Sunny day
Un altro giorno ancora.
Solo uno.
Ade, fa che passi in fretta.
Dondolando con le gambe al bordo del letto, le cuffie nelle orecchie che sparano a tutto volume una musica degli Iron Maiden.
Voglio solo che passi questo giorno, così arriverà domani.
Mi sento come la volpe del Piccolo Principe, in trepida attesa del suo “amico”.
È stata Annabeth a regalarmi quel dannato libro la prima volta che sono arrivato al campo.
In realtà gliene sono grato, ma non glielo dirò.
Ancora un paio di ore e sarà mezzanotte.
Chiudo gli occhi e penso che non ci può essere niente che potrebbe andare storto, niente.
Li riapro e crucciato fisso il soffitto scuro, lo stesso colore che ha il resto della stanza.
Se solo non avessimo litigato questo pomeriggio.
Se solo non ci fossero sempre i soliti fraintendimenti che si possono avere con una testa di mattoni come quella di Jason.
È sempre così, prima di vederci dobbiamo discutere, dobbiamo arrabbiarci per quella che è un’enorme stronzata.
E tra i due non so chi è più testa calda.
Sbuffo e cerco di non pensarci, di cacciare via questo fastidioso formicolio che provano i miei occhi stanchi.
Fa caldo e mi ritrovo a correre per arrivare al punto di ritrovo tra i due campi, è così dannatamente difficile da raggiungere quando si devono usare i mezzi dei mortali.
Ma ne vale la pena.
Vale la pena di sudare, di imprecare contro la lentezza dei mezzi, di maledire la gente che non si lava e va comunque per strada, nonostante giugno non sia tra le mie stagioni preferite.
Ed eccoti lì, ad aspettarmi mentre osservi distratto la vetrina di un centro commerciale.
Mi imbroncio, i ricordi del giorno prima risalgono a galla tutti insieme ma durano poco, perché quando ti sono a due passi di distanza la prima cosa istintiva che mi viene da fare è quella di stringere tra le mani quella stupida maglietta viola e tirarti giù verso di me.
Dei…quanto mi sono mancate le tue labbra, quanto mi è mancato il tuo profumo.
Mi perdo giusto uno, due, tre battiti, prima di scendere di nuovo a terra con la pianta dei piedi e staccarmi da te.
Hai una faccia così da prendere a schiaffi per quanto sei sorpreso e a disagio per il fatto che ci troviamo in un posto pubblico.
E per quanto la cosa possa essere poco da me, in questo momento, dopo settimane che aspetto questo giorno, me ne frego di chi ci circonda o di chi ci guarda.
“Dai andiamo, Grace. Abbiamo un film da vedere o hai cambiato idea?”
Sorridi con me e alla fine sei il primo a volere un contatto anche in mezzo a tutta quella gente.
Alla fine, è questo che succede dopo i giorni di pioggia: esce sempre il sole.