che, se non lo avesse fermato, non sarebbe stato solo un bacio... Stava concedendosi a Hugh perché cercava affetto e amore, ma stava sbagliando persona a cui chiederlo. E se ne rese conto solo in quel momento... Era da Ross che voleva quelle attenzioni, quella vicinanza, quell'amore e quei baci che le mancavano da morire. Erano le labbra e il corpo di Ross che lei conosceva meglio di se stessa e con cui si sentiva a proprio agio. Non le poesie, non l'amore perfetto e idealizzato di un uomo che la vedeva come una dea e che forse avrebbe smesso di prestarle attenzioni appena ottenuto quel che voleva. No! Non era questo che desiderava, lei voleva solo quel suo marito testardo e imperfetto, scavezzacollo ma dal cuore d'oro con cui rideva, scherzava, faceva l'amore e litigava e poi riamava senza riserva. Ross, che di certo non sapeva scrivere poemi e poesie e mai avrebbe imparato a farlo, ma che per lei si sarebbe buttato nel fuoco e avrebbe affrontato da solo interi eserciti per difenderla. Ross era la sua vita, la sua casa, la ragione della sua esistenza, il padre dei suoi figli e colui che l'aveva resa ciò che era, quel qualcosa che Hugh vedeva come la perfezione.

Improvvisamente Hugh allontanò le labbra dalle sue, la guardò in viso e dopo averle dato una carezza sulla guancia, fece scivolare le mani sulla sua schiena, prendendo a slacciarle i bottoni del vestito.

Si sentì mancare, quella situazione era assurda. Era stanca, disperata e in Hugh aveva trovato un buon amico e confidente... Ne era attratta fisicamente e intellettualmente, ma non poteva. Era vicinissima e un pericoloso punto di rottura, quasi pronta a spezzarsi, ma non poteva farlo, non poteva tradire Ross, i suoi figli e soprattutto se stessa. "No..." - disse, flebilmente. Era stanca, era vero. Ma in quel momento si rese conto che non importava, che anche lei sarebbe andata nel fuoco per ritrovare suo marito e riportarlo da lei e anche se era distrutta avrebbe trovato la forza per farlo senza cercare scappatoie. Era sempre stata forte, una guerriera. E ne era fiera! E non avrebbe permesso che l'errore e la debolezza di un momento le impedissero per sempre di guardare in faccia i suoi figli e suo marito.

"Demelza, vi prego... TI prego" – sussurrò Hugh, catturando ancora le sue labbra.

Ma fu solo un attimo perché stavolta trovò la forza di respingerlo per davvero. Non poteva funzionare, erano diversi, troppo. E lei amava suo marito, un amore vero e non un semplice esercizio stilistico di un rapporto idealizzato e che esisteva solo nella mente di quel giovane e romantico poeta. Non poteva distruggere il suo matrimonio e se stessa per un sentimento così effimero e vago, non voleva perdere coloro che erano la sua vera ragione di vita. "Ho detto di no, mi dispiace". Si voltò, nascondendo il viso fra le mani per fermare le lacrime che le sgorgavano dagli occhi. "Portatemi a casa, per favore". Si sentiva sporca, sbagliata e confusa. Le spiaceva far del male a Hugh ma ancor più le spiaceva avergli concesso quel piccolo spiraglio, quando invece si era ripromessa di non farlo. Certo, non era infallibile, lo sapeva, ma non avrebbe mai più permesso a nessuno di avvicinarsi tanto a lei. Doveva tornare a casa dai suoi bambini e da suo marito, era tutto quello che voleva. Basta gite del giovedì a cavallo, basta gite in barca e incontri segreti! Era sempre stata la fiera moglie di Ross Poldark e voleva tornare ad esserlo!

"Demelza". Hugh tentò ancora di avvicinarsi e di approcciarsi a lei, ma per la seconda volta fu respinto.

"Vi ho detto di riportarmi a casa".


...


Camminava sulla scogliera che costeggiava la spiaggia, sola e senza quasi il senso dell'orientamento. Era spersa e anche se conosceva quei luoghi a memoria, non avrebbe potuto giurare di riuscire a non perdersi. Avvertiva tutto come ovattato, attorno a lei...

Aveva salutato Hugh frettolosamente, con la mente assente e lontana, svuotata da ogni sentimento che l'aveva attratta di lui. Era sempre il giovane romantico e gentile che aveva conosciuto, ma quel bacio l'aveva come svegliata da un sonno letargico e pericoloso e ora sapeva cosa voleva e per chi doveva lottare. Con Hugh era un addio, lo sapevano entrambi senza dirselo, le dispiaceva ma non poteva fare altrimenti, erano altre le sue priorità, anche se gli augurava ogni bene e il miracolo di una guarigione. Ma era Ross il suo primo pensiero... Non importava quanto ci avrebbe messo, quante lacrime avrebbe ingoiato e quanta sofferenza avrebbe affrontato. Lei rivoleva suo marito e lo avrebbe riavuto!

Certo, ora si sentiva spersa e infinitamente stanca, bisognosa di staccare la spina da tutto e tutti, allontanarsi dalla Cornovaglia e ritrovare se stessa e la forza e la grinta che da sempre la contraddistinguevano. Ma non si sarebbe più persa, avrebbe ritrovato l'amore dall'unico uomo che desiderava.

Quando vide Nampara stagliarsi davanti a lei, nel riverbero del tramonto, gli occhi le si inondarono di lacrime al pensiero di quel tradimento che era stata tanto vicina a commettere...

Camminò velocemente verso l'ingresso, incespicò sui suoi passi, entrò come una furia rischiando di travolgere Jud che stava fumando la sua pipa. Udì i bambini che chiacchieravano con Prudie in cucina e non se la sentì di affrontarli, voleva solo raggiungere la sua camera, chiudercisi dentro e piangere finché non avesse avuto più lacrime.

Si nascose il viso stravolto fra le mani, corse verso le scale ma dovette fermarsi. Non poteva evitarlo, Ross era lì che usciva dalla biblioteca e lei non aveva il coraggio di guardarlo in viso, pensò con una nota di panico. Cercò di sorpassarlo, quasi lo travolse, ma lui la bloccò, prendendole il polso.

"Demelza?".

"Lasciami andare" – singhiozzò, non riusciendo a nascondere il suo pianto.

Ross la prese per le spalle e la costrinse a guardarlo. "Cosa c'è? Stai piangendo! Non ti senti bene? Ti è successo qualcosa di male?".

C'erano preoccupazione e ansia nella sua voce e questo la intenerì. Era tanto che non si preoccupava per lei. "Sto bene, voglio solo andare in camera mia".

Ross scosse la testa. "Demelza, sei stata via tutto il giorno non so dove e torni in lacrime. Mi hai detto e intimato di farmi gli affari miei e io l'ho fatto, ma se torni a casa in questo stato, io voglio sapere che ti è successo".

"Oh Ross". Crollò poco onorevolmente fra le sue braccia, lo abbracciò come se fosse stata una bambina e pianse disperatamente col viso affondato nel suo petto. Pianse per il dolore, per le preoccupazioni, per la stanchezza e per tutto quello che l'aveva travolta nelle ultime settimane, pianse per il senso di colpa di aver ceduto a Hugh, anche se era stato solo un bacio, pianse per tutto. Pianse perché lo rivoleva indietro. Lui, suo marito, il padre dei suoi figli...

Ross non disse più nulla. La abbracciò forte però, in quel modo in cui spesso in passato l'aveva abbracciata quando aveva avuto bisogno di lui. Era strano come il cuore non dimenticasse mai certi gesti, pensò fugacemente.

Rimasero abbracciati a lungo in corridoio, mentre in cucina i bambini e Prudie continuavano a chiacchierare e a ridere, all'oscuro di tutto.

Demelza alzò il viso su di lui. Era bello, affascinante come sempre. Il suo uomo, l'unico che volesse... Doveva ritrovare le forze e anche se sapeva che Ross ne avrebbe sofferto, era consapevole di farlo anche per il suo bene. Doveva ritrovare le forze e tornare ad essere la vecchia Demelza e poteva farlo solo allontanandosi un po' da lì per cambiare aria. "Ho bisogno di partire per un po'. Prenderò i bambini e starò qualche settimana a Londra per lavorare".

Ross spalancò gli occhi e parve smarrito da quelle parole. "Londra? Partirai?".

"Sì, partirò, ne ho bisogno... Starò bene e starai bene anche tu quì, tranquillo e senza bambini che ti assillano".

"Loro non mi assillano" – provò ad argomentare lui.

Demelza scosse la testa. Le spiaceva, sapeva che anche lui era confuso, malato e terrorizzato da quel presente che li circondava, ma non poteva fare diversamente. "Ross, DEVO andare... Ti prego, non rendermi le cose difficili, non ce la faccio più...".

"E' per colpa mia?".

"No, sta tranquillo. Sono io a sentirmi inadeguata e inadatta, ora. Lasciami andare, starò di nuovo bene e poi tornerò da te".

Ross annuì, arrendendosi.

E Demelza sorrise. Sapeva che aveva capito e che riusciva a leggerle dentro ancora come una volta, che l'amnesia non aveva cancellato lo strano stato di simbiosi che da sempre li aveva uniti e che permetteva ad entrambi di leggere nel cuore dell'altro. Ross aveva capito che era a pezzi e pericolosamente vicina a spezzarsi e che se diceva che aveva bisogno di andarsene per un po', era vero... Sentì una fitta al cuore ricordando quando, ormai sette anni prima, aveva preso la medesima decisione e se n'era andata da Nampara verso Londra, sola con Jeremy e Garrick, sicura che Ross amasse un'altra e che il suo matrimonio fosse finito. Ma ora era diverso, lo sapeva, non stava partendo per non ritornare, stava partendo per ritrovare le forze per combattere per la sua famiglia e tornare più forte di prima.

Sarebbe partita, si sarebbe portata dietro i suoi bimbi che aveva trascurato a lungo nelle ultime settimane e li avrebbe ritrovati, avrebbe ritrovato il suo ruolo di madre e poi quello di moglie. E avrebbe ritrovato la forza per lottare per Ross.

  
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