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Autore: DreamsMaker    07/06/2017    0 recensioni
Crossover Once Upon a Time - Descendants - Descendants Wicked World
Da tempo ormai a Storybook non vi sono stati più problemi, e sembrava fosse ormai arrivato il tempo del lieto fine per tutti. Ma si sa che una storia può sempre avere un nuovo capitolo, ed è proprio quello che accadrà ai nostri eroi e cattivi, quando uno sconosciuto gruppi di ragazzi arriverà in città presentandosi come i figli dei personaggi delle favole.
Ma come mai nessuno sapeva niente di loro? Perchè affermano di aver vissuto con i loro genitori fino al giorno prima, se in realtà questi ultimi sono sempre stati a Storybook? Come hanno fatto questi ragazzi ad arrivare in città?
Tanta domande senza una risposta ... ancora. Per trovarla basterà ricostruire le storie di questi nuovi arrivati, ma non sarà una cosa facile nè tanto meno piacevole perchè se hai sempre vissuto in un sogno, poi è difficile fare i conti con la realtà.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Ciao a tutti, di nuovo, sono tornato con un secondo capitolo che spero vi soddisfi, chiedo scusa se certe descrizioni dei personaggi non vengono proprio al meglio o sono un po’ banali ma in quanto a vestiti la mia conoscenza è alquanto limitata. Precisato questo dettaglio vi lascio subito alla lettura, commentate pure, son curioso di sapere cosa ne pensate.

Cap2

Il giorno seguente Emma si recò alla tavola calda di Granny, dove i fanciulli nuovi arrivati avevano passato la notte; aveva già avvertito Regina e il resto della famiglia sull’accaduto e forse la avrebbero raggiunta quella mattina per vedere i nuovi arrivi. Arrivata a destinazione, i ragazzi erano già svegli e stavano facendo colazione, o meglio: una metà stava mangiando seduta composta alla stregua di un gentiluomo inglese, mentre l’atra metà si stava abbuffando di qualsiasi cose commestibile ci fosse a disposizione. Emma salutò la padrona di cassa che non poté concederle molto tempo data la massa di clienti teenager, poi Emma si diresse verso un angolo della sala dove Mal, Jane e altri ragazzi stavano mangiando: c’erano anche la ragazza dai capelli blu-nero del giorno prima, che se Emma ricordava bene si chiamava Evie, e quella che era quasi stata infilzata dall’armatura fantasma, Audrey. “Ciao ragazze” – salutò Emma – “Va meglio, dopo una bella dormita?” – i ragazzi annuirono – “Allora, vi va di raccontarmi da dove venite?” – “Certo” – rispose Audrey – “ma prima le presentazioni: io sono Audrey figlia di Aurora” – affermò passandosi una mano tra i capelli –“Io mi chiamo Mal e, come già detto ieri, sono la figlia di Malefica” – “Jane, figlia della fata Madrina, e grazie per quello che mi hai detto l’altro giorno” – Emma le fece un sorriso, mancava all’appello solo la mora, ma era troppo impegnata ad ammirare il proprio riflesso in uno piccolo specchio che aveva in mano, Mal attirò la sua attenzione con un colpo di tosse – “Oh, giusto. Io sono Evie, la figlia della Regina Cattiva” – Emma rimase spiazzata dalla risposta, e doveva essere rimasta con lo sguardo fisso sulla mora per un po’ troppo tempo, dato che le chiesero se andasse tutto bene, lei annuì ma la situazione si faceva sempre più complessa; decise di limitarsi a presentarsi formalmente, tralasciando qualche dettaglio - “Io mi chiamo Emma, Emma Swan” – disse alle quattro ragazze cercando di sembrare il meno sospettosa possibile – “Quindi, sono tutta orecchi per la vostra storia”.

--- qualche decina di minuti dopo ---

“Quindi, ricapitoliamo” – affermò Emma alla fine delle spiegazioni – “Da dove venite voi tutti gli eroi vivono in un posto chiamato Auradon” – i ragazzi annuirono – “e i cattivi sono stati intrappolati su questa Isola degli Sperduti senza possibilità di fuga” – annuirono di nuovo – “e voi siete i loro … figli?” – annuirono per la terza volta. Emma era un po’ disorientata – “C’è qualche problema?” – le chiese Mal con una punta di acidità – “Beh … ecco … più o meno” – le rispose Emma – “Per essere più precisi, sarà meglio che adesso sia io a raccontavi la storia di questa città ” – calò il silenzio, anche tra gli altri ragazzi che non avevano preso parte alla conversazione fino ad ora, ma che sembravano interessati a sapere il luogo dove si trovavano – “Per essere rapidi: in questa città vivono molti personaggi delle favole, come credo abbiate capito da ieri notte” – rievocando l’incontro tra i ragazzi e Uncino ed Emma ed Henry – “il fatto è che, non sono venuti qui perché lo volevano, sono stati trascinati qui da un potente incantesimo oscuro: IL SORTILEGIO” – “Che fantasia che aveva il tizio che ha dato il nome” – si intromise Mal – “e anche noi siamo stati trascinati qui in questo modo? ” - “Questo non lo so”- le rispose Emma – “ma il vero problema è che, gli abitanti di Storybook sono qui da  … una trentina di anni” – dopo l’ultima affermazione, e dopo che qualcuno ebbe sputato, per lo stupore, il succo di frutta o qualunque altra cosa stesse bevendo in faccia a quello davanti, i ragazzi erano visibilmente increduli e sorpresi – “trent’anni ?!” – disse Audrey, che non si era nemmeno accorta che, nella foga, la crostata che stava mangiando le era finita sul vestito rosa – “ma … ma …” – “Ma questo è impossibile” – si intromise nuovamente Mal. Ad Emma quella ragazza cominciava a stancare, quel suo modo di fare così aggressivo e impudente, senza contare che, dal modo in cui la stava guardando, si capiva che non si credeva completamente alla sua storia, e il sentimento era reciproco: Regina non le aveva mai fatto parola di sua figlia, ma era anche vero che gli incantesimi della memoria erano ormai uno standard a Storybook. Emma stava per rispondere, quando casualmente gettò l’occhio fuori da una finestra e vide chi stava arrivando alla tavola calda – “Se non credete a me, cosa del tutto comprensibile, forse vi convincerà un’altra persona” – “E chi sarebbe?” – “Beh. Lei” – rispose Emma nell’istante in cui la porta si aprì, ed entro una giovane donna dal lungo soprabito nero, i capelli neri che scomparivano dentro al vestito, gli occhi scuri e le labbra carnose con uno strato di rossetto che era praticamente l’unica nota di colore in tutta la signora – “Ciao, Regina”.

Seguirono altri sputi e cadute di torte, all’entrata della Regina Cattiva che di sicuro non si aspettava che qualcuno che la conoscesse per com’era prima facesse i salti di gioia nel vederla, ma neanche delle lavate di vestiti con il succo di frutta, né tantomeno una ragazza corvina dal vestito blu che la prima cosa che dice nel vederla non è tanto ‘La Regina Cattiva’, ‘Aiuto!’ il finimondo al quale era abituata, ma – “Mamma ?!” – ci mise un attimo per comprendere quella parola, soprattutto da qualcuno che non fosse Henry – “Come scusa?” – rispose lei, credendo di aver capito male, la ragazza ci mise il suo stesso attimo per comprendere le parole della donna, forse per riprendersi dallo shock o per capire se era seria o stava facendo uno scherzo di pessimo gusto – “Sono … sono io. Evie” – Regina rimase in attesa, come se si aspettasse altre informazioni, prima che una delle due però potesse continuare Emma si intromise, e trascino fuori Regina chiedendo ai ragazzi di scusarle un memento. “Tu la conosci, Regina?” – le chiese Emma una volta fuori – “Swan, se avessi una figlia credo che lo saprei. Io non l’ho mai vista prima in vita mia. Mi avrà scambiata per qualcun’altra” – “A dirla tutta, si è presentata proprio come la figlia della Regina Cattiva, e non solo lei. Quei ragazzi hanno detto di venire da un posto che si chiama Aurodon, e di essere i figli dei personaggi delle favole, cioè degli abitanti locali” – Regina era sconcertata, era pronta ad affrontare qualsiasi cosa fosse arrivata a Storybook il giorno prima, ma ora non ne era più tanto sicura – “Auradon? Mai sentito” - “Neanche io, comunque credo sia meglio fare delle ricerche, per capire quanto c’è di vero in questa storia” – Regina era d’accordo – “E come pensi di fare?” – “Beh, per cominciare avevo intenzione di chiedere a qualcuno che ha una lunga conoscenza di mondi e che è altrettanto abile a distruggere la vita altrui” – Regina capì subito - “Gold” – Emma annuì – “Pensavo di andare a trovarlo” – “E noi pensavano di aggregarci” – disse una voce alle loro spalle, era Mal insieme ad Evie, Audrey e Jane – “Ci stavate spiando?” – chiese Emma in tono severo – “Non è proprio spiare, se senti quello che la gente si dice per strada” – le rispose Mal, la pazienza di Emma nei confronti di miss in viola cominciava ad esaurirsi – “Quello che voleva dire ”- si inserì Audrey nel contesto – “è che la situazione è confusa anche per noi, non sappiamo come siamo finiti qui né perché sembra che nessuno sappia di noi” – poi parlò Jane - “Per questo vogliamo capire cosa sia successo, è anche un nostro problema” – poi fu di nuovo il turno di Mal –“ e ci sembra di avere il diritto di sapere non meno degli altri” – lanciando un’occhiataccia alle due donne, che palesemente non gradirono. Emma avrebbe voluto dire cose che un ragazzo non dovrebbe mai sentire, perciò sospirò e disse – “Siete sicure di voler venire? Gold non è il tipo che ci tiene a vedere quelli che violano una sua proprietà, se non per cavar loro il cuore dal petto. E non sto usando metafore” – Audrey e Jane deglutirono rumorosamente, poi le quattro ragazze si guardarono a vicenda una per una, per essere sicure di quello che volevano fare e alla fine annuirono tutte con decisione; Emma e Regina allora, sia per sfinimento che per fretta di far luce su questa storia, acconsentirono e tutti si misero in marcia.

Poco dopo erano al negozio di antichità di Tremotino – “Il signore oscuro vende cianfrusaglie?” – chiese Mal pensando ad uno scherzo – “Se per ‘cianfrusaglie’ intendi oggetti magici sottratti a tutti i suoi nemici nel corso degli anni, sì vende cianfrusaglie” – le rispose Emma, come se fosse una cosa ovvia. Il cartello sulla porta diceva “CHIUSO”, ma le ragazze entrarono comunque. Il proprietario del negozio non era ad accoglierle (per fortuna), ma si presentavano scaffali e scaffali dove si ammassa una quantità incalcolabile di oggetti, alcuni erano conservati con grande cura in teche di vetro in bella vista, altre invece erano ammassate senza un ordine apparente, dimenticate e coperte di polvere. Un altro cartello all’entrata diceva “NON TOCCARE NIENTE” (a parole sottolineate). “Uao! Guarda qui quanta roba” – disse nuovamente la ragazza in viola, iniziando a ficcanasare in giro insieme alla corvina, evidentemente non conoscevano il significato della regolano “non toccare”, e forse neanche del significato di regola, dato che prendevano in mano qualunque cosa non fosse chiusa a chiave. Audrey e Jane invece si guardavano intorno con fare curioso ma non così ‘infrangi-regole’ come le altre due. Jane in particolare era rimasta incredula davanti a tanta merce magica e così potente nelle mani di un unico cattivo, e non uno qualunque ma di Tremotino, l’essere più perfido, malvagio ed egoista che fosse mai esistito. Si stava guardando intorno, quando un oggetto in particolare attirò la sua attenzione: in una teca di vetro, poggiato sopra un morbido cuscino rosso, stava una specie di piccolo bastoncino a punta, l’asta non era molto lunga ed era di un tenue colore dorato, ma di oro spento ed opaco, quasi ... dormiente, l’impugnatura era di un colore nero-blu scuro con alcuni dettagli bianchi che risaltavano sullo sfondo. Quell’oggetto era la bacchetta di una fata, ne era sicura, appoggio la mano sulla teca e si avvicinò per vederla meglio, e più la guardava più le sembrava familiare, accostò la mano sulla parte superiore della teca e la alzò delicatamente senza staccare gli occhi dall’oggetto, ora che lo vedeva senza barriere le sembrava ancora più luminoso era come se la bacchetta la chiamasse, che le chiedesse aiuto per fuggire da quella cella di vetro. La ragazza stava per allungare la mano ed esaudire il desiderio muto, ma qualcuno chiuse violentemente la teca con un colpo secco, facendola trasalire. “Cosa significa ‘Non Toccare Niente’?!” – le disse una voce maschile scandendo bene le ultime tre parole, dal retro del negozio era uscito un uomo elegante: portava una giacca scura sopra una camicia blu notte, e pantaloni e scarpe dello stesso colore della giacca, era come se glia abiti rappresentassero tutta l’oscurità del possessore, i capelli erano corti e di un colore castano sporco e gli occhi marrone scuro, e non sembrava affatto contento, la fissava con uno sguardo severo e irritato e lei ,istintivamente, fece un passo indietro … forse anche più di uno. “Ciao Gold, felice di vederti” – lo salutò Emma – “Non posso dire lo stesso” – rispose lui senza mezzi termini, mentre scrutava i presenti, specialmente i giovani, quando il suo sguardo si posò su Mal e Evie, che avevano preso qualche oggetto dagli scaffali, le due prima lo fissarono pietrificate poi lentamente rimisero a posto il mal tolto, Audrey invece cercava di nascondere il fatto che stesse tremando come una foglia – “Voi siete … Tremotino?” – si sforzò di dire Jane, sperando proprio che la sua voce non somigliasse ad uno squittio – “Sì, sì sono io” – le rispose l’uomo – “E voi mocciosi, dovete essere i vandali entrati nella mia proprietà la scorsa notte” – il padrone di casa non sembrava affatto contento della visita e Regina, conoscendo Gold, decise di intromettersi – “Non siamo venuti qui per parlare della ‘entrata non autorizzata’ nella tua proprietà. Ma perché questi ragazzi hanno bisogno di risposte e anche noi e, purtroppo, tu sei l’unico che può saperne qualcosa” – Tremotino distolse lo sguardo da Jane, e la ragazza poté ricominciare a respirare normalmente – “E per chiedermi risposte dovevate proprio portarvi dietro queste quattro?” – “Siamo noi ad essere voluti venire” – gli disse Audry inaspettatamente, forse volendo avere voce o perché non era abituata a essere messa in disparte – “Non ricordo di averlo chiesto a te, perciò tieni a freno la lingua se in futuro vuoi continuare ad usarla” – silenzio totale da parte della bionda – “Come stavo dicendo, questi ragazzi dicono di venire da un posto chiamato Auradon” - “Mai sentito” – ribatte l’uomo per nulla interessato – “Se è solo questo che volevate sapere, ho risposto. Quindi potete anche andarvene e portare con voi queste quattro straccione” – “STRACCIONA?!” – gridò Audrey – “Come si permette di …” – non poté finire la frase perché Tremotino mosse la mano e dalla sua bocca non uscì più niente, la ragazza si mise le mani alla gola e provò a parlare ma dalla sua bocca non usciva neanche la più piccola sillaba – “Te l’avevo detto, no?” - riprese l’uomo – “Dicevo: c’è qualcos’altro che volete dirmi o potete levare le tende?” – Regina ed Emma stavano per rispondere ma Evie fu più veloce – “Sono sua figlia” – disse indicando la donna mora, suscitando la curiosità del signore Oscuro – “Lei non sapeva neanche della mia esistenza, e non so come sia possibile, ma è la verità” – Tremotino si avvicinò alla ragazza – “È quello che stabiliremo” – disse lui strappando qualche capello dalla chioma della mora – “Ehi” – mise i capelli della ragazza e degli altri in una boccetta di vetro, la fece ruotare e al suo interno si sviluppo un denso fumo verde, Regina era attonita e anche Tremotino sembrava sorpreso – “Che giornata piena di sorprese”.

Regina non poteva crederci, il cuore iniziò a batterle più forte nel petto, allora era vero ora ne aveva la prova quella era davvero sua, sua … sua figlia. Non riusciva nemmeno a parlare, e anche se ci fosse riuscita cosa avrebbe detto? Non capita spesso di trovarsi con una figlia di diciotto anni in un giorno. “Congratulazioni per la maternità mia cara” – le disse Tremotino, in tono del tutto derisorio – “E io che pensavo che non potesse capitarti più niente per rovinarti la vita” – “Gold. Basta!” – gli intimò Emma – “Lei non è l’unica, tutti i ragazzi arrivati l’altra sera dicono di essere i figli dei personaggi delle favole. E se lei è davvero la figlia di Regina, allora ci sono un po’ troppe cose che non tornano” – “Sì, concordo. Ma non è un mio problema” – rispose lui – “Un branco di poppanti arriva nel cuore della notte, dicono di venire da un luogo che nessuno conosce, di avere una famiglia che fino al giorno prima ha vissuto con loro o in un castello pieno di eroi generosi o in un’isola abitata da cattivi senza scrupoli, ma qui nessuno sa niente di loro né li ha mai visti. Praticamente non esistono. E, per quanto mi riguarda, possono rimanere così. La cosa non mi riguarda” – “Cosa?!” – la voce di Jane risuonò nella stanza – “Come puoi dire questo? Ci sono delle persone che hanno bisogno di aiuto, che sono state separate dalle persone che amano, che non possono tornare da loro perché non le riconoscono neanche. Figli che non possono correre al petto dei genitori. Di loro non ti importa niente?” – “Tre cose, prima cosa: NO, non me ne importa assolutamente niente. Io mi preoccupo di una persona soltanto, e quella persona sono io” – rispose l’uomo avvicinandosi minaccioso alla ragazza – “E se dovessi scegliere tra il salvare ogni singolo abitante di questa città o salvare me, beh sceglierei me, mille e mille volte me. Seconda cosa: io non aiuto mai gratis, chi vuole qualcosa da me deve fare qualcosa per me e dubito che qualche piccolo teppista possa essermi utile” – era pericolosamente vicino alla ragazza, troppo vicino, le altre tre ragazze iniziarono ad avvicinarsi all’amica – “terza cosa: tu per caso sei una fata?” – Jane era terrorizzata da quell’uomo, come poteva essere così egoista e insensibile, mettere sé stesso prima di chiunque altro e ripudiare tutti quanti. Alla fine però lei annui, quasi inconsciamente – “L’avevo sospettato, tutti questi discorsi sulla famiglia e l’aiutare il prossimo, tipico di una fata. E io ODIO le fate!” – il cuore della ragazza fece i salti mortali, la paura si impossessò completamente di lei, iniziò a respirare affannosamente mentre Tremotino si avvicinava, e sarebbe finita male se le altre tre ragazze non si fosse messe tre lei e l’uomo – “Non provare a toccarla!” – gli ringhiò contro Mal – “Non mi interessa se sei il signore Oscuro o chiunque altro, nessuno farà del male ai miei amici davanti a me!” – “C’è sempre una prima volta ragazza” – e detto questo tese il braccio in direzione della giovane fata, e Jane si sentì la gola chiusa in una morsa, faticando a respirare. Si diffuse il panico tra i presenti, le ragazze molto probabilmente si sarebbero lanciate contro l’uomo se questo non avesse preventivamente effettuato un rapido gesto con l’altro braccio, scaraventandole contro il muro, Regina evocò una sfera di fuoco nella mano destra e insieme ad Emma si preparava ad attaccare, intimando all’uomo di lasciar andare la ragazza, l’uomo non le ascoltava nemmeno, troppo concentrato su quello che stava per fare: aggiungere un’altra fata alla sua lista di morti. Ma una voce femminile gli impedì di compiere il gesto – “Tremotino, fermo!” – dietro al bancone era entrata una donna dai lunghi capelli castani e setosi che le arrivavano fino alle spalle, gli occhi dello stesso colore erano carichi di paura e preoccupazione, un’espressione di disgusto dipinta sulla faccia, indossava una maglietta rosa sotto un soprabito color marrone chiaro, un paio di pantaloni scuri e scarpe azzurro chiaro – “Lasciala andare! Subito!” – il signore oscuro guardò la donna per pochi istanti, segnati da un assordante silenzio ma alla fine l’uomo abbassò il braccio e Jane cadde a terra ricominciando a respirare e portandosi mano alla gola. “Te la prendi anche coi ragazzi adesso. Quando la smetterai di comportarti come una bestia?” – gli ringhiò contro la donna, lui non rispose niente e si rivolse alle altre due donne – “La nostra conversazione è finita” – poi si voltò e scomparve nel retro del suo negozio. La donna si avvicinò alla ragazza e la aiutò a rialzarsi – “Voi state bene?” – chiese Emma alle ragazze, che dopo essersi rimesse in piedi annuirono – “Grazie Belle, se non ci fossi stata tu non so come sarebbe finita” – le disse Emma – “Non ringraziarmi Emma, anzi dovrei essere io a scusarmi per il deprecabile comportamento di mio marito. Loro sono i nuovi arrivati?” – lei annuì – “Piacere di conoscervi, io sono Belle” – fece la donna, le ragazze si presentarono a loro volta, tranne Audrey che non aveva ancora la voce ma Regina provvedette a risolvere il problema: con un rapido gesto della mano e la voce le tornò, Emma notò che Mal era stata un po’ titubante nel presentarsi a Belle e che fosse un tantino a disagio. Belle si offrì di dar loro aiuto nello scoprire da dove venissero quei ragazzi e che sarebbe andata in biblioteca nel pomeriggio a vedere se i libri avessero la risposta ai loro quesiti, detto questo decisero di andarsene, salutarono e uscirono tutti tranne Mal che si fermò sulla porta a guardare la donna che rimetteva a posto tutto le cose che erano volate via durante la ‘conversazione’ con Gold per poi chiudere la porta alla sua spalle. “Non abbiamo concluso molto, purtroppo” – si lamentò Regina mentre tornavano alla tavola calda – “Qualcosa sì: che Gold sa esattamente cosa sta succedendo” – Regina sembrò sorpresa dall’affermazione, così come le altre – “Ricordate? Ha detto: ‘un branco di poppanti dice di avere una famiglia che fino al giorno prima ha vissuto con loro o in un castello pieno di eroi o in un’isola abitata dai cattivi’. Nessuno di noi gli ha fornito questo piccolo particolare” – il che era vero, quindi Gold aveva mentito, lui sapeva qualcosa su quella storia che chiaramente non voleva condividere con nessuno – “E anche un’altra cosa” – continuò Emma – “Hai avuto la conferma che lei è chi dice di essere” – disse rivolgendo la sguardo verso Evie, Regina non riusciva ancora a crederci: era diventata mamma una seconda volta.

 

   
 
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