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Autore: killian44peeta    10/06/2017    0 recensioni
-Ni-hi- la piccola incroció le braccia dietro la schiena, fissando Hermes con gli occhi che brillavano -La hai vista, neh?-
-Che cosa?-
-La scia! Quella che é andata in direzione della Montagna sul Lago! Dovevano essere degli uccelli molto grandi... - Giocelyn inizió a correre per tutta la casa, dapprima in cerchio, con le braccia aperte, quasi volesse davvero volare ed un sorriso stampato sulle labbra.
-Ti dico che non era un uccello!- ribattè Phoebe, agrottando la fronte -Erano altri animali... diversi, credo... - si grattó la testa -Forse dei cavalli alati o dei Grifoni
-E perché mai dei Pegasi o quei ... cosi... dovrebbero andare verso una montagna?-
-Beh, forse volevano superarla e raggiungere le Pianure Ghiacciate-
-O forse era proprio la Montagna ad interessare loro- Scorpius inclinó la testa -Dopotutto, la leggenda dice che vi sia una maga ed esaudisca i desideri se la raggiungi... e sempre secondo il mito, quella Montagna era un regalo degli angeli per gli Elementi-
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Gli Elementi- L'Esterno / One Shot/

Il giovane si passò una mano tra i capelli lunghi, azzurri, i quali gli arrivavano in fondo alla schiena, prima di sospirare lievemente e sorridere, rialzandosi, riprendendo in mano le bottiglie che aveva lasciato un attimo a terra, difronte al negozio in cui lavorava insieme alla madre, il quale veniva tenuto ben pulito e decisamente curato nei minimi dettagli e che apparteneva alla loro famiglia da anni or sono.

I fiori nuovi erano davanti al vetro e i vari vasi colorati, quelli che non appartenevano alla categoria di veri boccioli e che stavano sulle mensole in bella vista, erano stati lasciati negli angoli per comodità, in cui, in ognuno di essi, vi erano quelle piante che venivano guardate meno frequentemente, quelle che però avevano sempre i migliori profumi.

Il ragazzo non poté non sospirare, scuotendo appena il capo, entrando in esso, facendo così suonare il campanellino appeso allo stipite e legato ad esso con una cordicella oro.

La clientela non faceva mai caso a quelle piante, e se lo faceva era solo per utilizzarle a pranzo o a cena, come aggiunta alle proprie pietanze.

Certo, non erano bellissime, non avevano l'aspetto grazioso delle rose, o i bellissimi colori autunnali ed estivi dei girasoli in piena crescita, ma nascondevano la loro qualità sotto un aspetto magari più rozzo e meno appariscente.

Erano un po' come le persone di lí, libere di atteggiarsi a modo loro, senza però trasgredire ovviamente troppe regole, vivendo col loro stile, senza essere costretti a modificarlo come le persone di alta società.

Sfioró con un dito una piantina di timo, sorridendo quando il suo odore gli rimase sulla pelle, come se si fosse dipinto su di essa, per poi inclinare il capo ed appoggiare i gomiti sul tavolo, i contenitori dell'acqua tenuti per i tappi.

-Mamma! Ma'! Ho le bottiglie- urló lui, ben pronunciandosi, facendolo a voce abbastanza alta da portare la madre - la quale era al piano di sopra, a spostare delle primule- a raggiungerlo, con due nuovi vasi tra le mani.

Era una donna graziosa, un po' anziana ormai, cosa che si notava dalla pelle un po' pallida e raggrinzita, ma decisamente ancora graziosa, con i capelli azzurri del figlio lasciati liberi a percorrerle la schiena, la pelle olivastra e gli occhi grigi dalle sfumature celesti, differenti da quelli tra rosa e viola del ragazzo.

Portava un cachemire bianco, accompagnato da un piccolo foulard rosa pelle, avvolto attorno al suo collo come le spire di un serpente, seguito da pantaloni neri con decori floreali verso i fianchi.

-Non c'era bisogno di urlare, Scorpius Hermes Cleermind - rimproveró lei, mollando i vasi sul tavolino .

-Ma'...- brontoló lui di risposta con espressione tra lo scherzoso e l' offeso - Ti ho già detto di smetterla di chiamarmi con i due nomi e il cognome! Da un fastidio assurdo-

-E allora tu smetti di urlare- il tono della donna si addolcí, mentre afferrava una delle bottiglie che stava per scivolare dalla presa del figlio.

-Sí, sí- Scorpius alzó gli occhi al cielo, sorridendo e buttando fuori un gran sospiro rassegnato.

-Ma come fa ad infastidirti? É un nome da principe-

-É proprio questo che mi dà sui nervi- Scorpius soffió su un proprio ciuffo di capelli, il quale gli stava esageratamente sull' occhio.

Inutile dire che, fin quando non ci passó a dietro con la mano, ficcandoselo contro l' orecchio, non ci riuscì.

-I fiori nuovi che ho preso stamattina sono delle campanule e dei tulipani - la donna si guardó attorno, afferrando una sacca ripiena di terra fino all' orlo - io li pianto, tu vai a portare una piantina, quella che vuoi, a quelle bambine di cui mi hai parlato, scommetto ne saranno felici-

Hermes strabuzzó gli occhi, perplesso -Ma sei sicura? Non credo che papà lo accetterebbe... anzi, poi hai bisogno di aiuto e...-

-Va bene così. Su, vai e non farle aspettare, da bravo-

Scorpius si lasciò scappare un sorriso accennato, la ringraziò velocemente con un rapido bacio sulla guancia ed afferrò un vaso di Scarpette di Venere, appena fiorite.

Erano dei bellissimi fiori, dai lunghi e mediamente larghi gambi, spessi da accarezzare, con i petali che avevano una colorazione violacea accesa e immediatamente notabile, con un odore dolce, ma non in maniera esagerata da renderlo, in qualche modo, stucchevole, le foglie verdi ben circolari e molto fini, lisce da accarezzare.

E lui dunque uscí, con passo spedito, ammirando i piedi della Montagna sul Lago, per poi girare in un viottolo stretto, superando poi una serie di vie e di cunicoli scuri, il vaso ben stretto tra le mani, accellerando fino a quasi correre, guardando le porte delle case, alla ricerca di quella che aveva trovato qualche settimana prima e che aveva iniziato a frequentare -e che, nonostante tutto, faticava ancora a trovare-

La trovó presto, rischiando però  di scivolare per tre o quattro gradini e restando in piedi per miracolo, siccome si era sbilanciato di parecchio e aveva quasi rischiato di mollare il vaso di fiori.

Dove abitavano le bambine era una catapecchia infognata tra diversi appartamenti piccoli, nascosti tra topaie ben poco visibili per via dei colori fin troppo mimetici e decisamente opprimenti.

Bussó alla porta diverse volte con la mano libera, mentre stringeva con la restante il vaso -il quale si faceva più pesante ogni secondo di più, rendendogli faticoso il trasporto- e fortunatamente non dovette attendere a lungo prima che la porta di aprisse, mostrando una ragazzina che doveva avere sui dodici anni.

Era magra, nettamente fragile a vedersi, con la pelle pallida, dalla quale si vedevano le ossa per quanto poco era in carne.

I suoi capelli neri, riccioluti, erano legati in una fascia grigia, la quale teneva tutta la chioma unita, senza far scivolare fuori nemmeno un ciuffo di capelli, nemmeno quelli della frangia, ben tirati all' indietro.

Indossava un abito che pareva fatto di stracci, privo di sottana.

Il suo sguardo, appena notó chi aveva davanti, si illuminó come non mai, mentre le sue labbra screpolate si stendevano in un sorriso di pura gioia.

-Scorpius, sei tu ! Giocelyn, Phoebe,  Scorpius é venuto a farci visita!-

Lo lasció passare e cinque secondi dopo che il ragazzo appoggió il vaso a terra, venne investito da due bambine minute, le quali gli arrivavano a malapena altezza fianchi.

Erano due gemelle dai capelli neri, legati in due brevi codini e vestite in maniera talmente tanto uguale da non renderle distinguibili, se non grazie ai loro atteggiamenti.

Giocelyn aveva un aria furbetta, dispettosa ed era decisamente definibile come "volpina", un aggettivo che la sorella gemella le affibbiava spesso.

Phoebe era più la tipica timidona di poche parole, che rivelava di avere una lingua lunga solo nei confronti dell'altra.

-Che bei fiori!- esclamò la seconda, mollando la presa da Scorpius solo per avvicinarsi al vaso, mentre la prima la seguí a ruota, esibendo una linguaccia.

-Sicuramente sono per me!- la bimba ridacchió, mentre l' altra metteva il broncio.

-Sono per entrambe, Giocelyn, non fare la possessiva- controbatté invece la ragazza, mentre Phoebe la ringraziava con lo sguardo

-Ni-hi- la piccola incroció le braccia dietro la schiena, fissando Hermes con gli occhi che brillavano -La hai vista, neh?-

-Che cosa?-

-La scia! Quella che é andata in direzione della Montagna sul Lago! Dovevano essere degli uccelli molto grandi... - Giocelyn inizió a correre per tutta la casa, dapprima in cerchio, con le braccia aperte, quasi volesse davvero volare ed un sorriso stampato sulle labbra.

-Ti dico che non era un uccello!- ribattè Phoebe, agrottando la fronte -Erano altri animali... diversi, credo... - si grattó la testa -Forse dei cavalli alati o dei Grifoni

-E perché mai dei Pegasi o quei ... cosi... dovrebbero andare verso una montagna?-

-Beh, forse volevano superarla e raggiungere le Pianure Ghiacciate-

-O forse era proprio la Montagna ad interessare loro- Scorpius inclinó la testa -Dopotutto, la leggenda dice che vi sia una maga ed esaudisca i desideri se la raggiungi... e sempre secondo il mito, quella Montagna era un regalo degli angeli per gli Elementi-

Le bambine assunsero espressioni pensierose, rabbuiandosi e poi spalancando gli occhi, fissando Scorpius.

-Oh! ... Hai sentito anche del fatto che probabilmente si sono reincarnati? E che ora sono tutti insieme, chissà dove, a combattere il male!- Giocelyn diede due o tre pugni all' aria, fingendosi particolarmente presa.

-Sono sicura che vanno tutti d'amore e d'accordo! Certo che sì, vero Lilíh ?-

La ragazza dai capelli neri, fermi nella cuffia, inizialmente presa alla sprovvista, cosa che le impedí di rispondere a voce, annuí.

-Io vorrei conoscere tutti loro... ma soprattutto vorrei incontrare il Fuoco! Scommetto che ha già fatto fuori un sacco di nemici!- Giocelyn alzó il pugno al cielo, vittoriosa

-Io sono sicura che l' Aria sarebbe una buona scelta, ti proteggerebbe con turbini che ti difenderebbero da ogni cattivo- Phoebe sospiró, con aria di chi fantasticava.

-Tu, Scorpius? Chi vorresti incontrare e conoscere? Chi sceglieresti ?- la prima gemella lo fissò, entusiasta.

-Non saprei... io...-

-Dai, dai, dai, dai !-

-Nessuno di loro, penso. Se voglio difendermi, lo faccio da solo-

Le due bambine rimasero perplesse dalla risposta, tanto che sembravano indecise se crederci oppure no, ma dopo una decina di secondi scrollarono le spalle, prendendolo per mano e trascinandolo in salotto, mentre Lilíh si dirigeva verso la propria cucina per farsi una tisana alle erbe.

Le bambine, una volta là, presero invece a conversare senza tregua, prima una, poi l' altra, parlando delle idee che attraversavano loro la mente.

Spesso dicevano cose sciocchine, un po' per la loro età, ma le restanti si basavano sulle proprie ammirazioni e per le proprie speranze, speranze ingenue e piene di fantasia di cui non potevano fare a meno.

Scorpius, prima di uscire da quella casa, salutó le gemelle con dolci carezze sulla testa, facendo poi un cenno di capo a Lilíh, promettendo in seguito che sarebbe tornato a trovarle, e che le aspettava perfino al negozio di fiori.

Una volta fuori dalla porta, si incamminó per tornare indietro, a passo svelto, alzando la testa solo quando fu in prossimità del proprio negozietto.

E la vide.

Una scia bianca che veniva tracciata dalla Montagna verso l' esterno, una scia che procedeva a solcarlo con rapidità.

Una scia che procedeva, talmente tanto veloce, che al solo guardarla, gli saliva una sensazione di fretta che man mano gli si formava nel petto.

E rientró nel negozio, pensando tra sé e sé, che sarebbe tornato a visitarle dopo tre giorni, magari portandosi a dietro un po' di cibo al posto dei fiori.

Quello che non sapeva era che, le bambine e la ragazza, non le avrebbe più riviste.

Proprio in quel momento, infatti, gente vestita e bardata di nero, le rapí tutte e tre, facendole svenire con fazzoletti intrisi di sostanze chimiche con cui coprirono loro naso e bocca, portandole laddove non avrebbero più rivisto la luce del sole.

  
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