Capitolo 2:
A VOLTE RITORNANO... DI NUOVO
Rachel
riaprì lentamente le palpebre, infastidita dai raggi di sole
che filtravano dalla vetrina del negozio. Mugugnò ancora
stanca e parzialmente
assopita, poi si rigirò nel suo giaciglio improvvisato per
distogliere lo
sguardo dalla luce del mattino.
Così
facendo, però, si ritrovò a due centimetri dal
volto di Rosso. La
ragazza sgranò gli occhi per lo stupore notando il ragazzo
addormentato così
vicino a lei. Ma i ricordi della notte precedente tornarono presto
nella sua
mente, travolgenti come un fiume in piena. La conduit sentì
le proprie goti
pizzicare ripensando a ciò che era accaduto, poi scosse il
capo per cercare di
ricomporsi e si concentrò su Rosso. Dormiva tenendo il braccio appoggiato
sotto la testa a mo’ di
cuscino, il sorriso con cui ricordava di averlo visto
l’ultima volta era
svanito, lasciando spazio ad una espressione molto più
severa.
Senza
nemmeno accorgersene la giovane rimase ad osservarlo, in
silenzio, concentrandosi su ogni minimo particolare del suo volto.
Trovò buffo
come, nonostante lo avesse curato chissà quante volte, lui
continuasse ad avere
tutte quelle piccole cicatrici sulla fronte e sulle guance.
Trovò meno buffo,
tuttavia, il pensiero che quelle cicatrici fossero gli unici ricordi
del suo
passato. La corvina provò una fitta allo stomaco
immaginandosi quella che
doveva essere stata l’infanzia di Rosso. Era cresciuto nel
Dedalo di Empire,
fin da bambino era stato costretto a combattere e rubare per
sopravvivere, ed
aveva avuto due genitori che lo avevano sempre visto come un errore, un
imprevisto, che però erano riusciti a rigirare a loro favore
tramutandolo nel
mezzo criminale che era diventato.
Mezzo.
Perché, comunque, in quei mesi aveva ampiamente dimostrato
di
aver sempre e solo posseduto un animo nobile e gentile dentro di
sé. Anche se
talvolta faticava ad ammetterlo. Anzi, molto spesso. Ma Rachel ormai lo
conosceva bene, sapeva la verità su di lui e sapeva anche
che lui, per lei, per
tutti loro, ci sarebbe sempre stato. Ed era per quello che lo amava.
«Oh,
cavolo...» Qualcuno
parlò all’improvviso, facendole
drizzare i sensi. «Ma allora è vero...»
«Abbassa
la voce o li sveglierai!» Un’altra voce si
unì alla
discussione, questa bisbigliando.
«Porca
vacca...» proseguì quella che aveva parlato per
prima,
abbassandosi leggermente di volume. «Passami il telefono
Tara, questa non posso
farmela scappare!»
Non
appena udì il nome della ragazza bionda, Rachel
realizzò ogni
cosa. Sollevò la testa di scatto, per poi vedere
un’Amalia piuttosto sorpresa
di vederla sveglia ed una Markov alquanto imbarazzata da quella
situazione, a
giudicare da come stesse cercando di fare tutto meno che guardare la
corvina in
faccia.
«Che
state facendo?» domandò la conduit
dell’oscurità, cercando di
trattenere le vene di irritazione dalla propria voce, mentre si
rimetteva
lentamente a sedere.
«Voi
due, piuttosto, cosa stavate facendo?» ribatté
Komand’r, con un
sorrisetto idiota stampato in faccia.
Rachel
inarcò un sopracciglio. «Ehm, dormendo,
forse?»
«Certo,
è risaputo che i succhiotti appaiono durante il
sonno!» asserì
ancora la mora, puntando l’indice verso il collo di Corvina,
al che la conduit
sentì le guance in fiamme e si affrettò a coprire
il luogo del misfatto con una
mano. Se avesse saputo, avrebbe sicuramente usato i suoi poteri per
cancellare
quel segno dalla propria pelle. I suoi poteri potevano cancellare un
succhiotto? Beh, era pur sempre una sottospecie di lesione della cute,
quindi,
forse...
«Komi,
basta...» mugugnò Tara, tirandola per una manica.
«Lasciali
tranquilli...»
«Oh,
andiamo!» protestò Amalia, con
un’espressione quasi offesa. «Hanno
avuto tutta la notte per stare tranquilli, ora lasciami divertire
ancora un
po’!»
La bionda
roteò gli occhi. «Sei irrecuperabile...»
«L’hai
notato solo adesso?» le chiese Komi, dandole una gomitata
scherzosa
e strappandole un risolino. Rachel le osservò perplessa,
fino a quando non vide
l’espressione della mora farsi più seria.
«Ehi,
com’è che il tuo ragazzo sta ancora dormendo? In
genere era
sempre il primo ad alzarsi...»
Corvina
si voltò verso di Rosso, il quale effettivamente era ancora
completamente assopito. Amalia aveva ragione, lui era sempre il primo
ad
alzarsi. Se sia Komi che la Markov erano in piedi da più
tempo di lui, allora
c’era effettivamente qualcosa di anomalo. E Rachel era ben a
conoscenza di
questo qualcosa. Passò una mano tra i capelli ispidi del
moro con fare
amorevole, ignorando ciò che le altre due ragazze avrebbero
potuto pensare di
quel gesto, e rispose: «Non è stata una giornata
facile per Lucas quella di
ieri, ha bisogno di tutto il riposo necessario per rimettersi in sesto.
Quando
si sveglierà potremo riprendere il viaggio, nel frattempo
potremmo fare
colazione. Che dite?»
«Dico
che stavo giusto morendo di fame...» rispose Tara,
abbracciandosi l’addome, facendo ridacchiare Amalia, che
annuì a sua volta. «Per
me va bene.»
Rachel
fece un cenno di assenso con il capo, dopodiché si
alzò in
piedi. Prima di uscire dalla stanza in compagnia delle altre due
ragazze, si
voltò un’ultima volta verso Lucas, il quale
continuava a dormire ignaro di
tutto e tutti. Anche nel sonno riusciva ugualmente ad apparire in
guardia, con
quella sua espressione così seria, sembrava quasi che al
primo segno di
pericolo si sarebbe svegliato all’istante, pronto a
combattere. La corvina
provò un piccolo moto di nostalgia ripensando a quando sul
volto di Rosso
quell’espressione non appariva quasi mai.
All’inizio della loro collaborazione,
ricordava, che lui spesso e volentieri si lasciava prendere
dall’entusiasmo,
era più esuberante, sereno, sempre pronto a punzecchiare lei
e Tara anche nei
momenti meno opportuni.
Da quando
erano giunti a Sub City, tuttavia, era cambiato
profondamente. A cominciare dal loro primo incontro con Jeff Dreamer,
fino a
quando non avevano entrambi scoperto la verità sulle
esplosioni. Negli ultimi
giorni Rachel aveva raramente visto un sorriso sul volto del ragazzo,
tranne
quando era in sua compagnia. Alla corvina spiaceva che il suo partner
fosse
stato costretto a mutare in quel modo, a causa di tutte le loro
sventure, e
dopo aver scoperto quale macabro destino lo attendeva, beh... era ormai
chiaro
che il Red X che amava le battute macabre era solo più un
lontano ricordo.
«Rachel,
ci sei?» La voce di Amalia la riportò alla
realtà con
irruenza. La mora sembrava quasi accigliata.
«Arrivo»
si affrettò a rispondere la corvina, per poi uscire dalla
stanza, ma non senza aver lanciato un’ultima, furtiva,
occhiata al ragazzo
addormentato.
***
Fuori il
tempo era sereno. Al posto della luna piena della notte
precedente, un sole sfavillante si trovava in alto nel cielo, con
qualche
piccola nuvola bianca di contorno. La strada di fronte alla stazione di
servizio era deserta e tranquilla, con il solo suono del fruscio degli
alberi
sospinti dalla gelida brezza mattutina a rompere la quiete.
Le tre
ragazze si spartirono alcune barrette ai cereali per consumare la
loro frugale colazione, le stesse barrette che avevano gentilmente
preso in
prestito agli Underdog proprio a Sub City. O meglio, quelle che Rosso
aveva
preso. Rachel ancora si domandava come diavolo fosse riuscito ad
eludere in
quel modo un gruppo così ingente di uomini armati e ad
averla fatta franca.
Anche se comunque, il fatto che lei, una conduit, fosse andato ad
aiutarlo,
aveva sicuramente giovato al fattore sorpresa. Senza di esso,
probabilmente,
non sarebbero mai sopravvissuti.
Oltre a
quelle provviste, inoltre, possedevano anche un veicolo, ossia
la vecchia auto di Dom e Kev, che sicuramente a nessuno dei due, in
particolare
al secondo, sarebbe ancora potuta servire. E, per concludere,
all’interno del
baule avevano trovato delle taniche piene di benzina e anche un borsone
con
altre provviste, tra cui cibo in scatola, bottiglie d’acqua e
altre barrette.
La
corvina doveva ammettere che, a conti fatti, la loro situazione non
era più così disperata, non come lo era ad Empire
City, dove mangiare un pasto
diventava quasi una concessione divina. Avevano un mezzo per spostarsi,
carburante e anche provviste. Certo, avevano dovuto rischiare la vita
diverse
volte per procurarsi tutto ciò, ma quello era un dettaglio
su cui la conduit
preferiva sorvolare.
Dopo
l’ennesimo morso di barretta in cui, tuttavia,
rischiò di
rompersi un dente, la giovane controllò la data di scadenza
del suo snack, per
scoprire con molta poca sorpresa che questo era scaduto già
da qualche mese. E
anche le altre due ragazze dovevano essersene accorte,
perché masticavano con
diversa incertezza a loro volta.
«Cosa
non darei per una tisana...» mugugnò Rachel,
mettendo via il
proprio pasto.
«A
me piacerebbe una cioccolata calda...» fece eco Tara,
sospirando ed
abbassando a sua volta la propria colazione.
«Io
mi accontenterei anche solo di un caffè amaro...»
concluse Amalia,
dando un altro morso alla barretta e finendola del tutto, incurante del
mal di
pancia che avrebbe rischiato di prendersi. Dopodiché, la
mora si chinò sul
borsone delle provviste e ci frugò dentro come una
mendicante, per poi tirare
fuori altre due barrette – Rachel si augurò per
lei che queste non fossero
altrettanto scadute – e mettersi a divorarle senza ritegno.
Corvina
si lasciò scappare un sorrisetto di fronte a quella scena,
mentre Tara ridacchiò nuovamente. Komand’r
riusciva sempre a sdrammatizzare la
situazione, anche se per la conduit era impossibile capire se lo
facesse di
proposito oppure no.
Poi le
ritornarono in mente le sue parole, il segreto che le aveva
confidato, ciò che le era accaduto in passato e anche
più recentemente, prima
tra tutte la morte di Ryan, e si sentì tremendamente
dispiaciuta per lei.
Nascondeva un grande dolore sotto quell’aspetto che
all’apparenza sembrava mite
e docile, per via della sua somiglianza fisica con Kori, ma che in
realtà
celava una personalità davvero esplosiva ed imprevedibile.
«Ci
sei mancata Komi» le disse Rachel, mentre questa era intenta
a
ruminare rumorosamente.
«Lo
dici come se invece fossero passati anni» borbottò
Amalia,
strofinandosi le labbra con l’orlo della manica per
ripulirsele dalle briciole.
«Sono passati solo due giorni da quando ci siamo
separati...»
«Sì,
però... senza di te non era lo stesso. Il gruppo era un
po’
troppo... poco rumoroso.»
Amalia
inarcò un sopracciglio. «Io sarei
rumorosa?»
«Sì...
cioè, non in quel senso! Insomma... tu sei...
sei...»
«Sai
sempre come tenere alto lo spirito» la anticipò
Tara, prima che
Rachel dicesse qualche cavolata di cui si sarebbe sicuramente pentita.
La
conduit non avrebbe mai pensato che si sarebbe sentita così
grata alla ragazza
bionda per una banalità del genere.
«Mh...»
La mora le squadrò entrambe, scettica, per diversi istanti,
dopodiché distolse lo sguardo. «... vi siete
salvate in calcio d’angolo»
brontolò, per poi tornare ad azzannare la sua colazione.
Per
l’ennesima volta Komi riuscì a strappare un
risolino a Tara,
mentre Corvina sorrise nuovamente. L’attenzione della
corvina, poi, si
focalizzò sulla stessa Tara. Doveva ammettere che non era
mai stata molto
entusiasta della sua presenza nel gruppo, ma, allo stesso tempo, non
poteva
negare il fatto che nell’ultimo periodo buona parte dei suoi
pregiudizi sulla
ragazza bionda erano stati accantonati.
Un tempo
la Markov poteva anche averla infastidita in più occasioni
con il suo comportamento tremendamente geloso, ma quelli erano giorni
lontani,
di quando tutto era ancora normale, di quando la vita non si era
ridotta ad un continuo
combattere per sopravvivere. Anche Tara aveva sofferto in quei mesi,
anche lei
aveva perso le persone che amava – la
persona
che amava – nell’esplosione, e anche lei
meritava una chance per lasciarsi il
passato alle spalle. Se l’era vista parecchio brutta a Sub
City e il pensiero
di perderla aveva preoccupato Rachel, questo era innegabile, e la
conduit era
sinceramente felice di essere riuscita a salvarle la vita, con
l’aiuto di
Amalia, ovviamente.
Inoltre,
aveva capito ormai da un pezzo che la Markov teneva a lei, o
non l’avrebbe abbracciata subito dopo il loro scontro a Sub
City, quando per
poco l’aveva fatta fuori, mentre era trasformata in Terra ed
era incapace di
controllare sé stessa, e tantomeno le avrebbe detto di
essere sua amica, dopo
il loro combattimento con Dominick. Quindi, alla fine, era felice che
anche la
ragazza bionda si trovasse lì, con loro, anche
perché dava un tocco di colore
in più al gruppo, cosa che non guastava mai.
Osservò
le sue due compagne di viaggio mentre continuavano a
chiacchierare del più e del meno e provò quella
sensazione di normalità e
serenità che da tanto tempo non provava. Sapeva che quella
quiete era solamente
effimera, che durante il loro viaggio avrebbero incontrato
chissà quanti altri
pazzi e squilibrati mentali, ma non le importava: si sarebbe goduta
quel
momento assieme a loro, e a Rosso quando si sarebbe svegliato, fino a
quando
non sarebbe terminato.
«Ehi,
ragazze.» Una voce proveniente dalle loro spalle fece voltare
il
trio di compagne, le quali si ritrovarono di fronte un Lucas ancora
mezzo
assopito, intento a grattarsi dietro al capo con noncuranza.
«Che... che fate?»
«Aspettavamo
che il bel addormentato si svegliasse!» replicò
prontamente Amalia, incrociando le braccia e sfoggiando un sorrisetto
arrogante
da far impallidire perfino Jeff Dreamer. Dopo quella risposta, Tara
roteò gli
occhi. «Ecco che ci risiamo...»
Anche
Rachel sospirò, pronta all’ennesimo battibecco tra
quei due, ma
Rosso sorprese tutte quante, perché abbozzò un
sorrisetto e scosse il capo. «Non
provarci Amalia, questa volta non ci casco.»
Un verso
quasi dispiaciuto provenne dalla ragazza mora, mentre il
nuovo arrivato si avvicinava al resto del gruppo. Si scambiò
un’occhiata con
Rachel, breve ma molto, molto esplicita, condita da un sorriso
più sincero.
Corvina gli rivolse un cenno del capo, con ancora il loro bacio, o
meglio, i
loro baci, della sera precedente vividi nella sua mente.
Poté perfettamente percepire
le occhiatine compiaciute che Amalia e Tara si erano scambiate
osservando
quella scena, ma decise di ignorarle. Era inutile, ormai, cercare di
negare
cosa stesse accadendo, era chiaro come il sole che tra lei e Rosso
fosse nato
qualcosa. E pertanto, se volevano convivere al meglio come gruppo, era
bene che
certe cose saltassero subito fuori, in modo da evitare momenti
più imbarazzanti
nel futuro.
Una cosa
che tuttavia apprezzò, in particolare di Amalia, fu che
nessuna delle due ragazze disse qualcosa di sconveniente durante quel
breve
istante. E di questo fu grata eternamente ad entrambe.
Rosso si
chinò poi sul borsone ed afferrò una barretta,
una delle
poche rimaste, ed iniziò a scartarla. «Prendete
tutto quello che avete lasciato
dentro» iniziò a dire, per poi dare un morso al
suo snack ai cereali. «Tra poco
partiamo. Ci aspetta una lunga scampagnata.»
***
Dall’Atlantico
al Pacifico. Più di quattromila chilometri di viaggio
per arrivare da lì, dal New Jersey, alla California, dove
non sapevano nemmeno
se avrebbero davvero trovato ciò che cercavano. Non lo
avrebbe mai detto, ma
Rachel si sentiva parzialmente emozionata da quel viaggio. Fino a quel
giorno
l’idea di un tragitto costa a costa non le aveva mai nemmeno
sfiorato
l’anticamera del cervello, al massimo li aveva visti in
qualche film, o letto
di essi in qualche libro, ma nulla di più. E invece, in quel
momento, si
trovava in una macchina lanciata a tutta velocità assieme ai
suoi tre compagni
di viaggio, in quella che, a conti fatti, si prospettava essere
un’avventura
degna di nota.
Certo,
quella non era una vacanza, assolutamente no. Rosso aveva detto
che se non si fossero fermati a fare i turisti da nessuna parte, e che
se
avessero viaggiato per parecchie ore al giorno a velocità
sostenuta, senza
staccarsi mai dall’autostrada, avrebbero potuto cavarsela con
una settimana,
anche di meno secondo le più rosee aspettative. E,
sinceramente, a Rachel
andava bene così. Certo, le sarebbe piaciuto un mondo poter
visitare gli States
assieme a Lucas, Tara ed Amalia, ma quello non era il tempo ideale per
farlo,
non con chissà quanti migliaia di psicopatici, assassini e
conduit fuori di
testa in circolazione. Chissà quante erano le
città ridotte nelle medesime
condizioni di Empire e Sub City, con bande di tagliagole che seminavano
il caos
per le strade e che mietevano vittime innocenti su vittime innocenti. E
per
quanto Rachel fosse dispiaciuta per coloro che erano costretti a vivere
in
certe condizioni, sapeva anche di non poter fare davvero nulla di
concreto per
loro, fuorché impegnarsi per trovare una cura per
l’epidemia. Una volta fatto
ciò, allora avrebbe rastrellato ogni angolo del paese pur di
salvare quante più
persone possibili, se fosse stato necessario. Ma fino ad allora, lei,
loro,
dovevano tenere un profilo basso, evitare di entrare in qualsiasi
città e
proseguire dritti lungo la superstrada senza deviazioni, sperando di
arrivare
alla loro destinazione e trovare la famosa comunità ancora
tutti interi. Da lì,
poi, avrebbero potuto pianificare la loro prossima mossa.
Certo,
l’idea di un viaggio così lungo e che avrebbe
richiesto così
tante provviste e carburante avrebbe sconsolato chiunque, soprattutto
considerando che non sapevano nemmeno se la loro ricerca avrebbe dato i
risultati sperati, ma tutti loro sapevano che non avevano molte altre
alternative; d’altronde, il motivo principale per cui avevano
lasciato Empire
City era proprio quello, trovare un luogo sicuro in cui vivere. E la
comunità,
se mai fosse davvero esistita, era il luogo ideale. E in ogni caso,
c’erano già
Dominick e Kevin ad aver provveduto a tutto il necessario: avevano
provviste
per settimane e scorte di carburante sufficienti per poter almeno
arrivare a ben
più di metà strada, perciò per il
momento potevano proseguire senza preoccupazioni.
Avrebbero
sicuramente dovuto prestare attenzione ad eventuali
assalitori, Rosso aveva detto che c’era la
possibilità che gli sciacalli
potessero creare dei posti di blocco lungo l’autostrada per
costringerli a
fermarsi e a diventare dei bersagli facili, ma Rachel, con i suoi
poteri, non
avrebbe avuto troppi problemi a far cambiare idea a qualsiasi
malintenzionato
abbastanza folle, o stupido, da cercare di rapinarli. Poteva anche
contare su
Lucas ed Amalia, quando c’era da menare mani o pistole loro
due sicuramente non
si tiravano indietro, ma era una cosa che preferiva evitare; se poteva
cavarsela da sola, evitando così loro rischi inutili, forse
sarebbe stato
meglio. D’altronde era ancora intenzionata a proteggerli, ad
ogni costo.
Il
paesaggio sfrecciava accanto a lei ad altissima velocità. Da
quando
erano partiti la lancetta del contachilometri non era scesa sotto ai
cento
all’ora, ma la cosa non la preoccupava, visto che
l’autostrada era deserta, da
entrambi i lati. Era ormai passata un’ora da quando erano
partiti, ed avevano
sempre viaggiato tenendo bene o male lo stesso ritmo, pertanto, se la
matematica non era un’opinione, dovevano essersi allontanati
di un centinaio
abbondante di chilometri da Sub City. Eppure, al di fuori di carcasse
ricoperte
di pallottole o bruciate di automobili abbandonate sul ciglio della
strada, o
addirittura in mezzo ad essa, non avevano visto molte persone in giro.
E tutti
quelli che avevano incontrato erano stati tutti individui a piedi, che
si erano
gettati fuori dalla strada non appena avevano visto passare loro,
probabilmente
per paura di essere rapinati o uccisi. Certo, Rachel era sollevata di
vedere
qualcuno ancora in giro, finalmente, ma le cose non stavano andando
proprio
come aveva sperato.
«Dove
saranno tutti quanti?» decise di domandare infine la corvina,
tormentata ormai da diversi minuti da quel quesito. Anche se dubitava
che Lucas
o le ragazze potessero davvero risponderle.
A
confermare ciò, Rosso scosse il capo. «Non ne ho
idea. Forse le
persone sono troppo spaventate per andarsene dalle loro case. E a
giudicare da
tutte queste macchine distrutte, non fatico a capire il
perché. D’altronde...»
Il moro si voltò verso di lei, sorridendole. «...
non molti possono vantare di
avere una conduit come compagna di viaggio.»
«Una
conduit che non sia una pazza sanguinaria»
borbottò Amalia dal
sedile posteriore. «Precisiamo.»
«Non
tutti i conduit sono davvero malvagi» obbiettò
Tara, apparendo
quasi accigliata. «Voi non potete davvero sapere come ci si
sente ad avere un
potere dentro al proprio corpo. È una cosa tremenda da
gestire. Certo, anche io
condannavo tutti i conduit una volta, tranne Rachel, ovviamente, ma
dopo aver
sperimentato in prima persona ciò che loro provano, posso
dire di capirli in
parte. Non del tutto, ma in parte.»
«Tara
ha ragione» asserì Rachel, voltandosi verso i
sedili posteriori.
«Anche io ammetto di non accettare ciò che fanno i
conduit malvagi, ma so che
non è facile riuscire a resistere alla tentazione. Non
sapete quante volte io
stessa sono andata vicina al perdere il controllo... e quando succede
non
riesci nemmeno a rendertene conto. La vista ti si appanna, non riesci a
vedere
o sentire più niente ed hai la sensazione di stare facendo
la cosa giusta. Ti
senti... bene. So che sembra
strano
da sentire, lo è perfino per me che lo sto dicendo, ma
è così. Ciò non
giustifica tutti quei conduit che, però, hanno deciso di
arrendersi senza
combattere. Dominick ad esempio era uno di questi, ma alla fine ha
avuto ciò
che si meritava. E comunque, non serve essere necessariamente conduit
per
essere marci sino al midollo. Joseph Wilson, vi dice niente?»
«Non
nominare quell’essere» tagliò corto
Amalia, con la voce carica di
repulsione. «Mai più.»
«Hai
ragione, scusa.» Rachel chinò il capo, rendendosi
conto che,
forse, aveva toccato un nervo scoperto da troppo poco tempo.
«Ma avete capito
che cosa intendo.»
«Sì,
sì ho afferrato.» Komi sospirò,
stringendosi nelle spalle. «Ma
dovete anche voi mettervi nei panni di una persona normale che si
ritrova certi
esseri a scorrazzare liberamente per le strade, compiendo genocidi di
massa. È
normale essere spaventati. È normale arrivare perfino
all’odio verso di loro.»
«Questo
lo so» annuì Corvina. «Ma ogni medaglia
ha due facce. Bisogna
avere una visuale più completa di questo mondo per poterlo
comprendere meglio.»
«Tsk.»
Komand’r distolse lo sguardo, portandolo verso il finestrino.
«L’unica
cosa che ho compreso di questo mondo è che mi ha portato via
tutto ciò che
amavo.»
«Non
sei l’unica a cui è successo.» Tara le
posò una mano sulla
spalla, guardandola apprensiva. Amalia si voltò verso di
lei, per poi abbassare
lo sguardo.
«Sì...
hai ragione.»
«Ma
non è mai troppo tardi per imparare ad amare di
nuovo.» La ragazza
bionda le sorrise, al che Komi incassò la testa tra le
spalle e si voltò quasi
immediatamente, per nascondere il rossore sulle proprie guancie.
«G-Giusto...»
balbettò, probabilmente sentendosi ancora di più
in
imbarazzo.
Un
sorriso nacque spontaneo sulle labbra di Rachel di fronte a quella
scena, ed anche Lucas, il quale era rimasto in silenzio per tutto il
tempo, ma
aveva comunque seguito la scena dallo specchietto retrovisore,
abbozzò un
piccolo ghigno. Perfino Tara ridacchiò sommessamente, per
poi lasciarle la
spalla ed accasciarsi contro al proprio sedile. «Piuttosto,
quanto manca
ancora, autista?»
«Mh,
circa altri quattromila chilometri.»
«Manca
poco allora!»
«Oh
sì, è praticamente come se fossimo già
arrivati. Guarda là, vedi?»
E il ragazzo le indicò attraverso il parabrezza un boschetto
in lontananza, con
attorno a sé diversi campi un tempo coltivati ed un laghetto
che probabilmente
all’epoca veniva usato per l’irrigazione.
«Quella è la California. Non vedi il
mare e le palme?»
«Le
spiagge ed i bagnini super sexy...» fece eco la ragazza
bionda.
«Le
ragazze in topless...» aggiunse Rosso, beccandosi
un’occhiataccia
da Rachel. Per tutta risposta, quello ridacchiò.
«Ragazze
in topless?» Amalia parve rinvigorirsi tutto ad un tratto,
per poi sollevare il collo e guardarsi attorno freneticamente.
«Dove?»
I tre compagni spostarono lo
sguardo su di lei, perfino Lucas dallo specchietto retrovisore. Poi,
tutti
assieme, iniziarono a ridere di gusto. Anche Rachel
ridacchiò sommessamente.
Era proprio in momenti come quello che la ragazza corvina sentiva che
le cose
potessero migliorare. In quei pochi attimi di serenità, di
spensieratezza, quei
pochi istanti in cui il loro mondo in rovina non sembrava
più un vero e proprio
problema, ma solo un ricordo lontano. Certo, quei momenti non duravano
mai più
di qualche minuto, ma erano sempre e comunque ben accetti dalla
conduit,
perché, anche se per poco, le ricordavano di quando ancora
viveva ad Empire
City, quando ancora aveva i suoi amici assieme a lei e nessuna
esplosione
ancora era avvenuta. Sembrava trascorsa
un’eternità da allora. Sembrava
trascorsa un’eternità da quando...
«Ehi,
là c’è qualcosa!» La voce di
Tara interruppe i pensieri della
corvina, nonché quel breve momento di ilarità. La
ragazza bionda stava
indicando un punto imprecisato di fronte a loro, lungo
l’autostrada, dove anche
Rachel riuscì a scorgere un puntino bianco. Troppo piccolo
per essere una
macchina, o un qualsiasi mezzo di trasporto.
«Più
che qualcosa, sembrerebbe un qualcuno»
puntualizzò Rosso, arrivando anche lui alle stesse
conclusioni di Rachel.
«Ma
chi?» domandò ancora la Markov.
«Non
ne ho idea, ma non penso sia nulla di buono...»
Rachel,
dal canto suo, non era molto convinta. «Magari ha solo
bisogno
di aiuto...» suggerì, per poi notare
l’espressione scettica del ragazzo alla
guida.
«Non
ci giurerei troppo. Ma se vuoi possiamo provare a rallentare e
vedere che intenzioni ha.»
«E
se sono cattive noi lo prendiamo sotto, giusto?» si intromise
Amalia, infilando la testa tra i due sedili anteriori, cercando
l’approvazione
dei due partner.
«Anche
no» la liquidò Rosso, mentre Rachel era troppo
impegnata ad
arrovellarsi per cercare di capire chi fosse quella persona. Una strana
sensazione la assalì, mentre aveva quei pensieri, ed
iniziò a preoccuparsi.
Ormai lo aveva capito che, ogni volta che provava simili sensazioni, le
cose si
mettevano male. Sperò di sbagliarsi almeno quella volta, ma
ne dubitava.
Nel
frattempo, Komi ritornò al suo posto, a braccia conserte.
«Che
palle...»
La
distanza tra loro ed il misterioso figuro continuò ad
accorciarsi
sempre di più, metro dopo metro, e più il tempo
avanzava, più Rachel sentiva le
proprie interiora attorcigliarsi. Voleva scoprire chi ci fosse
là ad
attenderli, ma allo stesso tempo dubitava di volerlo sapere per
davvero. Forse
era solamente qualcuno di appostato lì proprio con lo scopo
di farli
rallentare, magari per poi farli assalire dai suoi compari appostati
chissà
dove, ma la corvina ne dubitava. Non sapeva il perché, ma
aveva la sensazione –
una semplice sensazione a pelle, né più,
né meno – che, chiunque egli fosse,
fosse da solo. E che fosse lì ad aspettarli già
da un bel po’.
Non lo
sapeva, non poteva saperlo, pertanto l’unica cosa che
rimaneva
da fare era aspettare e scoprire chi fosse con il metodo tradizionale.
Ormai a
separarli restavano solamente più un centinaio di metri. E
più
si avvicinavano, più dettagli apparivano alla vista di
Rachel. Per prima cosa,
quella persona che a prima vista le era sembrato un puntino bianco,
indossava
effettivamente degli abiti bianchi. Anzi, un solo abito di quel colore,
un
lungo cappotto che copriva l’individuo dal cappuccio con
visiera fino alle
ginocchia. Ginocchia che poi erano fasciate sino ai piedi da del nastro
del
medesimo colore candido. E man mano che questi dettagli le venivano
rivelati,
la ragazza corvina percepiva le proprie palpebre sgranarsi ogni secondo
di più.
E quando riuscì a capire l’identità di
quella persona, dapprima giunsero
l’incredulità, lo stupore, la sorpresa, e poi
l’incapacità di accettare tutto
ciò.
Non era
possibile. Non poteva esserlo. Non aveva alcun senso. Non
poteva essere davvero lui, non lì, non in quel luogo, non in
quel momento, non
a centinaia di chilometri di distanza dal luogo in cui lo aveva visto
l’ultima
volta, a piedi per giunta! Non era possibile, assolutamente no. Come
faceva ad
essere arrivato fino a lì? Come... come?
Perfino
Lucas, accanto a lei, non sembrava riuscire a credere ai
propri occhi.
«Ma...
ma quello...» Tara fu la prima a parlare, dopo
quell’ultimo
pezzo di strada trascorso nel silenzio più abissale.
«... quello è un
Mietitore!»
«Non
un Mietitore qualsiasi...» iniziò a rispondere
Lucas, con ancora
lo sguardo inchiodato di fronte a lui, faticando a trovare le parole.
«Quello...
quello è...»
Rachel
concluse la frase per lui, sentendosi la bocca piena di sabbia:
«Richard...»
La scuola è finita, seeeeeeeeee
Non so perché sto esultando, visto che io l'ho finita già l'anno scorso. E l'anno scorso, in questo periodo, stavo pubblicando gli ultimi capitoli della storia precedente a questa. Non vi tornano in mente un sacco di ricordi bellissimi? Ahhh, che meraviglia.
Che cosa? Richard è tornato? Ah, sì, giusto. Non stavo mica cercando di sviare l'attenzione da questo particolare, dal fatto che questo personaggio continua a sbucare fuori di continuo
Buone vacanze a tutti, e in bocca al lupo ai maturandi (o a chi ha le sessioni universitarie, so che questo è periodo anche per quelle).
Riletto, errori, segnalare, prassi, bla bla bla. Ciao ciao!