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Autore: Nuel    05/06/2017    2 recensioni
Hogwarts apre le porte per la terza volta per Albus Potter. Quest'anno anche sua sorella minore Lily inizia a frequentare la più famosa scuola di magia e stregoneria del mondo, e mentre James stringe nuove amicizie, la vita familiare dei Potter potrebbe venire sconvolta.
Ogni pezzo è sulla scacchiera, sta ad Albus decidere se giocare quella che forse non è solo una semplice partita.
♦ Serie Imago Mundi, III
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
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Al destino non si comanda

 
Albus non ricordava di aver atteso con tanta trepidazione di andare a scuola dal suo primo giorno a Hogwarts. Si era abituato alle nuove dinamiche della sua famiglia, ma non per questo doveva esserne contento. Stare al castello gli dava la possibilità di non pensare a sua madre a casa e a suo padre a Grimmauld Place, da solo. Poteva ancora illudersi che i suoi genitori stessero assieme.
    C’era stato qualcosa di diverso, però, in quel ritorno alla quotidianità: la preside McGranitt aveva preso la parola, prima della cena. La Sala Grande si era fatta silenziosa e tutti gli occhi si erano spostati sull’anziana strega. “Ben tornati”, aveva esordito lei, “mi auguro che durante le vacanze di primavera vi siate divertiti e riposati perché vi aspetta l’ultimo trimestre di quest’anno scolastico e per molti di voi gli esami sono ormai in vista. Da domani gli insegnanti del quinto e del settimo anno cominceranno a vagliare la vostra preparazione…”, si era alzato un brusio scontento dagli studenti che avrebbero sostenuto i G.U.F.O. e i M.A.G.O., ma la preside li aveva zittiti schiarendosi la voce. “Devo però fare alcune comunicazioni straordinarie…”.
    In quel momento Albus aveva infilato la mano nella tasca del mantello e la pergamena gli aveva punzecchiato un dito. L’aveva presa e sbirciata mentre la preside continuava a parlare. Non si accorse subito del pedone mosso, subito catturato da quello che era diventato completamento rosso, ma, quando lo vide, corrugò la fronte, poi il brusio degli studenti gli fece alzare lo sguardo. Ripose la pergamena in tasca e si guardò attorno. «Cosa è successo?», chiese a James.
    «Non ne ho idea, ma non ha senso», rispose suo fratello.
    «Sarà un problema per gli studenti che devono sostenere gli esami», commentò Rose.
    «Soprattutto quelli di Serpeverde», aggiunse Roxanne.
    Albus vide la testa di James scattare in direzione del tavolo di Serpeverde. «Dov’è Ausia?», chiese e Albus guardò a propria volta verso il tavolo verde-argento, ma della Flint non c’era traccia.
    «Fate silenzio, per favore», li richiamò all’attenzione la preside, «Non perderete ore di lezione e non rimarrete senza insegnante. Come potete immaginare, trattandosi di un accadimento del tutto inaspettato, non c’è stato modo di trovare un supplente che prenda il posto del professor Sylla, ma poiché ho insegnato Trasfigurazione per tanti anni, ritengo di poterlo sostituire in questi ultimi mesi prima delle vacanze estive. Mi auguro che sarete pazienti e mi darete modo di riprendere confidenza con l’insegnamento».
    «Non l’ha mai persa», bisbigliò Louis, sporgendosi verso i cugini. «Zio Harry non vi ha detto niente?».
    «Cosa avrebbe dovuto dirci?», sussurrò James reclinandosi un po’ all’indietro per andargli incontro.
    «Sono venuti due Auror a portare via il professor Sylla, quattro giorni fa».
    Albus e James si scambiarono uno sguardo.
    «Il ruolo di Capocasa, verrà temporaneamente ricoperto…», stava continuando la preside, ma l’interesse di Albus si era ormai spostato sull’apparente sequestro dell’insegnante di Trasfigurazione.
    Quella sera, prima dell’ora di andare a letto, le ragioni per cui il professor Sylla fosse stato portato via furono senza dubbio l’argomento più chiacchierato della scuola. Nella Sala Comune di Grifondoro, Dominique, Lucy e Louis cercavano di rispondere alle domande dei loro compagni con le poche informazioni di cui disponevano: quattro giorni prima, due Auror e un membro del Comitato di amministrazione della scuola erano andati a prelevarlo. Gli avevano dato il tempo di fare i bagagli e l’avevano scortato fuori da Hogwarts.
    «Allora non è in arresto», aveva commentato Benedict Tinbridge. «Se l’avessero arrestato, avrebbero messo i sigilli alle sue stanze per poi tornare a perquisirle», disse convinto. «L’ho visto il televisione, è così che fa la polizia!», spiegò. Albus rifletté che molti dei loro compagni non avevano idea di cosa fossero un televisore o un film. «Devono averlo scortato da qualche parte per tenerlo al sicuro!».
    Dal momento che nessuno sapeva cosa fosse successo per davvero, Albus prese per la manica James e gli fece segno di andare sulla scala che conduceva ai dormitori. Lo precedette salendo fino a quando non furono più in vista dei loro compagni. «Così evitiamo che qualcun altro ci chieda se papà ci ha detto qualcosa», disse, poi prese la pergamena. «E poi voglio farti vedere questa».
    James prese la pergamena e si sedette su un gradino. «Ha spostato il pedone da I9 a I7», notò subito, «ma può farlo? Può saltare così le case?».
    «Ogni colore ha le sue regole», rispose Albus, «e poi guarda», indicò, «il pedone in I3 è diventato completamente rosso. Cosa pensi che significhi?».
    James scosse la testa. «Non lo so», disse dopo qualche istante. «Forse ha deciso di non giocare più solo in risposte delle tue mosse».
    Albus annuì, ma non era del tutto contento. Ricordava che Carabà gli avesse detto che i pezzi rossi si muovevano in coppia, ma c’era un solo pedone rosso, non due e sentiva qualcosa di strano all’altezza dello stomaco, una sorta di ansia che non sapeva come scacciare. Si disse che non poteva farci niente, come per il divorzio dei suoi genitori e decise di andare a letto.

Il mattino successivo, Ausia Flint si presentò in Sala Grande per colazione come sempre. Alcuni dei suoi compagni di Casa la seguivano come una corte segue una regina e Albus si sorprese di vedere che di quella corte facesse parte anche Lily.
    «Ausia era la preferita di Sylla», commentò James, guardando i Serpeverde che si chiudevano intorno a lei come se volessero proteggerla.
    «Piantala di guardarla!», sbottò Roxanne. «Io non vi capisco proprio te e Fred! Ausia qua, Ausia là… come se non ci fossero altre ragazze in questa scuola!».
    Anziché risponderle, James addentò una fetta di pane tostato. Albus non sapeva perché suo fratello accettasse che tutti credessero che gli piacesse Ausia, ma sembrava che anche lui, come i Serpeverde, volesse proteggerla. O proteggere se stesso, rifletté, ma non sapeva da cosa.
    Prima di andare nelle rispettive classi per la prima ora, si accordarono per incontrarsi con Martin: anche lui era rimasto a scuola durante le vacanze e forse aveva qualche informazione in più o qualche teoria diversa da quelle proposte dai Grifondoro. Così, dopo pranzo, Albus e James si sedettero sulla scala che portava all’aula di Astrologia, dove avevano preso da tempo l’abitudine di incontrarsi, in attesa.
    Martin era in ritardo, così Rose andò a cercarlo. Non aveva ancora superato l’arrabbiatura per l’uscita dell’amico con Gwen Sullivan, a San Valentino, ma cercava di non darlo troppo a vedere. Quando un rumore di passi che salivano le scale si avvicinò, i fratelli Potter pensarono che si trattasse di Martin e Rose, ma si trovarono di fronte a Lotus e Ausia.
    «Eccoli», disse Lotus, facendo un passo indietro. James si alzò.
    «Potter, mi serve un favore», esordì Ausia. Era così strano che l’altera Serpeverde chiedesse qualcosa che Albus non seppe cosa dire.
    «Cosa ti serve?», chiese James, e Ausia lo guardò come se lo avesse notato solo in quel momento.
    «Non tu, Potter, tuo fratello», disse la ragazza. James strinse una mano a pugno, vicino al viso di Albus e lui la guardò. Gli occhi azzurri della Flint erano colmi di qualcosa che Albus non avrebbe saputo definire, ma che gli fece stringere lo stomaco come aveva fatto la pergamena, la sera prima.
    «Ti ascolto», le disse.
    «Mi serve che quel tuo corvo consegni un messaggio per me».
    «Perché?», chiese Albus. Lotus si guardò indietro, come se stesse controllando che nessuno li raggiungesse. Ausia si morse il labbro inferiore. «Devi dirmi di cosa si tratta se vuoi il mio aiuto», ribadì.
    Ausia respirò a fondo e serrò gli occhi per un momento. «Va bene. È giusto», disse. «Tutti sanno che quel corvo è tuo, così non sospetteranno che il messaggio che porta sia mio».
    Albus annuì. «E perché non si deve sapere che il messaggio è tuo?».
    «Perché lo intercetterebbero».
    Albus e James si scambiarono un’occhiata. «A chi devi mandare il messaggio?». Ausia ebbe un moto di stizza, ma Albus non perse la calma. «Se devo dire al corvo a chi consegnare il messaggio devo sapere di chi si tratta».
    La Serpeverde arrossì, Albus pensò che fosse rabbia o forse vergogna, strinse le labbra in una linea e poi tornò a sostenere il suo sguardo, più determinata che mai. «Al professor Sylla».
    James spalancò la bocca. Nemmeno Albus si aspettava quella risposta, ma per qualche ragione, non lo sorprese. «Ma è in arresto», protestò il maggiore dei Potter.
    «No, è solo stato sollevato dall’incarico. Ci sarà un’indagine sul suo conto, ma è a casa sua».
    «Va bene», disse Albus, alzandosi in piedi.
    «Ma non sai nemmeno se quel corvo è in gradi di farlo!», protestò James, «E poi, per cosa è indagato Sylla? Chi ci dice che non finiremo nei guai per averla aiutata?».
    «Scalawag consegnerà il messaggio», disse Albus, «ma i dubbi di James hanno senso: finiremo in qualche guaio?».
    L’espressione di Ausia era appena più serena di prima. Scosse la testa. «No, se nessuno saprà che avete inviato voi il messaggio», disse. «Meno ne sapete e meglio è, credetemi, ma comunque… lo saprete. A tempo debito saprete ogni cosa, ve lo garantisco». Albus era sicuro che fosse sincera, ma percepita anche un’insolita ostilità in James.
    «Perché dovremmo farlo?», chiese infatti suo fratello, e Albus non poté fare a meno di fargli notare che: «L’ha chiesto a me, James. Tu non devi fare nulla». James si sgonfiò come un palloncino, come se lo avesse preso a schiaffi, come loro padre quando loro madre si era scostata. Allora gli diede una gomitata amichevole, per scuoterlo. Lui non lo stava lasciando.
«James però ha ragione: non siamo amici e ci hai sempre trattati male. Perché dovrei aiutarti?».
    «Albus», si intromise Lotus, «per favore!». Lotus era un amico e Albus sapeva quanto fosse legato ad Ausia Flint.
    «Ho già detto che lo farò e non mi voglio tirare indietro», chiarì allora. Forse l’unica risposta che Ausia avrebbe potuto dare era che lui fosse un Grifondoro, e tutti sapevano che i Grifondoro erano di buon cuore, ma la ragazza lo sorprese.
    «Perché non ho alternative, Potter. Nessun altro mi può aiutare».
    «D’accordo», concluse Albus e Ausia sospirò di sollievo. Prese una pergamena dalla tasca, era chiusa e Albus la fece sparire all’interno del mantello. «Dopo le lezioni la darò a Scalawag».
    «Grazie, Potter».
    «È meglio andare», disse Lotus, guardando di nuovo alle loro spalle e Ausia annuì. Iniziò a scendere i gradini con lui e poi si voltò.
    «Mio fratello trascorrerà il mese di Luglio in Bulgaria, ma l’ultima settimana di Agosto sarà a Londra. Da solo», disse e l’ostilità di James nei suoi confronti scomparve. Il ragazzo annuì e le sorrise, ma Ausia si era già voltata di nuovo e scendeva di corsa le scale.
    I passi dei due Serpeverde non si sentivano più da poco quando le voci di Rose e Martin risalirono lungo la tromba delle scale. «Scusate il ritardo», li salutò Martin.
    «Abbiamo trovato Scorpius e Lily in fondo al corridoio e hanno voluto sapere anche loro di Sylla», spiegò Rose.
    «E voi cosa gli avete detto?», chiese Albus. La sorella e Scorpius, capì Albus, avevano fatto in modo che Rose e Martin non vedessero Ausia parlare con loro, quindi non potevamo riferire quello che la ragazza aveva rivelato sul professore. Non che ne sapessero molto più di prima, comunque: Ausia non aveva detto loro per quale ragione l’insegnante fosse stato sospeso o perché fosse indagato.
Una parte di lui avrebbe voluto aprire la lettera che custodiva nella tasca, ma non lo avrebbe fatto.
Ausia aveva detto che avrebbero saputo tutto, quindi doveva aspettare. Inoltre, Ausia aveva detto a James quando poter incontrare Augustus Flint, quindi davvero il ragazzo c’entrava qualcosa con suo fratello, ma ancora non sapeva di cosa si trattasse.
    Albus ascoltò Martin raccontare quello che era accaduto e quali fossero le teorie più accreditate tra i Corvonero, ma con la mente era già alla casa di Hagrid, ad affidare quel messaggio al corvo. Sentiva che era qualcosa di importante, qualcosa che doveva fare.

 
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Penultimo capitolo! ^^
Doppia uscita, per me, perché oggi è finalmente disponibile anche il cartaceo dell'antologia Storie di Gatti, tra i cui autori ci sono anche io e i cui proventi saranno interamente devoluti alla Croce Rossa Abruzzese in favore delle vittime del terremoto.
Insomma, nonostante il caldo mi stia uccidento, oggi sono contente. ^^
Passo rapidissimamente a ringraziare uwetta, che ieri ha compiuto gli anni, quindi, AUGURI!!! e Ladyriddle, finalmente tornata tra noi ^^ e tutti i lettori silenziosi e vi do appuntamento a prestissimo qui su EFP o sulla mia pagina FB! ^^
   
 
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