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Autore: Elphie94    08/06/2017    1 recensioni
[Modern!AU] Considerato il più grandioso genio del nuovo secolo, Erik Danton vive recluso, nascondendo al mondo la ragione della sua volontaria segregazione. La sua vita cambia quando vi entra a far parte Meg Giry, una ragazza spavalda e apparentemente senza regole, che diverrà la sua nuova (quanto involuta) allieva. Tra i due non scorre buon sangue, ma nessuno, neanche Erik, può prevedere il futuro...
[Edit 2020: lievi correzioni e modifiche al testo.]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erik/Il fantasma
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ix.


Hanno finito di vedere la prima stagione de Il trono di spade da un pezzo, ormai. Ora Meg sta cercando di indottrinarlo a Star Wars, perché è impossibile che non abbia mai visto i film e “quel figo di Harrison Ford nel Millennium Falcon”. Motivo discutibile, ma Erik non si ritrae. Sa perfettamente che non è la persona migliore con cui guardare un film: fa commenti inopportuni e critica senza pietà i difetti della regia, del cast, della sceneggiatura e tutto il resto della produzione. Meg lo colpisce almeno dieci volte con un cuscino per intimargli il silenzio, ed Erik alla fine acconsente, vagamente divertito. Non può non sentirsi un po' chiamato in causa quando scopre che il villain della storia, Darth Vader, indossa una maschera che non gli consente solo di respirare, ma anche di celare il suo volto sfigurato. (E ha una preferenza per il nero; e per strangolare la gente; e alla fine viene redento da un atto di compassione.)
Le lezioni di pianoforte procedono con rassicurante tranquillità: non mancano i frequenti battibecchi, ma ormai sono più un gioco che altro. Una volta si sono sfidati per vedere chi era il migliore a insultare l'altro.
«Imbecille.»
«Cretino.»
«Nana.»
«Cadavere putrescente.»
«Piccola teppista punk–rock.»
E così via. Indovinate chi ha vinto.


Suonano alla porta. Erik non si allarma, perché c'è una sola persona che viene a trovarlo quel giorno, alla solita ora. Solo che questa volta si ritrova ben due individui nell'atrio. Meg e…
«Questa è Dany.» La giovane fa un lieve cenno alla bambina dai fitti ricci neri e la pelle più scura di quella della madre nascosta dietro le sue gambe.
Erik la guarda, perplesso. È una splendida bambina, con gli occhi neri e le ciglia lunghe di Meg.
«Avanti, Dany. Non fare la timida.»
La piccola avanza a passi lenti, poi compie un gesto inaspettato: un sorriso le distende i lineamenti paffuti e corre verso Erik, abbracciandogli una gamba. Erik è talmente stordito che non riesce a proferire parola, mentre Meg sghignazza allegramente, come se ci fosse qualcosa di divertente in quella scena.
«É una tua grande ammiratrice. Si addormenta solo dopo aver ascoltato una delle tue composizioni.»
La bambina rilascia la morsa sulla sua gamba — non gli arriva neanche alla vita — e sorride, rossa in volto:«La mia preferita è Nenia di mezzanotte
«Oh.» A questo, Erik non sa cosa ribattere. È stato riconosciuto che, effettivamente, la sua voce d'angelo calma gli spiriti più inquieti, soprattutto quelli dei bambini. Altre composizioni, come il Don Giovanni Trionfante, registrato in studio da Christine Daaé in persona e da Erik stesso nel ruolo del protagonista maschile, smuovono gli animi della folla come neanche la tragedie di Puccini e Verdi.
Un alone di mistero lo avvolge, poiché nessuno conosce il viso del genio — è stato Erik ad assicurarsene. Dany è la prima piccola fan che incontra a tu per tu, e questo lo rende lievemente nervoso.
Si china sulle ginocchia per non guardare la bambina dall'alto in basso: adesso i loro occhi sono sullo stesso piano, e Dany, più che spaventata, sembra catturata da quelli dorati di lui.
«Lieto di conoscerti. Io sono Erik.»
«Sì, lo so. Me lo ha detto la mamma.» Appare rapita dalle lucciole che sono gli occhi di lui, ma non cerca di sfilargli la maschera. Meg deve averle inculcato nella graziosa testolina riccia tutta l'educazione di cui la madre è sfortunatamente priva.
«Ho sentito la tua musica. Canti come un angelo.»
Siete voi il mio angelo, Erik. Per lui quelle parole — demonio ed entità divina — si giustappongono da una vita intera.
«Ti ringrazio.»
La invita a seguirla in cucina, dove le offre i biscotti glassati e gli amaretti che gli piacciono tanto — e di solito è molto schizzinoso in materia di cibo — e la guarda ingozzarsi allegramente in un modo che tanto somiglia a quello della madre.
È il turno di Meg, ora. «Scusami se non ti ho avvisato prima» dice sottovoce mentre la piccola si abbuffa. «Mia madre aveva un impegno, e in questo caso è Luc che bada a lei, ma oggi non poteva — virus influenzale — e io non sapevo cosa fare. Così l'ho portata qui stasera. E ho anche una sorpresa» aggiunge con un cenno alla borsa che indossa a tracolla sulla spalla, ma non dice altro.
«Chissà cosa ci sarà lì dentro. Devo preoccuparmi?»
«Dipende. Che ne dici di un'altra serata–maratona di film?»
Erik sbatte le palpebre. «Dipende dai film.»
Il sorriso malizioso sul volto di Meg non lo rassicura.


Accompagna le sue ospiti nella sala della musica, dove Dany è invitata a sedersi su una poltrona e ad assistere in silenzio alla lezione di pianoforte. Erik è stupito dalla calma della bambina, rammentando quanto anche lui, alla sua età, fosse affascinato dalla musica a tal punto da rimanerne incantato e ammutolito. Ma in fondo è sempre stato taciturno.
Meg suona molto bene, quell'oggi — si vede che si è esercitata, ed è da quando conosce la verità su di lui, sul mostro che egli è, sia fuori che dentro, che fa pratica con maggiore serietà. Forse vuole compiacerlo, in qualche modo, o è una questione di orgoglio: desidera mostrargli a che livello può arrivare, che può superare l'ombra mai tramontata del padre suicida.
Quando la lezione è conclusa, è la piccola Dany ad avanzare una proposta. «Monsieur Erik…»
«Chiamami pure Erik. Non sono ancora così vecchio.»
Le labbra di Meg si aprono in un sorrisetto. Dany congiunge le manine in segno di preghiera.
«Puoi cantarmi qualcosa? Qualsiasi cosa. Così quando papà non ha più l'influenza posso vantarmi di averti sentito cantare dal vivo.»
«Ah, è per questo, allora?» Erik lancia un'occhiata a Meg, che si tiene lo stomaco nel tentativo di non ridere. È decisamente sua figlia.
«Ogni tuo desiderio è un ordine, principessa» dice lui alla fine, con voce profonda, esibendosi in un lieve inchino. Dany arrossisce e batte la manine, eccitata.
Meg e la figlia sono di fianco al pianoforte, e lui si siede sullo sgabello, regolandone l'altezza — è troppo allampanato perché possa stare comodo sullo stesso livello della sua allieva.
Canta una rilassante aria di Händel che tende le corde del cuore di chi ascolta, ipnotizzato da tanta bellezza. Cessa di suonare con un ultimo accordo e poi si rivolge alle sue giovani spettatrici. Dany ha le guance striate di lacrime e sembra sul punto di mettersi a piangere di nuovo — non per tristezza, ma per meraviglia; Meg ha gli occhi lucidi ed è un tantino più rossa in volto del solito. Entrambe sembrano riprendere il controllo delle proprie facoltà mentali quando lui chiude la bocca.
«Che bello» sospira Dany, scuotendo i riccioli neri — deve averli ereditati dal padre.
«Non montarti la testa, Danton» lo avvisa Meg, ma oltre il suo tono minaccioso riposa un sorriso. Erik lo contraccambia, ma ancora per poco.


Sono stravaccati sul divano del salotto — Dany però è stesa sul morbido tappeto persiano — a guardare cartoni animati. Ebbene sì, Meg ha tutta l'intenzione di far recuperare un po' della sua infanzia perduta ad un Erik assai riluttante, e solo il sorriso entusiasta di Dany ha impedito che trasportasse di peso la giovane madre fuori da casa sua, su quella sua infernale motocicletta.
La maratona è di film della Disney, adesso, iniziando da Biancaneve e i sette nani e finendo con Frozen. Impiegano giorni per terminarla, se non addirittura un paio di settimane, ma secondo Meg ne vale la pena, anche solo per vedere Erik commuoversi durante la scena finale de La Bella e la Bestia.
«Ti sei commosso.»
«Stai vaneggiando.»
«Quindi ti piace.»
«Non puoi presumere nulla del genere.»
Dany diventa una ospite abituale in casa Danton, ed Erik si premura sempre di farle trovare caramelle e dolciumi (tutti scelti con minuziosa arte da un'esperta come Giovanna, che talvolta prepara anche torte, biscotti e pasticcini e non può non essere lieta che il suo padrone stia mettendo su un po' di peso) che può sgranocchiare felicemente mentre guardano tutti insieme l'ennesimo film firmato Disney.
Alla fine, Dany si addormenta sul tappeto e Meg è costretta a svegliarla con la maggiore dolcezza possibile, per quanto sia risaputo che la ragazza ha la grazia di un elefante — eccetto che sul palco e con le scarpette da ballerina ai piedi, il posto a cui appartiene, dove il brutto anatroccolo diventa cigno. È mezzanotte quando se ne va. Erik le osserva allontanarsi in sella alla Harley Davidson (si è premurato che anche Dany indossasse un casco appropriato) e, di nuovo, ha trascorso una serata piacevole come lo sono state poche nella sua bistrattata esistenza. Spera di non avere incubi, quella notte, ma qualcosa gli dice che non ne avrà per un po'.
Non sente i commenti di madre e figlia sul selciato di casa Danton.
«Lui mi piace» sussurra Dany all'orecchio di Meg, quasi tema che l'interessato possa ancora sentirla.
«Piace anche a me» risponde l'altra, e si guarda alle spalle un'unica volta. Basta per farle capire che non vuole mai più non rivedere un certo viso mascherato. Mai più.



Scena VI

MEG: Secondo voi è normale voler trascorrere intere serate con un uomo deforme di mezza età, con un cervello grande quasi quanto il suo spropositato ego, a guardare film della Disney?
DOTTORESSA LAURENT: (sorridendo) Quali sarebbero le altre opzioni?
MEG: Non so. Cosa fanno le persone alla mia età? Io già lavoro in una prestigiosa compagnia di ballo, non posso desiderare di più. Ho una figlia meravigliosa, una madre che mi adora, ma non tanti amici, a parte Luc — so che di lui posso fidarmi — e pochi altri. Insomma… me la cavo. E dopo quello che ho passato, questo è il periodo migliore della mia vita, e confido che il futuro sarà anche migliore.
DOTTORESSA LAURENT: Ti vedo molto ottimista oggi, complimenti.
MEG: (sbuffa) Effetto delle medicine.
DOTTORESSA LAURENT: Sicuramente aiutano. Ma qualcosa è mutato dentro di te. É un progresso naturale.
MEG: Non riesco a stare lontana da lui. Dovrei farlo, forse… Ha vent'anni più di me, è palesemente problematico, ha subito non so quanti traumi in vita sua, ha una faccia orripilante e a volte vorrei colpirlo in testa a badilate, ma… è anche la persona più straordinaria che abbia mai conosciuto. E non voglio perderlo. Non voglio perderlo.



Note dell'Autrice: Salve a tutti! Rieccomi con un nuovo aggiornamento, come ogni giovedì, di questa storia modesta e senza pretese, ma che spero sia almeno simpatica. Sia Erik che Meg sembrano... il termine inglese sarebbe smitten. A quando la collisione? E cosa accadrà a quel punto? Continuate a leggere e lo saprete.
Alla prossima!

P.S. Se vi piacciono le avventure di questi due matti e il modo in cui li caratterizzo, ho pubblicato altri due miei piccoli lavori (io li chiamo “le mie sciocchezze”, alla Jo March) qui su EFP. Uno è ambientato nel mondo del musical – una novità per me – quindi a qualcuno dei miei più vecchi lettori potrebbe interessare…? Non sentitevi in obbligo.
   
 
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