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Autore: cescapadfoot    02/06/2017    2 recensioni
|Sirius Black|
|Cornelius Caramell|
Azkaban, inizio dell'estate 1993.
Cornelius Caramell compie una visita per controllare i prigionieri lì rinchiusi e ha uno strano dialogo con Sirius Black.
Il dialogo finisce quando Black chiede a Caramell se può avere la copia del suo giornale e il Ministro gliela cede.
Grazie ad un articolo si inizierà a conoscere la verità.
Storia di come un detenuto riuscì a evadere per la prima volta dalla prigione più nota del mondo magico.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cornelius Caramell, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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UN ARTICOLO DI GIORNALE
 
 
Se c’era una cosa che Cornelius Caramell odiava era l’ispezione annuale che come Ministro della Magia doveva fare personalmente ad Azkaban, la prigione dei maghi.
Caramell odiava quel posto: odiava il mare che circondava l’isola, la maggior parte delle volte tempestoso, altre volte mosso da una lieve ma fredda brezza marina, pochissime volte piatto; odiava quell’isolotto scuro in mezzo al Mare del Nord, un puntino circondato dall’acqua e la terra ferma distante miglia e miglia. E soprattutto odiava i Dissennatori e l’impatto che quelle creature avevano su tutti, prigionieri e occasionali visitatori.
I portoni blindati erano aperti mentre le porte a grata erano chiuse, lasciando lo spazio necessario per far passare da terra ciotole di cibo o di acqua dal pavimento; in quel modo il Ministro e i dignitari che lo accompagnavano potevano dare un’occhiata più approfondita alle condizioni dei prigionieri.
Caramell era ormai abituato a quel triste spettacolo che ogni anno vedeva: prigioniere e prigionieri che stavano raggomitolati in un angolo del loro pagliericcio a borbottare tra loro frasi sconnesse, mentre altri cercavano di avvicinarsi e implorare pietà e perdono al Ministro, salvo poi venire respinti dalla presenza mortifera dei Dissennatori che seguivano la delegazione a breve distanza. Ogni volta che ci andava Caramell si prometteva che avrebbe visto la condizione solo dei primi prigionieri e poi avrebbe ignorato gli altri, perché quello spettacolo di apatia mista a disperazione e pazzia era quasi intollerabile; eppure resistere a quel macabro spettacolo era impossibile, c’era sempre qualcosa che lo spingeva a guardare.
- Maledetta feccia!
Caramell sobbalzò quando quella voce sferzante risuonò potente nel corridoio; si voltò cautamente, trovandosi a pochi metri di distanza da Bellatrix Lestrange, un tempo nota non solo per i suoi crimini, ma anche per la sua bellezza a volte fin troppo disturbante. Non rimaneva più nulla di quella bellezza: solo un volto troppo magro per quella massa di capelli spettinati. La pazzia e la ferocia nei suoi occhi, però, continuavano ad animarla.
- Maledetta feccia!- sbraitò ancora la donna, cercando di resistere al gelo imminente.- Il mio Signore ritornerà presto! E allora voi, tutti voi, avrete il trattamento che vi spetta!
- Guardie!- gridò una voce accanto al Ministro.
Il corridoio si riempì subito di un gelo innaturale, ma Bellatrix si ritirò prima che arrivassero i Dissennatori, la sua risata stridula che riempiva il corridoio in mezzo a delle allusioni poco velate sulla mancanza di coraggio degli uomini presenti, in particolare di quello più potente fra loro.
Caramell aumentò il passo, scuotendo la testa per cercare di cacciare dalla mente l’immagine delle mani di Bellatrix avvinghiate con forza alle sbarre della prima porta della sua cella, quasi volesse spezzarle per mettere loro le mani addosso. Anche quella volta le sue illusioni si erano spezzate: un decennio e più dietro le sbarre non aveva placato il suo animo, l’aveva semmai reso ancora più feroce e pazzo.
Il corridoio svoltò bruscamente a sinistra, mostrando un altro corridoio di celle, l’ultimo da visitare prima dell’uscita; era la parte nuova dell’ala di massima sicurezza di Azkaban, ma anche lì c’erano degrado, sporcizia e depressione, come se quegli elementi fossero stati già parte dei mattoni nuovi. Caramell camminò più lentamente, per sincerarsi quali detenuti erano stati portati lì e quali erano le loro condizioni; una parte di lui, soprattutto, sperava di trovare scene meno agghiaccianti di quelle viste prima, ma invano: lo spettacolo era sempre quello.
Due o tre celle dopo s’imbattè in uno spettacolo inusuale: un detenuto appoggiato alle sbarre della prima porta; era la cella numero sette di quel piano, la cella di Sirius Black, e il diretto interessato stava osservando la delegazione con educata curiosità.
- Black.- provò a salutare Caramell.
- ‘giorno.- ribattè l’altro con voce monocorde.
Caramell si fermò a guardarlo, stupito: quell’uomo aveva quasi ventidue anni quando era stato condannato all’ergastolo per attività di Mangiamorte, per aver concorso in minima parte all’omicidio dei Potter e per aver ucciso Peter Minus e tredici Babbani in un colpo solo. A stupirlo non fu l’apparenza fisica – aveva indosso una veste stracciata sopra delle brache di un colore stinto, la barba non fatta e i capelli in uno stato di disordine come quelli di tutti gli altri detenuti. Lo stupì invece il comportamento: era appoggiato indolentemente contro le sbarre e continuava a osservare lui e i suoi delegati con una curiosità fin troppo strana per quel luogo; era come se, con quella visita, l’avessero scosso da uno stato di…noia.
- Non proprio una visita di piacere, a quanto vedo.- commentò Black, lanciandogli un’occhiata arguta.
Il Ministro era sul punto di chiedergli come avesse indovinato i suoi pensieri, ma si trattenne: era logico che Black lo sapesse, nonostante tutto, perché lui e gli altri detenuti erano lì a scontare la loro pena in un carcere sorvegliato da creature che, per quanto svolgessero al meglio il loro compito, erano comunque note per la loro pericolosità; sapeva benissimo cosa voleva dire vivere ad Azkaban.
- Purtroppo il mio lavoro prevede anche queste mansioni.- si ritrovò a dire Caramell con una voce che perfino a lui stesso suonava come quella di uno studente che doveva giustificarsi per non aver fatto i compiti.- Dobbiamo sincerarci che Azkaban sia un luogo sicuro per…per la nostra comunità.
Ma davvero la comunità era tranquilla, a sapere Azkaban in mano ai Dissennatori?
Black annuì, dicendogli in un tono che sembrava quasi incoraggiante:
- Guardi il lato positivo, signore: è solo una volta all’anno.
- Questo è vero.- concordò Caramell.
Il Ministro notò che lo sguardo di Black era caduto sulla sua borsa; quando abbassò lo sguardo pure lui, notò la sua copia della Gazzetta del Profeta ricevuta quel mattino e che sporgeva da una tasca esterna.
- Potrei averla, signore?- chiese improvvisamente Black.- Sa, mi mancano i cruciverba.
- Oh…- fece Caramell, spiazzato dalla richiesta.- Ehm…certo, sì. Nessun problema.
Tirò fuori il quotidiano dalla borsa e lo mise attraverso le sbarre; la mano ossuta di Black la afferrò subito.
- Grazie, signore.- fece Black con inusuale cortesia.- Così, almeno, controllo come va il Puddlemore United. I Cannoni di Chudley li fanno ancora giocare?
- Ehm…sì.- rispose Caramell, confuso dalla piega degli eventi.
- Era inspiegabile che giocassero ancora perfino ai miei tempi.- ridacchiò l’altro, quasi si sentisse un vegliardo di un centinaio d’anni.
- Già…- fece il Ministro, ormai a disagio.- Senta, io…io devo continuare con la mia ispezione.
- Oh, certo; scusi il disturbo.- fece Black, ritirandosi all’interno della sua cella.- All’anno prossimo, allora.
Caramell annuì, procedendo con la sua ispezione e sentendosi vagamente confuso.
Sirius Black, uno dei criminali più pericolosi degli ultimi tempi, che si comportava come se non fosse nel luogo magico più detestabile di tutta l’Inghilterra?
Sirius Black che rideva ad Azkaban?
Tutti sapevano o immaginavano quale effetto avesse Azkaban sulla mente dei prigionieri, cosa li portava a provare.
E allora perché quell’effetto non aveva apparentemente alcuna conseguenza su Black?
Sembrava l’unico detenuto con una forte parvenza di normalità lì dentro.
Fu l’unica cosa che riuscì a distrarlo mentre controllava gli ultimi prigionieri.
 
*.*
 
Una piccola connessione con il mondo esterno.
Questo per lui rappresentava quella copia.
Un mondo che probabilmente era diverso da quando era entrato in carcere quasi dodici anni prima, ma poco importava: Sirius desiderava avere notizie del mondo esterno, che fossero anche stupide e mero gossip poco importava.
Sirius si sedette in un angolo del suo pagliericcio e cominciò a sfogliare il quotidiano, leggendo con interesse la parte dedicata allo sport e ghignando quando lesse della posizione in classifica dei Cannoni di Chudley, sempre arroccati nelle ultime posizioni.
“Chissà cosa direbbe James…”
Quel pensiero gli provocò una fitta all’altezza dello stomaco: il pensiero di essere in qualche modo responsabile della morte del suo migliore amico gli faceva ancora male.
Abbandonò in fretta quel pensiero e tornò indietro a leggere le altre notizie, sorpreso di constatare con gran disgusto che Rita Skeeter lavorava ancora al Profeta (gli sembrava di sentire ancora Mary MacDonald apostrofarla come “una vacca impicciona” durante le riunioni dell’Ordine), finchè non arrivò ad una pagina dove era scritto “Dipendente del Ministero della Magia vince grosso premio”. Leggendolo scoprì che a vincerlo era stato il cognato dei defunti fratelli Prewett, Arthur Weasley.
Sirius si ricordava vagamente dei Weasley ed era sicuro di averli visti al matrimonio di Lily e James perché amici dei genitori dello sposo e perché uno dei figli (quello che doveva iniziare con la C, se non ricordava male; ma con così tanti figli era anche probabile che stesse sbagliando) aveva fatto da paggetto insieme alla figlia di sua cugina Andromeda, che invece faceva da damigella. Stando all’articolo, i Weasley avevano usato parte del denaro per andare per un mese in Egitto ma, come scriveva il giornalista, sarebbero tornati in tempo “per l’inizio del nuovo anno scolastico a Hogwarts, dove attualmente sono iscritti cinque dei sette ragazzi Weasley”.
Sirius sentì un’altra fitta allo stomaco a leggere quella riga; se non ricordava male, uno dei figli doveva avere la stessa età di Harry (gli sembrò di sentire la voce pastosa di Gideon Prewett che raccontava la nascita dell’ultimo nipotino mentre Lily sorrideva alla notizia e si faceva una delle sue abbuffate da gravidanza), ed era per lui inevitabile chiedersi come stava Harry, se i suoi zii lo trattavano bene (cosa di cui dubitava, visti i rapporti in passato tra le due sorelle Evans), se Hogwarts gli piaceva, in quale Casa era stato Smistato, se conosceva i figli dei Weasley…
Per distrarsi da quell’ennesima ondata di tristezza, si concentrò sulla foto: gli undici Weasley erano ai piedi di una piramide e vedeva le loro mani salutarlo freneticamente e i loro sorrisi sui volti lentigginosi. Notò che avevano anche una figlia ed era accanto a uno dei fratelli, alto e dinoccolato che indossava un turbante tutto storto sulla testa, mentre sulla spalla del ragazzo c’era un topo che agitava piano la coda sottile.
Sirius fece per guardare le altre foto, ma poi ritornò subito sul ragazzino con il topo sulla spalla; non sapeva perché, ma c’era una specie di richiamo, lo avvertiva. Si alzò e si avvicinò alla piccola finestra, approfittando dell’unico raggio di sole che quel giorno aveva deciso di sfidare il grigiore di Azkaban; socchiuse gli occhi e avvicinò la foto al volto. Il ragazzino sorrideva tranquillo e felice, il braccio destro che circondava le spalle della sorellina; il topo era fermo e placido sulla spalla sinistra del ragazzino e continuava a muovere la coda. Quel movimento così quieto aveva qualcosa di dolorosamente famigliare; osservandolo attentamente notò un particolare: alla zampina destra mancava un dito…
 
 
Nonostante fosse troppo presto, c’era comunque abbastanza gente in quella via, probabilmente Babbani che stavano andando a lavorare.
Correva, correva come se ne dipendesse la sua stessa vita.
E poi lo vide.
Camminava in fretta e le spalle gli tremavano.
E l’avvertì indistintamente, quella fitta di rabbia e odio che lo stavano accedando, mentre la sua testa gli urlva qualcosa a proposito di una fiducia durata quasi dieci anni e finita nell’unico modo che lui odiava, il tradimento.
Prese la bacchetta.
L’avrebbe sistemato, poco importava se infrangeva lo Statuto di Segretezza, lo Statuto di Segretezza era una cosa di poco conto davanti alla morte di James e Lily e a Harry che piangeva fra le macerie, orfano e con quella cicatrice sulla fronte.
- PETER!
Peter Minus si voltò, pallido e spaventato. Aveva capito.
Lo vide tirare fuori la bacchetta, la mano che tremava, mentre la gente si fermava a guardare incuriosita i due uomini, uno fermo e spaventato, l’altro arrabbiato che si stava avvicinando velocemente.
- LILY E JAMES, SIRIUS!- gli urlò all’improvviso Peter.- COME HAI POTUTO FARLO?
Lo vide puntare la bacchetta sul suo dito, da dove uscì un abbondante fiotto di sangue, e poi puntarla sul selciato.
- Tu, brutto bast…- cominciò Sirius, scagliandoglisi addosso.
Il boato lo rispedì indietro, il botto che ne venne fuori fece tremare le vetrine e le finestre degli edifici presenti; i Babbani urlavano, spaventati.
E davanti a lui c’erano corpi insanguinati, un mucchietto di cenere e un dito insanguinato…
 
 
Il giornale gli cadde dalle mani che ora tremavano.
Quel poco di colore che aveva sul viso se n’era appena andato, poteva avvertirlo.
“Non può essere…” si ritrovò a pensare Sirius.
Raccolse il giornale e osservò di nuovo la foto.
Una nuova fitta lo travolse, ma stavolta era di rabbia e d’odio, la stessa che l’aveva investito quel giorno.
L’aveva trovato, dopo tanto tempo.
Quel topo era Peter Minus.
 
*.*
 
L’acqua era fredda e il vento gli sferzava il muso.
Tuttavia il cane continuava a nuotare con tutta la velocità che le sue zampe gli concedevano.
Doveva raggiungere la terraferma e mettere quanta più distanza possibile da quella maledetta isola dove spadroneggiavano i Dissennatori.
Doveva salvarsi.
L’aurora cominciava a far capolino e in lontananza s’intravedeva qualcosa di scuro, forse delle scogliere. Il cane si fermò un attimo, giusto il tempo di riprendere fiato e recuperare le energie, poi riprese la sua folle nuotata.
Le ore passavano lente, ma la notte cominciava pian piano a sbiadire e la costa lentamente si faceva più vicina, promettendo aria pura e calore.
Appena l’alba fece capolino il cane toccò riva, scrollandosi l’acqua di dosso.
Un rumore e al suo posto c’era un uomo con il fiatone, la veste bagnata. Da una tasca tirò fuori un pezzo di giornale, mezzo bagnato ma ancora leggibile; nella foto una famiglia di undici persone lo salutava allegramente.
L’uomo si voltò indietro e sorrise per la prima volta dopo quasi dodici anni: Azkaban era lontana e Peter Minus già più vicino.
E lui, Sirius Black, era un uomo libero.



















NOTE: Salve a tutti!
Ogni tanto l'ispirazione ritorna e questa è la mia versione sull'evasione di Sirius Black da Azkaban.
Ci tengo a fare due precisazioni:
1) il riferimento ai Weasley che erano al matrimonio di James e Lily è basato sulle mie FF sui Malandrini e sulla prima guerra magica;
2) stando a quanto ci ha detto J.K.Rowling, Sirius Black è nato il 3 Novembre 1959 (nel caso qualcuno avesse dubbi sull'età dopo aver letto questa storia);
Detto questo, se avete bisogno di chiarimenti su alcune cose che non avete capito, sono disponibile :)
Grazie a chi ha letto e a presto!
  
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