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Autore: A_Typing_Heart    10/06/2017    1 recensioni
Tsunayoshi, Hayato e Mukuro sono tre persone del tutto diverse. Uno impacciato nella sua stessa vita, un altro un piccolo genio stordito dalla perdita di una persona cara, l'altro convinto di avere tutto quello che è desiderabile dall'esistenza; eppure senza saperlo sono tutti spinti sull'orlo del baratro dallo stesso demone chiamato Dipendenza. In un solo giorno il destino li pone di fronte a una scelta: esorcizzare il mostro o morire.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Byakuran, Enma Kozato, Hayato Gokudera, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Intorno a Tsunayoshi era tutto nero, buio. Non vedeva più stelle luminose, non sentiva più suoni. Sapeva di essere in piedi in qualche modo, ma non avvertiva alcuna sensazione sotto i piedi, nulla che fosse simile a un pavimento. Non era compatto come il cemento, non era morbido come sabbia o erba, non era terra nuda, non era bagnato né asciutto, non era caldo né freddo. Era molto strano, ma Tsunayoshi poi vide una porta, o almeno quella che se avesse dovuto descrivere avrebbe chiamato porta, dalla quale filtrava una luce immensa, bianchissima, abbagliante, ma che non gli feriva gli occhi. Seppe di trovarsi alle soglie della morte, perchè era il posto descritto in tanti libri e film: il tunnel con la grande luce...
Con un grande sollievo per non aver sofferto il trapasso, si mosse verso la luce, ma una figura nera si stagliava davanti ad essa e gli sbarrava la strada tenendo le braccia spalancate.
-Non puoi avanzare oltre.- disse la figura.
-Come...?-
-Devi tornare indietro, adesso. Non è il momento.-
Tsunayoshi tentò di scorgere il volto della figura che gli imponeva il ritorno, ma non riusciva a distinguere nulla che gli risultasse familiare. Eppure sembrava troppo giovane per essere qualche suo parente morto, come il bisnonno, e lui non aveva molti parenti deceduti che si sarebbe aspettato di trovare nel tunnel...
Stava per chiedergli chi fosse, quando dalla grande luce soffiò una folata di vento che portò con sé l'odore dei ciliegi in fiore. Lo stesso che aveva sentito quando avevano iniziato a fare effetto le pasticche nel cortile.
Con una sensazione di vertigine, Tsunayoshi si trovò scagliato lontano dalla luce bianca e dalla figura misteriosa, che si voltò e tornò nel grande bagliore che per Tsuna diventava sempre più piccolo, fino a che svanì del tutto, lasciandolo nell'oscurità più completa e nel torpore dei sensi che gli erano rimasti.
Quando aprì gli occhi, rivide la luce sopra di sè. Sbattè le palpebre, infastidito, e pian piano il neon riprese nitidezza. Il soffitto era bianco e spoglio. Un momento... un soffitto e un neon? In che razza di oltremondo era finito? Era piuttosto anonimo anche come inferno...
Voltò la testa e scoprì che aveva una maschera sul viso, ma quando alzò il braccio per rimuoverla un dolore improvviso gli strappò un gemito. Scoprì con un misto di stupore e orrore di avere una flebo attaccata al braccio...
-Tsuna, sei sveglio? Mi senti?-
Tsunayoshi si voltò verso la voce e con ancora maggiore sgomento vide Enma che torreggiava su lui. O si trovavano nello stesso inferno, oppure il suo suicidio non era andato a buon fine. Ancora stranito e sconvolto, annuì debolmente. Era stato tutto un sogno? Ma quando era cominciato quel sogno...?
-Come ti senti? Ti fa male da qualche parte?-
-Uhm... non so... credo... di no...-
-Bene.-
Enma gli tirò l'orecchio così forte da farlo urlare di dolore e fargli temere che glielo avesse strappato. Con la vista parzialmente annebbiata dalle lacrime potè vedere lo sguardo pervaso d'odio che gli stava lanciando.
-Come cazzo ti è venuto in mente di ammazzarti, razza di imbecille decerebrato che non sei altro?!-
-E... Enma... io... AHIA...-
-Dopo quello che io ti ho raccontato! Dopo che ti ho parlato di quello che mi spaventava! Tu mi hai fatto una promessa, e questo sarebbe il modo di mantenerla?-
-Smettila!-
Tsunayoshi allontanò la mano di Enma malamente, irritato per tutta quella situazione. Ora doveva anche essere rimproverato... e dire che era andato tanto vicino a quella luce... se non fosse stato per...
-Kyoya!- esclamò all'improvviso alzandosi dal cuscino.
-Chi?-
Non rispose a Enma; era come folgorato. Lì per lì non lo aveva riconosciuto, ma era proprio il ragazzo della fotografia che Mukuro teneva nel suo portafoglio, quello che molti anni prima in quello scatto era con lui davanti alla scuola media di Namimori, con il libro da cui spuntava un rametto di fiori di ciliegio. Era stato proprio Mukuro a raccontargli che lui adorava la sua scuola, e i ciliegi perchè il loro cortile ne era pieno... quel profumo che aveva sentito... era impossibile sbagliarsi... ma per quale motivo Kyoya, che non lo conosceva nemmeno, avrebbe dovuto costringerlo a tornare indietro?
-Kozato, si è svegliato?-
Tsunayoshi era ancora tutto preso dai suoi rimuginii sull'apparizione ingiustificata di Hibari Kyoya e gli ci volle qualche momento per capire che Gokudera era sulla porta della stanza e lo stava guardando con evidente stupore. Poi lo vide sorridere.
-Avevo sentito le voci! Fantastico, vado giù... alla sala da tè...-
Gokudera si richiuse la porta alle spalle e si lasciò dietro la totale perplessità di Tsunayoshi. Si risvegliava da un tentativo di suicidio e Gokudera pensava ad andare a prendere da bere al bar? Con un profondo senso di risentimento per Hibari o chiunque fosse quella figura, si riappoggiò ai cuscini. Valeva la pena di tornare per questo?
Almeno l'incursione di Gokudera era servita a smorzare la furia di Enma, che sembrava molto più calmo, anche se ancora arrabbiato. Si sedette sullo sgabello accanto al letto e lo fissò con gli occhi rossi più freddi che gli avesse mai visto.
-Si può sapere perchè hai tentato un'overdose?-
-Perchè a nessuno importa di me, e non importa nemmeno a me ormai. Volevo sparire e togliervi il fastidio una volta per tutte.-
-Togliermi il fastidio?- ripetè Enma. -A me? Fastidio? Di che diavolo stai parlando? Tu mi rendi felice, mi fai ridere perchè sei goffo e impacciato quanto me, e sei la persona più amabile che io abbia mai conosciuto, per quale stramaledetto motivo dovrei volermi liberare di te?-
-Oh, piantala con la commedia.- sbottò Tsunayoshi, irritato. -Guarda che ti ho visto l'altra volta, con quella ragazza.-
-Quale ragazza?-
-Quella con la benda. Ti ho visto con lei una sera, sul divano della sala ricreativa, teneva il tuo gatto in braccio, e tu l'hai baciata.-
-Co... eh?-
Sebbene Tsunayoshi ribollisse di rabbia e di gelosia non riuscì a non notare che Enma sembrava veramente sorpreso e confuso. Ma per quello che lo riguardava, ciò dimostrava soltanto che era un valente attore.
-Oh, aspetta, era certamente il tuo gemello, vero?-
-No, quello ero sicuramente io, ma io non ho mai baciato Nagi.-
-Ah, si chiama così, quella?-
-Sì, quella si chiama Nagi Dokuro, ed è arrivata al centro la sera del tredici ottobre, quindi presumo che tu ci abbia visto la sera dopo, il quattordici.- disse Enma con un tono difficile da interpretare, tra il seccato e il divertito. -La sera dopo ho saputo che era arrivata e come sai in quel centro tengono gente come me, e come te, gente che ha tentato il suicidio. Era molto depressa, ma ho saputo che aveva chiesto di portare il suo gatto... quindi per metterla a suo agio le ho fatto tenere i miei.-
-Ma tu l'hai baciata! Io l'ho visto!-
-No, non l'ho baciata, ma tu stavi davanti alla porta, no?- insistette Enma. -Io le stavo dicendo una cosa all'orecchio, le parlavo del fatto che i gatti sono permalosi e quindi se aveva delle critiche doveva farle sottovoce, una scemenza per farla ridere. Ora, sii obiettivo, Tsuna: che cosa hai davvero visto?-
Tsunayoshi aprì la bocca ma la richiuse senza rispondere. Lui aveva visto... cosa aveva visto? Enma seduto accanto a lei, aveva visto il gatto, lo aveva visto chinarsi come per darle un bacio... ma dalla sua prospettiva non poteva davvero dire di aver visto il bacio... aveva soltanto creduto al peggio... e si sentì vergognosamente in colpa per aver dubitato di Enma e irrimediabilmente stupido per non aver affrontato l'argomento subito.
-Ecco.- disse Enma, soddisfatto del suo silenzio colpevole. -Come ti è venuto in mente che potessi fare questo a te, dopo che mi hai dato così tanto? E poi, a me le ragazze non piacciono proprio, non l'avrei mai baciata... soprattutto dove poteva vederci chiunque! Non avrei baciato nemmeno te nella hall, mi hai preso per un idiota?-
-E allora perchè hai smesso di cercarmi? Non ti sei più fatto vedere da allora!-
-Ho visto che non mi cercavi più. Ho pensato che tu stessi cercando di trovare la tua indipendenza, che ti stessi sforzando di abituarti a stare da solo, o che stessi socializzando anche con altre persone.- rispose lui, con un tono più morbido. -Io credo di restare qui per molto, molto tempo ancora... legarti a me in modo esclusivo sarebbe stato egoistico da parte mia... tu... avevi bisogno di imparare a rapportarti con gli altri... se lo stavi facendo, io non avevo diritto di interferire... mi sarei limitato ad essere lì se e quando avessi avuto bisogno di me... ma tu questo non lo hai capito... hai davvero creduto che ti abbandonassi dopo tutto quello che ci siamo detti, e il tempo passato insieme...-
Se solo Tsunayoshi avesse potuto sprofondare dentro il materasso l'avrebbe fatto. Era sopraffatto dall'equivoco, dalla sua stupidità, dalle confessioni di Enma e dal tono di rimprovero con cui stava continuando a borbottare. Eppure restava la consapevolezza che tutti gli altri erano fantasmi nella sua vita, e questo avvelenava i suoi pensieri. Non riusciva a sentirsi felice di essere scampato alla morte per un soffio... di vento, per inciso.
-Tsuna!-
La porta si spalancò ed entrò la persona che probabilmente aveva sostato più raramente nelle sue riflessioni durante tutta la durata della disintossicazione. Yamamoto aveva in mano il più grosso cesto regalo che avesse mai visto, strapieno di mele, arance e pacchetti di dolci assortiti. Sorrideva come sempre, ma aveva l'aria di aver dormito molto poco negli ultimi giorni.
-Tsuna, che bello! Sei sveglio, finalmente! Eravamo tutti preoccupatissimi!-
-Tu... tu... tutti chi?-
-Come tutti chi? Io, i tuoi genitori, tuo nonno... c'è anche quel ragazzo che è con te al centro, quel Gokudera... e poi, l'altro... come si chiama...?-
-Mukuro...- disse Enma. -A proposito, la prossima volta che ti uccidi, evita di dirlo a Mukuro, ha resistito appena dieci minuti prima di chiamare l'ambulanza, e poi è andato a raccontarlo a tutti. Prima che arrivasse l'ambulanza lo sapevo anch'io, e sono salito con te per venire in ospedale.-
-Alla fine sei riuscito a farti degli amici, hai visto?- disse Yamamoto in tono allegro. -Comunque alla fine a scuola si è saputo che... beh, cosa è successo, e mi hanno lasciato un sacco di lettere!-
-Cosa... cosa?- fece Tsunayoshi, confuso. -Ma che... che giorno è oggi?-
-È il sette novembre... sei stato in coma nove giorni...- disse Enma, osservando con apparente noncuranza i pacchetti dei dolci di Halloween a forma di gatto nero.
-Sì... per saltare le partite ho dovuto dire al capitano cosa era successo, e sua sorella minore è in classe con noi, quindi diciamo che si è saputo...- fece Yamamoto con un'aria contrita che non gli aveva mai visto prima. -Mi dispiace per questo...-
-Non importa... davvero... io... sono felice che tu sia qui, e che... che...-
Non riuscì a finire la frase, ma Yamamoto tornò a sorridere, anche se qualcosa suggerì a Tsunayoshi che i suoi occhi sembravano più lucidi del normale. Si lanciò in un elenco dettagliato dei compagni di scuola che gli avevano dato i dolcetti da portargli, gli consegnò una dozzina di omamori per la salute e la felicità provenienti dalle ragazze della sua classe e un pacco di lettere indirizzate a lui. Tsunayoshi non aveva mai avuto tanto affetto materialmente dimostrato e ne era più che commosso. Mentre Enma gli sistemava sul comodino un peluche cucito a mano e gli omamori e Yamamoto gli sbucciava un'arancia, il ragazzo aprì alcune lettere. Erano tutte molto simili tra loro. C'erano le scuse di chi non aveva mai capito il suo disagio, c'erano incoraggiamenti, c'erano auguri che potesse tornare presto. Kurase, la sorella del capitano della squadra di baseball, si offriva di prestargli tutti i suoi appunti per aiutarlo a recuperare lo studio quando fosse tornato a scuola. Alcune ragazze gli avevano fatto dei disegni buffi in fondo alla lettera, raccontando delle figuracce degne delle sue più eclatanti che lo rendevano uno zimbello fisso. Quando ripiegò la settima lettera, stava piangendo e sorridendo allo stesso tempo.
Hayato ritornò nella stanza sorridendo, con il respiro leggermente corto di chi ha fatto le scale e qualche corridoio di corsa.
-I tuoi genitori arrivano subito, erano andati a mangiare qualcosa nel locale di fronte al parcheggio... tuo padre ha insistito, tua madre aveva bisogno di un po' d'aria e di mangiare qualcosa... francamente, l'hai davvero fatta a pezzi, Sawada.-
-Mi dispiace...-
-Dillo a lei che ti dispiace... e poi dillo anche alle ginocchia di Mukuro.-
-Alle... ginocchia? Perchè?-
-Sono quelle che soffrono di più, sono nove giorni che sta inginocchiato in una stanza di sotto che usano per le celebrazioni cristiane.-
-Ma... Mukuro non crede nella reincarnazione?- domandò Tsunayoshi, decisamente spiazzato. -Mi ha detto che non crede in Dio...-
-Saresti sorpreso di sapere a cosa sono disposte a credere le persone disperate, Sawada... e se credi nella reincarnazione non puoi chiedere aiuto a nessuno per salvare qualcuno a cui tieni... ma se Dio ci fosse, se ti ascoltasse, lui potrebbe... non fa una piega, no?-
-... Non ho capito.- disse Yamamoto con lo stesso tono gioviale che usava a lezione.
Mentre un irascibile Gokudera ripeteva il suo ragionamento filosofico con lo stesso linguaggio che avrebbe usato per spiegarlo a un bambino di quattro anni, Tsunayoshi prese un morso dallo spicchio d'arancia e tornò a pensare alla figura che gli impediva di raggiungere la luce. Lui non conosceva Kyoya, ma Mukuro sì... si chiese se non fosse possibile che avesse raccolto lui le sue preghiere...
-Ma a proposito, hai detto a Mukuro che Tsuna è sveglio?- domandò Yamamoto.
-Oh... no, l'ho dimenticato.- ammise Gokudera grattandosi la testa. -Beh, vado a dirglielo, va'.-
Hayato lasciò la stanza ma non richiuse la porta. Il motivo fu evidente a tutti pochi istanti dopo quando Nana Sawada, la madre di Tsunayoshi, entrò di corsa con il fiatone. Nel vedere il figlio scoppiò in lacrime, cosa che Tsunayoshi non le aveva mai visto fare in tutta la vita; nemmeno quando era stato arrestato o quando era andato all'udienza. Se la ritrovò appoggiata addosso, a piangere singhiozzando, stringendolo in modo convulso e senza riuscire a spiccicare una parola comprensibile.
In imbarazzo per quella scena, cercò con gli occhi l'aiuto degli altri due, ma poi vide suo padre sulla porta. Anche lui recava le tracce inconfondibili dello shock che doveva aver subìto: era pallido, con il viso smunto e delle terribili occhiaie.
-Ci vediamo dopo, Tsuna...-
Enma sorrise toccandogli appena la mano e si avviò alla porta, prontamente seguito da Yamamoto, che si chiuse la porta alle spalle. Libero da ogni inibizione, Iemitsu si avvicinò al letto e strinse in un poderoso abbraccio moglie e figlio, senza dire una parola.
   
 
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