Suite 18
Il pensiero scivolò nella sua mente,
dolce, delicato. Lena aprì gli occhi lentamente e sorrise. Sapeva che era lì,
lo sapeva senza bisogno di vederla.
“Sei venuta.” Mormorò. La luce
dell’alba stava già filtrando tra le tende.
“Non volevo svegliarti…”
“Oh sì che lo volevi.” Alzò lo
sguardo e lei era lì, per la prima volta non erano una nella mente dell’altra,
ma si guardavano, per davvero.
“Ehm… va bene.” Ammise Kara e Lena
apprezzò il rossore sulle sue guance, quante volte lo aveva immaginato e
percepito?
“Sei bellissima.” Non riuscì a
trattenersi dal dire. Aveva sempre pensato che fosse bella e vederla allo
specchio le aveva tolto il respiro, ma dal vivo… era qualcosa di splendido. I
suoi capelli color del grano maturo sembrano risplendere anche senza il sole
che li illuminava e i suoi occhi azzurri erano vivaci e profondi.
“Oh, no, tu sei bellissima.” Il
complimento la fece sorridere e abbassare gli occhi, non era da lei arrossire,
ma nessuno, mai, l’aveva guardata con occhi così puri e così sinceramente
colpiti.
“Vieni qua.” Le indicò il letto e
vide Kara ondeggiare sul posto, indecisa. Dovette ridere nel vedere la famosa
eroina di National City stringere le mani e mordicchiarsi il labbro, esitante,
il mantello che ondeggiava piano alle sue spalle seguendo in movimento del suo
corpo. “Non mordo.” La rassicurò con un sorriso.
“Oh… potresti anche mordere, non mi
farebbe nulla. Una volta un gatto mi ha morsa, ma si è rotto un dente, Eliza ha detto che era un dentino da latte e che non dovevo
preoccuparmi per il gatto.” Parlava veloce, come quando era tesa, Lena si tirò
a sedere sul letto, ma quando vide gli occhi di Kara sgranarsi ricordò che
indossava solo la biancheria intima, così tirò su anche il lenzuolo.
“Kara.” Richiamò la ragazza che era
diventata rossa. “Vieni e siediti qui.” Con la mano batté sul materasso accanto
a lei. La kryptoniana esitò ancora un istante poi
obbedì. Ora erano vicine e Lena sorrise, poteva sentire il calore provenire da
Kara, ma non si toccavano, non ancora.
Lentamente alzò lo sguardo fino a
incrociare quello di lei.
Lena aveva giocato davanti allo
specchio qualche ora prima, l’aveva provocata, e, fino ad un istante fa, le
sembrava di avere la situazione sotto controllo, eppure ora sentiva il cuore
batterle veloce nel petto. Improvvisamente era tornata un’adolescente alla sua
prima cotta.
Nel vedere lo sguardo di Kara, pieno
di timidezza, sorrise, non aveva bisogno di essere nella sua mente per
conoscere i suoi sentimenti.
Alzò la mano e Kara la imitò, lentamente
le loro dita si sfiorarono e poi si intrecciarono. Sospirarono entrambe a quel
breve contatto, il primo tra loro due.
Lena osservò le loro dita
intrecciate, affascinata si portò la mano di Kara al viso lasciando che il
dorso aderisse alla sua pelle. Sentì il fremito della ragazza e chiuse gli
occhi.
Kara allungò la seconda mano e le
sfiorò il viso con le dita.
“È diverso…” Mormorò affascinata Kara,
la mano ora tracciava lentamente la forma del viso di Lena. “Rispetto a quando
ero nella tua mente.” Si spiegò e Lena annuì piano, anche dal suo punto di
vista era decisamente diverso. Nulla l’aveva preparata alle emozioni che quel
semplice contatto le stava trasmettendo. Chiuse gli occhi e strinse la mano di
Kara allontanandola dal proprio viso.
“Dobbiamo parlare.” Affermò cercando
di apparire decisa. Gentilmente la mano di Kara si sciolse dalla sua e prese a
scorrere sulla sua spalla nuda fino a scendere ad accarezzarle il braccio,
delicata come una piuma.
“Non riesco a credere di essere
finalmente qui, davanti a te.” La voce della ragazza era bassa e profonda. Lena
non l’aveva mai sentita così, le diede un brivido. Eppure dovevano parlare, era
importante che sapesse chi era e…
“Non riesco a credere che la tua
pelle sia ancora più morbida di quello che avessi immaginato.” Gli occhiazzurri
di Kara si fissarono sulle sue labbra come se il pensiero l’avesse portata a
pensare ad un’altra morbidezza. “Mi hai chiesto di dirtelo…” Mormorò ad un
soffio da lei.
“Cosa?” Chiese, allora, Lena,
cercando di respirare.
“Voglio baciarti.” Ammise, finalmente,
Kara.
Lena sentì il cuore batterle veloce
nel petto, mentre le labbra di Kara scendevano dolci sulle sue. Chiuse gli
occhi e semplicemente si lasciò andare assaporando la morbida dolcezza della
ragazza d’acciaio.
Quando si separarono i loro occhi
tornarono a cercarsi, mentre un dolce sorriso appariva sui loro volti. Kara le
accarezzò il viso, senza smettere di sorridere, sembrava emettere luce tanto
era felice. Il cuore di Lena si riempì di quella felicità fino a traboccare, ma
c’era un neo in tutto ciò, qualcosa che le impediva di essere felice appieno,
un’ombra che doveva essere dissipata.
“Kara…” Iniziò.
“Mi fido di te.” Rispose la ragazza,
non era nella sua mente, era come se si trattenessero entrambe dal farlo, come
se temessero di perdere il controllo, ma doveva aver visto l’ombra offuscare la
sua gioia. “Mi spiace essere venuta così tardi… ma c’era una cosa che doveva
risolvere.” Lena annuì a quelle parole, non c’era bisogno di chiedere.
Kara arrossì un poco e poi guardò il
letto.
“Credi che potremmo… stare un po’
assieme?” Domandò, titubante e imbarazzata al contempo.
“Mi piacerebbe molto se restassi qui,
per quello che rimane della notte.” Le rispose lei, dolcemente, sorridendo.
Kara sapeva sempre sorprenderla, invece di prendersi quello che desiderava,
quello per cui era venuta e che tutti si sarebbero aspettati, lei chiedeva,
gentilmente, le gote rosee e gli occhi timidi.
Per chiarire la sua volontà si tirò
un poco indietro lasciando a Kara lo spazio nel letto. La supereroina si
sistemò il mantello di modo che non le infastidisse, poi si sdraiò accanto a
lei, su di un fianco, la mano sotto al viso, mentre la guardava. Lena ridacchiò
all’innocenza della ragazza e la attirò contro di sé. Il suo cuore accelerò nel
sentire il calore proveniente dal corpo della giovane, ma non fece nulla di più
che lasciarsi avvolgere dalle braccia di Kara, sistemando il volto nell’incavo
del suo collo, respirando il suo profumo e godendo della sensazione di pace e
serenità che quell’abbraccio le trasmetteva. No, non era solo quello, era
sicurezza e… completezza. Avrebbe chiuso gli occhi solo un momento, per godere
di quella sensazione, poi avrebbero parlato.
Kara allungò il braccio e diede un
colpo al telefono dell’hotel che si ruppe, aprì gli occhi e si guardò attorno
leggermente spaesata. Un peso estraneo era appoggiato a lei. Le ci volle un
istante per iniziare a sorridere.
Lena si mosse leggermente,
infastidita dal suo brusco movimento, si stiracchiò tendendo la schiena e
spingendosi ancora un poco contro di lei e poi aprì gli occhi. Kara osservò il
momento del risveglio con occhi adoranti, non aveva mai provato tanta emozione
nel vedere una cosa così semplice e, doveva ammetterlo, non aveva mai sentito
il suo corpo risvegliarsi così in fretta come nel vedere quello di lei semi
nudo arcuarsi e poi spingersi contro il proprio. Rao,
era bella anche con i cappelli scarmigliati e gli occhi ancora appiccicati dal
sonno.
“Buongiorno…” Mormorò, trattenendo il
desiderio di baciarla.
La donna spalancò gli occhi.
“No!” Disse, ora decisamente sveglia.
“Mi sono addormentata?” Si portò le mani al viso arrossendo e Kara ridacchiò.
“Eri molto stanca.” La giustificò.
“Ma…”
“Ti sei rilassata tra le mie braccia
e ti sei addormentata, non mi sembra una cosa brutta.” Lena aveva abbassato le
mani, ma la guardava con un misto di vergogna e un rossore sulle guance. Kara
allungò le dita e le sistemò una ciocca di capelli. Guardandola con occhi
sognanti.
“Ci siamo baciate.” Ricordò,
arrossendo, ma senza distogliere gli occhi da lei. Sul viso di Lena si aprì un
ampio sorriso.
“Ci siamo baciate.” Confermò. Poi i
suoi occhi si fecero maliziosi, mentre si avvicinava lentamente a lei, senza
distogliere lo sguardo. “Potremmo farlo ancora.” Propose.
Si fermò a qualche millimetro dalle
sue labbra, poi, per la prima volta da quando si erano fisicamente incontrate,
entrò nella sua mente, chiuse gli occhi e la baciò.
Fu straordinario. Condividere il
bacio amplificò le sue sensazioni, non era più solo nel proprio corpo, ma anche
in quello di Lena, un caleidoscopio di emozioni che la lasciò senza fiato.
“Wow!” Esclamò, sbattendo le palpebre,
negli occhi di Lena poteva scorgere la stessa esperienza che aveva provato lei.
“Forse dovremmo andarci piano con questo, altrimenti…” Lena la baciò di nuovo e
i suoi sensi si infiammarono di desiderio, il suo, misto a quello di lei,
rendeva la situazione ingestibile.
Sentì le mani della donna scivolare
lungo il suo busto dandole una lunga serie di brividi, le sue dita scivolarono
lungo il collo della donna poi sulle spalle, il fatto che fosse in intimo non
la aiutò a mantenere la mente calma.
Il cellulare si mise a suonare e Lena
mugugnò di ignorarlo.
“L’ho spento dieci volte questa
mattina. Se la ragazza di ieri si chiamava Jess è una tipa decisamente
assillante!” Riuscì a dirle Kara mentre Lena le stava baciando il collo. La
donna si tirò indietro bruscamente.
“Hai chiuso delle chiamate?” Chiese
sorpresa.
“Sì, avevi bisogno di dormire e…” La
ragazza saltò già dal letto e afferrò il telefono.
“Sono le undici!” Esclamò stupefatta,
notando per la prima volta l’ora.
“Sì…” Kara la guardò mentre
controllava il telefono con aria febbrile. “Non avrei dovuto spostare la
sveglia?” Domandò con aria preoccupata, anche se non fosse stata nella mente
della giovane avrebbe capito che era contrariata.
Lena si voltò, la guardò e poi scosse
la testa, sorridendo.
“Sembra proprio che non abbiamo
diritto ad un momento tutto per noi, non è vero?” Si avvicinò e si piegò su di
lei, baciandola con delicatezza. “Ora devo andare, Jess è la mia segretaria e,
probabilmente, starà impazzendo. Avevo diversi impegni questa mattina e un
aereo da prendere.” Kara percepì un istante di dubbio nella giovane e si chiese
se le avrebbe detto dove sarebbe andata. “Per National City.”
“Oh.” Kara sgranò gli occhi e Lena
sorrise.
“Sì, abitiamo nella stessa città, mi
dispiace di non avertelo detto. Ci sono tante cose che devo dirti…” Il telefono
suonò di nuovo e lei fece una smorfia. “Sì.” Rispose. “Sì. Sto arrivando, dieci
minuti. Benissimo.”
“Devi andare?” Le chiese e Lena
annuì.
“Sì, ma dobbiamo parlare, quindi, lo
faremo. Stasera, alle 21.00 da Glissem. Va bene?”
“Oh, c’è sempre un profumino
delizioso vicino a quel ristorante, ma ci vuole un mese per prenotare e…” Lena
fece un sorriso immodesto e inarcò un sopracciglio facendo ridere Kara. “Va
bene, allora, a stasera.”
Si alzò e raggiunse Lena, la attirò
tra le braccia e la baciò.
“A stasera…” Mormorò la ragazza, poi
la lasciò andare e lei camminò all’indietro, incapace di distogliere gli occhi
da quella meravigliosa visione.
Lena rise quando la vide continuare a
camminare nell’aria ormai fuori dalla finestra e lei sorrise felice.
“Devo davvero andare.” Le disse la
donna e lei annuì, alzò il pugno verso il cielo e volò via.
Entrò al DEO con un sorriso enorme
sulle labbra.
“Kara.” Alex la chiamò subito e il
sorriso fu trasformato in una smorfia. Raggiunse la sorella che la guardò
interrogativa.
“L’ho incontrata! Ieri notte e…”
“Come si chiama.” Chiese subito la
donna prendendo un tablet e preparandosi a inserire
il nome e fare una ricerca.
“Ehm… non lo so ancora, non è che
abbiamo parlato molto e…” Gli occhi di Alex si assottigliarono.
“Cosa vorresti dire?” Kara arrossì
violentemente e la maggiore sgranò gli occhi sorpresa. “Aspetta… avete passato
la notte assieme? Ma… e Mon-El?” Kara era sempre più
rossa.
“Non è che abbiamo fatto quello che
credi… non ancora perché lei si è addormentata, era tanto stanca e aveva bevuto
e…” Ogni nuova parola la rese un po’ più rossa, mentre Alex inorridiva sempre
di più. “Non è come credi, ma ehm… io e Mon-El ci
siamo lasciati… insomma, io l’ho lasciato.”
“E poi non sarebbe come credo?”
Chiese Alex, sempre più sconvolta.
“Stasera la incontro, ha detto che
parleremo.” Alzò il dito tutta felice, ricordando un dettaglio. “Ha detto che
abita a National City, non è magnifico?” Alex annuì piano.
“Stasera, hai detto?”
“Sì, da Glissem!
Ti immagini!”
“Supergirl.”
La chiamò J’onn e lei guardò la sorella con un attimo
di panico.
“Non gli hai detto che…”
“No.” Le rispose lei. “Ma…”
“Glielo dirò, promesso, ma domani.”
Alex fece una smorfia, ma alla fine annuì e Kara si diresse di corsa da J’onn per sapere di cosa le volesse parlare.
Alex osservò la sorella ridacchiare
con un’agente e poi scherzare con un secondo. Era evidentemente l’immagine
della felicità. La osservò e poi lo vide. Kara distolse gli occhi dal suo
interlocutore, sorrise e arrossì. Come aveva fatto a non vederlo prima? Era
chiaro che non era più lì, stava parlando con lei, la misteriosa ragazza che
sembrava essere entrata nel cuore oltre che nel cervello.
“Winn.” Il
giovane ruotò sulla sedia e la guardò interrogativo.
“Dimmi.”
“Puoi dirmi dov’è stata Kara ieri
sera?” Winn la guardò corrugando la fronte, il suo
viso si voltò a guardare Kara che ora rideva da sola, appoggiata al tavolo
centrale.
“Il trasmettitore su Supergirl non dovrebbe servire per spiare Kara…” Iniziò, ma
lei le lanciò uno dei suoi sguardi assassini. “Va bene!” Cedette subito lui
tornando a ruotare la sedia e digitando rapidamente sulla tastiera.
“Io vado!” Proruppe Kara agitando la
mano verso di loro per poi lanciarsi verso il cielo.
Alex strinse le labbra e con un cenno
indicò a Winn di continuare. Lui roteò gli occhi e
poi si rimise al lavoro.
“Allora… ieri era qua a National
City...”
“Mi servono i dettagli.” Lo incitò
Alex e il ragazzo, a malincuore, obbedì. Alex osservò che era rimasta al bar
ritrovo degli alieni per buona parte della serata, verso mezzanotte era andata
all’appartamento di Mon-El, vi era rimasta pochi
minuti e poi era volata fino a Metropolis.
“Metropolis.”
Mormorò.
“Sarà andata a trovare Superman…”
Provò Winn. “O le sarà venuta voglia di quel frullato
che mi ha portato una volta, banana, mela, kiwi e un ingrediente segreto… un
sapore simile non l’ho mai più…” Alex lo guardava con occhi minacciosi e il
ragazzo cedette, premette su due tasti e apparve un indirizzo. “Non credo che
sia giusto quello che stiamo facendo. Penso non ci riguardi cos’ha fatto Kara
nella suite 18 del Royal.” Protestò, questa volta con
più veemenza.
“Non credere che lo faccia per mettere
il naso nelle sue faccende, devo proteggerla, anche da se stessa. Dimmi chi ha
prenotato quella camera d’albergo.”
“Alex, non ho mai visto Kara più
felice e non credo che questo sia un male, capisco che tu voglia proteggerla,
ma questo va al di là di…” Mentre parlava digitava sulla tastiera e dalle sue
labbra non uscì più alcun suono quando un nome si evidenziò sullo schermo.
“Cosa… cosa significa?” Chiese voltandosi interrogativo verso la maggiore delle
Danvers.
“Significa che avevo ragione. Winn, ho bisogno di te.”
“Cosa devo fare?” Il ragazzo
continuava a guardare il nome sullo schermo con un misto di incomprensione e
stupore.
“Dobbiamo analizzare la bomba
lasciata in centro città.”
“Non vedo il rapporto tra le due cose
e, comunque, se ne stanno occupando i tecnici…”
“Non possiamo aspettare, dobbiamo
fare in fretta, se troverò quello che penso allora capirai.” Lo bloccò Alex
allontanandosi con passo deciso, Winn la guardò per
alcuni istanti poi capì che l’agente si aspettava che lo seguisse così scattò
in piedi e la seguì.
Note: Allora, allora, cosa mi dite? Kara l’ha svegliata e le nostre ragazze si sono baciate! Ecco i due punti positivi… poi abbiamo qualche aspetto meno “ideale”: un segreto ancora da svelare e un’Alex decisamente alla carica. Dobbiamo preoccuparci? Intanto godiamoci il momento, no?
Vi è piaciuto il loro primo incontro? Vi aspettavate di più, di meno?
Come sempre, ditemi tutto!