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Autore: summer_time    03/06/2017    3 recensioni
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Iris si è sempre sentita troppo rossa: dal colore dei suoi capelli, dalla sua armatura, dal suo copriletto fino alle sue stupende ali. Ma non è un rosso caldo e accogliente, bensì un rosso cupo e sanguinolento, come piace a Micheal. Anche se lei non lo sa.
Micheal invece ha una passione sfrenata per l'orrore: si diverte a essere violento verbalmente, schiacciando coloro che intralciano il suo cammino con semplici ma efficaci parole; non sopporta assolutamente il lavoro di squadra. Forse se Iris glielo chiedesse cambierebbe idea, ma niente è certo con uno come lui.
Entrambi dovranno però adattarsi a una nuova profezia, insieme a un gruppo di sfortunati semidei, proprio su di loro: perchè nessuno di loro in realtà vuole che il Leviatano si liberi dalla sua gabbia di ghiaccio.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

Appena atterrati, Micheal spintonò una vecchietta davanti a sé che gli stava intralciando la strada verso Iris: radunato il gruppo, il figlio di Phobos premeva per ricongiungersi con la ragazza alata, sordo alle deboli proteste di Florian. La ragazza in questione, invece, stava dondolando mollemente le sue gambe nel vuoto in tranquillità seduta ancora sull’ala sinistra dell’aereo, ma scese aggraziatamente a terra, quando vide il gruppetto di semidei quasi correre verso di lei, pronta a partire verso il rifugio. Di altro avviso, Micheal si avvicinò e, incurante dei suoi buoni propositi sul farla avvicinare con calma per conquistare la sua fiducia, le prese il volto tra le mani, ispezionando minuziosamente con i suoi occhi scuri la pelle diafana di Iris, alla ricerca anche di un singolo, insignificante graffio.

Passò lentamente le dita sulla pelle con piccoli movimenti circolari. Gioì internamente quando sentì sotto i polpastrelli il rossore della ragazza, presa alla sprovvista da quell’atteggiamento così insolitamente premuroso nei suoi confronti, e lasciò che le sue dita accarezzassero quel volto tanto desiderato quando la sua ispezione non trovò niente di anomalo. Quasi le sorrise raggiante nel vederla con le guance rosate, ma non voleva esagerare con i gesti dolci e soprattutto non davanti a tutti gli altri.
 

Florian li vedeva così vicini tanto che i suoi occhi erano come arsi da un fuoco tenue ma così sconvolgente, da farlo barcollare per qualche istante all’indietro: quei due potevano bruciare l’intera piazzola senza muovere un singolo muscolo da quanto le loro anime si stavano incendiando. Prese un profondo respiro, doveva stabilizzare il suo cuore, partito all’impazzata alla dimostrazione di come l’amore potesse creare un’armonia così perfetta: in fondo al suo animo, Florian credeva davvero in quella coppia così strampalata, nonostante Beay fosse un Romeo psicopatico e Iris una donna-uccello. E quella dimostrazione, l’unione delle loro anime in quel meraviglioso fuoco, gli faceva credere ancor più fermamente nell’Amore senza confini; se solo anche per lui fosse stato così semplice, così fortunato a trovare il suo partner perfetto: doveva spremere un po’ di fortuna dalla figlia di Tiche e sperare di ricavarne un po’.
 


Tentò di ricomporsi, avvicinandosi a O’Baion e Arthur per trovare la posizione esatta del rifugio, segnato da un puntino rosso da Iris ancora nel viaggio in pullman. Concordato con tutto il gruppo il cammino, dalla durata di circa una mezz’oretta a piedi, tutti presero i propri bagagli e uscirono dal piccolo aereoporto; Micheal guardò di sfuggita i volti dei suoi compagni: ognuno di loro era distrutto, non dormivano decentemente da quasi ventiquattro ore e la stanchezza del viaggio si faceva sentire in maniera preponderante. Le ricerche sul misterioso nemico della profezia avrebbero dovuto attendere ancora un po’, la prima cosa da fare era riposarsi e riprendere le energie.

 
₪₪₪

Il rifugio era arroccato su una grande parete rocciosa, circondato dalle fronde della grande Foresta Amazzonica: sembrava un vecchio e dismesso cottage, ma dal prato accuratamente tagliato in determinate zone chiave, come vicino la pompa dell’acqua potabile, Ninette capiva l’aiuto dei romani e lo apprezzava, seriamente. Ma lo apprezzò ancora di più quando l’interno si rivelò una vera sorpresa: nonostante l’aspetto decadente dell’esterno, l’interno conservava ancora un aspetto funzionale, austero ma completo di ogni cosa necessaria a una convivenza forzata prolungata. Sentì distrattamente il principe incominciare a lamentarsi: e questo cos’era, ma quello perché era lì, cosa ci trovavano i romani nella mancanza di comfort, ma dov’era la vasca da bagno e altre cazzate simili.

Con nonchalance buttò la sua sacca sul primo letto disponibile di una camera doppia: stropicciò gli occhi e incominciò a togliersi i vestiti ormai completamente stropicciati dal viaggio e dalla camminata, noncurante di possibili guardoni molesti, per indossare una semplice maglia a maniche corte bianca, infilandosi sotto il leggero lenzuolo. Tirò poi le zanzariere, poste a protezione per la notte, sentendo la sua schiena dolere leggermente per lo stress accumulato.

“Posso?”

La voce di Iris fece capolino nella stanza seguita dalla sua cascata di capelli rossi come il fuoco; Ninette le fece un cenno, non prendendo neanche la pena di risponderle. Con lentezza esasperante la vide chiudere la porta, sistemare le sue cose e fermarsi davanti al suo letto come in attesa.

“Potresti aiutarmi?”

Nuovamente Ninette la degnò soltanto di un sopracciglio alzato

“Ho bisogno di qualcuno che mi leghi le bende nuove. Non ci riesco da sola”

Ninette aspetto due secondi per assimilare bene ciò che Iris le aveva appena chiesto. Una richiesta di aiuto, una richiesta fatta nonostante l’imbarazzo che doveva sicuramente provare per la sua natura; Ninette continuò a non parlare ma aprì le zanzariere e aspettò. Vide la ragazza diventare praticamente tutt’uno con i suoi capelli ma passarle le medicazioni, umidicce da una pomata messa su di esse in precedenza, e spogliarsi ugualmente, sedendosi poi sul letto di Ninette, dandole la schiena : le cinghie furono la prima cosa che colpirono la figlia di Alchys, cinghie ben strette intorno alle due ali rosse, ripiegate con cura; le bende vecchie, ormai logore, vennero tolte da entrambe le ragazze e Ninette si stupì di quanto lavoro Iris dovesse fare per curare le sue ali, per evitare la loro atrofizzazione; la ragazza poi aspettò pazientemente che Ninette srotolasse il nuovo pacco di bende, aiutandola a fissarle sulla schiena. A lavoro finito Iris si alzò in piedi, prese la carta, le bende ridotte a stracci e una cinghia da buttare, e fece per uscire dalla camera, ringraziando con un sussurro Ninette per l’aiuto fornitole. La figlia di Alchys ancora una volta non le rispose ma non si addormentò, costrinse il suo corpo a rimanere sveglio e attivo nonostante il freddo e la sonno, solo per sentire i passi leggeri di Iris e le sue zanzariere chiudersi: solo allora crollò nel buio.

 
₪₪₪

“Quasi non ti riconoscevo con quei cosi addosso”

“Pride piantala, o giuro che ti faccio prelevare dal Cocchio della Dannazione!”

“Dai sei così ridicolo con quegli occhiali addosso! Sei tutto magro e basso, in più sei pure cieco”

“Pride!”

Arthur ormai era esasperato: maledetto Micheal che si era accaparrato l’unica camera singola dell’intero rifugio, e maledetto pure Neos che aveva deciso di fare comunella con Julie! Proprio a lui doveva toccare di finire in stanza con il principino? Ma perché a lui, perché tutto questo accanimento?

Vide il soggetto dei suoi pensieri ghignare, mentre con aria superiore sistemava le lenzuola del letto, spruzzando quintali di gocce di Gucci nell’ambiente. Arthur roteò gli occhi, preparandosi al suo meritato riposo, implorando mentalmente un sonno profondo e senza interruzioni

“Il pigiama è un’usanza sconosciuta per quelli come voi?”

Florian lo guardava con aria scandalizzata: il suo completo in seta color vinaccia strideva con la semplice canotta nera del figlio di Ade. Arthur incurvò leggermente le labbra, senza neanche prendersi la pena di rispondere a un’ennesima provocazione: depose gli occhiali dalla semplice montatura nera squadrata sul piccolo comodino e si apprestò a dormire.


Magro, basso e con gli occhiali. Credeva davvero che sarebbe potuto morire se fosse stato anche senza maglietta. Porco Zeus, era così attraente. 

ANGOLO AUTRICE

Ciao ragazzi! Mi scuso per questo capitolo un po' così, non mi è uscito benissimo in effetti. Spero comunque che voi abbiate apprezzato, fatemi sapere nelle vostre recensioni!
Piccolo appunto: alla scorsa domanda solo l'autrice di Florian mi ha risposto (grazie, almeno tu!) e la cosa mi ha mortificato un pochino, poichè speravo di fare una panoramica del rifugio da un punto di vista generale ma confido ancora nel prossimo capitolo; in più dell'autrice di Ninette non ho più notizie :(

Spero di pubblicare presto! 

Summer_time

  
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