Anime & Manga > Daiku Maryu Gaiking
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Autore: BrizMariluna    10/06/2017    6 recensioni
Il Gaiking, il Drago Spaziale e il loro equipaggio vagamente multietnico, erano i protagonisti di un anime degli anni settanta che guardavo da ragazzina. Ho leggermente (okay, molto più che leggermente...) adattato la trama alle mie esigenze, con momenti ispirati ad alcuni episodi e altri partoriti dai miei deliri. E' una storia d'amore con incursioni nell'avventura. Una ragazza italiana entra a far parte dell'equipaggio e darà filo da torcere allo scontroso capitano Richardson, pilota del Drago Spaziale. Prendetela com'è, con tutte le incongruenze e assurdità tipiche dei robottoni, e sappiate che io amo dialoghi, aforismi, schermaglie verbali e sono romantica da fare schifo. Tra dramma, azione e commedia, mi piace anche tirarla moooolto per le lunghe. Lettore avvisato...
Il rating arancione è per stare dal canto del sicuro per alcune tematiche trattate e perché la mia protagonista è un po' colorita nell'esprimersi, ed è assolutamente meno seria di come potrebbe apparire dal prologo.
Potete leggerla tranquillamente come una storia originale :)
Con FANART: mie e di Morghana
Nel 2022/23 la storia è stata revisionata e corretta, con aggiunta di nuove fanart; il capitolo 19 è stato spezzato in due capitoli che risultano così (secondo me) più arricchiti e chiari
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gaiking secondo me'
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~ 35 ~ 
LA BAMBINA PERDUTA
 
“So say goodbye and hit the road
Pack it up and disappear
You better have some place to go
‘Cause you can’t come back around here
Good goodbye…”
(Linkin Park – Good goodbye)

 
 
Briz se ne stava sulla grande terrazza del Centro, un po’ cupa e silenziosa come la notte appena scesa.
Dio, che gran brutto periodo! Prima il difficile confronto con Diego; poi l’incontro virtuale con George Blackwood che, sebbene fosse stato una cosa positiva, aveva comunque inciso emotivamente, e non poco, nell’animo di Pete. E poi… c'era stata quella cosa tra di loro, a causa della quale avevano preso una decisione su cui, giusta o sbagliata che fosse, non aveva voglia di soffermarsi.
Briz ricordò che quando Pete le aveva reso il cellulare dimenticato nelle scuderie, aveva una strana espressione, forse imbarazzata. Per un attimo era arrossita, temendo che, per qualche motivo, lui avesse visto i disegni della sua schermata home, ma poi si era detta che per accedervi avrebbe dovuto conoscere la password. A meno che… qualcuno l'avesse chiamata e lui avesse risposto, nel qual caso la home si sarebbe aperta; ma quando aveva controllato, l'ultima chiamata che risultava era stata quella incriminata di Daimonji e lei si era tranquillizzata; il lieve disagio che aveva percepito in lui era senz’altro dovuto a… quella cosa. Ovviamente, Briz non poteva sapere che Pete aveva avuto il buon senso di cancellare la chiamata di Hakiro affinché a lei non venisse il sospetto che avesse scoperto i disegni.
A parte tutto ciò – e naturalmente il timore del prossimo attacco zelano, sempre incombente – la cosa peggiore che tutti stavano affrontando era l'imminente separazione da Midori.
Briz, seduta per terra, appoggiata con la schiena alla parete, osservava la volta stellata e si chiedeva cosa avrebbero fatto lei e Jami senza la loro amica.
Pochi giorni prima Midori, insieme a lei e Pete, aveva affrontato Doc, che le aveva raccontato ciò che sospettava: quando lo scienziato l’aveva trovata, piccola, sola e in lacrime, l’ipotesi che potesse venire da un altro pianeta gli si era affacciata alla mente, a causa degli abiti della bambina che sembravano proprio una tuta spaziale. Ma poi la piccina, dopo varie visite mediche, era risultata una perfetta terrestre e lui aveva accantonato quella supposizione.
Ma ora, con quel che le stava succedendo, i suoi sospetti si erano riaccesi: i segnali che sempre più spesso la ragazza captava, gli strani sogni, come li chiamava lei, negli ultimi giorni si erano intensificati – quasi come se il presunto mittente avesse avvertito la sua apertura in tal senso – fino al punto di diventare vere e proprie comunicazioni telepatiche. Attraverso di esse, Doc e Midori avevano elaborato un sistema di comunicazione per riuscire a interagire con l’entità, ora certa e non più solo sospetta, che tentava di mettersi in contatto con lei.
In realtà, Midori aveva quasi sperato che non fosse possibile e che tutto potesse tornare alla normalità, e invece… il contatto aveva avuto un esito positivo, e ciò che lei aveva raccontato a Pete, quel giorno sulla spiaggia, era diventato, tutto a un tratto, un’incredibile realtà.
La donna che lei vedeva nelle sue visioni e sentiva nella sua testa, era davvero sua madre! Si chiamava Ariantha, e le aveva raccontato ogni cosa riguardante il suo passato e la sua provenienza.
Così, la sera precedente, senza poter più tirarsi indietro, aveva affrontato insieme a Doc tutti gli amici, rivelando loro la verità.
Midori si chiamava Green, era nata su Pijon, un piccolo pianeta nella costellazione dello Scorpione che, un giorno, era stato inghiottito da un buco nero, proprio come stava per accadere a Zela.
Consapevoli di ciò che stava per succedere, gli abitanti del pianetino erano fuggiti in cerca di una nuova patria, ma non sapendo se, nel loro girovagare per l’Universo, avrebbero mai trovato un altro luogo su cui trasferirsi, avevano lasciato alcuni dei loro bambini sui mondi abitati incontrati nel loro viaggio, per garantire loro una vita e preservare la loro razza, visto che l’alternativa sarebbe stata per loro quella di una vita – e di una morte – a bordo dell’astronave. Green era una di quei piccoli, che i Pijoniani chiamavano i bambini perduti.
Ora i nativi di Pijon avevano trovato un nuovo pianeta, ribattezzato senza molta inventiva Nuova Pijon, e alcuni di loro viaggiavano nello spazio per recuperare quelli che erano stati i loro figli e nipoti. La madre di Green era impaziente di riabbracciare la sua bambina perduta, e le aveva comunicato il giorno e le coordinate presso le quali sarebbe arrivato un emissario a prelevarla.
Sanshiro aveva ascoltato quella storia allibito, senza riuscire a crederci; aveva scosso la testa ed era uscito dalla sala visibilmente alterato e immusonito, senza dire una parola.
A quel ricordo, Briz chinò il capo sulle ginocchia che si teneva abbracciate, e si sentì sopraffatta da un’ondata di tristezza; si rifiutò di soccombere con le lacrime, ma si sentiva devastata.
Per lei e Midori, che si sarebbero separate per sempre; per Sanshiro e Midori, ai quali toccava lo stesso destino, solo che si sarebbero lasciati tra la rabbia e l'indifferenza, senza concedersi un'ultima possibilità; e anche per lei e Pete, che si erano cacciati in un casino più grande di loro e l'unico modo che avevano trovato, per affrontarlo, era stata la loro decisione di qualche giorno addietro. A dirla tutta le dispiaceva anche per Sakon e Jamilah, che continuavano a stare lì, tra color che son sospesi, mentre i presupposti per qualcosa di più profondo e concreto, lei ce li vedeva tutti. Ma mai una gioia, proprio: era la storia delle loro esistenze…
E questo senza contare quell’assurda guerra che stava logorando i loro nervi e i loro corpi, fagocitando ogni cosa buona delle loro vite, lasciandoli sfiniti e svuotati di ogni speranza ed energia positiva.
Era come percorrere un tunnel, in fondo al quale nessuno riusciva a scorgere una luce; e se anche ciò fosse accaduto, Briz era sicura, a quel punto, che sarebbero stati i fari di un treno pronto a travolgerli!
Il suo incrollabile ottimismo stava andando del tutto a ramengo, e non solo il suo.
Jamilah arrivò in silenzio e Briz sollevò lo sguardo sull’amica, che si sedette accanto a lei.
– Se stai per chiedermi se l'ho convinta, la risposta è no: dice solo assurdità sul… richiamo del sangue – disse sconsolata Jamilah; che il soggetto della frase fosse Midori era sottinteso ma chiaro.
– Richiamo del… ma… al diavolo il sangue! Il sangue è acqua!
– Pensi che non glielo abbia detto? Alla fine ha confessato anche che l’espressione di Sanshiro quando ha saputo la verità, e la sua reazione, il vederlo letteralmente fuggire, sconvolto al pensiero di aver avuto una mezza relazione con un’aliena, l’ha fatta decidere senza remissione.
– Resta il fatto che per me sbaglia: se c'è una cosa che ho imparato, è che la nostra casa non è dove, ma chiCasa sono le persone che amiamo, e per dirlo io, ali di libellula e radici di baobab…
Tuttavia, nonostante quelle parole, Briz e Jami capivano di doversi rassegnare e accettare definitivamente la decisione della loro amica, come già aveva fatto Doc e, più o meno, anche tutti gli altri.
– Dov’è adesso, Midori? – chiese Briz.
– In camera sua, vuole stare sola.
– Sanshiro?
– E chi lo sa? È sparito dalla circolazione quando ha finito il suo ultimo turno di addestramento.
– Che situazione di mer… schifosa – concluse Briz; e il fatto che nemmeno una parolaccia le uscisse fuori, la diceva lunga.
Dopo qualche minuto di silenzio, chiese all’improvviso:
– Ma… tu e Sakon?
– Io e Sakon… cosa?
– Okay… Lascia stare, scusa.
– Cosa vuoi che ti dica, che sono innamorata di lui? Lo sai già. E forse lo sa anche lui; mi sa che persino il Gaiking e Balthazar se ne sono accorti, ma credo che lui mi veda solo come una specie di sorella… per questo non si sbilancia. Forse pensa ancora a Lisa…
– Non so se pensa a Lisa, Jami… È un ragazzo empatico, sensibile… ma sa benissimo che non avrebbe senso amare per sempre qualcuno che non c’è più. Nemmeno Lisa stessa lo vorrebbe vedere solo per tutta la vita, di questo sono convinta.
– No, certo che no, ma sai, a volte credo che… non sia facile, per lui, essere così… diverso. Dev’essere difficile rapportarsi agli altri, spesso ho l’impressione che questa sua intelligenza prodigiosa abbia influito negativamente sui suoi rapporti affettivi e sulla sua vita sociale. Io non so come fosse la sua vita privata, prima di questa guerra, lui era solo il mio prof…  ma nel momento in cui mi ha reclutata, non credo fosse impegnato con nessuna; poi c’è stata la faccenda di Lisa che non lo ha certo aiutato. È una persona così incredibile… lo trovo meraviglioso in tutto quello che fa… Ci sono cose che per noi sono complesse da capire, mentre per lui sono normali e scontate: lui ha pazienza, è bravo, sa come spiegartele, ma ci sono momenti in cui faccio fatica a… stargli dietro.
– E non è che tu sia esattamente tarda… in realtà ti ci vedrei con lui.
– No… credo che una nera con gli occhi azzurri sia troppo strana persino per lui!
– È perché siamo avvilite, che spariamo boiate, Jami? Credi che proprio uno come Sakon guarderebbe a piccolezze come il colore della pelle? Ma ti ascolti quando parli?
– Hai ragione, siamo avvilite. Stiamo per perdere la nostra migliore amica; siamo in guerra, sempre in tensione e occupati a sforzarci di non cedere alla paura; non riusciamo nemmeno a capire con chiarezza i nostri sentimenti, figuriamoci quelli degli altri. Spariamo boiate, sì, forse è meglio.
Sakon era arrivato sulla terrazza, aveva sentito le voci delle ragazze e, senza volerlo, aveva ascoltato le loro ultime battute.
Beh, Jami ci aveva preso, doveva ammettere che era proprio quello il freno principale che avvertiva nei confronti della ragazza: non era facile, per lui, convivere con il suo eccezionale quoziente intellettivo; soprattutto, non era facile per chi gli viveva accanto, essendo un’esperienza che aveva già vissuto.
Alison, l’unica donna con cui avesse avuto una storia concreta prima che lui diventasse l’ingegnere capo del Drago Spaziale, non era riuscita a stargli al passo, e un giorno se n’era andata, dopo due anni di convivenza durante i quali si era sentito rinfacciare continuamente che la sua intelligenza del tutto unica sminuiva quella di lei, che era comunque un ingegnere aerospaziale di tutto rispetto e aveva pure tre anni più di lui. Doveva riconoscere, a onor del vero, che Alison, bionda, pallida e piuttosto algida, era una persona totalmente diversa da Jamilah, sia come aspetto fisico, sia caratterialmente; lui stesso si era chiesto spesso come avessero potuto innamorarsi, due così diversi come loro, ma era una domanda oziosa: gli innamoramenti raramente hanno una spiegazione logica. Ma, soprattutto, il nocciolo della questione era proprio questo: era stato un innamoramento, una infatuazione… una volta esaurito quello stadio, non c’era stata la giusta evoluzione in qualcosa di più maturo e profondo. Comunque fosse, aveva preso una tale scottata che, dopo Alison, non aveva più avuto nessuna. Con Lisa aveva creduto, per un attimo, di aver trovato la persona giusta: se c’era una donna che avrebbe potuto comprendere il senso di diversità che anche lui avvertiva, e accettarlo senza farglielo pesare, era stata proprio lei; lo aveva capito subito, nonostante il tempo passato insieme, così intenso a livello emotivo, fosse stato brevissimo.
E ora Jami… Cosa doveva fare con lei? Era bellissima, intelligente, simpatica… e aveva capito che lei lo considerava molto più del suo Prof, anche se le piaceva appellarlo così. Con ogni probabilità, solo lei avrebbe potuto prendere il posto di Lisa nel suo cuore. Briz non sbagliava: Jamilah Nyong’o era l’unica donna che anche lui sarebbe riuscito a vedere al proprio fianco, di questo era dannatamente consapevole, altrimenti come spiegare quel batticuore che, da qualche tempo, lo assaliva ogni volta che la vedeva arrivare? Quella felicità improvvisa che provava quando la vedeva ridere, quel senso di serenità che gli dava il suo sguardo di acquamarina e che lo pervadeva anche solo all’idea di passare qualche ora a lavorare con lei? Quel bisogno di proteggerla, di volerla al sicuro… e di toccarla, o anche solo sfiorarla, per sentire la morbidezza di quella pelle dal meraviglioso colore dell’ambra scura. Inoltre, poteva mai dimenticare che, quando gli Zelani lo avevano preso prigioniero, era stato solo imprimendosi la sua stupenda e seducente immagine nel cervello, che era riuscito a contrastare il condizionamento mentale?
Ma poi… se un giorno fosse successo come con Alison? Se Jami si fosse sentita sminuita, inferiore, inadeguata, a stare dietro a quel maledetto super-intelletto che si ritrovava lui? No… non avrebbe sopportato di venire respinto anche da lei.
Sentì dei passi venire nella sua direzione e il suo sguardo intercettò Fabrizia che, salutata Jami, veniva verso di lui: l’espressione della ragazza era stanca, triste, e poteva capirla, con tutto quello che stavano passando sia a livello personale che generale.
Sapeva che Briz, oltre a tutti i problemi a cui la sottoponeva la NGC, aveva recentemente affrontato un ex fidanzato, mentre Pete aveva ricevuto una rivelazione su suo padre assolutamente positiva, ma che lo aveva lasciato letteralmente stravolto. A parte che, tra questi due, doveva essere successo qualcosa di strano; il loro modo di rapportarsi era cambiato… in modo impercettibile, forse, ma non era più come prima. Scherzavano, lavoravano insieme, si punzecchiavano dando origine a divertenti battibecchi, si sorridevano… e fin qui, niente di nuovo. Ma non si toccavano… e quando ciò accadeva casualmente, quasi sobbalzavano, come se avessero preso una scossa, e i loro sguardi si facevano imbarazzati. Cosa diavolo avevano combinato, ‘sto giro?
Briz lo raggiunse e lo salutò, con un’espressione amichevole ma tirata, annunciando che andava a prepararsi per il turno di guardia.
Sakon si diresse verso Jamilah, che era rimasta sola, chinata in avanti, coi gomiti appoggiati alla ringhiera della terrazza, lo sguardo perso nel vuoto.
Quando lo vide lo gratificò di un sorriso, meraviglioso quanto inaspettato, che le scavò due fossette sulle guance cancellando per un attimo la malinconia dai suoi occhi e, a lui, fece battere forte il cuore.
– Sei triste anche tu per Midori, vero? – le chiese.
– E chi non lo è? – rispose lei, demoralizzata – Chi lo avrebbe mai detto che la nostra più cara amica potesse essere una creatura extraterrestre? Che, ovviamente, non è questo, che mi rattrista, che importanza può mai avere da dove venga? È il fatto che abbia scelto di andarsene, che non riesco a mandare giù… Non riesco a comprenderla.
– Ti capisco, nemmeno io ci riesco – fu l’unico commento che Sakon riuscì a tirare fuori.
Jami si passò il dorso di una mano su una guancia, asciugando una lacrima che era scivolata furtiva dall’angolo dell’occhio. Una seconda la seguì e, stavolta, fu raccolta dal pollice di Sakon, che le aveva, con sua sorpresa, accarezzato il volto. Jamilah mandò giù un altro groppo di lacrime e, a quel gesto gentile, non riuscì a trattenersi dall’abbracciarlo, cosa che fu ricambiata senza il minimo sforzo.
– È un brutto momento per tutti, Jami, ma in qualche modo supereremo anche questo… o almeno spero.
Jamilah non rispose; con un sospiro tremolante tentò di ricomporsi, quasi vergognandosi di aver mostrato quel segnale di debolezza. Il che era assurdo, poiché in quella situazione carica di eventi negativi, non c’era proprio niente di imbarazzante nel sentirsi stanchi e sfiduciati.
Sakon le tenne dolcemente il capo appoggiato alla sua spalla, le dita tra gli indomabili riccioli scuri, godendo della loro morbidezza. Abbassò appena la testa, non resistendo all’impulso di lasciarle un lieve bacio sulla fronte, come aveva già fatto una volta in passato. Proprio in quel momento Jami sollevò il volto verso di lui, per dirgli qualcosa e… le loro labbra finirono, letteralmente, per scontrarsi. Invece di interrompere quel contatto improvviso, le labbra morbide di Sakon e quelle calde e carnose di Jamilah continuarono ad assaggiarsi leggere, con piccoli tocchi…
 
Jami-Sakon-terrazza
 
 
Dapprima incerti, poi più decisi, presero ad assaporarsi con lievi, teneri morsi, fino a schiudere le labbra e a conquistarsi…
A Sakon si insinuarono e accavallarono nella mente almeno un milione di pensieri, tanto da chiedersi come potessero starci tutti insieme, e nel tempo di un bacio!
Se Jamilah era lì, coinvolta in quella guerra, la responsabilità era anche sua: era stato lui a sceglierla come assistente, per la sua agilità mentale e la sua disponibilità a gettarsi a capofitto in qualunque nuova esperienza. Non l’aveva costretta, certo: Jami stessa sapeva a cosa sarebbe andata incontro accettando quell’incarico, e aveva già avuto parecchi esempi di quanto fosse all’altezza anche delle situazioni più difficili.
E ora lei era lì, fra le sue braccia, ma non per questo al sicuro da altri pericoli continuamente in agguato e, che fosse giusto o no, si sentì in colpa per questo. Non aveva previsto che accadesse… che cosa? Di… innamorarsi? E… se le fosse accaduto qualcosa? E se poi fosse davvero successo come con Alison? E come non bastasse, gli affiorò anche il ricordo di un ragazzone biondissimo che ricordava di aver visto spesso, fuori dall’università, ad aspettare Jamilah alla fine delle lezioni… sì, le lezioni, perché, appunto, Jamilah era una sua studentessa!
Ma per dio, era mai possibile che la sua mente – maledetta lei e il destino che gliel’aveva rifilata! – non riuscisse a smettere di lavorare, rimuginare, macinare… nemmeno mentre baciava questa donna meravigliosa?
Si staccò da lei, frugando con gli occhi scurissimi il suo sguardo azzurro, che lo affrontò luminoso… e gli uscì la più gran castroneria del secolo, alla faccia della sua intelligenza!
– E… e adesso?
A Jami si incurvarono, suo malgrado, le labbra, senza sapere se essere divertita o contrariata da quella reazione.
– Meraviglioso… la classica frase che chiunque sogna di sentirsi dire dopo un momento romantico.
– J-Jami, scusami…
– Oh, Dio, Prof… di male in peggio… Non credevo appartenessi alla categoria degli uomini che baciano una ragazza e poi le chiedono scusa. Comunque… non c’è da scusarsi: mi hai dato un bacio, mica un pugno.  
– Io non so perché…
– Sì, che lo sai, invece: è iniziato per caso, e abbiamo voluto vedere come fosse concederci qualcosa di piacevole in mezzo a tutti questi casini; tutto qui. Non ti ci arrovellare troppo, non è successo niente di grave, okay? Magari un giorno, chissà… se ne potrebbe riparlare – gli disse, avvertendo la sua confusione e sfiorandogli una guancia con la punta delle dita.
Il fatto che si fosse scusato la diceva lunga: non era pronto per niente che potesse avere un seguito; così si affrettò a toglierlo dall’imbarazzo.
– E adesso scusami tu, ma credo che andrò a dormire il sonno dei giusti, sempre che riesca ad addormentarmi e che l’Orrore Nero me lo permetta…
Jami se ne andò e Sakon rimase lì, a guardare smarrito il punto in cui era scomparsa, con ancora il sapore della ragazza sulle labbra e il suo profumo di ambra e di sole nelle narici.
Maledizione, per una volta che, forse, aveva finalmente fatto la cosa giusta, dovevano saltare fuori degli ingiustificati sensi di colpa e delle perplessità assurde, a fargli tirare il freno proprio sul più bello? A volte gli sorgeva un dubbio: era davvero così intelligente?
 
* * *

Midori osservò per la milionesima volta il giovane che sedeva al suo fianco, pilotando la piccola astronave che li avrebbe portati oltre la Cintura di Asteroidi, vicino a Giove, verso quella molto più grande sulla quale li aspettava sua madre, Ariantha.
L'emissario di Pijon si era incontrato col Drago Spaziale alle coordinate concordate, su un atollo in mezzo all'Oceano Pacifico. Il ragazzo non era brutto, anche se non poteva certo competere con Sanshiro o Pete e, a dirla tutta, nemmeno con Sakon: ciocche scomposte di capelli castano chiaro fuoriuscivano dal casco e un paio di occhi grigioverdi la scrutavano a tratti, con espressione furba. Aveva detto di chiamarsi Paul, e di essere stato suo compagno di giochi quando erano bambini, ma lei non aveva memoria alcuna di lui; ma del resto, si disse, nemmeno dei suoi genitori ricordava nulla.
In compenso si sarebbe sempre portata nel cuore il ricordo della separazione dai suoi amici terrestri e dal dottor Daimonji che, solo ora che si era separata da lui, Midori si rendeva conto di considerare davvero suo padre.
Era stata una cosa piuttosto sbrigativa, poiché Paul aveva spiegato che erano giunti nel Sistema Solare grazie a un varco spazio-temporale che gli aveva permesso di evitare un viaggio lungo dieci anni; il varco, però, era sul punto di richiudersi e il tempo era contato.
Briz e Jamilah erano state brave, erano riuscite a salutarla senza pianti tragici, benché gli occhi lucidi tradissero in toto il loro stato d’animo, esattamente come Doc: nessuno di loro lo aveva mai visto così commosso. Quando la ragazza si era staccata da lui, singhiozzando un “Addio, papà”, perfino in Yamatake e Bunta il luccichio degli occhi aveva raggiunto livelli di guardia pericolosi.
Midori aveva salutato Pete per ultimo, abbracciandolo e sussurrandogli una frase all'orecchio: “Abbi cura della mia amica Briz”. Lui aveva annuito e ricambiato l'abbraccio, promettendo che avrebbe fatto del suo meglio e chiedendosi se Briz gli avrebbe permesso di mantenere quella promessa.
Midori invece si era chiesta, poco prima, come e dove avrebbe trovato la forza per affrontare l'addio a Sanshiro, ma il giovane le aveva risparmiato quell'ordalia: nessuno lo aveva visto in giro.
Una volta a bordo, quando il mezzo di Paul era uscito dal Drago Spaziale proiettandosi nel cielo che sovrastava l'Oceano Pacifico, Midori era entrata a tutta velocità nella parte posteriore della piccola astronave – che era chiusa da una cupola trasparente ed era equipaggiata con un cannoncino per la difesa – per riempirsi gli occhi con l'ultima immagine che avrebbe avuto del suo pianeta, e del Drago che campeggiava maestoso sulla spiaggia dell'atollo verde, come un gigantesco mostro ancestrale.
E a quel punto lo aveva visto: Sanshiro era sull'ala del Drago, e guardava verso di lei. Era ormai troppo lontano per vedere la sua espressione, ma l'ultima cosa che notò, prima di chiudere gli occhi e lasciare che le lacrime uscissero nuovamente a rigarle le guance, fu che il ragazzo si era lasciato cadere in ginocchio senza smettere di guardare nella sua direzione.
Midori non poteva saperlo, ma Sanshiro era rimasto lì, inginocchiato, a guardare l'immensità del cielo finché del velivolo di Pijon non era rimasto che un lieve scintillio: una piccola stella che si portava via Midori per sempre.
La ragazza era rimasta seduta nella cupola trasparente, al posto di combattimento del mezzo spaziale, fino a quando la Terra era diventata nulla più di un punto azzurro nello spazio; l'aveva già vista altre volte così da lontano, ma sapeva che questa sarebbe stata l'ultima. Paul l'aveva lasciata stare, comprendendo come si sentisse, e quando era tornata al suo posto accanto a lui, pallida e con le labbra tremanti, Midori aveva cercato in tutti i modi di concentrarsi sul suo futuro, e di convincersi che sarebbe stato bellissimo.
Ci riuscì per circa un minuto… poi crollò.
– Torna indietro, Paul! – gridò disperata.
– Cosa? Ma non posso, l'ho promesso a tua madre! Non la vedresti mai più, non pensi a lei?
– Dovrà comprendermi! Ti prego Paul, l'uomo che amo è laggiù! La mia famiglia, è laggiù!
– Non posso farlo, Green! Non avrei più tempo per tornare indietro: il passaggio spazio-temporale sta per richiudersi e io sarei costretto a rimanere qui. Anch'io ho una famiglia e una ragazza, su Nuova Pijon! Sei tu che devi comprendere, ora: hai avuto tempo per pensarci!
Midori stava per ribattere, quando avvistò un'astronave; per un attimo pensò che fosse la loro destinazione, ma si rese conto immediatamente che era ancora troppo presto: quella era una nave zelana!
– Oddio, Paul! Non ci faranno mai passare! – esclamò Midori.
– Certo che lo faranno: ho già dovuto pagare, per garantirmi anche il ritorno.
– Cos… cosa? Cosa hanno voluto da te?
– La mia arma, un raggio che congela all'istante ciò che colpisce, e che si può sciogliere solo con il neutralizzatore. Penso che ora me la renderanno – fu la risposta.
– Credevo fosse quella, la tua arma – disse Midori disperata, guardando il cannoncino situato nell'abitacolo con la cupola trasparente, dietro di loro.
– No, quello è il neutralizzatore anti ghiaccio; ma loro non lo hanno voluto.
– Lo credo bene! Ma non capisci? Sono Zelani! Non ti renderanno un bel niente: congeleranno il Drago Spaziale, che non ha armi per difendersi da un'arma mortale come quella! Ci hai venduti, Paul!
Paul rimase agghiacciato e sconvolto da quella rivelazione e dalla consapevolezza di essere stato ingannato.
– Non sapevo che fossero Zelani! Mi hanno fatto credere di essere terrestri, e che non si potesse accedere alla Terra se non disarmati!
La mente di Midori cominciò a lavorare febbrilmente, mentre si avvicinavano alla nave nemica che aveva appena avviato un processo di trasformazione in Mostro Nero e che li incrociò, ignorandoli, dirigendosi verso la Terra.
Il Drago Spaziale lo aveva sicuramente già intercettato e, senza dubbio, si stava dirigendo nello spazio per ingaggiare battaglia, ma Paul non poteva fermarsi per aiutarlo, a meno di non rimanere esiliato sulla Terra.
Midori sapeva di non potergli chiedere questo, ma Sanshiro… sarebbe morto, insieme a tutti gli altri! Non poteva permettere che il Drago diventasse la tomba di ghiaccio del suo equipaggio.
Girò di nuovo lo sguardo sulla cupola trasparente che conteneva il neutralizzatore e, a un esame più accurato, vide una speranza di salvezza: la parte posteriore dell'astronave che conteneva l’arma di difesa, era in realtà un guscio di salvataggio in grado di staccarsi per portare gli occupanti in salvo in caso di avaria. Ormai ne sapeva abbastanza, di caccia e mezzi spaziali, per notare queste cose; la decisione fu presa in un attimo, non ebbe nemmeno bisogno di pensarci. Senza nessun preavviso, schizzò alla postazione di combattimento posta nel guscio e chiuse la paratia trasparente che la separava dall'abitacolo.
– Green! Green, cosa fai?
– Quello che devo! Scusami… chiedi perdono a mia madre per me, ti prego, sento che capirà. Dille che pensi a me, qualche volta, io lo farò, ogni giorno. Addio, Paul – concluse Midori, posando una mano sul vetro che li separava.
Paul fece lo stesso, accostando il palmo contro il suo, in un gesto di tacita accettazione; aveva avuto il sospetto fin dall'inizio che la ragazza non sarebbe mai arrivata su Nuova Pijon: non era la prima, tra i bambini perduti, a decidere di non tornare.
– Addio, Green, buona fortuna. Sono sicuro che Ariantha capirà.
In pochi secondi il guscio di salvataggio si separò e Paul fu libero di proseguire il suo viaggio. Midori prese possesso dei comandi e volò come una scheggia nella direzione opposta, sperando di intercettare il Mostro Nero e il Drago Spaziale prima che fosse troppo tardi.
Mentre cercava di capire il funzionamento del sistema di comunicazione, la sua mente fu raggiunta da una voce che ormai ben conosceva: Ariantha.
– Green… Paul mi ha avvertito – la voce trasudava tristezza e rassegnazione.
– Mamma…
– Vai, Green, non avere rimpianti. La nostra famiglia è quella che ci cresce e che ci ama; sono stata io, lasciandoti sulla Terra diciotto anni fa, a dartene una, e adesso è giusto che tu combatta al suo fianco. Sapevo che sarebbe potuto succedere questo, anche se significa separarci per sempre, ma sono orgogliosa che tu abbia fatto questa scelta. Sii felice, piccola: io lo sarò, sapendo che sarai con persone che ami e che ti amano. Anch'io continuerò a farlo.
La sensazione della voce di Ariantha nella mente si affievoliva sempre di più, e Midori capì che il varco spazio-temporale si stava chiudendo, portandosi via per sempre la possibilità di rivedere sua madre. Ma provò anche una sensazione di sollievo, nel sapere che la donna non le serbava rancore per la sua scelta.
– Addio, mamma. Anch'io ti amerò sempre, per avermi messa al mondo e avermi dato la possibilità di avere un futuro.
Solo il silenzio le rispose.
Midori sperò di averlo davvero, un futuro, mentre spingeva il piccolo mezzo armato alla ricerca del mostro e del Drago. Non voleva un futuro senza suo padre, il Drago Spaziale e il resto della sua famiglia. Quanto a Sanshiro… non si illudeva certo di recuperare il suo rapporto con lui: sapeva di aver provocato una frattura insanabile fra loro, e saperla un’aliena aveva dato al giovane il colpo di grazia. Ma se doveva scegliere tra la sua morte o la propria, la seconda opzione era di gran lunga preferibile, e non solo perché la Terra aveva bisogno di Sanshiro a difenderla con il Gaiking.
 
* * *
 
Le ondate di ghiaccio colpirono il Drago Spaziale prima ancora che l'equipaggio riuscisse a vedere con precisione dove si trovasse il mostro: la prima congelò all'istante i pannelli centrali, impedendo loro di aprirsi per permettere l'uscita dei componenti del Gaiking e di Balthazar.
Fabrizia era già connessa con il suo leone, ma non poté far altro che rimanere lì nell’hangar, bloccata: nessuna delle sue armi sembrava penetrare quella terribile barriera di scintillante, gelido, granito alieno. La seconda ondata imprigionò nel ghiaccio la testa del Drago, dentro alla quale Sanshiro era già pronto per le manovre di assemblaggio. Nel giro di poco le pareti all'interno della carlinga si ricoprirono di uno strato di brina; Sanshiro cominciò a tremare per il freddo e si ritrovò a battere i denti con le labbra violacee e intorpidite, senza potersi sganciare dal Drago.
In plancia la situazione non si discostava di molto: in una manciata di secondi l'ambiente era diventato più freddo dell'Artico. I componenti dell'equipaggio, nonostante le tute termiche e i guanti, cominciarono a fare i conti con i polpastrelli formicolanti, il naso e le guance insensibili e ad emettere nuvolette a ogni respiro. Il mostro girava intorno al Drago continuando a sparare raggi congelanti che ricoprivano man mano l'astronave di placche di ghiaccio: tutti i comandi erano bloccati, e Doc e i ragazzi cominciavano a sentirsi intorpiditi non solo fisicamente, ma anche mentalmente.
Daimonji li incitò a rimanere svegli, pur sentendosi lui stesso a un passo dall'addormentarsi. Pete chiamò prima Sanshiro, che gli rispose assonnato, poi Fabrizia che stentò ad articolare una replica; tentava disperatamente anche lui di tenere svegli i compagni, pur sentendosi scivolare lentamente, a sua volta, nel torpore: faticava a muoversi e il Drago cominciava ad andare alla deriva nello spazio.
E poi… come in un sogno, vide un luccichio di fronte a loro: un piccolo mezzo che arrivava velocissimo, con un cannoncino che lanciava a tutto spiano raggi rosso fuoco contro il Drago. E dove colpivano, il ghiaccio si scioglieva.
– Sono io, ragazzi! State bene? – chiese Midori, che aveva trovato il canale per comunicare con loro.
– Doc, è Midori! – gridò Pete, incredulo, prima di replicare – Più che altro stiamo freschi, piccola! Il raggio del tuo mezzo è la nostra ultima speranza: prova a sbloccare i pannelli! Briz, se i pannelli si sbloccano, esci subito e tieni occupato il mostro finché il Gaiking non si è assemblato!
– Come fatto, Capitano! – rispose Briz, ritrovando la determinazione e la speranza.
La manovra riuscì: Midori girò attorno al Drago ancora per un po', niente più di un colibrì attorno a un cavallo, ma dove il mostro lasciava croste di ghiaccio, lei scongelava porzioni sempre più estese di acciaio e titanio, fino a quando ottenne di potersi concentrare sui pannelli anteriori, che Pete riuscì finalmente ad aprire. Balthazar scattò e si lanciò fuori nello spazio, assalendo con un ruggito il Mostro Nero.
– Ti piace il ghiaccio, eh? Prendi allora, bastardo! – gridò, lanciando ondate di Raggio Congelante sulla testa del mostro.
Intanto Midori si era concentrata sulla testa del Drago, e in poco tempo Sanshiro fu libero di sganciarsi e assemblarsi ai componenti che Pete aveva lanciato.
La battaglia fu intensa ma breve, anche grazie a Midori che scongelava all'istante tutto ciò che il nemico cristallizzava nel ghiaccio. In almeno due occasioni lo anticipò, sciogliendo il gelo mortale sul nascere un attimo prima che colpisse la carlinga del Gaiking, con un paio di manovre al limite del suicidio.
Sanshiro sapeva che non l'avrebbe mai perdonata per aver fatto finire così la loro storia, senza dargli un'ultima chance, ma vederla rischiare la vita in quel modo gli aveva gelato il sangue ancor più dell'arma del loro nemico. La voleva via di lì!
– Vai dentro, Midori! Mi manca solo di dovermi preoccupare anche di te! – le urlò.
Midori ubbidì all'ordine senza replicare, vedendo che il Gaiking e Balthazar avevano ormai ridotto il mostro a mal partito, ma si sentì mortificata da quelle parole: capiva il rancore di Sanshiro, ma in fondo gli aveva appena salvato la vita. Mentre atterrava nell'hangar all'interno del Drago, fu raggiunta dal boato e dal riverbero dell'esplosione del mostro.
Un'altra battaglia… un'altra vittoria… Il Drago Spaziale e il suo equipaggio, e con essi la Terra, erano di nuovo salvi.
Parecchi minuti più tardi, lasciato il guscio di salvataggio, Midori guardò la sua amica Briz uscire, pallida e frastornata, dal leone robot che era rientrato dentro al Drago. Anche stavolta, per la ragazza, disconnettersi era stato difficoltoso, forse solo il pensiero di ritrovare Midori l'aveva aiutata a trovare la concentrazione necessaria ad avviare il distacco. Arrivò a malapena ad uscire da Balthazar, che le due amiche si stavano già abbracciando: Briz tremava ancora, in preda ai brividi di febbre di quei maledetti effetti collaterali, ma la felicità di riavere lì la sua migliore amica le rese tutto più sopportabile.
– Lo sapevo! Lo sapevo che non te ne saresti andata! Ci hai salvati tutti, Midori.
– Non avrei mai potuto fare diversamente: avevate ragione tu e Jami, e aveva ragione anche Pete. La mia casa è qui… anche mia madre lo ha capito, e mi ha dato la sua benedizione. Come ti senti, tu? Santo Dio, stai bruciando! – le chiese, strofinando le mani sulle braccia e le spalle di Briz, per attenuarle i brividi.
– Ora va m-meglio, sta passando – le rispose riuscendo, nonostante tutto, a ridere, troppo felice che l’amica fosse tornata – Dori… – disse poi a un certo punto, facendo un cenno con la testa, indicando oltre la spalla dell'amica.
Midori si voltò lentamente e affrontò lo sguardo di Sanshiro, che era appena arrivato nell'hangar dopo essersi sganciato dalla testa del Drago Spaziale. Briz si allontanò in silenzio: forse ai due avrebbe fatto bene stare qualche minuto da soli.
– Stai bene? – chiese il giovane a Midori, con il tono più freddo e distaccato che riuscì a trovare.
– Sì. Tu? – replicò lei, nello stesso modo.
– Okay – concluse lui oltrepassandola, dandole un lieve tocco sulla spalla, come a un vecchio amico, e proseguendo senza nemmeno guardarla.
Midori lo seguì e, ancora risentita per la frase che le aveva rivolto poco prima in battaglia, gli disse con sarcasmo:
– Mi perdonerai, vero, se per salvarti la pelle ti sono stata un po' tra i piedi!?
Sanshiro si fermò e la squadrò freddamente, incurante del fatto che Briz, poco più avanti, potesse sentirli.
– Midori, cosa ti aspettavi? Che ti prendessi tra le braccia e ti giurassi amore eterno solo perché hai scelto noi, invece di una famiglia e un pianeta che non hai mai conosciuto? Ci hai salvati, sei stata brava e coraggiosa, e ti sarò grato per sempre, per questo; e cerco anche di comprendere la rinuncia che hai fatto! Ma noi due… Tu… mi hai escluso dalla tua vita nel momento in cui avresti dovuto aggrapparti a me più che a ogni altra cosa. Hai deciso e fatto tutto da sola: mi hai considerato così ottuso, e intollerante e… stupido. Tu non hai mai creduto in me, ma soprattutto, non hai mai creduto in noi due! Per te la nostra storia è stata solo un gioco! Hai distrutto anche il ricordo dei pochi momenti belli che abbiamo passato insieme, e io non ho più voglia di ricostruirlo, quel ricordo. Non posso, non voglio, stare con una donna che non ha fiducia in me.
– E allora perché sei crollato in ginocchio sull'ala del Drago, quando mi hai vista andarmene con Paul?
Sanshiro ebbe un attimo di smarrimento; non pensava che la ragazza lo avesse visto, ma si riprese subito.
– Un momento di debolezza. Può capitare a chiunque, no? In tutta onestà, non riuscivo a credere che alla fine tu lo avessi fatto davvero. E se sei tornata indietro, è stato solo perché la tua coscienza ti ha impedito di lasciare che il Drago venisse distrutto!
– E per cos’altro avrei dovuto farlo? – lo sfidò – Per qualcuno che, quando ha saputo che sono un’aliena, se n’è andato disgustato?
– Ah, è così che la pensi? Allora… non hai davvero capito niente di me! Se solo tu ti fossi fidata, ti fossi presa la briga di parlarmene… io ti avrei detto che non m’importava niente di chi tu fossi e da dove venissi! Ma tu avevi già fatto la tua scelta, Midori, e io non ne facevo parte. È quello, che mi ha fatto decidere di andarmene dalla sala, quella sera! Ero arrabbiato e ferito, ma che fossi disgustato lo hai deciso tu, da sola, come tutto! Come sempre! Sai, c’è una novità: spesso ti sbagli!
– Sanshiro, io…
– Basta, per cortesia, risparmiami! Mi fa piacere per Doc e per le tue amiche che tu sia tornata, ma se vuoi un po' di coccole affettuose, ti conviene andare da loro, perché da me non ne avrai. Hai avuto più di sei mesi e ti ho dato almeno mille occasioni per dirmi ciò che ti tormentava e quello che provavi per me. Non l'hai fatto, mai! Hai persino impedito a me, di farlo. Sei fuori tempo massimo, fine!
Persino Briz, benché stesse defilata, notò il cipiglio freddo e accusatorio di Sanshiro che faceva quasi paura, e pensò che davvero, come recitava un vecchio detto, non c’è un cattivo più cattivo, di un buono quando diventa cattivo.
Midori inghiottì le lacrime, senza abbassare gli occhi; non si era aspettata nulla di diverso, in fondo, lo sapeva già, nonostante quello sguardo torvo e ferito le trafiggesse l’anima a morte.
 
Sanshiro
 
– Certo, capisco. Posso dirti almeno che mi dispiace?
Sanshiro riuscì solo a rincasare la dose.
– Per cosa? Per tutto quello che io e te saremmo potuti essere, e che tu non hai voluto? Tu non hai la più pallida idea di cosa hai gettato al vento, di cosa ci siamo persi. Certo che puoi dirlo, che ti dispiace, mi sembra il minimo… ma non servirà a niente, Midori. Ti avevo detto che non mi avresti spezzato il cuore, ma ci sei andata vicino; adesso non rendermi più difficile uscirne – finì Sanshiro, duramente.
– Tranquillo, non lo farò. Comunque tu la pensi, sono ancora in grado di capire quando sbaglio e quando devo pagare. Ma lascia che ti dica un’ultima cosa: se io non avessi deciso di andarmene, e avessi lasciato ripartire Paul da solo, il Mostro Nero ci avrebbe distrutti, perché non avremmo avuto l’arma di difesa, contro quel ghiaccio alieno. A volte non tutte le scelte sono sbagliate a priori, e se perdere te, per quanto mi faccia soffrire, è il prezzo da pagare per avervi salvati, allora va bene così – concluse Midori, voltandogli definitivamente la schiena e raggiungendo Briz, che la aspettava più avanti.
L'amica le mise un braccio attorno alle spalle e la scortò fino in plancia, dove la aspettavano suo padre e gli altri amici. I ragazzi accolsero Midori con affetto, consapevoli che la sua scelta non fosse stata fatta a cuor leggero, ma felici che la loro amica considerasse loro, la sua vera famiglia. Daimonji la abbracciò commosso, contento di riaverla con sé.
Pete si avvicinò a Briz e le chiese come si sentisse, con una lieve stretta sul braccio a cui lei rispose con un gesto vago con la mano, come per dire: così così; e indicò con un cenno della testa Sanshiro che giungeva, solo e imbronciato, e andava a sedersi alla sua postazione. La cosa non sfuggì a nessuno, nemmeno a Daimonji, che al di sopra della spalla della figlioccia, incrociò lo sguardo del giovane, duro come l'ossidiana.
Tutti compresero: le lacrime di Midori non erano solo di commozione,
e il difficile e complesso legame che c'era stato tra i due, si era spezzato. Il libro era arrivato all'epilogo ed era stato chiuso. Midori non poté far altro che prendere atto, sgomenta, della cruda realtà: nonostante suo padre, le sue amiche, i suoi compagni… senza Sanshiro lei sarebbe rimasta, per sempre, nulla più che una bambina perduta.
 
> Continua…
 
 
 
Note in libertà dell’Autrice della Cattiva, Perversa e Senza Cuore:

Suppongo la nota sia in realtà superflua: avrete notato che non solo l’interruttore Perfidia è irriducibilmente impostato sull’ON, ma si sono aggiunte anche le modalità di Malvagia e Crudele.
Tre coppie… e non ce n’è una che conclude
 😭
 
Il bacio di Sakon e Jamilah, sia descritto che disegnato, è dedicato a Mirella che ha un debole per la super intelligenza del bell’ingegnere (seh seh, si chiama intelligenza, adesso! 😅)
 
Se per caso non lo aveste notato, dal 6 giugno 2017, grazie a me che ho avuto l’idea e Morghana che l’ha attuata inoltrando la richiesta all’amministrazione di Efp, Daiku Maryu Gaiking, (nome originale dell’anime) ha un fandom dedicato…
I componenti dell'equipaggio del Drago Spaziale, naturalmente ci hanno già ringraziate. Non vi diciamo come... Ihihih!

Scusate, momenti di stupidità a briglia sciolta. Ogni tanto ci vogliono, se no si dà di sclero...
  
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