Ciao a tutti, di nuovo, sono tornato con un secondo capitolo
che spero vi soddisfi, chiedo scusa se certe descrizioni dei personaggi non
vengono proprio al meglio o sono un po’ banali ma in quanto a vestiti la mia conoscenza
è alquanto limitata. Precisato questo dettaglio vi lascio subito alla lettura,
commentate pure, son curioso di sapere cosa ne pensate.
Cap2
Il giorno seguente Emma si recò alla tavola calda di Granny, dove i fanciulli nuovi arrivati avevano passato la
notte; aveva già avvertito Regina e il resto della famiglia sull’accaduto e
forse la avrebbero raggiunta quella mattina per vedere i nuovi arrivi. Arrivata
a destinazione, i ragazzi erano già svegli e stavano facendo colazione, o
meglio: una metà stava mangiando seduta composta alla stregua di un gentiluomo
inglese, mentre l’atra metà si stava abbuffando di qualsiasi cose commestibile
ci fosse a disposizione. Emma salutò la padrona di cassa che non poté
concederle molto tempo data la massa di clienti teenager, poi Emma si diresse
verso un angolo della sala dove Mal, Jane e altri ragazzi stavano mangiando:
c’erano anche la ragazza dai capelli blu-nero del giorno prima, che se Emma
ricordava bene si chiamava Evie, e quella che era quasi stata infilzata
dall’armatura fantasma, Audrey. “Ciao ragazze” – salutò Emma – “Va meglio, dopo una bella dormita?” – i ragazzi
annuirono – “Allora, vi va di raccontarmi da dove venite?” – “Certo” – rispose
Audrey – “ma prima le presentazioni: io sono Audrey figlia di Aurora” – affermò
passandosi una mano tra i capelli –“Io mi chiamo Mal e, come già detto ieri,
sono la figlia di Malefica” – “Jane, figlia della fata Madrina, e grazie per
quello che mi hai detto l’altro giorno” – Emma le fece un sorriso, mancava
all’appello solo la mora, ma era troppo impegnata ad ammirare il proprio
riflesso in uno piccolo specchio che aveva in mano, Mal attirò la sua
attenzione con un colpo di tosse – “Oh, giusto. Io sono Evie, la figlia della
Regina Cattiva” – Emma rimase spiazzata dalla risposta, e doveva essere rimasta
con lo sguardo fisso sulla mora per un po’ troppo tempo, dato che le chiesero
se andasse tutto bene, lei annuì ma la situazione si faceva sempre più
complessa; decise di limitarsi a presentarsi formalmente, tralasciando qualche
dettaglio - “Io mi chiamo Emma, Emma Swan” – disse alle quattro ragazze
cercando di sembrare il meno sospettosa possibile – “Quindi, sono tutta orecchi
per la vostra storia”.
--- qualche decina di minuti dopo
---
“Quindi, ricapitoliamo” – affermò Emma alla fine delle spiegazioni – “Da
dove venite voi tutti gli eroi vivono in un posto chiamato Auradon”
– i ragazzi annuirono – “e i cattivi sono stati intrappolati su questa Isola
degli Sperduti senza possibilità di fuga” – annuirono di nuovo – “e voi siete i
loro … figli?” – annuirono per la terza volta. Emma era un po’ disorientata –
“C’è qualche problema?” – le chiese Mal con una punta di acidità – “Beh … ecco
… più o meno” – le rispose Emma – “Per essere più precisi, sarà meglio che adesso sia io a raccontavi la storia di questa città ” –
calò il silenzio, anche tra gli altri ragazzi che non avevano preso parte alla
conversazione fino ad ora, ma che sembravano interessati a sapere il luogo dove
si trovavano – “Per essere rapidi: in questa città vivono molti personaggi
delle favole, come credo abbiate capito da ieri notte” – rievocando l’incontro
tra i ragazzi e Uncino ed Emma ed Henry – “il fatto è che, non sono venuti qui
perché lo volevano, sono stati trascinati qui da un potente incantesimo oscuro:
IL SORTILEGIO” – “Che fantasia che aveva il tizio che ha dato il nome” – si
intromise Mal – “e anche noi siamo stati trascinati qui in questo modo? ” -
“Questo non lo so”- le rispose Emma – “ma il vero problema è che, gli abitanti
di Storybook sono qui da … una trentina di anni” – dopo l’ultima
affermazione, e dopo che qualcuno ebbe sputato, per lo stupore, il succo di
frutta o qualunque altra cosa stesse bevendo in faccia a quello davanti, i
ragazzi erano visibilmente increduli e sorpresi – “trent’anni ?!” – disse
Audrey, che non si era nemmeno accorta che, nella foga, la crostata che stava
mangiando le era finita sul vestito rosa – “ma … ma …” – “Ma questo è
impossibile” – si intromise nuovamente Mal. Ad Emma quella ragazza cominciava a
stancare, quel suo modo di fare così aggressivo e impudente, senza contare che,
dal modo in cui la stava guardando, si capiva che non si credeva completamente
alla sua storia, e il sentimento era reciproco: Regina non le aveva mai fatto parola
di sua figlia, ma era anche vero che gli incantesimi della memoria erano ormai
uno standard a Storybook. Emma stava per rispondere,
quando casualmente gettò l’occhio fuori da una finestra e vide chi stava
arrivando alla tavola calda – “Se non credete a me, cosa del tutto
comprensibile, forse vi convincerà un’altra persona” – “E chi sarebbe?” – “Beh.
Lei” – rispose Emma nell’istante in cui la porta si aprì, ed entro una giovane
donna dal lungo soprabito nero, i capelli neri che scomparivano dentro al vestito, gli occhi scuri e le labbra carnose con uno strato di
rossetto che era praticamente l’unica nota di colore in tutta la signora – “Ciao, Regina”.
Seguirono altri sputi e cadute di torte, all’entrata della Regina
Cattiva che di sicuro non si aspettava che qualcuno che la conoscesse per
com’era prima facesse i salti di gioia nel vederla, ma neanche delle lavate di
vestiti con il succo di frutta, né tantomeno una ragazza corvina dal vestito
blu che la prima cosa che dice nel vederla non è tanto ‘La Regina Cattiva’,
‘Aiuto!’ il finimondo al quale era abituata, ma – “Mamma ?!” – ci mise un
attimo per comprendere quella parola, soprattutto da qualcuno che non fosse
Henry – “Come scusa?” – rispose lei, credendo di aver capito male, la ragazza
ci mise il suo stesso attimo per comprendere le parole della donna, forse per
riprendersi dallo shock o per capire se era seria o stava facendo uno scherzo
di pessimo gusto – “Sono … sono io. Evie” – Regina rimase in attesa, come se si
aspettasse altre informazioni, prima che una delle due però potesse continuare
Emma si intromise, e trascino fuori Regina chiedendo ai ragazzi di scusarle un
memento. “Tu la conosci, Regina?” – le chiese Emma una volta fuori – “Swan, se
avessi una figlia credo che lo saprei. Io non l’ho mai vista prima in vita mia.
Mi avrà scambiata per qualcun’altra” – “A dirla tutta, si è presentata proprio
come la figlia della Regina Cattiva, e non solo lei. Quei ragazzi hanno detto
di venire da un posto che si chiama Aurodon, e di
essere i figli dei personaggi delle favole, cioè degli abitanti locali” –
Regina era sconcertata, era pronta ad affrontare qualsiasi cosa fosse arrivata
a Storybook il giorno prima, ma ora non ne era più
tanto sicura – “Auradon? Mai sentito” - “Neanche io,
comunque credo sia meglio fare delle ricerche, per capire quanto c’è di vero in
questa storia” – Regina era d’accordo – “E come pensi di fare?” – “Beh, per
cominciare avevo intenzione di chiedere a qualcuno che ha una lunga conoscenza
di mondi e che è altrettanto abile a distruggere la vita altrui” – Regina capì
subito - “Gold” – Emma annuì – “Pensavo di andare a trovarlo” – “E noi
pensavano di aggregarci” – disse una voce alle loro spalle, era Mal insieme ad
Evie, Audrey e Jane – “Ci stavate spiando?” – chiese Emma in tono severo – “Non
è proprio spiare, se senti quello che la gente si dice per strada” – le rispose
Mal, la pazienza di Emma nei confronti di miss in viola cominciava ad esaurirsi
– “Quello che voleva dire ”- si inserì Audrey nel contesto – “è che la
situazione è confusa anche per noi, non sappiamo come siamo finiti qui né
perché sembra che nessuno sappia di noi” – poi parlò Jane - “Per questo vogliamo
capire cosa sia successo, è anche un nostro problema” – poi fu di nuovo il
turno di Mal –“ e ci sembra di avere il diritto di sapere non meno degli altri”
– lanciando un’occhiataccia alle due donne, che palesemente non gradirono. Emma
avrebbe voluto dire cose che un ragazzo non dovrebbe mai sentire, perciò
sospirò e disse – “Siete sicure di voler venire? Gold non è il tipo che ci
tiene a vedere quelli che violano una sua proprietà, se non per cavar loro il
cuore dal petto. E non sto usando metafore” – Audrey e Jane deglutirono
rumorosamente, poi le quattro ragazze si guardarono a vicenda una per una, per
essere sicure di quello che volevano fare e alla fine annuirono tutte con
decisione; Emma e Regina allora, sia per sfinimento che per fretta di far luce
su questa storia, acconsentirono e tutti si misero in marcia.
Poco dopo erano al negozio di antichità di Tremotino
– “Il signore oscuro vende cianfrusaglie?” – chiese Mal pensando ad uno scherzo
– “Se per ‘cianfrusaglie’ intendi oggetti magici sottratti a tutti i suoi
nemici nel corso degli anni, sì vende cianfrusaglie” – le rispose Emma, come se
fosse una cosa ovvia. Il cartello sulla porta diceva “CHIUSO”, ma le ragazze
entrarono comunque. Il proprietario del negozio non era ad accoglierle (per
fortuna), ma si presentavano scaffali e scaffali dove si ammassa una quantità
incalcolabile di oggetti, alcuni erano conservati con grande cura in teche di
vetro in bella vista, altre invece erano ammassate senza un ordine apparente,
dimenticate e coperte di polvere. Un altro cartello all’entrata diceva “NON TOCCARE
NIENTE” (a parole sottolineate). “Uao! Guarda qui
quanta roba” – disse nuovamente la ragazza in viola, iniziando a ficcanasare in
giro insieme alla corvina, evidentemente non conoscevano il significato della
regolano “non toccare”, e forse neanche del significato di regola, dato che
prendevano in mano qualunque cosa non fosse chiusa a chiave. Audrey e Jane
invece si guardavano intorno con fare curioso ma non così ‘infrangi-regole’
come le altre due. Jane in particolare era rimasta incredula davanti a tanta
merce magica e così potente nelle mani di un unico cattivo, e non uno qualunque
ma di Tremotino, l’essere più perfido, malvagio ed
egoista che fosse mai esistito. Si stava guardando intorno, quando un oggetto
in particolare attirò la sua attenzione: in una teca di vetro, poggiato sopra
un morbido cuscino rosso, stava una specie di piccolo bastoncino a punta,
l’asta non era molto lunga ed era di un tenue colore dorato, ma di oro spento
ed opaco, quasi ... dormiente,
l’impugnatura era di un colore nero-blu scuro con alcuni dettagli bianchi che
risaltavano sullo sfondo. Quell’oggetto era la bacchetta di una fata, ne era
sicura, appoggio la mano sulla teca e si avvicinò per vederla meglio, e più la
guardava più le sembrava familiare, accostò la mano sulla parte superiore della
teca e la alzò delicatamente senza staccare gli occhi dall’oggetto, ora che lo
vedeva senza barriere le sembrava ancora più luminoso era come se la bacchetta
la chiamasse, che le chiedesse aiuto per fuggire da quella cella di vetro. La
ragazza stava per allungare la mano ed esaudire il desiderio muto, ma qualcuno
chiuse violentemente la teca con un colpo secco, facendola trasalire. “Cosa significa ‘Non Toccare Niente’?!” – le disse una voce maschile
scandendo bene le ultime tre parole, dal retro del negozio era uscito un uomo
elegante: portava una giacca scura sopra una camicia blu notte, e pantaloni e
scarpe dello stesso colore della giacca, era come se glia abiti
rappresentassero tutta l’oscurità del possessore, i capelli erano corti e di un
colore castano sporco e gli occhi marrone scuro, e non sembrava affatto
contento, la fissava con uno sguardo severo e irritato e lei ,istintivamente,
fece un passo indietro … forse anche più di uno. “Ciao Gold, felice di vederti”
– lo salutò Emma – “Non posso dire lo stesso” – rispose lui senza mezzi termini,
mentre scrutava i presenti, specialmente i giovani, quando il suo sguardo si
posò su Mal e Evie, che avevano preso qualche oggetto dagli scaffali, le due
prima lo fissarono pietrificate poi lentamente rimisero a posto il mal tolto,
Audrey invece cercava di nascondere il fatto che stesse tremando come una
foglia – “Voi siete … Tremotino?” – si sforzò di dire
Jane, sperando proprio che la sua voce non somigliasse ad uno squittio – “Sì, sì
sono io” – le rispose l’uomo – “E voi mocciosi, dovete essere i vandali entrati
nella mia proprietà la scorsa notte” – il padrone di casa non sembrava affatto
contento della visita e Regina, conoscendo Gold, decise di intromettersi – “Non
siamo venuti qui per parlare della ‘entrata non autorizzata’ nella tua
proprietà. Ma perché questi ragazzi hanno bisogno di risposte e anche noi e,
purtroppo, tu sei l’unico che può saperne qualcosa” – Tremotino
distolse lo sguardo da Jane, e la ragazza poté ricominciare a respirare
normalmente – “E per chiedermi risposte dovevate proprio portarvi dietro queste
quattro?” – “Siamo noi ad essere voluti venire” – gli disse Audry
inaspettatamente, forse volendo avere voce o perché non era abituata a essere
messa in disparte – “Non ricordo di averlo chiesto a te, perciò tieni a freno
la lingua se in futuro vuoi continuare ad usarla” – silenzio totale da parte
della bionda – “Come stavo dicendo, questi ragazzi dicono di venire da un posto
chiamato Auradon” - “Mai sentito” – ribatte l’uomo
per nulla interessato – “Se è solo questo che volevate sapere, ho risposto. Quindi
potete anche andarvene e portare con voi queste quattro straccione” –
“STRACCIONA?!” – gridò Audrey – “Come si permette di …” – non poté finire la
frase perché Tremotino mosse la mano e dalla sua
bocca non uscì più niente, la ragazza si mise le mani alla gola e provò a
parlare ma dalla sua bocca non usciva neanche la più piccola sillaba – “Te
l’avevo detto, no?” - riprese l’uomo – “Dicevo: c’è qualcos’altro che volete
dirmi o potete levare le tende?” – Regina ed Emma stavano per rispondere ma
Evie fu più veloce – “Sono sua figlia” – disse indicando la donna mora,
suscitando la curiosità del signore Oscuro – “Lei non sapeva neanche della mia
esistenza, e non so come sia possibile, ma è la verità” – Tremotino
si avvicinò alla ragazza – “È quello che stabiliremo” – disse
lui strappando qualche capello dalla chioma della mora – “Ehi” – mise i capelli
della ragazza e degli altri in una boccetta di vetro, la fece ruotare e al suo
interno si sviluppo un denso fumo verde, Regina era attonita e anche Tremotino sembrava sorpreso – “Che giornata piena di
sorprese”.
Regina non poteva crederci, il cuore iniziò a batterle più forte nel
petto, allora era vero ora ne aveva la prova quella era davvero sua, sua … sua
figlia. Non riusciva nemmeno a parlare, e anche se ci fosse riuscita cosa
avrebbe detto? Non capita spesso di trovarsi con una figlia di diciotto anni in
un giorno. “Congratulazioni per la maternità mia cara” – le disse Tremotino, in tono del tutto derisorio – “E io che pensavo
che non potesse capitarti più niente per rovinarti la vita” – “Gold. Basta!” –
gli intimò Emma – “Lei non è l’unica, tutti i ragazzi arrivati l’altra sera
dicono di essere i figli dei personaggi delle favole. E se lei è davvero la
figlia di Regina, allora ci sono un po’ troppe cose che non tornano” – “Sì,
concordo. Ma non è un mio problema” – rispose lui – “Un branco di poppanti
arriva nel cuore della notte, dicono di venire da un luogo che nessuno conosce,
di avere una famiglia che fino al giorno prima ha vissuto con loro o in un
castello pieno di eroi generosi o in un’isola abitata da cattivi senza
scrupoli, ma qui nessuno sa niente di loro né li ha mai visti. Praticamente non
esistono. E, per quanto mi riguarda, possono rimanere così. La cosa non mi riguarda”
– “Cosa?!” – la voce di Jane risuonò nella stanza – “Come puoi dire questo? Ci
sono delle persone che hanno bisogno di aiuto, che sono state separate dalle
persone che amano, che non possono tornare da loro perché non le riconoscono
neanche. Figli che non possono correre al petto dei genitori. Di loro non ti
importa niente?” – “Tre cose, prima cosa: NO, non me ne importa assolutamente
niente. Io mi preoccupo di una persona soltanto, e quella persona sono io” –
rispose l’uomo avvicinandosi minaccioso alla ragazza – “E se dovessi scegliere
tra il salvare ogni singolo abitante di questa città o salvare me, beh
sceglierei me, mille e mille volte me. Seconda cosa: io non aiuto mai gratis,
chi vuole qualcosa da me deve fare qualcosa per me e dubito che qualche piccolo
teppista possa essermi utile” – era pericolosamente vicino alla ragazza, troppo
vicino, le altre tre ragazze iniziarono ad avvicinarsi all’amica – “terza cosa:
tu per caso sei una fata?” – Jane era terrorizzata da quell’uomo, come poteva
essere così egoista e insensibile, mettere sé stesso prima di chiunque altro e
ripudiare tutti quanti. Alla fine però lei annui, quasi inconsciamente – “L’avevo
sospettato, tutti questi discorsi sulla famiglia e l’aiutare il prossimo,
tipico di una fata. E io ODIO le fate!” – il cuore della ragazza fece i salti
mortali, la paura si impossessò completamente di lei, iniziò a respirare
affannosamente mentre Tremotino si avvicinava, e
sarebbe finita male se le altre tre ragazze non si fosse messe tre lei e l’uomo
– “Non provare a toccarla!” – gli ringhiò contro Mal – “Non mi interessa se sei
il signore Oscuro o chiunque altro, nessuno farà del male ai miei amici davanti
a me!” – “C’è sempre una prima volta ragazza” – e detto questo tese il braccio
in direzione della giovane fata, e Jane si sentì la gola chiusa in una morsa,
faticando a respirare. Si diffuse il panico tra i presenti, le ragazze molto
probabilmente si sarebbero lanciate contro l’uomo se questo non avesse
preventivamente effettuato un rapido gesto con l’altro braccio, scaraventandole
contro il muro, Regina evocò una sfera di fuoco nella mano destra e insieme ad
Emma si preparava ad attaccare, intimando all’uomo di lasciar andare la
ragazza, l’uomo non le ascoltava nemmeno, troppo concentrato su quello che
stava per fare: aggiungere un’altra fata alla sua lista di morti. Ma una voce
femminile gli impedì di compiere il gesto – “Tremotino,
fermo!” – dietro al bancone era entrata una donna dai lunghi capelli castani e
setosi che le arrivavano fino alle spalle, gli occhi dello stesso colore erano
carichi di paura e preoccupazione, un’espressione di disgusto dipinta sulla
faccia, indossava una maglietta rosa sotto un soprabito color marrone chiaro,
un paio di pantaloni scuri e scarpe azzurro chiaro – “Lasciala andare! Subito!”
– il signore oscuro guardò la donna per pochi istanti, segnati da un assordante
silenzio ma alla fine l’uomo abbassò il braccio e Jane cadde a terra
ricominciando a respirare e portandosi mano alla gola. “Te la prendi anche coi
ragazzi adesso. Quando la smetterai di comportarti come una bestia?” – gli
ringhiò contro la donna, lui non rispose niente e si rivolse alle altre due
donne – “La nostra conversazione è finita” – poi si voltò e scomparve nel retro
del suo negozio. La donna si avvicinò alla ragazza e la aiutò a rialzarsi – “Voi
state bene?” – chiese Emma alle ragazze, che dopo essersi rimesse in piedi
annuirono – “Grazie Belle, se non ci fossi stata tu non so come sarebbe finita”
– le disse Emma – “Non ringraziarmi Emma, anzi dovrei essere io a scusarmi per
il deprecabile comportamento di mio marito. Loro sono i nuovi arrivati?” – lei annuì – “Piacere di conoscervi, io sono Belle” – fece la donna, le ragazze si
presentarono a loro volta, tranne Audrey che non aveva ancora la voce ma Regina
provvedette a risolvere il problema: con un
rapido gesto della mano e la voce le tornò, Emma notò che Mal era stata un po’
titubante nel presentarsi a Belle e che fosse un tantino a disagio. Belle si
offrì di dar loro aiuto nello scoprire da dove venissero quei ragazzi e che
sarebbe andata in biblioteca nel pomeriggio a vedere se i libri avessero la
risposta ai loro quesiti, detto questo decisero di andarsene, salutarono e
uscirono tutti tranne Mal che si fermò sulla porta a guardare la donna che
rimetteva a posto tutto le cose che erano volate via durante la ‘conversazione’
con Gold per poi chiudere la porta alla sua spalle. “Non abbiamo concluso
molto, purtroppo” – si lamentò Regina mentre tornavano alla tavola calda – “Qualcosa
sì: che Gold sa esattamente cosa sta succedendo” – Regina sembrò sorpresa
dall’affermazione, così come le altre – “Ricordate? Ha detto: ‘un branco di
poppanti dice di avere una famiglia che fino al giorno prima ha vissuto con
loro o in un castello pieno di eroi o in un’isola abitata dai cattivi’. Nessuno
di noi gli ha fornito questo piccolo particolare” – il che era vero, quindi
Gold aveva mentito, lui sapeva qualcosa su quella storia che chiaramente non
voleva condividere con nessuno – “E anche un’altra cosa” – continuò Emma – “Hai
avuto la conferma che lei è chi dice di essere” – disse rivolgendo la sguardo
verso Evie, Regina non riusciva ancora a crederci: era diventata mamma una seconda
volta.