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Autore: DreamsMaker    09/06/2017    0 recensioni
Crossover Once Upon a Time - Descendants - Descendants Wicked World
Da tempo ormai a Storybook non vi sono stati più problemi, e sembrava fosse ormai arrivato il tempo del lieto fine per tutti. Ma si sa che una storia può sempre avere un nuovo capitolo, ed è proprio quello che accadrà ai nostri eroi e cattivi, quando uno sconosciuto gruppi di ragazzi arriverà in città presentandosi come i figli dei personaggi delle favole.
Ma come mai nessuno sapeva niente di loro? Perchè affermano di aver vissuto con i loro genitori fino al giorno prima, se in realtà questi ultimi sono sempre stati a Storybook? Come hanno fatto questi ragazzi ad arrivare in città?
Tanta domande senza una risposta ... ancora. Per trovarla basterà ricostruire le storie di questi nuovi arrivati, ma non sarà una cosa facile nè tanto meno piacevole perchè se hai sempre vissuto in un sogno, poi è difficile fare i conti con la realtà.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Capitoli:
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Cap 3

Regina era nervosa, molto ma molto nervosa, dieci minuti che camminava con Evie e non era riuscita a dire neanche una parola, primo perché non sapeva cosa dire, secondo perché se la stava prendendo con sé stessa per aver accettato il consiglio di Emma: una volta arrivati davanti a Granny la bionda era riuscita a convincerla a passare del tempo con sua figlia, di portarla in giro, di conoscersi – “So cosa significa ritrovare un figlio, all’inizio fa paura, ti fa pensare che la tua vita sia stravolta e in effetti lo è, ma nessuno ha detto in peggio” – le aveva detto e lei aveva guardato la mora mentre parlava con le sue amiche, la vedeva prima preoccuparsi per le altre per quello che era successo, poi la vedeva ridere per risollevare il morale, e le sembrava di rivedere lei prima che diventasse … cattiva, e così le aveva fatto la proposta di venire a fare un giro in città con lei, non aveva pensato però che avrebbe detto subito di sì. Doveva dire qualcosa, ma non sapeva che cosa, al contrario di sua figlia – “Non ti ricordi proprio di me, vero?” – Regina non rispose, cercava solo di trovare le parole giuste ma non erano necessarie, la ragazza abbassò lo sguardo – “Evie, mi dispiace” – la ragazza la guardò dritta negli occhi, credendo di aver capito male - “Non mi hai mai detto quella frase” – “Sì, sembra cosa da me” – rispose la donna pensando a che visione di lei avesse la ragazza – “Evie, non so cosa tu sappia di me, non so quali e quanti errori abbia commesso, ma sono certa di averne fatti. Ne ho fatti con tutti in questa città, da quando eravamo nella foresta incantata fin oltre averli portati qui” – “Aspetta, sei stata tu a portarli qui?!” – Regina si morse la lingua – “Sì, ero così ossessionata dal rovinare la vita di Biancaneve che lanciai il sortilegio oscuro, creai Storybook e ne diventai il sindaco, bloccando tutti qui, senza ricordi, senza speranze, senza niente. Era un posto dove nessuno avrebbe mai avuto il suo lieto fine a parte me” – “Uao, e io che pensavo che non ti potessi inventare niente di meglio della mela avvelenata” – le sentenziò Evie – “Poi che è successo?” – “Che è successo? È arrivata Emma e ha cambiato tutto: ha cambiato Storybook e ha cambiato me” – ammise la donna – “Ho deciso di cambiare, di essere una persona migliore, di smetterla di rovinare la vita degli altri solo perché la mia sembrasse meno peggiore, ho cercato di dimenticare l’odio e il passato e di guardare a un futuro dove forse la gente non sarebbe più stata terrorizzata da me. Ho cercato di diventare…” – “un eroe?” - concluse la ragazza, Regina annuì.

In altre circostanze Evie sarebbe scoppiata a ridere, sua madre un eroe, sembrava una barzelletta davvero ridicola e insulsa, ma la donna sembrava essere stata seria su tutta la linea, anche se ancora stentava a crederci. “Ma adesso dimmi qualcosa di te” – le disse Regina, la domanda la colse del tutto impreparata concentrata com’era sull’assimilare tutte le informazioni ricevute – “Beh, la maggior parte delle cose le ho già dette: ho sempre vissuto sull’Isola degli Sperduti insieme a tutti gli altri cattivi, finché non sono andata ad Auradon insieme ai miei amici, con un brillante piano malvagio su come liberare tutti gli altri e impadronirsi del regno. Poi diciamo che, abbiamo scoperto che essere buoni non era poi così male” – a rifletterci un attimo, le due pensarono che in un certo senso avevano cercato di fare la stessa cosa: cambiare in meglio. Evie provava una strana sensazione a parlare così con sua madre, a raccontarle tutto di lei come se fossero due perfette sconosciute (e in effetti lo erano, almeno al momento). Avrebbe voluto chiederle qualcos’altro, sulla sua vita, su loro due, su un sacco di cose che lei credeva fossero certe ma che ora non lo erano più ... ma prima che potesse formulare il pensiero, vennero interrotti da un ragazzo, che correva verso Regina con un libro in mano chiamando a gran voce - “Mamma!” – Evie lo riconobbe, era il ragazzo della sera prima, quello che le aveva aiutate ad uscire di casa prima di essere trasformate in puntaspilli – “Mamma! Ho scoperto una cosa che dovete vedere, subito!” – disse alla donna, riprendendo fiato – “Aspetta! Mamma?! Pensavo di aver capito che sua madre fosse Emma” – sentenziò la ragazza – “Sì, lei è la madre biologica, io sono la madre… adottiva” – le rispose Regina con una punta di esitazione – “Quindi, tecnicamente lui è il mio…” – “Fratellastro: Henry” – la ragazza in quel momento perse qualunque capacità cognitiva, psico-fisica o altro. Probabilmente doveva sembrare tipo uno zombie che esegue suoni indefiniti invece che parole sensate, dato il modo in cui la guardavano. L’unica cosa che riuscì a fare fu un saluto con la mano destra in direzione del ragazzo che ricambiò, poi le strinse la mano e mano e si presentarono formalmente. Poi Regina, forse per cercare di cambiare argomento, chiese a Henry cosa dovesse farle vedere, il ragazzo mostrò ad entrambe il libro che aveva in mano: sembrava abbastanza vecchio, la copertina era di una coloro verde-marrone scolorito, era composta da pagine rettangolari legate tra loro dal lato più corto, il titolo che era scritto in copertina era di colore dorato e forse era l’unica parte che sembrava essere appena uscita dalla stampa, brillante com’era. La scritta riportata era: Descendants. “L’ho trovato questa mattina, stavo venendo da Granny per farvelo vedere. Forse può aiutarci a capire cosa sta succedendo” – disse il ragazzo – “Scusa, ma mi sfugge come un libro di storie possa aiutarci” – sentenziò Evie, mentre stava superando la fase ragazza-zombie che ha appena scoperto di avere un fratellastro più piccolo – “Perché questo libro racconta…” – le rispose Henry aprendo il manoscritto – “…la vostra storia” – la ragazza non capiva finché non pose lo sguardo sulle pagine del libro aperto. In un primo istante pensava di aver visto male, che quella illustrazione del libro che vedeva dovesse rappresentare qualcos’altro, ma c’erano troppi dettagli: i capelli, gli occhi, il viso (perfetto). Quel personaggio del libro … era lei stessa.

--- da Granny, più tardi ---

Quando Henry, Regina ed Evie tornarono alla tavola calda con il libro, e scopertone la storia raccontata, tutti i ragazzi lo sfogliarono a turno (più o meno, in certi casi erano cinque o sei che si accalcavano per leggerlo contemporaneamente), anche Emma gli diede un’occhiata. Il libro riportava esattamente il racconto dei ragazzi sull’isola degli Sperduti e via dicendo, ma la cosa strana e che il racconto iniziava da circa metà libro, le pagine sia prima che dopo erano bianche; come se fosse una storia partita direttamente dallo svolgimento dimenticandosi di farla iniziare e finire. Emma e Regina se ne erano andate poco dopo per continuare a fare ricerche portandosi dietro Henry, ma questa volta nessuno chiese di andare con loro, così i nuovi arrivati si ritrovarono nuovamente soli alla tavola calda. “Ragazzi, dobbiamo capire cosa diamine sta succedendo” – disse Mal non appena le signore se ne andarono - “Nome in codice: Missione Impossibile” – sbottò Jay mentre lui e Carlos sfogliavano il libro – “Così non ci aiuti Jay” – “Una volta tanto non ha tutti i torti” – sentenziò Carlos – “Per riassumere: un attimo prima eravamo a Auradon felici e beati e un attimo dopo ci ritroviamo nel bel mezzo di un bosco, siamo quasi stati infilzati da un branco di armature-fantasma e nessuno qui sembra ricordarsi di noi. Ho forse dimenticato qualcosa?” – “Evie ha scoperto di avere un fratellastro e Jane è stata quasi soffocata dal Signore Oscuro” – finì Lonnie - “Se è per questo, sembra che qui Belle abbia sposato Tremotino” – aggiunse Mal. Dopo l’ultima affermazione e dopo che tutti capirono che non era uno scherzo, ormai era chiaro che in quella città era tutto sbagliato, magari non tutto era negativo, come ad esempio il cambiamento della Regina Cattiva, ma per tutto il resto era un gran casino, specialmente il fatto del nuovo marito di Belle. Mal non pensava che al mondo ci potesse essere qualcuno di più terrificante di sua madre, Malefica, ma Tremotino l’aveva fatta ricredere; quel tizio aveva quasi soffocato la sua amica davanti a lei, e ripensando a quella scena provava un senso di impotenza e di inutilità che non aveva mai provato prima e, da come aveva descritto il suo modo di agire, capiva come si fosse guadagnato la sua fama di ‘Cattivo più Cattivo’. Nel mentre formulava questi pensieri, lo sguardo della ragazza si andò posando su Jane che se ne stava in un angolo seduta ad un tavolino con un bicchiere di acqua mezzo vuoto; Mal si avvicinò all’amica e si sedette vicino a lei – “Tutto bene Jane?” – le chiese, per quanto sembrasse difficile che qualcuno potesse star bene dopo essere stato quasi ucciso, ma l’amica annuì con poca convinzione mantenendo lo sguardo basso a fissare l’impercettibile movimento della superficie d’acqua nel contenitore di vetro – “Jane, c’è qualcos’altro che ti turba?” – le chiese, vedendola così pensierosa e credendo che ci fosse qualcosa d’altro. Jane esitò qualche istante prima di rispondere – “Prima, nel negozio di Tremotino, ho … ho visto la bacchetta di mia madre” – gli altri trasalirono e nessuno osò dire niente – “Ne sono sicura, l’ho vista bene. Ma come fa non so come faccia ad averla”. Mal poteva solo immaginare quello che poteva pensare o provare la giovane fata in quel momento, e non poteva accettare di vederla in quello stato. Dovevano fare qualcosa, non potevano restare lì ad aspettare che Regina ed Emma (con la quale stava cominciando a sentire una certa ostilità) risolvessero la situazione perché, conoscendo il modo di agire delle ‘brave persone’, ci avrebbero messo una vita tra richieste amichevoli e via dicendo. Dovevano trovare il modo di estorcere a Tremotino quello che sapeva su di loro, ma non sapeva come. A ripensare a lui, ancora Mal non riusciva a capacitarsi che Belle avesse sposato quella canaglia; tuttavia sembrava che Tremotino tenesse a lei e al loro rapporto. Mal pensò che a Ben sarebbe venuto un colpo se avesse saputo del suo nuovo patrigno, ma purtroppo lui non era lì con loro e non sapevano dove fosse finito. Certo che se Belle avesse saputo di avere un figlio di cui non sapeva nulla e che il suo nuovo, inquietante marito stava evitando di cercare, Mal aveva seri dubbi che il matrimonio sarebbe continuato senza intoppi. Quest’ultimo pensiero fece brillare i verdi occhi della ragazza, le era appena venuta una idea per sapere da Tremotino quello che volevano; era un’idea folle ed insensata ma era l’unica che aveva.

--- Pochi minuti dopo ---

“Mal, di preciso, quand’è che sei impazzita?!” – fu la reazione di Evie e degli altri dopo che la ragazza ebbe finito di esporre il suo piano – “L’ho detto subito che era un’idea folle” – rispose la ragazza - “Hai detto folle. Non suicida” – ribatté Carlos – “Se lo facciamo, Tremotino ci prende, cerca la fossa più profonda del mondo, e quando la trova scava ancora poi ci seppellisce tutti dentro e infine ci apre sopra un servizio di bagni pubblici!” – concluse il figlio di Crudelia – “Se qualcuno ha un’idea migliore sarei davvero felice di sentirla” – inveì nuovamente la figlia di Malefica e nessuno le diede una risposta, segno che nessuno aveva uno straccio di alternativa ma ancora non erano convinti del piano della ragazza – “Ragazzi ascoltate, lo so che è pericoloso, ma è l’unica via per avere delle risposte. Qui nessuno sa chi siamo, ci sono delle persone che potremmo aver visto il giorno prima ad Auradon e che in questa città non ci riconoscerebbe neanche. Potrebbero esserci dei nostri amici che ci vedrebbero solo come degli emeriti sconosciuti. È come se fossimo appena venuti al mondo solo che siamo anche senza genitori a cui rivolgerci. È come se fossimo degli orfani!” – quando finì Mal si rese conto di aver un po’ esagerato, dato lo sguardo basso e triste che tutti avevano, soprattutto Evie; Mal si morse la lingua, l’ultima cosa che voleva era far soffrire la sua migliore amica e avrebbe volute scusarsi ma la figlia della Regina Cattiva fu più rapida di lei – “Quando ero sull’Isola degli Sperduti, non passavo troppo tempo con mi madre. Ci stavo solo quel poco che serviva per farmi dire quant’ero bella e che dovevo trovare il mio principe azzurro. Ma anche in quei momenti in avrei voluto evitare di stare con lei e allontanarmi, vedevo nel suo sguardo una luce, che tutte le madri dovrebbero avere quando guardano la propria figlia. Invece adesso, che è diventata ‘buona’… ” – l’ultima parola arrivò tremolante e con una punta di esitazione – “E che vorrei stare del tempo con lei, nei suoi occhi non vedo niente … niente” – sembrava che ammettere quelle cose l’avesse sfinita, si era tenuta dentro quelle cosa fin da quando aveva visto sua madre quel giorno, e anche quando le aveva parlato da sola sentiva che tra loro mancava qualcosa, quel legame che era sicura di aver sempre avuto anche quando l’aveva lasciata e si era stabilita ad Auradon e di cui non avrebbe mai pensato di sentire la mancanza. Quei pensieri tristi crearono una singola, lucida lacrima che scese lentamente sulla guancia destra della ragazza quasi volesse farsi sentire con la sua fredda scia, sui lineamenti del suo viso. Evie si asciugò di fretta quella lacrima ma la tristezza non era altrettanto facile da scacciare, e anche gli altri dovevano essersene accorti perché la fissavano senza dire una parola, con sguardi comprensivi e lucidi come volessero essere partecipi della sua tristezza perché non soffrisse da sola. Fu allora che Evie capì che non voleva questo, non voleva che sua madre la guardasse e si chiedesse come poteva essere sua figlia, non voleva che quello che provava lei potessero provarlo anche i suoi amici; voleva delle risposte e le voleva subito e se Tremotino era l’unica persona in grado di dargliele, allora avrebbe corso il rischio di guastagli la giornata – “Io penso che dovremmo farlo” – affermò decisa la mora – “Io non voglio che questa situazione continui! Non senza una risposta! Voglio che ognuno di noi sappia la verità!” – seguirono interminabili secondi di silenzio, che però sembrarono molti di più, poi anche Jane diede il suo sostegno dicendo che voleva sapere cosa fosse successo a sua madre e che quell’uomo aveva di certo la risposta, di seguito anche Jay e Carlos si unirono scherzando sul fatto di poter finire trasformati in due soprammobili di pessimo gusto, e alla fine tutti decisero che era la cosa migliore da fare, perfino Audrey sembrava decisa a farlo (e lei aveva paura perfino di un’unghia tagliata male). Fu una scena che riempì di speranza il cuore di Mal, in qualunque mondo fossero era ancora tutti ancora uniti e si sosteneva a vicenda senza abbandonarsi quando necessario, era questo che Mal aveva imparato dopo essere diventata una brava ragazza: l’amicizia, e avrebbe fatto di tutto per difenderla perché era quel legame tra loro che le dava forza e felicità anche quando tutto andava per il verso sbagliato. Ma adesso non era il momento per perdersi in sentimentalismi, avevano un Signore Oscuro a cui fare delle domande e a cui lui avrebbe risposto che gli piacesse o meno.

 

   
 
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