Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
Segui la storia  |       
Autore: ChiaraBJ    04/06/2017    2 recensioni
Quando tutto sembra scorrere di nuovo sui binari della normalità la vita di Ben viene nuovamente sconvolta e di conseguenza anche quella del suo socio Semir. Una verità rimasta nascosta per troppo tempo, complotti, fughe, tradimenti sono alcuni ‘ingredienti’ di questa nuova avventura che vedrà i nostri ispettori indagare lontani dalla loro città.
Soli…o quasi.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile, la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Passo falso

Erano passate diverse settimane dal giorno in cui Semir e la dottoressa Brenner avevano riferito a Ben che Livyana poteva non essere la figlia naturale dei coniugi Karpov.
Anche Ben, dopo l’iniziale turbamento non aveva più pensato ad una possibile separazione da Livyana, oltretutto Semir lo aveva assicurato che nel caso fossero emerse novità o prove concrete lo avrebbe tempestivamente informato, in caso contrario l’intera faccenda sarebbe stata da considerarsi archiviata.
“Ciao socio” esordì Semir che di buon mattino era andato a prendere il giovane sotto casa per il turno mattutino.
“Ciao socio” replicò lui salendo e sbadigliando vistosamente “Colazione al solito bar? Stamattina Livyana mi ha letteralmente buttato giù dal letto”
“Fatto tardi?” domandò curioso Semir.
“Ho accompagnato lei e Demis ad un concerto”
“Il tuo amico?” rispose quasi ironico Semir.
“No” asserì compiaciuto Ben “Musica molto diversa da quella che ascolta Livyana, ho fatto il terzo incomodo, ma i biglietti li ho pagati io. Demis è un patito dei Brushes come me”
“Vabbè dai andiamo a prenderci un bel caffè né abbiamo bisogno, soprattutto oggi” replicò Semir.
“Certamente, la nostra routine non si cambia cascasse il mondo”

Fatta colazione i due ispettori risalirono di nuovo in auto per cominciare una nuova giornata lavorativa.
“Ho delle novità…” cominciò a parlare Semir con un tono abbastanza serio.
“Livyana?” Ben capì subito al volo, ormai anche lui aveva cominciato ad affinare quel sesto senso tipico del collega.
“Sì, ma io al posto tuo andrei cauto, anzi coi piedi di piombo” replicò Semir.
“In che senso?” Ben si accigliò.
“Ecco la faccenda ha dei risvolti abbastanza complicati”
“Spiegati, ti prego”
“Io e la dottoressa Brenner abbiamo raccolto un bel po’ di materiale” cominciò a delucidare l’amico.
“E tutto questo alle mie spalle?” replicò Ben abbozzando un mezzo sorriso.
“Sì” confermò Semir che continuò il discorso interrotto “Dunque Milly aveva visto giusto i coniugi Karpov non erano i genitori biologici di Livyana. L’esame del DNA lo ha confermato”
“Miseria ladra, quando lo verrà a sapere Livyana…” disse Ben passandosi le mani tra i capelli.
“Comunque ti ho fatto delle fotocopie di tutte le informazioni che abbiamo raccolto, nel cassetto del cruscotto c’è una cartellina, se vuoi puoi prenderla”
“Ti va di anticiparmi quello che avete scoperto? In questo momento non ho molta voglia di leggere” propose Ben “Ma la storia mi incuriosisce e parecchio”
“Certo, vorrà dire che invece della radio, ascolterai me”
“Sono d’accordo” ribadì l’altro.
“Dunque Livyana è nata il primo di agosto di 15 anni fa” cominciò Semir.
“Sì, ho anche il certificato dell’anagrafe che lo attesta…” confermò Ben.
“E fin qua ci siamo…Livyana esiste anche per la nostra anagrafe”
“Okay, non capisco, ma mi adeguo. Poi che altro hai scoperto che io non so?” chiese aggrottando la fronte Ben.
“Dunque il vero padre di Livyana sembra sia ancora vivo, e se è veramente chi pensiamo che sia, in questo momento è latitante” disse asciutto Semir aspettando la reazione del socio.
“Latitante?” Ben sgranò gli occhi “Porca miseria la faccenda si fa sempre più complicata”
“La cosa positiva è che almeno i servizi segreti tedeschi o di qualsiasi altro paese non sembrano essere immischiati in questa storia” lo rassicurò Semir memore di quante era successo in passato.
“Oddio se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno la cosa è positiva, cosa che non posso dire per l’altra metà, Livyana ha un padre, ma mi sembra di capire che non è uno stinco di santo”
“Purtroppo è così, è stato arrestato per omicidio e qualche mese fa durante un trasferimento da un carcere all’altro è riuscito a scappare”
“Sento che sto per sclerare” Ben trasse un profondo respiro “Già sarà duro per lei scoprire di non essere la figlia naturale dei Karpov, figuriamoci avere un padre assassino, non vorrei essere nei suoi panni” Ben si mise due dita sul collo “Ecco fra un po’ il cuore mi scoppierà…”
“Ben è meglio se ti calmi, il peggio deve ancora arrivare.  La faccenda si fa sempre più spinosa” replicò Semir “In ogni caso direi di proseguire giusto?”
“Sì Semir, prosegui” consigliò Ben.
“Stavo dicendo che il padre è latitante” ricominciò il piccolo ispettore.
“Ma come si fa a scappare durante un trasferimento…” domandò alquanto perplesso Ben interrompendo di nuovo l’amico.
“Semplice, nello stesso modo in cui ci sei riuscito tu e se non ricordo male sei evaso per ben quattro volte da quando ti conosco”
“Fammi pensare…la prima volta siamo evasi insieme dal carcere utilizzando un furgone della lavanderia, la seconda mi hanno consegnato la chiave per aprire le manette, in quell’occasione mi arrestassi tu, ricordi?”
“Certo la finta spia doppiogiochista, come dimenticarlo” rammentò Semir.
“Già” ribadì Ben sentendo correre un brivido lungo la schiena “Infine due in poco tempo; fuggii subito dopo essere stato caricato su una volante della polizia, ma la più spettacolare è stata quella volta in cui sono evaso da un carcere di massima sicurezza dopo aver fatto esplodere mezzo penitenziario, fortuna che non mi hanno mai chiesto i danni…” replicò con un mezzo sogghigno Ben.
“Già e il trucco di come liberarti dalle manette senza chiavi te l’ho insegnato io” sentenziò tutto soddisfatto Semir.
“Quando l’allievo supera il maestro” sorrise compiaciuto Ben.
“Non me lo ricordare, se penso che potevo ‘perderti’ per sempre” rammentò Semir “Comunque adesso basta divagare. Tornando a noi questo tizio è evaso ed ora sta cercando vendetta”
“Ma la madre di Livyana che fine ha fatto?” incalzò Ben di fatto interrompendolo di nuovo.
“Aspetta poi ci arrivo, stavo comunque dicendo che il padre starà sicuramente cercando vendetta”
“Scusa, e questo come lo sai?” Ben guardò il socio aggrottando nuovamente la fronte.
“Ho parlato con l’ avvocato che lo difese durante il processo, mi ha detto che Mathias Wust questo il nome dell’uomo si è sempre dichiarato innocente, malgrado le prove fossero tutte contro di lui. Alla fine del processo Wust è stato condannato all’ergastolo”
“L’accusa?” chiese Ben.
“L’omicidio della moglie e del suo amante, avvenuto circa 15 anni fa. All’epoca Livyana aveva all’incirca tre mesi e con questo ho risposto anche alla domanda su dove sia la madre di Livyana”
“Sembra la trama di un film” Ben era sempre più sconvolto “Scusa, ma la piccola come arrivò ai Karpov?” domandò sempre più curioso.
“Tutto ciò è accaduto a Cottbus” replicò Semir.
“Cottbus? Che strano mi sembra di aver sentito recentemente il nome di quella città, ma non ne ricordo il motivo”
“Sai mi piacerebbe vederti scervellare, ma la storia è ancora lunga, quindi ti darò subito la risposta” continuò Semir “Ti ricordi di D’javol e  di quell’incidente in  autostrada avvenuto circa cinque anni fa?”
“Sì certo, D’javol sabotò i freni dell’auto della vittima, non riuscimmo a salvarla, mi sembra si chiamasse Rafail Popov”
“Esatto” schioccò le dita Semir “E sai chi era?”
Ben scosse la testa.
“Era il cognato di Mathias Wust, la piccola fu affidata a lui in quanto unico parente in vita, per Livyana era lo zio. Purtroppo lui non era in grado di badare alla piccola, quindi l’affidò ai Karpov, i quali non potendo avere figli accettarono di buon grado di prendersi cura della piccola. Ti ricordo che Livyana a quel tempo aveva solo tre mesi e i Karpov la registrarono all’anagrafe come fosse loro”
“Sì, ma a Popov…insomma la piccola era stata affidata a lui, qualcuno si sarà chiesto che fine aveva fatto la bambina”
“In teoria la piccola affidata a Popov, fu data in adozione a dei cittadini svedesi che tornarono in patria. Popov aveva molti contatti e aggirare le anagrafi o altre istituzioni per lui era cosa semplice”
“Caspita, ma tutte queste informazioni…” Ben era davvero preoccupato, ne aveva abbastanza di spie e servizi segreti “Semir non è che adesso…”
“No tranquillo niente servizi segreti” assicurò il piccolo ispettore “Comunque le informazioni le ho avute dall’avvocato di Wust. Mi ha inviato tutta la documentazione in suo possesso e da lì sono risalito ad un amico di Popov, era tra i testimoni della difesa, ma purtroppo per Wust non poté fare molto. L’ho rintracciato e ho scoperto che vive a Bochum mi ha dato diverse spiegazioni”
“Certo che posso capire l’amico di Wust, ma l’avvocato…insomma tutte quelle informazioni…” Ben era basito.
“Il processo è finito da più di un decennio, gli atti sono pubblici” replicò Semir.
 “Ma almeno l’avvocato ti avrà chiesto il perché di tante domande?”
“Sì, ma l’ho fatto convinto, su di lui circolano strane chiacchere, sembra sia alle dipendenze di un personaggio poco limpido. Al telefono quando l’ho chiamato ho bluffato gli ho detto che ho conoscenze che potrebbero rovinargli la piazza, questo avvocato ha cominciato ad agitarsi, ad aggredirmi verbalmente, ma poi ha ceduto”
“Lo hai ricattato?” Ben era sconvolto.
“Ecco in un certo senso sì. Gli ho detto che ho amici giornalisti che scrivono su giornali scandalistici” sogghignò sornione Semir “L’avvocato ha creduto fosse così, ma in mano non avevo niente, in ogni caso ho avuto ciò che volevo”
“A parte te, la Brenner e me quanti sanno di questa storia?” chiese ancora Ben.
“Susanne, ma le ho imposto il silenzio ha fatto le ricerche per me, ovviamente fuori dall’orario di lavoro”
“Santa donna…” replicò quasi sottovoce Ben.

Finito il turno Ben fece ritorno a casa.
Fortunatamente la giornata era stata tutto sommato tranquilla, visto e considerato che la sua testa era stata decisamente impegnata sulla storia passata di Livyana che sul lavoro.
Entrando nel suo lussuoso appartamento fu accolto come al solito dallo stereo che stranamente non stava sparando a tutto volume le canzoni di Tom Beck.
“Sono a casa Livy” urlò Ben appoggiando la cartellina coi documenti inerenti al caso di Livyana e la giacca sopra al divano vicino all’ingresso.
“Ben vai a farti la doccia” replicò la ragazzina uscendo dalla cucina e abbassando lo stereo “Stasera si mangia come se fossimo al ristorante…ho preparato una delle tante delizie che zia Helga è solita prepararci quando andiamo dal tuo papà”
“Papà???” pensò tra se e se Ben “Io avrei detto Konrad, ormai lo considera un nonno. Livy ci considera la sua famiglia, lo siamo a tutti gli effetti”
Poi rispondendo alla ragazzina “Ok faccio in cinque minuti, anche perché il profumino che sento sembra davvero delizioso”
“Sì e mi raccomando asciugati i capelli che poi ti viene la cervicale”
“Sì mammina” ribatté divertito il ragazzo “Ma ti faccio presente che adesso li porto corti…”
“Helga mi ha detto di raccomandartelo sempre…” replicò imperterrita la ragazzina.
Livyana rientrò in cucina per uscirne alcuni minuti dopo con le stoviglie in mano.
Il suo sguardo cadde sulla giacca che Ben aveva lasciata vicino all’ingresso sopra il piccolo divano.
“Ma guarda, deve sempre buttare la giacca in quel modo? Che lo ha comprato a fare un appendiabiti dico io se…e questa cartellina cos’è?”
Nell’alzare la giacca subito la sua attenzione venne letteralmente rapita dalla cartellina con il logo della polizia autostradale “Ma che…mica si porterà il lavoro a casa? Da quando in qua poi…”
Livyana prese il fascicolo in mano la stava per aprire…
“Livy non aprirla” gli urlò Ben uscendo dal bagno e vedendola con la cartellina in mano.
Livyana quasi sobbalzò dallo spavento.
“Scusa non volevo è che…”
“Non ti preoccupare, ma dammela” e andandole incontro quasi gliela strappò dalle mani per riporla nel cassetto di una scrivania lì vicino.
“Dentro ci sono delle foto che una bambina non dovrebbe vedere” disse con tono severo.
“Ho 15 anni non sono più una bambina…” replicò lei aggrottando la fronte.
“Allora mettiamola così, ‘signorina so tutto io’, ci sono foto che all’ora di cena è meglio non vedere ok?”
“Va bene, scusa…”
La serata trascorse serena e venne l’ora di andare a letto.

La mattina dopo Ben si alzò, stava per recarsi in bagno quando passando davanti alla camera di Livyana, la vide vuota.
Subito lo assalì un senso di panico. Veloce si precipitò verso il cassetto dove aveva posto il fascicolo.
Vuoto.
“Stai forse cercando questa?” la voce della ragazzina alle sue spalle era dura.
Ben si girò verso di lei nel momento in cui la ragazzina compariva da dietro il divano, da quel posto sicuro che lei tempo addietro aveva battezzato come il ‘tranquillometroquadrato’ .
Livyana gli puntò addosso i suoi profondi occhi scuri, dandogli l’impressione che più che arrabbiata la ragazzina fosse delusa.
“Perché non me lo hai detto ieri sera?”
Il tono usato dalla ragazzina voleva essere quasi minaccioso, ma nonostante si fosse già precedentemente preparata la domanda la sua voce tremò.
Ben dal canto suo non le diede nessuna risposta.
“Da quanto lo sai?” lo incalzò di nuovo.
Silenzio.
“Hai fatto il voto del silenzio, da quanto lo sai? Ti decidi a rispondermi sì o no?”
Il ragazzo fece un profondo respiro “Lo so da…” ma Ben non riuscì ad andare avanti col discorso.
“Da?” la ragazzina si avvicinò, lui era decisamente più alto di lei, ma in quel momento l’ispettore si sentiva piccolo piccolo.
“Quando pensavi di dirmelo?” insistette la ragazzina “Quando mio padre si fosse presentato alla porta di casa? Salve ispettore Jager mi riprendo Livyana. E tu…prego faccia pure…” disse con fare teatrale.
“Livyana smettila…per favore” cercò di risponderle, ma che altro poteva dirle.
“Smetterla??? E’ tutto quello che sai dire? Per te sarà o potrà essere una sciocchezza, ma per me è la fine del mondo, se non te ne sei accorto stiamo parlando della mia vita”
“Livy…” cercò di risponderle, non sapendo cosa effettivamente dirle.
“Sono quattro anni che piango la scomparsa di quelli che credevo fossero i miei genitori e adesso scopro che neanche lo erano…”
“Livyana, loro lo erano, ti hanno cresciuta, amata, sono stati come Helga per me, i legami di sangue non contano”
“Che delusione” continuò la ragazzina “Eri il mio punto di riferimento, il mio eroe. Avevi giurato…fiducia reciproca, niente segreti e invece…tu te ne sei fregato…di cosa avevi paura, eh? Che scappassi di casa? Che andassi alla loro ricerca?”
Ben in quel momento avrebbe voluto essere ovunque, ma non lì.
“Ti posso assicurare che non me ne sono fregato, volevo solo essere sicuro…te ne avrei parlato appena avessi avuto la certezza, in questa storia ci sono alcuni punti oscuri…” cercò di giustificarsi Ben, ma Livyana non gli lasciò proseguire con il discorso.
“No, tu non volevi dirmelo, te lo leggo negli occhi…”
“Non è vero…” ma fu interrotto nuovamente dalla ragazzina, che andò in camera sua sbattendo violentemente la porta.
Livyana uscì dalla stanza dieci minuti dopo, aveva indossato la giacca e le scarpe, sulla spalla lo zaino, pronta per uscire e recarsi a scuola.
Ben invece non si era mosso un solo centimetro.
Livyana gli passò vicino e lui delicatamente la prese per un braccio.
“Ti giuro che te lo avrei detto…” le disse guardandola dritto negli occhi. Occhi sicuramente tristi e delusi, ma asciutti.
“Ne riparliamo stasera, ora devo andare a scuola, non voglio arrivare tardi ho l’interrogazione di chimica ” e detto questo si sistemò meglio lo zaino sulla spalla guardando in malo modo la mano di Ben che le teneva il braccio e a Ben non restò altro da fare che lasciarla andare.
L’ultima cosa che vide fu Livyana che usciva dall’appartamento senza girarsi più, senza nemmeno degnarlo di un saluto, di uno sguardo.
La paura e uno strano presentimento si impossessarono di lui, cercò di respirare piano, ma sentiva dentro di se crescere il panico.
Forse quell’ultima frase detta da Livyana era una specie di addio.
Forse invece di proteggerla, l’aveva persa per sempre.

Angolino musicale: La coppia d’oro resiste, ma la ‘coppietta ribelle e disubbidiente’?
The Chainsmokers & Coldplay Something Just Like This (qualcosa proprio come questo)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=awEXmGyUbaA
Ho letto libri antichi Di leggende e miti Achille e il suo oro Ercole e le sue doti il controllo di Spiderman E Batman con i suoi pugni E chiaramente non vedo me stesso su quella lista Lei ha detto “Dove vuoi andare? Quanto vuoi rischiare? Non sto cercando qualcuno Con poteri sovrumani Qualche supereroe La felicità delle favole Solo qualcosa a cui posso rivolgermi Qualcuno che io possa baciare Voglio qualcosa proprio come questo









 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11 / Vai alla pagina dell'autore: ChiaraBJ