Di pennarelli colorati e nuove famiglie

Pennarelli dai colori più disparati volavano dappertutto, in quella classe. Le maestre avevano chiesto ai bambini di realizzare un disegno di se stessi con le proprie famiglie, e tutti si stavano impegnando per farli al meglio.
Tooru aveva un anno quando i suoi genitori erano venuti a mancare per via di un incidente in casa: ora, all’età di sette anni, ricordava i loro volti solo dalle poche foto che erano rimaste intatte dall’incendio, ma aveva quasi paura di raffigurarli, rischiando di sbagliare. In ogni caso, il primo pensiero all’annuncio di quella consegna non era stato rivolto a loro.
Lo sguardo di Hajime guizzò un’altra volta verso il compagno alle sue spalle: ancora Tooru non gli aveva chiesto nessuna tempera, né di mostrare il suo disegno e di farlo poi a sua volta, col suo solito sorriso raggiante e infinitamente tenero ad increspargli le labbra.

Due maestre stavano passando in mezzo ai banchi, mentre Tooru si era già poggiato contro lo schienale della piccola sedia e aveva gonfiato il petto di orgoglio per il suo bellissimo disegno.
Hajime cercava, invece, di girarsi e di non farsi notare al contempo. Era a conoscenza della situazione familiare di Tooru, e lo stava maledicendo in tutte le lingue, dato che, a causa sua, si stava preoccupando anche in un contesto come quello.
«Hajime-kun, Hajime-kun, guarda! Ti piace la mia mamma?» gli chiese la bambina del banco accanto al suo, costringendolo a desistere dalla sua impresa.
Escogitò un piano: appena la maestra sarebbe andata al posto di Tooru, lui si sarebbe voltato e, senza farsi adocchiare, avrebbe finalmente visto cosa il castano aveva ritratto su quel foglio bianco A4.

«Tooru-chan, loro chi sono?» domandò con tono soave la maestra.
Hajime si dondolava sul posto freneticamente e con un’espressione a dir poco innervosita: la donna, anziché mettersi al lato del banco del suo compagno, si era posta davanti, e così facendo gli aveva ostruito la vista e mandato in fumo il suo piano. Perché tutto gli andava contro? Sopportare Tooru Oikawa, per caso, non era già una seccatura di per sé?
«I miei compagni di squadra!» rispose con naturalezza il suddetto, incrociando le braccia al petto e sfoderando un sorrisetto compiaciuto.
La maestra aggrottò la fronte, ma provò a sorridergli, e indicò una macchia rosa e nera che portava sulla schiena colui che, probabilmente, doveva essere Tooru. «E lui?»
Indicò una figura che aveva appena fatto capolino da dietro le gambe della donna. «Iwa-chan, naturalmente!»
Hajime sgranò gli occhi e si protese in avanti per poter finalmente osservare il foglio di Tooru, ma subito il suo aspetto curioso mutò in un cipiglio contrariato. «Ehi! Sono orribile!»

Salve a tutti! Allora, questa è la prima volta che scrivo su Haikyuu!! e, quindi, la prima volta che pubblico ma dai? Non ci sarebbe arrivato nessuno. Perciò, per prima cosa, mi presento: sono Shizuha, o Hana, o Gaia, a voi la scelta! :’D Il nickname è diverso, ma purtroppo l’amministrazione di EFP non vuole saperne di cambiarlo… Ma ciancio alle bande, passiamo alla flash!
Non ne sono affatto soddisfatta, soprattutto come mia prima fic su questo fandom, e a dire il vero ho un po’ paura dell’effetto che potrebbe avere ‒ se avrà un effetto. In ogni caso, non è nata per essere una cosa impegnativa, per questo non ho voluto approfondire quel poco di angst sulla famiglia di Tooru che, però, era indispensabile ai fini della storia. Anche la fine non mi piace per nulla, ma alla fine mi sono convinta a pubblicarla comunque.
E niente, spero di trovarmi bene in questo fandom che sto già cominciando ad amare! **
Alla prossima! :3

Baci
Shizuha