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Autore: MoonlightSophi3    03/06/2017    3 recensioni
Dal testo:
- “Tu sei tutto ciò che io vorrei, ma lui è tutto ciò che tu non potrai mai essere. Tu sei fra tutto ciò che avrei potuto fare e ciò che potevo realmente fare. Tu sei Sherlock Holmes, ed io non smetterò mai di amarti, perché ti amerei anche in un’altra vita. Esattamente così come sei. Ma tu non mi ami, ed io devo solo accettarlo...” abbassò lo sguardo per non incrociare i suoi occhi affilati. -
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, è solo un'idea (folle, stupida e pazza idea), spero che col tempo si concretizzi. Magari anche con il vostro aiuto.
E' la mia prima fanfiction, spero di ricevere delle critiche positive ma sopratutto costruttive.
Ringrazio chi arriverà fino alla fine e continuerà a seguire gli sviluppi, e chi invece è passato di qua una volta sola spinto dalla noia (maledetta!)
Ambientata dopo la 4x03. 
Buona giornata a tutti gli autori e lettori di EFP! 




Le spalle grandi e forti, una piccola voglia sul lato destro.
Caffè, le aveva detto la prima volta che lo aveva visto nudo davanti a lei.
La schiena non era tempestata di nei, come la sua, ne aveva alcuni sparsi qua e là, come se dovessero decorare una parte troppo vuota. Chissà come sarebbe stato se la sua pelle fosse stata libera da quei nei, forse sarebbe stato meno bello.
O forse no, non sono certo un paio di puntini a fare la differenza.
Attraversò la camera da letto cercando i suoi vestiti, ma il caos che avevano portato qualche ora fa per concedersi di nuovo all'altro rese tutto più difficile, perciò indossò la maglia di lui. Indossò le sue mutandine e le scarpe di tela senza i calzini, impossibile trovarli.
Legò i suoi lunghi capelli bruni in un pratico chignon, prese una pochette dalla sua borsa e si diresse verso la finestra della cucina, la aprì e un vento gelido le scompigliò i ciuffi di capelli dietro le orecchie. Scavalcò e si sedette sul freddo davanzale della finestra allungando le gambe nude davanti a lei. Dalla pochette prese una sigaretta, la accese e diede una lunga boccata. Quel gesto era così rilassante, un vizio recentemente sviluppato, di cui nessuno era a conoscenza. O quasi.
"Insolito abbigliamento", quella voce l'avrebbe riconosciuta fra mille, lasciò la sigaretta a mezz'aria e si voltò.
Sherlock Holmes era lì che la fissava nella penombra della notte, i suoi occhi azzurri e penetranti marcavano la solita espressione vigile e decisa. Lo vide avanzare nella sua direzione, salire i piccoli gradini della scala d'emergenza con lentezza calcolata. Molly seguì l'alta figura con lo sguardo, fino a che non fu costretta ad alzare gli occhi per guardarlo. Lui notò la sigaretta che bruciava lenta fra le dita della patologa
"A ognuno i propri vizi", disse il moro, prese il mozzicone dalle mani della ragazza e se lo portò alla bocca. Le sue labbra si strinsero sul piccolo filtro, lo vide aspirare e poi cacciare una densa nuvola di fumo. Il gesto fu seguito da un sospiro di sollievo "quanto mi è mancato fumare" confessò, le ridiede la sua sigaretta. Molly si morse la guancia
"Che ci fai qui?"
Era infastidita.
"Stavo facendo una passeggiata notturna" lui notò le piccole mani della ragazza, aveva un leggero tremolio e dei segni sulle nocche delle mani.
Segni di escoriazioni, appuntò mentalmente il consulente investigativo "so che non sei stata bene, al Bart's hanno detto che ave-"
"Sherlock, che stai facendo?", le chiese lei, le sopracciglia del detective si curvarono in un'espressione perplessa
"Sei mia amica, volevo solo sapere come stai"
"Beh, non c'è bisogno che piombi nel mio appartamento alle quattro del mattino, basterebbe un messaggio"
"Volevo assicurarmi di persona che tu stessi bene" disse lui con tono fermo, Molly buttò la sigaretta ormai consumata, e sospirò
"Mi rivedrai presto con il mio solito camice bianco e un sorriso di cortesia per tutti, prima di quanto tu possa immaginare. Te lo prometto. Adesso però lasciami stare, ho bisogno di allontanarmi da te" gli disse d’un fiato
"Per questo stai andando a letto con lui?"
Sempre dritto al punto.
La patologa si massaggiò le tempie, avrebbe voluto urlare. Poi annuì, senza dire una parola. Parlare era inutile, i fatti erano chiari.
"Ti tratta bene?"
"Non è un sociopatico iperattivo"
Holmes strinse i pugni, ma lei non lo vide, aveva le mani nascoste dietro la schiena. Si limitò a tendere le labbra in una smorfia infastidita
“Tu sei tutto ciò che io vorrei, ma lui è tutto ciò che tu non potrai mai essere. Tu sei fra tutto ciò che avrei potuto fare e ciò che potevo realmente fare. Tu sei Sherlock Holmes, ed io non smetterò mai di amarti, perché ti amerei anche in un’altra vita. Esattamente così come sei. Ma tu non mi ami, ed io devo solo accettarlo...” abbassò lo sguardo per non incrociare i suoi occhi affilati.  
Il consulente investigativo si piegò sulle ginocchia, i loro volti erano alla stessa altezza. Non aveva mai fatto una cosa del genere, era sempre stato lì ad osservare tutto ciò che lei faceva o diceva dall’alto del suo metro e ottanta. Un uomo tutto d’un pezzo. Adesso invece era lì, alla sua stessa altezza, che cercava i grandi occhi scuri di lei.
La grande mano di Sherlock le accarezzò il viso con la punta dell’indice, fino ad arrivare al suo orecchio e far scivolare fra le dita un piccolo ciuffo di capelli. Le labbra dischiuse, gli zigomi sporgenti, lei non aveva mai dimenticato quanto fosse bello. Nemmeno di quanto lo amasse, più della sua stessa vita.
"Molly tu -"
Prima che potesse aggiungere altro la patologa si alzò e rientrò in casa, lasciando l'alta figura sulle scale
"Ci vediamo al Bart's. Grazie per la visita" fece per chiudere la finestra ma lui si oppose, era a pochi centimetri dal suo viso. Era sempre eccitante averlo così vicino
"Mi sono mancati i tuoi ciuffetti" le soffiò ad un centimetro dalle labbra
"Posso mandarteli per posta, magari saranno utili per i tuoi esperimenti"
"Intendevo dire che mi sei mancata tu" fece una breve pausa
"Grazie per la visita, Sherlock" chiuse di scatto la finestra e si allontanò consapevole di avere gli occhi azzurri del detective su di lei.
Ritornò in camera, l'uomo nudo nel letto dormiva ancora. Si tolse silenziosamente le scarpe.
Sentì un mugolio, e si avvicinò al letto. L'uomo la guardò, impiegò qualche minuto per mettere a fuoco l'esile figura davanti a lui. Prese la mano di Molly e con un gesto delicato la fece poggiare sui suoi fianchi, si raddrizzò per guardarla negli occhi. Le sfilò la maglia. Erano nudi.
Pelle contro pelle, cuore contro cuore.
Per questo stai andando a letto con lui?, sentì la voce di Sherlock chiara e forte nella sua testa.
Fece l'amore con quell'uomo con rabbia, con la voglia di essere altrove, con il malessere di un amore non corrisposto.
Pianse.
Lei si giustificò con l'uomo dicendole che era stato magnifico.
Ti cerco persino dove so che non posso trovarti, Sherlock.



 
 
John era appisolato sul divano, Rosie dormiva tranquilla nella sua culla, le guance rosee, il piccolo pugno che stringeva uno dei lembi della sua copertina preferita, quella regalata dalle sue madrine. Mentre suo padre era fra veglia e sonno, sentì qualcuno sedersi sul divano. Si alzò di scatto e vide il sorriso luminoso di sua moglie, Mary.
"Ciao" le disse piano lei, lui accennò un sorriso
"Ciao", sentì la mano di Mary accarezzargli il mento, era ispido al tatto "devo farmi la barba, lo so" disse il soldato prima che sua moglie potesse dire qualcosa
"Dovresti anche evitare di dormire sul divano, ti porta dolori alla schiena" lei si alzò e si diresse verso la culla "è bellissima, non trovi?"
"Tutto merito tuo" rispose suo marito, "quanto tempo abbiamo?"
"Tra poco ti sveglierai" rispose con un leggero tono di malinconia, John si mise a sedere, lei lo raggiunse e si abbassò per guardarlo negli occhi "Sherlock ha bisogno di te. È importante, non trattarlo male. Sta soffrendo ancora per via di..." fece un cenno con il capo
"Molly" completò la frase lui. Mary annuì
"Sei l'unico uomo al mondo, John Watson, che può aiutarlo. Ha bisogno di te" gli diede un bacio, John la strinse a se per non lasciarla andare
"Stai facendo un ottimo lavoro con Rosie. Ricorda di portare almeno due body in borsa, non farle bere l'acqua troppo velocemente, quando corre per la casa fa attenzione a coprire bene ogni angolo che potrebbe risultare pericoloso..." vide l'immagine di sua moglie allontanarsi
"Mary ti prego, no.." la implorò suo marito
"E ricorda..." continuò la moglie
"Falle mangiare la frutta due volte al giorno" - "Falle mangiare la frutta due volte al giorno"
Dissero insieme. Si sorrisero.
Mary gli mandò un bacio con la mano
"Ti amo"
John si svegliò d'un colpo. Tirò un lungo sospiro, ma il vuoto nello stomaco e il nodo in gola non passarono. Avvertì sulla lingua quella punta di amarezza che lasciano quei sogni che terminano bruscamente.
Poi con lo sguardo notò che la culla era vuota. Sgranò gli occhi e subito balzò giù dal divano.
"Rosie?" chiamò il padre, ma non sentì nulla. Le finestre erano chiuse dall'interno, c'era qualcosa di diverso nel salotto di casa sua. I suoi giochi erano ancora lì, anche la borsa con tutte le sue cose era lì.
Ma la piccola non c'era.
Non aveva sentito alcun vetro infrangersi, perciò non poteva essere entrato nessuno. La porta era chiusa. John tese le labbra.
Guardò con più attenzione il suo salotto. C'era qualcosa di diverso e lo vide.
Un dettaglio.
La poltrona che era rivolta verso il camino, era girata verso la culla, come se qualcuno si fosse accomodato a guardare la piccola dormire. Rabbrividì.
"Rosie?" chiamò di nuovo, questa volta più forte.
Sentì delle voci provenire dal piano superiore, e qualcosa strusciare contro il pavimento, come se avessero spostato una sedia. John con uno scatto raggiunse le scale e velocemente si fiondò nella stanza della bambina, spalancò la porta socchiusa pronunciando il suo nome, poi si fermò di scatto
"Sherlock?" fece una pausa "che diavolo ci fai qui?"
"La bambina piangeva, John. Le ho preparato il latte"
"Tu?" chiese incredulo il dottore
"Sì, io John. Mi offende pensare che dubiti delle mie capacità"
"No, ma con i bambini è diverso, Sherlock" si avvicinò ai due, Rosie era fra le braccia del padrino che aveva la camicia raggomitolata fino ai gomiti che con un gesto delicato, e apparentemente incerto, reggeva la bottiglietta del latte "le hai messo anche i biscotti?"
"Naturalmente. Due, proprio come faceva Mary" senza distogliere lo sguardo dalla piccola continuò a parlare "ho bisogno del tuo aiuto, John. È una questione molto personale, e non saprei a chi rivolgermi"
"Lo so"
Il consulente investigativo piegò gli angoli della bocca in un sorriso, lo ringraziò per la sua comprensione, per la sua infinita pazienza, per il suo coraggio, per non essersi mai tirato indietro. Per il suo irrefrenabile desiderio di aiutare e la sua testardaggine nel non chiedere mai aiuto. Ma non sarebbe stato capace di dire tutto questo a parole, decise perciò di restare in silenzio, e Watson lo capì. 
   
 
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