Cap 3
Regina era nervosa, molto ma molto
nervosa, dieci minuti che camminava con Evie e non era riuscita a dire neanche
una parola, primo perché non sapeva cosa dire, secondo perché se la stava
prendendo con sé stessa per aver accettato il consiglio di Emma: una volta
arrivati davanti a Granny la bionda era riuscita a
convincerla a passare del tempo con sua figlia, di portarla in giro, di conoscersi – “So cosa significa ritrovare un figlio, all’inizio fa
paura, ti fa pensare che la tua vita sia stravolta e in effetti lo è, ma
nessuno ha detto in peggio” – le aveva detto e lei aveva guardato la mora
mentre parlava con le sue amiche, la vedeva prima preoccuparsi per le altre per
quello che era successo, poi la vedeva ridere per risollevare il morale, e le
sembrava di rivedere lei prima che diventasse … cattiva, e così le aveva fatto
la proposta di venire a fare un giro in città con lei, non aveva pensato però
che avrebbe detto subito di sì. Doveva dire qualcosa, ma non sapeva che cosa,
al contrario di sua figlia – “Non ti ricordi proprio di me, vero?” – Regina non
rispose, cercava solo di trovare le parole giuste ma non erano necessarie, la
ragazza abbassò lo sguardo – “Evie, mi dispiace” – la ragazza la guardò dritta
negli occhi, credendo di aver capito male - “Non mi hai mai detto quella frase”
– “Sì, sembra cosa da me” – rispose la donna pensando a che visione di lei
avesse la ragazza – “Evie, non so cosa tu sappia di me, non so quali e quanti
errori abbia commesso, ma sono certa di averne fatti. Ne ho fatti con tutti in
questa città, da quando eravamo nella foresta incantata fin oltre averli
portati qui” – “Aspetta, sei stata tu a portarli qui?!” – Regina si morse la
lingua – “Sì, ero così ossessionata dal rovinare la vita di Biancaneve che
lanciai il sortilegio oscuro, creai Storybook e ne
diventai il sindaco, bloccando tutti qui, senza ricordi, senza speranze,
senza niente. Era un posto dove
nessuno avrebbe mai avuto il
suo lieto fine a parte me” – “Uao, e io che pensavo che non ti potessi inventare niente
di meglio della mela avvelenata” – le sentenziò Evie – “Poi che è successo?” –
“Che è successo? È arrivata Emma e ha cambiato tutto: ha cambiato Storybook e ha cambiato me” – ammise la donna – “Ho deciso
di cambiare, di essere una persona migliore, di smetterla di rovinare la vita
degli altri solo perché la mia sembrasse meno peggiore, ho cercato di
dimenticare l’odio e il passato e di guardare a un futuro dove forse la gente
non sarebbe più stata terrorizzata da me.
Ho cercato di diventare…” – “un eroe?” - concluse la ragazza, Regina annuì.
In altre circostanze Evie sarebbe
scoppiata a ridere, sua madre un eroe, sembrava una barzelletta davvero
ridicola e insulsa, ma la donna sembrava essere stata seria su tutta la linea,
anche se ancora stentava a crederci. “Ma adesso dimmi qualcosa di te” – le
disse Regina, la domanda la colse del tutto impreparata concentrata com’era
sull’assimilare tutte le informazioni ricevute – “Beh, la maggior parte delle
cose le ho già dette: ho sempre vissuto sull’Isola degli Sperduti insieme a
tutti gli altri cattivi, finché non sono andata ad Auradon
insieme ai miei amici, con un brillante piano malvagio su come liberare tutti
gli altri e impadronirsi del regno. Poi diciamo che, abbiamo scoperto che
essere buoni non era poi così male” – a rifletterci un attimo, le due pensarono
che in un certo senso avevano cercato di fare la stessa cosa: cambiare in
meglio. Evie provava una strana sensazione a parlare così con sua madre, a
raccontarle tutto di lei come se fossero due perfette sconosciute (e in effetti
lo erano, almeno al momento). Avrebbe voluto chiederle qualcos’altro, sulla sua
vita, su loro due, su un
sacco di cose che lei credeva fossero certe ma che ora non lo erano più ... ma prima che potesse formulare il
pensiero, vennero interrotti da un ragazzo, che correva verso Regina con un
libro in mano chiamando a gran voce - “Mamma!” – Evie lo riconobbe, era il
ragazzo della sera prima, quello che le aveva aiutate ad uscire di casa prima
di essere trasformate in puntaspilli – “Mamma! Ho scoperto una cosa che dovete
vedere, subito!” – disse alla donna, riprendendo fiato – “Aspetta! Mamma?!
Pensavo di aver capito che sua madre fosse Emma” – sentenziò la ragazza – “Sì,
lei è la madre biologica, io sono la madre… adottiva” – le rispose Regina con
una punta di esitazione – “Quindi, tecnicamente lui è il mio…” – “Fratellastro:
Henry” – la ragazza in quel momento perse qualunque capacità cognitiva,
psico-fisica o altro. Probabilmente doveva sembrare tipo uno zombie che esegue
suoni indefiniti invece che parole sensate, dato il modo in cui la guardavano.
L’unica cosa che riuscì a fare fu un saluto con la mano destra in direzione del
ragazzo che ricambiò, poi le strinse la mano e mano e si presentarono
formalmente. Poi Regina, forse per cercare di cambiare argomento, chiese a
Henry cosa dovesse farle vedere, il ragazzo mostrò ad entrambe il libro che
aveva in mano: sembrava abbastanza vecchio, la copertina era di una coloro
verde-marrone scolorito, era composta da pagine rettangolari legate tra loro
dal lato più corto, il titolo che era scritto in copertina era di colore dorato
e forse era l’unica parte che sembrava essere appena uscita dalla stampa,
brillante com’era. La scritta riportata era: Descendants.
“L’ho trovato questa mattina, stavo venendo da Granny
per farvelo vedere. Forse può aiutarci a capire cosa sta succedendo” – disse il
ragazzo – “Scusa, ma mi sfugge come un libro di storie possa aiutarci” –
sentenziò Evie, mentre stava superando la fase ragazza-zombie che ha appena
scoperto di avere un fratellastro più piccolo – “Perché questo libro racconta…”
– le rispose Henry aprendo il manoscritto – “…la vostra storia” – la ragazza
non capiva finché non pose lo sguardo sulle pagine del libro aperto. In un
primo istante pensava di aver visto male, che quella illustrazione del libro
che vedeva dovesse rappresentare qualcos’altro, ma c’erano troppi dettagli: i
capelli, gli occhi, il viso (perfetto). Quel personaggio del libro … era lei
stessa.
--- da Granny, più tardi ---
Quando Henry, Regina ed Evie
tornarono alla tavola calda con il libro, e scopertone la storia raccontata,
tutti i ragazzi lo sfogliarono a turno (più o meno, in certi casi erano cinque
o sei che si accalcavano per leggerlo contemporaneamente), anche Emma gli diede
un’occhiata. Il libro riportava esattamente il racconto dei ragazzi sull’isola
degli Sperduti e via dicendo, ma la cosa strana e che il racconto iniziava da
circa metà libro, le pagine sia prima che dopo erano bianche; come se fosse una
storia partita direttamente dallo svolgimento dimenticandosi di farla iniziare
e finire. Emma e Regina se ne erano andate poco dopo per continuare a fare
ricerche portandosi dietro Henry, ma questa volta nessuno chiese di andare con
loro, così i nuovi arrivati si ritrovarono nuovamente soli alla tavola calda. “Ragazzi,
dobbiamo capire cosa diamine sta succedendo” – disse Mal non appena le signore
se ne andarono - “Nome in codice: Missione Impossibile” – sbottò Jay mentre lui e Carlos sfogliavano il libro – “Così non ci aiuti Jay” – “Una volta tanto non ha tutti i
torti” – sentenziò Carlos – “Per riassumere: un attimo prima eravamo a Auradon felici e beati e un attimo dopo ci ritroviamo nel
bel mezzo di un bosco, siamo quasi stati infilzati da un branco di
armature-fantasma e nessuno qui sembra ricordarsi di noi. Ho forse dimenticato
qualcosa?” – “Evie ha scoperto di avere un fratellastro e Jane è stata quasi soffocata
dal Signore Oscuro” – finì Lonnie - “Se è per questo, sembra che qui Belle
abbia sposato Tremotino” – aggiunse Mal. Dopo
l’ultima affermazione e dopo che tutti capirono che non era uno scherzo, ormai
era chiaro che in quella città era tutto sbagliato, magari non tutto era
negativo, come ad esempio il cambiamento della Regina Cattiva, ma per tutto il resto era un gran
casino, specialmente il fatto del nuovo marito di Belle. Mal non pensava che al mondo ci potesse
essere qualcuno di più terrificante di sua madre, Malefica, ma Tremotino l’aveva fatta ricredere; quel tizio aveva quasi
soffocato la sua amica davanti a lei, e ripensando a quella scena provava un
senso di impotenza e di inutilità che non aveva mai provato prima e, da come
aveva descritto il suo modo di agire, capiva come si fosse guadagnato la sua
fama di ‘Cattivo più Cattivo’. Nel mentre formulava
questi pensieri, lo sguardo della ragazza si andò posando su Jane che se ne
stava in un angolo seduta ad un tavolino con un bicchiere di acqua mezzo vuoto;
Mal si avvicinò all’amica e si sedette vicino a lei – “Tutto bene Jane?” – le
chiese, per quanto sembrasse difficile che qualcuno potesse star bene dopo
essere stato quasi ucciso, ma l’amica annuì con poca convinzione mantenendo lo
sguardo basso a fissare l’impercettibile movimento della superficie d’acqua nel
contenitore di vetro – “Jane, c’è qualcos’altro che ti turba?” – le chiese,
vedendola così pensierosa e credendo che ci fosse qualcosa d’altro. Jane esitò
qualche istante prima di rispondere – “Prima, nel negozio di Tremotino, ho … ho visto la bacchetta di mia madre” – gli
altri trasalirono e nessuno osò dire niente – “Ne sono sicura, l’ho vista bene.
Ma come fa non so come faccia ad averla”. Mal poteva solo immaginare quello che
poteva pensare o provare la giovane fata in quel momento, e non poteva
accettare di vederla in quello stato. Dovevano fare qualcosa, non potevano
restare lì ad aspettare che Regina ed Emma (con la quale stava cominciando a
sentire una certa ostilità) risolvessero la situazione perché, conoscendo il
modo di agire delle ‘brave persone’, ci avrebbero messo una vita tra richieste
amichevoli e via dicendo. Dovevano trovare il modo di estorcere a Tremotino quello che sapeva su di loro, ma non sapeva come.
A ripensare a lui, ancora Mal non riusciva a capacitarsi che Belle avesse
sposato quella canaglia; tuttavia sembrava che Tremotino
tenesse a lei e al loro rapporto. Mal pensò che a Ben sarebbe venuto un colpo
se avesse saputo del suo nuovo patrigno, ma purtroppo lui non era lì con loro e
non sapevano dove fosse finito. Certo che se Belle avesse saputo di avere un
figlio di cui non sapeva nulla e che il suo nuovo, inquietante marito stava
evitando di cercare, Mal aveva seri dubbi che il matrimonio sarebbe continuato
senza intoppi. Quest’ultimo pensiero fece brillare i verdi occhi della ragazza,
le era appena venuta una idea per sapere da Tremotino
quello che volevano; era un’idea folle ed insensata ma era l’unica che aveva.
--- Pochi
minuti dopo ---
“Mal, di preciso, quand’è che sei
impazzita?!” – fu la reazione di Evie e degli altri dopo che la ragazza ebbe
finito di esporre il suo piano – “L’ho detto subito che era un’idea folle” – rispose
la ragazza - “Hai detto folle. Non suicida” – ribatté Carlos – “Se lo facciamo, Tremotino ci prende, cerca la fossa più
profonda del mondo, e quando la trova scava ancora poi ci seppellisce tutti dentro e
infine ci apre sopra un servizio di bagni pubblici!” – concluse il figlio di Crudelia – “Se
qualcuno ha un’idea migliore sarei davvero felice di sentirla” – inveì
nuovamente la figlia di Malefica e nessuno le diede una risposta, segno che
nessuno aveva uno straccio di alternativa ma ancora non erano convinti del
piano della ragazza – “Ragazzi ascoltate, lo so che è pericoloso, ma è l’unica
via per avere delle risposte. Qui nessuno sa chi siamo, ci sono delle persone
che potremmo aver visto il giorno prima ad Auradon e
che in questa città non ci riconoscerebbe neanche. Potrebbero esserci dei
nostri amici che ci vedrebbero solo come degli emeriti sconosciuti. È come se fossimo appena venuti al mondo solo
che siamo anche senza genitori a cui rivolgerci. È come se fossimo degli orfani!” – quando
finì Mal si rese conto di aver un po’ esagerato, dato lo sguardo basso e triste
che tutti avevano, soprattutto Evie; Mal si morse la lingua, l’ultima cosa che
voleva era far soffrire la sua migliore amica e avrebbe volute scusarsi ma la
figlia della Regina Cattiva fu più rapida di lei – “Quando ero sull’Isola degli Sperduti, non passavo troppo
tempo con mi madre. Ci stavo solo quel poco che serviva per farmi dire
quant’ero bella e che dovevo trovare il mio principe azzurro. Ma anche in quei
momenti in avrei voluto evitare
di stare con lei e allontanarmi, vedevo nel suo sguardo una luce, che tutte le
madri dovrebbero avere quando guardano la propria figlia. Invece adesso, che è
diventata ‘buona’… ” – l’ultima parola arrivò tremolante e con una punta di
esitazione – “E che vorrei stare del tempo con lei, nei suoi occhi non vedo
niente … niente” – sembrava che ammettere quelle cose l’avesse sfinita, si
era tenuta dentro quelle cosa fin da quando aveva visto sua madre quel giorno,
e anche quando le aveva parlato da sola sentiva che tra loro mancava qualcosa,
quel legame che era sicura di aver sempre avuto anche quando l’aveva lasciata e
si era stabilita ad Auradon e di cui non avrebbe mai
pensato di sentire la mancanza. Quei pensieri tristi crearono una singola,
lucida lacrima che scese lentamente sulla guancia destra della ragazza quasi
volesse farsi sentire con la sua fredda scia, sui lineamenti del suo viso. Evie
si asciugò di fretta quella lacrima ma la tristezza non era altrettanto facile
da scacciare, e anche gli altri dovevano essersene accorti perché la fissavano
senza dire una parola, con sguardi comprensivi e lucidi come volessero essere
partecipi della sua tristezza perché non soffrisse da sola. Fu allora che Evie
capì che non voleva questo, non voleva che sua madre la guardasse e si
chiedesse come poteva essere sua figlia, non voleva che quello che provava lei
potessero provarlo anche i suoi amici; voleva delle risposte e le voleva subito
e se Tremotino era l’unica persona in grado di
dargliele, allora avrebbe corso il rischio di guastagli la giornata – “Io penso
che dovremmo farlo” – affermò decisa la mora – “Io non voglio che questa
situazione continui! Non senza una risposta! Voglio che ognuno di noi sappia la
verità!” – seguirono interminabili secondi di silenzio, che però sembrarono
molti di più, poi anche Jane diede il suo sostegno dicendo che voleva sapere
cosa fosse successo a sua madre e che quell’uomo aveva di certo la risposta, di
seguito anche Jay e Carlos si unirono scherzando sul
fatto di poter finire trasformati in due soprammobili di pessimo gusto, e alla
fine tutti decisero che era la cosa migliore da fare, perfino Audrey sembrava
decisa a farlo (e lei aveva paura perfino di un’unghia tagliata male). Fu una
scena che riempì di speranza il cuore di Mal, in qualunque mondo fossero era
ancora tutti ancora uniti e si sosteneva a vicenda senza abbandonarsi quando
necessario, era questo che Mal aveva imparato dopo essere diventata una brava
ragazza: l’amicizia, e avrebbe fatto di tutto per difenderla perché era quel
legame tra loro che le dava forza e felicità anche quando tutto andava per il
verso sbagliato. Ma adesso non era il momento per perdersi in sentimentalismi,
avevano un Signore Oscuro a cui fare delle domande e a cui lui avrebbe risposto
che gli piacesse o meno.